Carlo Verdone ci offre a metà gennaio 2018 una versione
della “sovversione delle convenzionali etichette sociali”.
Film da lui diretto e che ha come protagonista principale da
lui interpretato, Guglielmo, che allo scoccare del venticinquesimo anniversario
di matrimonio, si scontra col cambio indeciso di sessualità della moglie Lidia.
Lei vuole andare a vivere e farsi una vita con la nuova
compagna, commessa nel negozio di arte sacra di Guglielmo.
Nel sostituire la commessa, Guglielmo viene a scontarsi con
Luna, che fa di tutto per avere il posto.
Trattasi di una ragazza che poco aveva a che fare con modi
garbati, cultura e intellettualità; una ragazza che per accaparrarsi un mezzo
stipendio lavorava in discoteca dedicandosi alla lap dance.
Una storia comica e divertente che rivive come al solito
nell’arte della mimica facciale e dei
modi di dire romani tipici dei personaggi interpretati da Verdone.
Una storia “di persone” che devono relazionarsi con
qualsiasi tipo di persona; una storia
che enuclea le diversità di ognuno e le fa da anello concatenabile ad un altro
di qualsiasi tipo e natura.
Guglielmo ad esempio deve venire a contatto con Luna e l’aiuta
facendo tesoro di ciò che negli anni ha imparato; così come fa lei, riuscendo
in tal modo a completarsi.
E oltre ciò che la comicità vuol trasmettere, “Benedetta
follia” mi è piaciuto proprio per il messaggio serio, che divertendo, il regista, nonché
brillante attore, ci ha voluto trasmettere.