La serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia ingessata dalla par condicio reprime la creatività degli artisti stretti tra lacci e laccioli contrattuali.
Chiusi nella gabbia della par condicio imposta dai dirigenti aziendali rai, Gianni Morandi e la sua squadra non esprimono quella scioltezza dialettica relazionale necessaria allo spettacolo della canzone italiana.
Anche Roberto Benigni è sembrato sofferente per le regole di quest’anno. A parte le prime tiepide battute e l’ingresso trionfale con il tricolore sul cavallo bianco e qualche esortazione durante l’esegesi, il resto del monologo ha rasentato la retorica.
Benigni è salito in cattedra e simile a un docente di storia delle scuole medie ha spiegato, imboccato col cucchiaino le peculiarità importanti racchiuse nella storia del risorgimento italiano alla platea dell’Ariston e ai telespettatori che si sono sintonizzati appositamente alle 22 e 20 per godere della sua performance.
Una performance durata più del dovuto rispetto agli accordi contrattuali e conclusasi con un’ottima interpretazione per sola voce dello stesso Roberto dell’inno di Mameli. Complimenti Roberto!