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giovedì 19 febbraio 2015

Orrori. Dal Califfato, Egitto e Libia approdano in Europa.

Inutile soffermarsi sui sentimenti suscitati dai macellai che hanno sgozzato uomini e violentato donne nel nord Africa. È una barbarie! Non ci sono scusanti!

È irrilevante ai fini del rispetto reciproco delle relative culture dissertare sulle politiche economiche e sul peso che queste hanno sulla crescita armonica dei popoli e di quanti mascherano i loro efferati crimini con la religione e il coltello in mano.

Inutile parlare di derive sociali.
courtesy M.Iannino 2015 "Odio e sangue"
estratto dall'album web


Asserire che Gheddafi teneva ben saldo il tappo africano è da idioti.

La nostra balordaggine mentale preferisce ignorare i drammi di chi sta male piuttosto che penetrarli e tentare di alleviare gli ostacoli.
E poco importa se prima, all'epoca del dittatore Gheddafi, non c'erano migranti e il mediterraneo non era sporco di sangue umano ma lo erano i territori e il deserto prima della linea di confine con la Libia.
L'importante è ignorare. Non sapere degli stenti e delle malattie che consumavano donne e bambini africani. Non conoscere drammi umani perché qualcuno li occultava. I Paesi del NordAfrica, per lo più, sono anni luce lontani dal benessere economico europeo.

Adesso il tappo è saltato. E và bene alla criminalità spicciola e a quella complessa che si camuffa bene nel tessuto sociale evoluto l'esodo di massa.
Di fatto è un grande comodo business! Vuoi perché mancano le sentinelle di Tripoli. Vuoi perché c'è in atto la tratta degli esseri umani. Vuoi perché dietro a tutte queste mostruosità ci sono i signori delle guerre e delle armi.
Vuoi perché noi siamo indolenti fino a quando non ci toccano da vicino e vediamo vacillare le nostre comodità.
E intanto la demenza ammanta i nostri pensieri, protesi, come siamo, ad apparire, urlare, condividere sui social network i drammi e le atrocità testimoniate dai media con “mi piace”corredate da faccine piangenti come se fossero roba lontana da noi.

venerdì 21 ottobre 2011

gheddafi: epilogo di un dittatore

Libia: epilogo di una dittatura durata 42 anni!

La fine di ogni regime ottenuta con la violenza non può essere idilliaca per chi ha governato e nel caso della Libia che stava sotto il giogo di un despota paranoico e megalomane non poteva essere da meno.

Per Gheddafi e i suoi è giunta la fine. Eliminati fisicamente, trucidati dalla stessa violenza che il regime del colonnello usava nei confronti dei dissidenti, contrariamente ai programmi che si era fatto il rais e cioè morire da martire,  una nuova pagina politica si apre in medio oriente. Qualcuno pensa che da oggi in poi sarà peggio perché la Libia cadrà in mano agli integralisti ma dimentica la fine che Gheddafi riservava ai suoi nemici, probabilmente gli stessi che chiamava “ratti da sterminare” durante la rivoluzione che lo ha spodestato.

Questo non giustifica la violenza o la guerra e le ritorsioni sui vinti. E neanche le prese di posizioni giornalistiche che tendono a fuorviare le menti.
Gheddafi non è stato “assassinato” come titola polemicamente “Il Giornale” di oggi! Gheddafi è andato incontro al suo destino. Un destino che diventa, purtroppo, l’epilogo naturale dei despoti che hanno seminato odio e violenza mentre tengono per loro gli agi del potere.

sabato 26 febbraio 2011

il Presidente Obama firma le sanzioni contro Gheddafi

FINALMENTE QUALCOSA DI CONCRETO!


OBAMA FIRMA LE SANZIONI. 
E CON UN COMUNICATO, LA CASA BIANCA DICHIARA CHE:
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato una serie di sanzioni contro la Libia, tra cui il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi e dei suoi familiari.
 
L'ordine esecutivo è in vigore da subito e consiste essenzialmente nel blocco dei beni di Gheddafi e di almeno quattro suoi familiari: Ayesha, generale dell'esercito, nato nel 1976 o 1977; Khamis, nato nel 1980; Mutassim, consigliere per la sicurezza nazionale, nato intorno al 1975 e Saif Al-Islam, nato il 5 giugno del 1972.

Tra le motivazioni citate da Obama per giustificare le sanzioni c'e il fatto che Gheddafi, il suo governo e i suoi stretti collaboratori hanno «preso misure estreme contro il popolo libico, tra cui l'uso di armi da guerra, mercenari» per commettere «violenza contro civili inermi».

