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mercoledì 27 gennaio 2016

Censura di Stato, il braghettone è tornato

Credevo fosse una bufala costruita da qualche buontempone per scherzare sulla falsa morale che fa da corazza a tutti noi. Impossibile, mi dicevo: non siamo più nel 1500 quando fu decisa la censura del “Giudizio Universale”, l'affresco che Michelangelo fece per abbellire la Cappella Sistina. E invece si è dimostrata una assurda quanto stupida verità. Il braghettone è risorto! E per non urtare la “sensibilità” del presidente iraniano in visita a Roma, uno o più?, zelanti ignorantoni, han fatto inscatolare le statue nude dei Musei capitolini.

"Bronzi di Riace" guerrieri, bronzi del IV-V sec. a.c.

Eppure nasciamo nudi! D'altronde, le antiche scuole artigiane greche davano il meglio del bello artistico nella raffigurazione plastica di magnifici corpi, maschili e femminili. Policleto il vecchio impresse il bello e lo diffuse assommando parti scultoree nella sua fucina e pare che i bronzi di Riace, i guerrieri custoditi nel museo di Reggio Calabria, siano usciti da lì.

Noi siamo il risultato storico della cultura magno-greca, latina, etrusca e autoctona. Va bene dimostrare ospitalità e rispetto per gli ospiti ma nascondere e annullare la propria cultura anziché sorreggerla convintamente dimostra tutt'altro!

Dimostra che ci vergogniamo dei nostri risultati estetici e culturali se, davanti alla rappresentazione plastica della sensualità erotica o meno dei soggetti scolpiti dagli artigiani o dagli artisti scevri da tabù e dogmi religiosi, poniamo schermi per occultare la storia e non offendere chi ha radici diverse.

Consideriamo, piuttosto, che se un ipotetico quanto improbabile “Creatore” avesse, nel suo pensiero onnisciente, ritenuto oscena la nudità, con la sua onnipotenza ci avrebbe dotato di braghe e camicie fin dalla nascita e non avrebbe permesso che fossimo il frutto di qualche copula amorosa (anche queste azioni, per alcuni, sono ritenute peccaminose e punibili).

Stando alle cronache, sappiamo indignarci più per un nudo che per i genocidi, le guerre politiche o di religione, gli omicidi di Stato; le impiccagioni e le pene di morte contemplate e inflitte in alcuni Stati, compreso quello retto dall'illustre ospite in questione.

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