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domenica 24 novembre 2013

Maltempo in Calabria. Le emergenze annunciate

La lungimiranza degli amministratori locali si vede nei momenti tragici che loro stessi definiscono

“emergenziali”.

Emergenze che non si dimostrerebbero tali se chi si è messo alla guida dei comuni e su su fino ad arrivare allo Stato avesse praticato le norme elementari della prevenzione.

Difatti si sa che d'inverno arriva il maltempo. Neve e pioggia sono all'ordine del giorno. Quindi, perché i cittadini si dovrebbero allarmare e correre ai ripari quando d'inverno piove!
Al massimo, quando sono costretti ad uscire, pensano a coprirsi bene, portare un ombrello ma mai un gommone o una ciambella di salvataggio.

Purtroppo, col senno di poi, se ci avessero pensato, forse avrebbero fatto bene a portarsi dietro almeno una corda con l'arpione da agganciare a qualche lampione.

Satira a parte, Catanzaro continua ad essere a rischio. La periferia è abbandonata a se stessa. I tombini pluviali che servono per far scorrere l'acqua piovana verso i corsi naturali delle fiumare sono intasate da fango e quant'altro.

E la spazzatura? Beh, quello della spazzatura meriterebbe un post a parte ma siccome è inutile parlare a chi non vuole sentire perché forse impegnato nell'emergenza annunciata lasciamo perdere... il prossimo acquazzone avrà ragione anche di questa incuria.


mercoledì 20 novembre 2013

L'acqua ha buona memoria. Noi no!

Catanzaro. Il territorio è flagellato e mostra ferite profonde dopo neanche 24 ore di pioggia forte. E anche se qualcuno urla :”governo ladro” perché non è stata fatta una manutenzione adeguata, non dobbiamo dimenticare di elencare le nostre colpe.
Anzitutto dobbiamo ricordare come la nostra scellerata cementificazione selvaggia, il disboscamento e peggio l'incuria dei corsi d'acqua, la sporcizia che buttiamo nei pressi delle fiumare e gli arbusti che crescono dentro i letti dei torrenti.

nei pressi del centro commerciale "le fornaci"
Ho fatto un giro e ho visto colline trasformate dall'acqua piovana. Colline di fango brulle solcate come se una mano enorme avesse passato sopra un grande gigantesco pettine.

Fango. Fango dappertutto! E strade dall'asfalto sollevato o inghiottito. Voragini.
Macchine parcheggiate in strade che si sono trasformate in budelli senza uscite. Macchine pigiate, insaccate, accatastate.

L'acqua ha buona memoria! Dicevano i vecchi. Conosce la sua strada e se qualcuno gliela “sequestra” arbitrariamente se la ripiglia.

Grazie al cielo, il clima, che ci è, tutto sommato, “amico”, il maltempo è durato poco e i danni sono circoscritti e limitate alle cose. Qui non ci sono state perdite di vite umane com'è successo in Sardegna e in altre località.

Qualcuno ha detto che questo è il momento del fare e non dell'analisi. Ma se la razionalità, in tempi non sospetti, è offuscata dall'ingordigia, dalla smania del possesso anche a discapito dell'ambiente, se non ora quando?

Ci si augura che anche noi, come l'acqua, facendo tesoro dell'accaduto, manteniamo buona memoria.

ps: per chi non conosce Catanzaro è utile dire che viale Isonzo costeggia la fiumarella, un fiumiciattolo a carattere torrentizio. Il muro in cemento ai margini della strada ha creato una diga a causa dell'ostruzione degli sfiati pluviali. 

sabato 2 novembre 2013

Siamo tutti nella terra dei fuochi

©archivio Iannino

Siamo tutti a rischio tumore dal momento che la storia degli interramenti di fanghi nucleari e rifiuti tossici inizia negli anni novanta.

È un affare di oltre 700milioni di lire al mese (ancora si trattava in lire) che gestivano i clan dei casalesi associati con mafia, 'ndrangheta e sacra corona unita.

L'associazione delle bande malavitose presuppone una dislocazione nelle aree di loro competenza. Quindi Calabria, Puglia, Sicilia, Campania.

La concentrazione maggiore, secondo le testimonianze del pentito Carmine Schiavone, sono nella terra dei fuochi. Così ribattezzata per il perenne fumo causato dall'autocombustione dei rifiuti tossici interrati.

Nel 1997, l'ex boss dei casalesi, pronosticò la morte per cancro agli abitanti del casertano e nello specifico Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e altri.

Rifiuti radiottivi coltivati o destinati a pascolo per le bufale.

