C'è poco da dire.
Dopo lunghe dissertazioni e veti
incrociati i parlamentari uscenti hanno confezionato una legge
elettorale che, prevedibilmente, genera ingovernabilità se non si
raggiunge quota 50+1 alla camera.
Lasciamo da parte l'analisi del voto,
già si discute molto nei salotti meno che nei partiti interessati.
Un dato, però, è da sottolineare: hanno vinto i soggetti che hanno
dimostrato vicinanza ai problemi della gente.
E dopo le polemiche che hanno visto al
centro di battute satiriche il segretario del pd arriva la conferma
delle sue dimissioni accompagnata dal veto di fare alleanze con i 5
stelle ma l’anima dissidente del Pd renziano, che fa capo
soprattutto ad alcune delle figure più istituzionali e agli ex ds,
sta lavorando all’intesa per fare in modo che i 5 stelle possano
formare il governo. La condizione imprescindibile per tutti era
l’addio di Matteo Renzi, fatto che nella serata del 7 marzo è
diventato ormai sicuro. E anzi, i movimenti sono cominciati proprio
in chiave anti-renziana. Anche dalla provincia di cosenza un folto
gruppo del pd ha reso noto il dissenso e la legittima volontà
dell'allontanamento del segretario perdente dalle decisioni del
partito. Cosa sensata! Anche perché non si può dare l'Italia in
mano a una destra populista che gioca sui pruriti di pancia, anche
se legittimi e umanamente comprensibili vista la nuova geografia dei
bisogni.
Alcuni studiosi si augurano per la
prima volta che vengano disattese le promesse fatte in campagna
elettorale come il reddito di cittadinanza a causa dell'assenza dei
soldi nelle casse dello Stato. E se invece fosse la strada giusta?
Ovviamente non sotto forma di sussidi gratuiti ma quale forma di
sostegno all'apprendistato e all'avviamento al lavoro per i giovani e
disoccupati.
Pensare di ritornare alle urne col
sistema elettorale attuale è solo un dispendio di soldi e tempo. È
opportuno guardare avanti. Al futuro. E nel frattempo formulare una
legge elettorale più consona alle esigenze culturali dell'Italia
quale nazione europea.