In una dichiarazione diffusa dal suo portavoce, Obama scrive che «il governo di Gheddafi ha violato le norme internazionali, la decenza comune e deve essere considerato responsabile. Per tali ragioni queste sanzioni colpiscono il governo Gheddafi, mentre proteggono gli asset che appartengono al popolo libico». Obama ha infine inviato una lettera di spiegazioni al presidente del Senato e della Camera dei Rappresentanti.


giovedì 24 febbraio 2011

Gheddafi, Criminale!

Giorni di terrore in Libia e a scatenare la carneficina è un pazzo, uno che ha tenuto uniti col terrore le tribù e che per mantenere il potere ha messo i suoi familiari a capo d’importanti ministeri così da controllare da vicino i meccanismi e la gestione della nazione. Gli squilibri di questo signore si sono manifestati in più occasioni e qualcuno ha riso oppure ritenuto di assecondare la sua ipocondria ed ha stipulato accordi. L’Italia stessa dipende per una buona percentuale energetica dagli umori gheddaffiani.


©RIPRODUZIONE VIETATA
Un pazzo che ordina rabbiose incursioni militaresche; schiera i mercenari contro il popolo libico in rivolta per la democrazia; fa bombardare Tripoli. al momento le notizie riportano cifre drammatiche: oltre 10mila morti tumulati in fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli per evitare pestilenze e 50mila feriti.

Chi riesce a fuggire dalla Libia e arriva nel centro di accoglienza siciliano, racconta di un Paese nel caos, preda di una violenza inarrestabile. Il regime di Gheddafi cadrà in questi giorni o non cadrà più. Cadaveri nelle strade, ammutinamenti, città assediate; è l’ora del tutto per tutto.

Insomma, siamo spettatori di una guerra civile per la democrazia e ancora nessuna delle grandi potenze s’indigna e manda forze di pace. Eppure Bush, Berlusconi e Blair non sono rimasti a girarsi i pollici neanche un minuto quando si è trattato di assediare l’Afghanistan… senza contare l’assedio pacifico dei profughi sulle coste italiane e del mediterraneo tutto che se non sarà accolto con piani europei mirati avrà un effetto devastante per le vite umane costrette alla peregrinazione e per le economie degli Stati interessati dalla migrazione.
È anche il momento di pensare al dopo! Alla convivenza pacifica e alla collaborazione tra i popoli.

martedì 31 agosto 2010

Politica e etica in affari, la lezione di Gheddafi

Quando si dice l’associazione d’idee:

Sgranocchio per diletto una bella pannocchia bollita.
Addento di gusto i chicchi opulenti e mentre assaporo il delicato seme, di colpo penso a quando, in un tempo non molto lontano, per molti era l’unico pasto della giornata. Sì, perché negli anni della miseria non c’era una grandissima varietà di scelta nei supermercati anche perché non esistevano!
Non c’erano soldi, non c’era la tv a colori.

Non esisteva il fenomeno del velinismo e le escort erano chiamate semplicemente puttane. Non c’era neanche la possibilità di assurgere, solo per l’avvenenza fisica, a importanti incarichi istituzionali e se per caso una attricetta o una donna posava nuda o avesse mostrato il corpo al fotografo sarebbe stata etichettata in maniera diretta, “donna di facili costumi” perdendo di credibilità e onorabilità.

Oggi, ringraziando Dio le cose sono cambiate. Il mais è una leccornia specie se trasformato in pop corn, lessato e condito col burro… e le donne possono gridare la loro femminilità e dire “la F… è mia e la gestisco da me!”

Anche la cultura collettiva è cresciuta.

Le donne, dopo tante lotte femministe hanno raggiunto il ruolo che compete nella società e possono disporre della loro vita come meglio credono.
Per facilitare l’inserimento sociale è stato creato persino un ruolo istituzionale importante: le pari opportunità! Con un ministero e consiglieri regionali al femminile ad hoc.
E allora, che dire delle pagliacciate di Gheddafi e di quanti hanno programmato il suo soggiorno italiano? Delle 500 ragazze avvenenti che per pochi euro si sono prestate ad ascoltare le sue lezioni.
Finalmente, la farsa è finita. Gheddafi è partito! Ma riportiamo alcuni punti salienti della sua breve quanto tormentata visita:

Oggi, Muammar Gheddafi ha lasciato l'Italia dopo una visita di quarantotto ore carica di polemiche. L'aereo del leader libico è ripartito da Ciampino poco prima delle 13,00. Il soggiorno a Roma è dovuto ai festeggiamenti per il secondo anniversario del Trattato di amicizia italo - libico, prima istituito come giorno della vendetta libica nei confronti degli italiani invasori sempre da Gheddafi, iniziato domenica con una lezione di Islam a 500 ragazze di un'agenzia di hostess.
Ma l'intera visita romana del colonnello libico ha fatto discutere molto. Una tre giorni colorita di tanti show e cospicui contatti commerciali. E andiamo alle reazioni di illustri personaggi della politica: Maurizio Lupi e Mario Mauro scrivono una lettera e dicono «Basta palcoscenico per il rais» mentre Giorgia Meloni, ministro per la Gioventù, si dice infastidita dall'appello alle giovani italiane. Anche nell’opposizione le reazioni non mancano e David Sassoli, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo lo definisce “uno spettacolo avvilente” e conclude dicendo: ancora una volta, «ci siamo fatti ridere dietro dal resto d'Europa».

