Bacco, tabacco e …
Lo sballo per certi ceti consiste nel poter permettersi del fumo e qualche bicchiere di rosso. Il resto è affidato alla buona sorte.
Ne sanno qualcosa i nati negli anni cinquanta/sessanta e giù di lì.
Ricordo con piacere i racconti di vita narrati dall'anziano vicino di casa:
era un signore piccoletto divenuto cieco in tarda età che, durante i momenti di pausa dallo studio, andavo a trovare. Aveva un fare sereno persino nell'arrotolare il tabacco nella carta velina. Io osservavo incantato le sue dita intaccate dall'artrosi prendere pizzichi di tabacco dalla scatola di latta lucida dopo avere separato e estratto dalla clip la velina tenuta serrata insieme alle altre nella parte interna del coperchio.
Lui parlava mentre confezionava la sigaretta. Ieratico, come se fissasse un punto immaginario, raccontava della sua esperienza.
Mi parlò della sua infanzia. Di quanto sia stata dura la guerra e del ritorno a casa dopo anni di stenti, fatiche e violenza inflitta e subita.
“Vedi, oggi è un lusso il fumo! Alcuno fumano per sport! Per sentirsi importanti come fanno i ragazzini alle feste e sprecano soldi e tabacco... se avessero sofferto la carestia non butterebbero le sigarette a metà; quando ero giovane ci passavamo la sigaretta tra compagni e, vedi questo?” disse indicandomi un ago infilato nel colletto della giacca; “questo no serviva solo per cucire gli strappi o attaccare bottoni. Questo serviva per fumare fino all'ultimo la cicca!”.
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