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venerdì 24 luglio 2020

le Pecore abbaiano?

Nell'estate del covid, la fantasia muove flotte (ignoranti) su derive popolari.


È una girandola di sagre. Eventi. Incontri. Pièces teatrali. Spettacoli folkloristici e piazze semipiene sponsorizzate da comuni, assessorati vari e imprenditori.
Dirigenti politici e aziendali che vorrebbero vedere i propri paesi e i locali dell'accoglienza, quindi hotel, bar e ristoranti pieni di avventori. Strategie di marketing, frutto di sforzi mirati, appunto, per attrarre persone in quanto fruitori e consumatori portatori di economia di un sistema sociale basato sul consumo.

Le strategie adottate dai promotori per attrarre consumatori sono, a volte stravaganti; le più svariate e fantasiose risultano essere quelle che creano movimenti di massa importanti. Non conta la qualità intellettuale delle persone che si recano a visitare un sito o che partecipano ad un evento culturale consciamente: l'importante è l'affluenza in massa alla chiamata: portare fisicità e soldi.

Fare girare l'economia!

La presenza indistinta è meglio di quella mirata che ricerca per una propria esigenza culturale i luoghi della cultura italiana.
Gli Uffizi. I musei. Le pinacoteche. I parchi archeologici. Fino ad arrivare alle manifestazioni d'interesse periferiche organizzate nelle piazze d'Italia.

I cervelli vuoti non hanno pensieri costruttivi. Copiano e incollano. Scimmiottano il o la leader. Seguono i selfie dell'influencer che li ha pilotati lì. Il loro unico pensiero è farsi uno scatto nel medesimo punto del leader del web del quale conoscono tutto. E lo, la imitano.
Così è il branco acefalo.

E da qui nasce la brillante idea di qualche amministratore pubblico che per attrarre gente in branco pensa di invitare e mettere in vetrina il o la pastora del momento.
    27% di affluenze in più dopo i selfie agli uffizi.

Titolano, con enfasi, i giornali!

Quante teste vuote.

Cosicché populisti senza ritegno e senza cultura si muovono e vanno ad agganciare influencer che riescono a pilotare copiosi greggi in luoghi attrattivi storici o con un enorme retaggio paesaggistico spesso delicato e da tutelare dall'orda di vandali ignoranti.

Assessori alla cultura che non distinguono il trash dalla ricerca artistica e confondono, volutamente, il mestiere creativo con la sottocultura della narrazione emotiva. 

E' sufficiente catturare i cittadini elettori, acchiapparli alla pancia con un bella figurazione ben eseguita per intascare il consenso popolare. E tra una sagra della soppressata o del morzello, allietare le serate con canti e balli, fare esibire in piazza cantanti e bande locali sempre con un occhio attento ai seguaci che questi portano in dote.

E se invece questo modello risultasse una prima mossa vincente? Un escamotage utile per avvicinare le masse alla cultura? Al bello! …

Se questo 27% ha messo piede per la prima volta nelle sale degli Uffizi spinto dalla frivolezza effimera del social dopo lo scatto della influencer e non dalla consapevolezza di di emanciparsi e nutrirsi di storia, quindi conoscenza, beh, allora rimane un episodio inutile, una scoreggia.

Comunque la si pensi, questo modello propagandistico rimane un'ottima vittoria dell'effimero e di quanti stanno nel retro pensiero della cultura usa e getta.

Le pecore belano seguendo il pastore rispondendo ubbidienti ai suoi versi

mercoledì 29 gennaio 2020

Tra ieri e oggi, appunti del pensiero positivo

Quando si dice la storia.


Il ricordo e lo studio della civiltà e quindi la cultura determinata dai saperi predominanti generano mostri o persone salvifiche.

Dipende da come s'intende indirizzare il “libero arbitrio”.

Alcuni passaggi sono inevitabili. Nelle scuole come nella vita, buoni e cattivi maestri affiancano e guidano tratti importanti delle giovani menti ansiose di apprendere e impossessarsi delle cose terrene ma anche quelle più squisitamente “astratte” come potrebbero sembrare la filosofia e il libero pensiero non necessariamente ancorato a dottrine o elucubrazioni che si avvalgono della “scienza” dei maestri à penser antichi e moderni.

Il cammino dell'umanità è costellato di storie e pensieri divenuti dottrine.
Alcune dottrine sono assurte a scienza, manipolate, si direbbe geneticamente, per adescare adepti bisognosi di essere branco, altre sono rimaste inalterate nel tempo e fungono da fari collettivi per il pensiero positivo svincolato dalla materia.

Marx, Hegel, Bakunin ma anche scrittori definiti meno “impegnati”, più leggeri per quanto attiene ai concetti altisonanti del pensiero, che hanno segnato i tempi con scritti pregni di umanità; tensioni emotive molto terrene e che in alcune narrazioni sembra quasi di sentirne l'odore, il pathos delle anime e dei luoghi narrate nelle pagine vergini d'inchiostro.