Il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, pur riconoscendo l'importanza degli accordi commerciali tra Roma e Tripoli, si è detto convinto che il colonnello Gheddafi dovesse essere ricevuto «come un qualsiasi altro cittadino».

E Mara Carfagna, ministro per le pari opportunità, nota alle cronache rosa per il suo book fotografico di aspirante “artista” come mai non si è indignata per il teatrino antifemminista? Un teatrino composto da femminucce con determinate caratteristiche. O forse ha preferito adottare la tattica del silenzio stampa, oppure ha scelto la strada della diplomazia come l’Europa che non ha ritenuto opportuno “commentare le dichiarazioni di mister Gheddafi”, così ha detto il portavoce della vice presidente della Commissione Ue Viviane Reding, riferendosi alle parole del leader libico che aveva chiesto a Bruxelles 5 miliardi di euro l'anno per fermare l'immigrazione irregolare.

Più duro il Vaticano che per “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi, la visita di Gheddafi è stata un' «incresciosa messa in scena» o «forse solo un boomerang», «certamente è stata una lezione, magari pure per i suonatori professionisti di allarmi sulla laicità insidiata». “Avvenire” si chiede soprattutto come Gheddafi - nella «tollerante e pluralista Italia» dalle «profonde e vive radici cristiane» e al tempo stesso capace di «una positiva laicità» - abbia potuto «fare deliberato spettacolo di proselitismo (anche grazie a un Tg pubblico incredibilmente servizievole...)».

E che rispondere all’editoriale pubblicato dal quotidiano iraniano ultraconservatore 'Kayhan', che sabato aveva definito la premiere dame francese, Carla Bruni, "una prostituta" a causa del suo impegno per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e per complicità nell'omicidio del marito. Ma ecco come motiva la sua tesi l’editorialista: "Studiando i trascorsi di Carla Bruni si comprende chiaramente perché questa donna immorale stia appoggiando la causa di una donna condannata a morte per adulterio e complicità nell'omicidio del marito, lei stessa meriterebbe di morire". L'articolo di 'Kayhan', il cui direttore è nominato direttamente dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, rinfocola la polemica tra Iran e Francia, malgrado oggi il governo iraniano abbia tentato di gettare acqua sul fuoco. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast, stamane ha dichiarato infatti che "il ricorso a commenti offensivi contro cariche istituzionali straniere non è corretto e non trova l'approvazione del governo iraniano".
Carla Bruni, la scorsa settimana, ha scritto una lettera aperta alla donna iraniana per esprimerle il suo rifiuto per la pena inflittale. "Perché versare il suo sangue e privare i figli della loro madre?", si leggeva nella lettera della Bruni. "Dal fondo della vostra cella sappiate che mio marito difenderà la vostra causa senza sosta e che la Francia non vi abbandonerà".

Ecco, Mara dovrebbe prendere esempio della nostra Carla Bruni che, pur avendo lavorato e prestato il suo talento nell’alta moda e nello spettacolo, quando è necessario schierarsi per una giusta causa non ci pensa due volte… ma forse questa è un’altra storia. La storia di una donna colta.

il fine giustifica i mezzi

Il fine giustifica i mezzi?

L’onda emotiva è tumultuosa. Spinge a coinvolgimenti immediati e annulla la razionalità analitica.
È bene. È male? A volte sì, altre no! Dipende dalla situazione contingente. È ovvio che se di fronte a fatti eclatanti, effettuati da persone che la logica vuole sopra le parti ma che all’occorrenza si comportano come dei superficiali volgarissimi venditori porta a porta, l’incredulità cede il passo alla delusione. Si rimane delusi davanti a teatrini e donnine figuranti vestite secondo tradizioni lontanissime alle nostre solo per acquisire commesse miliardarie in paesi governati da despoti. Inorridisce sapere che un signore, che avrebbe molto da imparare dalla nostra democrazia e dalla nostra cultura, venga a fare lezioni comportamentali e faccia opera di proselitismo.
Forse chi organizza queste forme d’incontri istituzionali crede che sia più importante aprire mercati dovunque e con ogni mezzo alle aziende italiane purché si guadagni, piuttosto che dare orgogliosi esempi di appartenenza a una Repubblica, una nazione che ha dato arte e cultura al mondo intero.

Che siano questi gl’interessi di Stato? E noi miseri mortali c’interroghiamo, c’indigniamo inutilmente per fatti più grandi di noi che non capiremo mai?

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