La sacralità della vita è messa in un angolo e annullata dalle logiche di potere.
È sempre una ristrettissima cerchia che decide le strategie più vantaggiose. E il vantaggio di pochi non sempre gioca a favore del bene comune. Anzi non lo è mai!
Con sgomento siamo gli spettatori dell'orrenda azione di guerra in Ucraina. Lì c'è la distruzione materiale di tutto quanto è consuetudine quotidiana.
Da un lato le bombe e la violenza distruttrice delle armi e dall'altra vi è la violenza mediatica che trasforma in retorica il dolore causato dalla persecuzione manichea di chi comanda.
Che fare?
Ce lo chiediamo in tanti. Mentre si intensificano le richieste di aiuti umanitari e belliche. Anche nei punti di smercio alimentare si chiede l'obolo per i bambini ucraini.
Intanto gli sciacalli ridono si strofinano le mani pregustando l'affare della ricostruzione come già avvenuto nei campi di battaglia delle guerre precedenti e non solo. È avvenuto anche per la ricostruzione dei luoghi devastati dagli eventi sismici.
Eppure ancora ci schieriamo trascinati dall'emotività. D'altronde come non farlo?
Si può rimanere insensibili davanti a tanto dolore?
La disinformazione è una ulteriore arma usata da entrambe le parti in gioco. Sì un gioco simile a quello che molti si misurano coi video game ma con la straziante differenza che lì i campi di battaglia e la distruzione è reale come sono reali i sacrifici connessi all'abbandono forzato dei morti.
Un mese e qualche giorno, più quelli serviti alle diplomazie e ai servizi segreti per pianificare strategie d'attacco e difese.
Mi chiedo: a chi serve tutto ciò. A chi giova?
Per quanto tempo la filiera delle armi produrrà macchine di morte.
Ecco, il tempo intercorso dall'inizio della lite e si è passati dalla parole ai fatti è un'eternità, un buco nero che ha inghiottito e sotterrato ragioni e materia fatta di corpi di persone innocenti mandate al macello. Nessuna ragione, nessuno nessuno!, può arrogarsi il diritto di aprire macellerie umane e stare a guardare comodamente dietro un monitor posizionato al sicuro tra le mura solide di un bunker.
Che fare? Oltre a parlare, pregare e sperare. Oltre a sparare con armi d'offesa e annullare vite umane, togliere speranze e oscurare le menti anche quelle lontane dai campi di guerra?
Qualcuno ha detto che una società più giusta e equa può nascere abolendo l'ignoranza e condividendo la gestione pubblica delle ricchezze a favore della collettività.
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