Senza rete, a spasso per sagre e sottoboschi culturali

 

Estate. Tempo di mare, sole, montagna e … sagre.



Dagli anni sessanta in poi l'estate è sinonimo di tempo libero e vacanze. Chi va al mare e chi in montagna per ricaricare le pile e preparare corpo e mente ad affrontare un nuovo anno di lavoro intenso. Molti tornano al paese natio. Il fenomeno dei migranti di ritorno a casa e nei territori che hanno accompagnato i primi passi e visto crescere è stata, negli anni della post-industrializzazione, un'onda comune per quasi tutto il sud Italia e può essere considerato il periodo d'oro per molti piccoli centri calabresi. 

La spiegazione è semplice!, 

La campagna non bastava più per soddisfare le nuove esigenze suggerite dal nascente consumismo.

Gli spot pubblicitari invitavano al consumo di nuovi prodotti, costosi e non reperibili in loco; chi non ha sentito parlare in famiglia della commercializzazione a cambiali della televisione e del grammofono, della lavatrice e del frigorifero tra una canzone e l'altra irradiata dalla voce gracchiante delle radio a valvole? e chi non ha visto almeno un parente mettere i pochi indumenti nella valigia di cartone assicurata con tanto di spago e cartellino abbracciare parenti e amici prima di salire sul postale?

Donne, anziani e bambini restavano a casa, emotivamente in stand by, nell'attesa di chi sarebbe tornato con qualche regalo e possibilmente col portafoglio gonfio.

In quei tempi di magra si pensava solo alla pancia, a qualcosa di voluttuoso e al mattone.

Il mattone inteso come casa da costruire. Edificarla ad ogni rientro con l'aiuto dei compari e dei parenti coi quali si scambiavano i favori e le giornate prese in prestito da chi restava in paese.

I fabbricati incompiuti attendevano ai margini dei centri rurali, oltre le vecchie case rattoppate con calce e creta, il maquillage in cemento armato e ceramiche per sfoggiare il successo di chi è partito per la città in cerca di fortuna.

L'investimento migliore per qualsiasi emigrato consisteva nella costruzione di una casa con più piani e appartamenti dedicati ai figli. Certo non poteva mancare un pezzo di terra dove coltivare ortaggi, piantare fagiolini e pomodori e, perché no!, una bella pergola buona per il vino e l'ombra. Le enormi fabbriche senza infissi e senza intonaci testimoniavano storie di sacrifici, sopportazioni cocenti da tenere nascosti. E poi le pacche sulle spalle, gli abbracci all'arrivo con parenti e amici in piazza davanti al bar a raccontare episodi da fare invidia. Tutto il mondo è paese!

Pochi, pochissimi sono rientrati al paese portando ventate di novità vere. Nessuno mai che abbia parlato di avanguardie culturali, di artisti, scrittori, registi. Di realtà lontane dalla materia ma ancora più importanti perché corredati del valore aggiunto del pensiero creativo.

Poi, un giorno, qualcuno vide i madonnari copiare sul selciato davanti la chiesa madre l'effige della Madonna, di qualche santo e degli angeli ma rimase attratto e meravigliato dalla verosimiglianza dei personaggi. Non seppe andare oltre.

Per molti la pittura è narrazione fine a sé stessa. Le persone prive di adeguata conoscenza

Si lasciano attrarre dalla tecnica riproduttiva e dal mestiere piuttosto che dal messaggio poetico intrinseco nell'opera corredato e evidenziato da espressioni lessicali inusuali. Il segno non delimita scene conosciute e familiari. La figurazione indica, cita qualcosa di, per indurre il ricevente a dialogare e magari completare idealmente la narrazione segnica più affine. Chi fa arte intende parlare; vuole, è nelle sue intenzioni risvegliare le coscienze tarpate dai bisogni materiali ancora adesso nonostante le rivoluzioni, industriali, sociali e culturali che si sono susseguite e, conseguentemente, nei campi dell'arte e della comunicazione visiva alta.

Non è più tempo di sagre né di murales.

Spiego meglio, se sagre e murales sono momenti auto-celebrativi fini a sé stesse o peggio, sono l'oblio del misero ameba che guarda alla pittura e alle feste paesane come se guardasse una foto di un bel panorama che non ha mai apprezzato dal vivo, allora è inutile, mia madre diceva, come lavare la testa al ciuccio. 


La cultura non mistifica! e non si piega alle richieste effimere; l'Artista Propone. Incita alla crescita individuale e collettiva con ogni mezzo, forma, segno, colore, suono ...

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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