No! non vuole essere un rimpianto o un elogio nostalgico a quanto è scritto e testimoniato negli annali.
L'analisi nasce dalla considerazione ultima che sta avvenendo nella società globale contemporanea.

Una realtà che impone dazi e prebende alla cultura dell'attesa creativa. Segna e sottomette il piacere dell'attesa in quanto tale.

Quel piacere fatto di sfumature infinite, da attese disattese, costellato dal dubbio. Sorretto dalla empatia che rende possibile ogni finale di cronaca.

Empatia possibilista che giustifica o accetta se pur criticamente anche i festeggiamenti impropri di vittorie plausibili agli occhi dei più.

La storia degli uomini è scritta dagli uomini per gli uomini!

E ciò che vale in un dato momento storico può essere deleterio in un altro momento.
L'eroe o l'antieroe sono personaggi che ancora oggi stentano a lasciare il passo alla non belligeranza. A piegarsi laicamente al pensiero disarmante ma vincente della logica non violenta; dell'accoglienza inclusiva, dell'ascolto e del superamento “insieme”, con l'altro di tutto ciò che angoscia.

Gesù, Maometto, Mao, Gandhi, Barabba, e persino Giuda il traditore, hanno un filo conduttore comune che li unisce concettualmente secondo una visione laica del loro essere stati attori principali se pur in diversi momenti storici dai nostri: amano l'amore terreno ma lasciano intravvedere nelle loro debolezze spiragli del divino attraverso pensieri e azioni che sembrano immutabili.

Il pensiero dominante in politica è, invece, in continua evoluzione.

Gli schieramenti, non più partiti nel senso storico del termine in quanto non si rifanno al pensiero socialista o marxisita, leninista o maoista, o a quello cristiano-democratico che ha visto una formazione legata ai principi della chiesa sorto nel '42 in cui ha militato e fatto la storia De Gasperi, Andreotti, Moro, e neanche al partito repubblicano di La Malfa o di altri partigiani provenienti dal partito d'azione. Non ci sono più, in sintesi, antifascisti o fascisti, sinistra o destra come conosciuti fin ora. E tramandati dalla storia.

Oggi sorgono movimenti spontanei.

Le sardine, ultimi in ordine di tempo, sembrano essere persone di tutte le età che scendono in piazza per arginare l'avanzata dei barbari del pensiero positivo.

Sardine che nuotano insieme ognuno col proprio bagaglio culturale accomunate dalla volontà di non soccombere alle urla cattive e ignoranti.
Dicono basta alla globalizzazione e all'amplificazione delle paure. Si schierano contro gli stupidi e servili venditori di gadget, dicono no alla cattiva politica che fa notizia e invade i social.

Tentano, e in Emilia Romagna ci sono riusciti, a scardinare demagogie, egoismi e merda mediatica postata con selfie e arroganti frasi disgreganti, suscitando, col loro sorriso disarmante, reazioni contrari che non demonizzano ma includono e propongono solidarietà e coesione.

Sbaglio?

Perché in Calabria non è stato possibile percorrere una strada simile? L'analisi la lascio a chi, per esperienza o cultura e, si fregia del titolo di “intellettuale”, è classe dirigente.

venerdì 19 febbraio 2010

Bertolaso, protezione civile e altro

Affaire bertolaso & co: è necessario un atto di ribellione democratica!



La vicenda “ Bertolaso, protezione civile& Co”, pur confidando nella buona fede di alcuni, non può essere minimizzata per rispetto, dei lavoratori precari, delle famiglie e di quanti, vittime delle disparità sociali, vivono nel bel paese sorretto dallo stato di democrazia avanzata, enfatizzata all’uopo da taluni solo nei proclami ufficiali.
Piuttosto, in virtù dei concetti altamente evoluti, sanciti nella Carta Costituzionale, inerenti a democrazia e libertà, lontani dalle bieche forme di governo totalitario, non si può e non si deve pensare di poter continuare a gestire l’economia, la vita sociale e il territorio del Paese con leggi autoritarie, accentramenti di potere politico, economico e mediatico.
Per debellare il malcostume non servono leggi speciali! Né tantomeno eroi nazionali o geni. Servono uomini intellettualmente puri.
Serve uno scatto d’orgoglio da parte di quanti, finora, hanno ammiccato al potere.
Serve debellare il servilismo del potere temporale.
Serve emancipare l’uomo; non soggiogare le masse acefale.
Insomma:
È necessario un atto di ribellione democratica! una disobbedienza civile atta a rompere la catena di servilismo dei territori depressi in cui le necessità quotidiane inducono la massa diseredata a chinare la testa.

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