Carmine Schiavone nel '97 rivela alla commissione ecomafie segreti allucinanti, che avrebbero causato allarmismi isterici se resi di dominio pubblico. Forse per questo la politica di allora decise di tenerle nascoste.

L'assurdità maggiore, quella che fa venire la pelle d'oca e rende inconcepibile l'azione della politica e dei giudici che hanno indagato, consiste nel silenzio, colpevole a prescindere, e peggio nell'immobilismo totale.
Dal 1997 nessuna azione concreta è stata fatta per bonificare e mettere in sicurezza i siti denunciati dal pentito.

Oggi, per la prima volta nella storia politica italiana, la presidenza della Camera decide, senza pressione alcuna, almeno sembra, di rendere pubblico un documento della Commissione che in passato aveva classificato segreto.
Bene! Adesso urge individuare con certezza i siti inquinati e metterli in sicurezza. Vietare pascoli. Coltivazioni e balneazioni nelle regioni interessate, deflorate dalla malavita organizzata.


giovedì 16 agosto 2012

Ambiente, volano di ricchezza per la Calabria

Cozzare contro la realtà fa male!
Specie se a pagare i conti è una regione abituata a farlo, che si porta dietro un bagaglio pesante di buoni propositi e tantissimi soldi pubblici spesi male nonostante i proclami dei dirigenti locali e nazionali.
Soldi pubblici per le infrastrutture viarie erogati a fiume ma con le strade che sembrano bersagli di guerra; soldi per mantenere efficiente il demanio, quindi foreste, spiagge, acque e aria arrivati in Calabria a cascata nella ex cassa per il Mezzogiorno anche per sollevare la “questione meridionale”, lo scippo storico del nord nei confronti del sud.

Eppure, nessuno di questi “progetti sociali”, stando all'evidenza, è stato attuato. Sia ben chiaro la colpa, se proprio dobbiamo cercare un colpevole, è prima di tutto nostra, dei calabresi! Perché non abbiamo saputo interagire con i tecnici e politici impegnati nelle imprese di “restauro” in regione; anzi abbiamo delegato con indolenza; abbiamo abdicato per un tozzo di pane e dato la possibilità agli scaltri di gozzovigliare.

Risultato?
Anche se non c'era bisogno di Goletta verde o analisi particolarmente mirate visti gli stronzi che galleggiano nel mare della Calabria, l'amara realtà è puntualmente segnata nel rapporto che Legambiente ha diramato in questi giorni:

Centoventi punti inquinati, uno ogni 62 km di costa: sul podio del mare meno pulito salgono, nell'ordine, Calabria, Liguria e Campania mentre le acque più incontaminate sono quelle di Sardegna e Toscana.

Questa la fotografia del laboratorio mobile della Goletta Verde di Legambiente di quest'estate che ha condotto 205 analisi microbiologiche scoprendo ben 100 prelievi fortemente inquinati, con concentrazioni di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio dei limiti di legge.

L'86% dei campioni "positivi" sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti e canali, ma anche nei pressi di scarichi di depuratori mal funzionanti. E anche quest'anno, come nel 2011 nella top del mare meno pulito ecco la Calabria con 19 punti (uno ogni 38 km di costa) su un totale di 24 campioni prelevati.

Al terzo posto la Campania con 14 prelievi fuori norma su 20 (uno ogni 34 km di costa): la regione campana quest'anno cede il secondo posto alla Liguria che guadagna in negativo ben 3 posizioni rispetto allo scorso anno, con 15 punti inquinati su un totale di 18 e una media di un campione inquinato ogni 23 km di litorale. Il Lazio conferma la quarta posizione dello scorso anno con 13 punti inquinati su 15, uno ogni 28 km di costa.

Meglio Sardegna e Toscana, seguite dall'Emilia Romagna: l'isola con un solo punto critico ogni 433 km di costa precede la Toscana, che ne conta uno ogni 200 km, e l'Emilia Romagna, dove i biologi di Goletta Verde hanno registrato solo un valore fuori norma in tutta la costa.

Insomma, la mancata o inadeguata depurazione dei reflui fognari sta diventando un serio e preoccupante problema ambientale e sanitario ma anche economico, vista la condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia europea e relativa multa milionaria arrivata a fine luglio perché 109 agglomerati urbani medio grandi, distribuiti in 8 regioni, non si sono ancora adeguati alla direttiva europea sul trattamento delle acque reflue.

Sicilia e Calabria ospitano il maggior numero di comuni fuori legge: 59 comuni siciliani (pari al 54% del totale dei comuni oggetto nella sentenza) e 18 calabresi (pari al 17% del totale). A seguire Campania (con 10 comuni) e Liguria (9).






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