C'era una volta
Come tutte le favole anche questa inizia così:
C'era una volta la classe operaia.
Donne e uomini deboli culturalmente che si fidavano dei leader di
quello che allora doveva essere il partito dei lavoratori. Organismi
nati per fare emancipare le classi meno abbienti. Contadini. Operai.
Lavoratori in genere.
Cittadini che per ragioni diverse erano
sfruttati dai latifondisti, dagli industriali e dai ceti che
detenevano il potere economico e sociale non ancora del tutto
scomparso nonostante le lotte per la democrazia e le parità.
C'era dignità e passione nelle lotte
per l'emancipazione sociale. Dirigenti e operai si confrontavano
spesso. Ci si dava del “tu”!
C'era rispetto! Nonostante tutto. E i
partiti di sinistra non guardavano allo spread o alla parità di
bilancio. Nella scala dei valori c'era anzitutto la salvaguardia dei
deboli.
Il confronto con la classe dominante
era serrato ma franco. Difficilmente si facevano “sconti”.
Pci. Psi. Dc. E gli altri
partiti sorti nel primo dopoguerra e nel corso delle lotte
studentesche del '68 poi scomparsi a seguito degli oltranzismi delle
lotte cruente, guardavano ai deboli e alla loro tutela in tutte le
forme.
Lo stato sociale, il welfare come
è definito adesso, era tenuto in considerazione e tutelato dai padri
della costituente tant'è che diversi articoli della Carta
Costituzionale lo rammentano.
C'era una volta... appunto.
Oggi si guarda al proprio ombelico.
Mentre la paura del diverso ci assale, ci imprigiona in un abbraccio
letale dando spazio ai nuovi despoti. Qualcosa senza dubbio si è
rotto!
I vecchi partiti sono morti negli
scandali della prima repubblica. I magistrati e gli inquirenti hanno
messo a nudo grandi e piccole pecche di personaggi insospettabili.
Dallo scandalo delle “lenzuola
d'oro” venuta fuori nel 1988, madre delle tangentopoli che
mostrava il metodo di finanziamento illecito ai partiti, metodo che
ancora tarda a morire, prese l'avvio una ipotetica Repubblica
riveduta e corretta dall'azione del pool “mani pulite”. Inutile
dilungarci.
E se Ferruccio de Bortoli nel
suo ultimo libro dice fiducioso “Ci salveremo” perché,
ha, appunto, fiducia negli italiani, non per essere bastian-contrari
o catastrofisti ad ogni costo ma perché si constatano ogni giorno
fatti di malaffare nelle istituzioni, pare che i lupi perdono il pelo
ma non il vizio.
Peccati di cui anche i cosiddetti
partiti di sinistra che hanno ereditato personaggi e la storia
gloriosa del passato non sembrano esserne esenti.
Ci salveremo?
Ci salveremo?
Nessun commento:
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.