Mentre divampa la guerra sulla legge
elettorale la banca d'Italia fa trapelare una notizia per niente
positiva per
i contribuenti: se il governo non fa passare il decreto
sull'IMU si dovrà pagare anche la seconda rata che dovrebbe essere
coperta attraverso un intervento fiscale su banche e assicurazioni.
Siamo alle solite! Questi sciagurati
che sono al governo sanno solo parlare e approvare i decreti che
interessano a loro.
Sia chiaro, non mi riferisco alla rata
IMU ma alla serietà e competenza che li contraddistingue dal resto
dei dirigenti degli altri Paesi.
Qui da noi le lobby, le amicizie
particolari sono al di sopra del bene comune. E il dibattito sulla
legge elettorale ne è la prova certa.
È chiaro a chiunque: si tratta di
riformare una legge dello Stato, buona o cattiva ma pur sempre legge
che ha lasciato governare cittadini di dubbia cultura politica.
Il dibattito è inesistente in
Parlamento. Anzi è un out out di due signori che dicono di
rappresentare la fetta più grossa delle poltrone di Montecitorio.
Che dire? Ottimo splendido esempio di
democrazia!
Intanto esimi costituzionalisti
affermano e sottoscrivono che:
«La proposta di riforma elettorale
depositata alla Camera a seguito dell’accordo tra il segretario del
Pd Matteo Renzi e il leader di FI Silvio Berlusconi consiste
sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione della
vecchia legge elettorale – il cosiddetto Porcellum – e presenta
perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la
dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza
della Corte costituzionale».
Firmatari dell'appello, insieme a
Stefano Rodotà, sono Gaetano Azzariti, Mauro Barberis,
Michelangelo Bovero, Ernesto Bettinelli, Francesco Bilancia, Lorenza
Carlassare, Paolo Caretti, Giovanni Cocco, Claudio De Fiores, Mario
Dogliani, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Angela Musumeci,
Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ventura, Massimo Villone,
Ermanno Vitale.
E poi, Pietro Adami, Anna Falcone,
Giovanni Incorvati, Raniero La Valle, Roberto La Macchia, Domenico
Gallo, Fabio Marcelli, Valentina Pazè, Paolo Solimeno, Carlo
Smuraglia e Felice Besostri.
I costituzionalisti ravvisano che
l’enorme premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze sono
un altro fattore che compromette ulteriormente l’uguaglianza del
voto e la rappresentatività del sistema politico, ben più di quanto
non faccia il porcellum, legge appena dichiarata incostituzionale.
Infatti, la proposta di riforma prevede
un innalzamento a più del doppio delle soglie di sbarramento.
Insomma, secondo i firmatari
dell’appello, questa, è la riedizione della vecchia legge
elettorale. Di conseguenza, i costituzionalisti «esprimono il loro
sconcerto e la loro protesta» per una proposta di legge che rischia
una «nuova pronuncia di illegittimità da parte della Corte
costituzionale e, ancor prima, un rinvio della legge alle Camere da
parte del Presidente della Repubblica».
Servirebbe per fare chiarezza e
riconquistare l'attenzione e la fiducia dell'opinione pubblica.