Per Abramo l'ing. Belmonte è un
funzionario onesto che merita rispetto e stima per il lavoro svolto
in qualità di tecnico nel comune della città e non centra niente
nella vicenda sollevata dal presidente di confindustria Catanzaro.
Secondo quanto sollevato da Gatto, il
neo assessore Belmonte “sarebbe stato coinvolto in due distinti
procedimenti penali connessi alla sua funzione di dirigente del
Comune, per corruzione e per concorso esterno in associazione
mafiosa".
"Tutti conosciamo il grande valore
del dirigente Belmonte - ha sostenuto Abramo - che ha lavorato per 40
anni al Comune di Catanzaro. Belmonte non ha fatto altro che
espletare una gara qualche anno fa e, per questo, ha chiesto, per la
firma di un contratto, un certificato antimafia alla Prefettura. Il
certificato è stato consegnato al Comune e si è proceduto alla
stesura definitiva del contratto. A distanza di qualche anno ci si è
accorti che quel certificato antimafia non doveva essere rilasciato
dalla Prefettura perché c'era qualche problema. Non capisco cosa
c'entra l'ingegnere Belmonte in questa vicenda in cui è stato
indagato anche un viceprefetto. Se il presidente di Confindustria si
riferisce a questo l'ingegnere Belmonte io me lo difendo perché lo
conosco avendo fatto il sindaco anche in passato e avendo potuto
valutare la validità di molti dirigenti lui compreso". "Questa
uscita del presidente di Confindustria - ha detto ancora Abramo - mi
ha molto meravigliato anche perché, ancora una volta, si è cerca di
mettere in moto in questa città un atteggiamento che non fa altro
che danneggiarla".
È vero! Queste notizie preferiremmo
non commentarle e tanto meno divulgarle vista la velocità con la
quale si propagano a discapito dell'intera comunità.
Purtroppo il clima in Italia è
velenoso e una competizione elettorale, che dovrebbe significare il
momento del confronto democratico delle società evolute, si
trasforma in guerriglia dai toni accesi e biecamente terrorista dal
punto di vista psicologico. Si insinua il dubbio, si butta fango a
palate fino a ricoprire persone e ambienti di vita. Si promette la
luna!
Quanto è accaduto in Calabria ricalca
la strategia perdente dei governi nazionali passati che, a ragione o
torto, hanno omesso delle verità e cercato, tutelando la ragion di
Stato, di governare la Nazione intera, quella evoluta e quella
implosa che si affida al malaffare pur di lavorare. Inutile tentare
un'analisi sociologica o di costume, il dato certo è che lo Stato e
le istituzioni, se vogliono davvero guidare l'Italia oltre il guado
dell'imbarbarimento completo, devono puntare sulla cultura il welfare
e le piccole e medie imprese, gli artigiani, gli artisti, le donne e
gli uomini di buona volontà per far crescere all'interno delle
periferie (fisiche e mentali) il valore alto del bene comune.