Se Carmine Abate non avesse vinto il Campiello, oggi,
sarebbe gradito ospite del presidente della giunta regionale calabrese?
Risposta scontata: NO!
Questo è il modello adottato dai dirigenti politici che
amano navigare nei mari calmi dell’orgoglio campanilistico facile e perciò puntano
sui cavalli affermati che si sono fatte le ossa e guadagnata la fama fuori dalla
terra d’origine.
Vincitori di niente se fossero rimasti in loco non per demeriti ma per l’assenza di una classe dirigente lungimirante al servizio dei cittadini e della cultura.
In Calabria l’ostracismo nasce con la vita stessa e si mitiga solo affiliandosi a qualcuno o qualcosa. Qui non conta la sensibilità, l’onestà intellettuale, la cultura del bene comune.
Forse per la durezza della vita stessa che porta a lottare fin dai primi giorni di vita sociale. L’arma più usata è la delazione, a seguire, la supponente derisione nei confronti dei rivali. Insomma una guerra continua per la sopravvivenza.
Per questi motivi, a volte, andare via è sinonimo di opportunità.
Lo è stato per il maestro Mimmo Rotella e molti altri contemporanei costretti a portare la loro persona altrove per vari motivi, esplicitati poeticamente ne “Il canto dei nuovi emigranti” di Franco Costabile, anche lui calabrese di Sambiase trapiantato a Roma.
Vincitori di niente se fossero rimasti in loco non per demeriti ma per l’assenza di una classe dirigente lungimirante al servizio dei cittadini e della cultura.
In Calabria l’ostracismo nasce con la vita stessa e si mitiga solo affiliandosi a qualcuno o qualcosa. Qui non conta la sensibilità, l’onestà intellettuale, la cultura del bene comune.
Forse per la durezza della vita stessa che porta a lottare fin dai primi giorni di vita sociale. L’arma più usata è la delazione, a seguire, la supponente derisione nei confronti dei rivali. Insomma una guerra continua per la sopravvivenza.
Per questi motivi, a volte, andare via è sinonimo di opportunità.
Lo è stato per il maestro Mimmo Rotella e molti altri contemporanei costretti a portare la loro persona altrove per vari motivi, esplicitati poeticamente ne “Il canto dei nuovi emigranti” di Franco Costabile, anche lui calabrese di Sambiase trapiantato a Roma.