La passione di Rocco

Anche lui riuscì ad avere i suoi cinque minuti di celebrità. Dopo tanta dedizione condivisa era giusto che andasse così.
Accompagnato dal suo originalissimo banjo s'impossessò del palco, si mise comodo sulla sedia e tenne il tempo col piede mentre con le mani sollecitava l'unica corda esistente sullo strumento per evocare il suo cavallo di battaglia: "o sole mio".
banjo africano

E pensare che lui il mandolino lo possedeva e lo suonava discretamente a orecchio ed era pure di un'ottima marca.
Era un autodidatta che amava la musica popolare e masticava anche un pochino di musica da camera. ma non gli bastava. Voleva inventare qualcosa di originale che lo portasse agli onori della cronaca. Insomma voleva realizzare un'impresa fuori dal comune che lo rendesse famoso e importante.



In paese lo conoscevano tutti. Era cordiale, accompagnava volentieri i compari nei canti all'osteria e gli innamorati sotto i balconi delle morose. Lui riusciva a suonare qualsiasi motivetto con la corda di mandolino tesa sull'inusuale strumento ma col canonico mandolino o il banjo era insuperabile, non aveva eguali in paese e nelle zone limitrofe.

Rocco, così si chiamava l'appassionato musicista, era ossessionato dal dovere fare qualcosa d'importante. E data l'età doveva affrettarsi se voleva lasciare un'impronta indelebile.
Meditò a lungo. Prese una canna ben grossa e la modellò per fare il manico del suo strumento preferito. Ne affiancò tre o quattro, le aprì a mo' di cassetta e realizzò una melodiosa cassa di risonanza e, sempre adoperando le canne tagliate lungo la fiumara e messe ad asciugare all'ombra, costruì, secondo il suo modesto parere, quello che lo avrebbe reso famoso: il monocorda marca Rocco.

Rocco abitava in un paesino dell'entroterra catanzarese. era un uomo d'altri tempi e non gli premeva registrare la sua creazione per evitare che altri s'impossessassero arbitrariamente della sua invenzione come farebbero oggi gli smaliziati uomini d'affari, anzi invogliava i curiosi a provare a costruire il suo monocorda, che altri non era che una variante del banjo africano, ma lui non lo sapeva! Rocco non cercava soldi ma la gratificazione per avere vissuto degnamente e apportato qualche innovazione nel campo dell'arte musicale.
Da quanto dicono i suoi paesani, per vivere faceva di tutto: l'orologiaio, il musicista e il contadino. Coltivò il suo appezzamento di terra e con i proventi delle altre attività complementari riuscì ad implementare l'economia domestica.
Che dire? non gli mancava niente! ma quel tarlo lo divorava: voleva contare qualcosa nella società. Essere conosciuto dalla gente per strada, essere famoso. E fu per questo motivo che andò ad esibirsi negli studi di una tv locale. Qualcuno rise davanti a quel signore anziano e al suo spartano strumento. Qualcun altro lo ammirò e ad altri non fece nessun effetto. ma lui tornò a casa, quella sera, felice per avere raggiunto il suo obbiettivo: aveva fatto conoscere al mondo la sua invenzione.

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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