Un tempo i grandi latifondisti, per lo più nobili, curavano dappresso i lavori nei campi e intervenivano con decisione per incrementare la produttività e far lavorare alacremente le maestranze malpagate con ogni mezzo. Vessazioni, improperi, erano all’ordine del giorno ma dopo le prime rivendicazioni sindacali, i morti e l’occupazione dei terreni incolti o abbandonati, i proprietari terrieri decisero di adottare sistemi di controllo poco invadenti per evitare che braccianti e contadini incrociassero le braccia e mandassero a monte colture e raccolti.
Uno di questi, un certo barone Stuckaz, che vantava origini austroungariche, dall’alto del suo cavallo fa cenno al massaro che pronto gli corre appresso. Giunti su un dosso, il barone, scende da cavallo, si guarda attorno con fare circospetto, e rivolgendosi al suo massaro farfuglia: “tu sei il migliore, però devi fare in modo col tuo esempio di far lavorare di più tutti. Vedi io ti stimo e come segno della mia fiducia ti ho portato un uovo, questo è un uovo fresco fresco che mi sono tolto dalla bocca per darlo a te, in segno di stima, quindi mi raccomando fai del tuo meglio e acqua in bocca! Questo deve essere un segreto tra me e te, mi raccomando!”.
Il massaro, contento per l’attestato di stima e la concretezza dimostrata dal barone corse al suo posto di lavoro e ci mise l’anima per non deluderlo.
I giorni seguenti il barone, nel consueto giro a cavallo, nelle sue terre ripete con contadini, pastori, massari, raccoglitrici la pantomima della fiducia e dell’uovo. Completato il giro e avendo coinvolto pressocchè tutti, sicuro della complicità dei beneficiati rimase qualche giorno in panciolle ma quando riprese i consueti giri di perlustrazione si accorse che nell’ultimo periodo c’era stata un po’ di rilassatezza. Allora, il barone Stuckaz, dall’alto del suo cavallo lanciò un urlo: “Attia e l’ovu, attia si dicu attia…”. Ehi tu tu dell’uovo… a questa esortazione tutti indistintamente diedero mano agli arnesi con laboriosità inusitata.
(segue: proclama elettorale)