Arte del vivere.
Benedetti social!
Ci sanno depistare bene! Basta che qualcuno (un Influencer
che ha molti followers o che sta a rimorchio di qualche partito, carro o altro),
posti qualcosa di pruriginoso il gioco è fatto!
E noi, come dei tori nell’arena, abbassiamo la testa,
indignati o incazzati è indifferente, partiamo alla carica verso il drappo
agitato dai toreri delle piattaforme.
L’adrenalina sale alle stelle.
Le battute diventano una gara di simpatiche elucubrazioni.
Sì le distrazioni di massa funzionano. Funzionano e fanno
dimenticare le malefatte più deleterie.
Dimentichiamo i soldi pubblici rubati e impegnati all’estero
in gioielli e oro.
Dimentichiamo le assenze dalle riunioni delle commissioni
parlamentari indette per migliorare le condizioni dei cittadini.
Dimentichiamo le promesse fatte, giurate e santificate col
rosario in mano.
Dimentichiamo i muri mentali e fisici eretti per creare
lager, isolare i deboli, bisognosi e sporchi che fuggono dalla morte.
Dimentichiamo i sacrifici dei nostri genitori, emigrati a
loro volta, fuggiaschi per necessità in direzione “speranze” carichi solo di
tanta buona volontà e forza nelle braccia e nelle teste.
Teste caparbie! Noi calabresi,
che quando vogliamo abbiamo la memoria lunga.
Ricordiamo i sacrifici, le fatiche, le pene subite che
abbiamo dovuto ingoiare per necessità. E siamo anche permalosi…
Permalosi? Certo!
Permalosi a tal punto da ritenere un’offesa gravissima il tu
confidenziale, se chi si rivolge alla nostra persona ci dà del “tu” in virtù
della nostra giovane età… senza conoscerci dalle elementari o dall’asilo.
Parodiando il geniale
Totò, il principe della satira italiana, ci verrebbe da dire “lei non sa
chi sono io!”.
C’è una certa forma mentis distorta dal super ego anche coi vecchi amici o conoscenti, se nel frattempo abbiamo fatto carriera, ci siamo laureati o conquistato un posticino al sole che solo Iddio sa di quanti e quali sacrifici è costellata la strada del “successo”.
Dottore, avvocato, professore, maestro, direttore… il più
quotato e elargito con abbondanza di salamelecchi è il titolo di dottore, d’altronde
non costa nulla prendere per il qulo chi si sente superiore.
Ebbene, suppongo che questi calabresi di nuova generazione
non conoscano gli usi e i costumi dei nonni. Non sanno che il “tu” è sinonimo
di affetto intriso di stima profonda. Amore che non necessita di anteporre un
titolo al nome. È come un bacio affettuoso o d’amore dato con la mano. Una carezza verbale. Un’intima
frase rivolta alle nuove generazioni che si son fatte
strada grazie ai sacrifici dei genitori e della collettività che ha lavorato per
migliorare la società.
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