Torniamo a parlare di sanità in
Calabria.
Sembra stia accadendo quanto descritto
in maniera lampante nel detto calabrese “i ciucci si 'mbriganu e i
varrili si sdoganu”. Cioè: gli asini litigano e nell'impeto della
lotta si rompono i barili e le otri che portano sulla soma.
La telenovela, come l'ha definita Mario
Oliverio sembra non avere fine. Nel frattempo arriva, nella
giornata di lunedì a Palazzo Chigi, un parere dell’Avvocatura
generale dello Stato, recapitato anche all'Avvocatura distrettuale
dello Stato di Catanzaro su richiesta del governo, che chiude
all'investitura del governatore Mario Oliverio in ossequio
all'ultima legge di Stabilità che ha introdotto una norma che
vieta la coincidenza tra la figura del commissario con quella del
presidente della regione commissariata. Cioè, come dire, non c'è
compatibilità tra le due figure.
Paradossalmente, da questa vicenda
escono con le pive nel sacco e ne fanno le spese, per non dire una
brutta figura politica, proprio quelli che sono al governo della
regione da qualche mese e ancora stanno a tessere questioni di lana
caprina sulla pelle dei cittadini e degli ammalati calabresi. Insomma
si sono impantanati tra veti incrociati e guerre intestine.
Dal canto suo, la Lorenzin pare stia
aspettando decisioni da Renzi. Lei non avrebbe problemi a nominare
Urbani commissario, lo stesso che è stato consigliere tecnico della
Polverini e che ora è sub-commissario. Ma, come dire, sarebbe una
resa politica se ciò avvenisse. E per questo, improbabile.
A questo punto, Mario Oliverio,
potrebbe suggerire un nome autorevole che capisca di sanità e
bilanci economici, magari pescando tra gli universitari, docenti o
tecnici. Attento però a che non si dimostri, tale nomina, un flop
peggiore delle precedenti e delle quali stiamo pagando lo scotto.