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mercoledì 25 luglio 2012

Calabria, Roccelletta, dopo Staccioli, Buren

Roccelletta di Borgia: l'imene di Buren sull'ovale della basilica
L'imene dada color sanguigna di Daniel Buren più che rimarginare antiche e recenti ferite subite dalle rovine situate nel parco archeologico della Roccelleta inquieta!
Simile al rito tribale dell'infibulazione, il rossastro imene di plexiglas ingabbiato col ferro; posto lì, sull'ovale della basilica, al posto della spavalda meridiana in ferro che nella edizione dello scorso anno penetrava lo spazio, è uno sberleffo. Un insulto! Non un'azione dada, visto il prezzo.

E se, per alcuni, entrambe le azioni sono attuate per “conservare” una illegittima e infondata autorità sui tempi sacri degli amori terreni, (pare che il rifacimento chirurgico di un imene costi attorno ai 4.000 euro) per le donne di una certa cultura è, ancora adesso, logico sottomettersi al rito della “conservazione intima” tant'è che sono le donne anziane della stessa famiglia a praticare il raschiamento delle labbra vaginali delle fanciulle così da tutelarne l'illibatezza fino al matrimonio.
Usanze barbare! Grideremmo noi occidentali. Pronti a scendere in piazza, gridare, scrivere parole di fuoco contro l'inciviltà a favore della tutela del tempio sacro come facevano un tempo le femministe che gridavano nelle piazze: la f... è mia e la gestisco da me!

E la terra? La storia? La Calabria, perchè non le sentiamo nostre?
Perchè lasciamo ancora che le cose accadano nel silenzio? Per paura o speranza? Paura di chi detiene il potere nella speranza che qualcuno si ricordi di noi indigeni. Noi calabresi testoni! Noi caproni che non capiamo niente. Noi che non sappiamo disinnescare i saperi confezionati da una miriade di falsi artisti poeti eroi. Noi, siamo, all'occorrenza, fiancheggiatori e fiancheggiati.
Ma c'è anche chi non ci sta! Non ci sta per amore verso una terra che non merita dirigenti simili.
Queste semplici motivazioni spingono a scrivere caparbiamente quanto osservo.
E con caparbietà continuo a scrivere contro le azioni incomprensibili di una classe dirigente attenta solo alle clientele, agli amici, ai pacchetti preconfezionati dalle lobby che governano il mercato dell'arte.

Niente di personale contro Daniel Buren che, dopo aver contestato il mercato, si è lasciato fagocitare dal sistema.

domenica 20 gennaio 2013

politica antimafia in campagna elettorale

Il pensiero dominante dell'antipolitica si misura concretamente nelle candidature antimafia e nelle quota rosa di liste e listini dei partiti.

courtesy Mario Iannino©
"vasi comunicanti" courtesy archivio M. Iannino

Politica, quote antimafia, quote rosa in parlamento e senato sono davvero indici di buona gestione del governo? mi spiego meglio: avere nel proprio cv un parente morto per mano mafiosa, terrorismo e quant'altro sinonimo di delinquenza, fa del titolare un buon dirigente o serve dell'altro?

Di sicuro rimanere vittime di mafia non è cosa piacevole. E chi resta in vita lotta contro il malaffare. Fa proseliti. Conferenze. Pone il suo tempo a disposizione della collettività affinché non si ripetano mai più crimini analoghi. Lo fa per se, per ricordare le vittime e per le nuove generazioni. certamente non per vedersi cooptato nell'arena politica nazionale o regionale. 
I marpioni dell'antipolitica conoscono benissimo gli umori del popolo e sono certi che il nome di una vittima, che sia di mafia o di guerra, meglio ancora se reduce di fatti freschi della malagiustizia, porta molti voti emotivi.

Negli ultimi decenni quanti sono state le vittime della mafia?
Oltre ai magistrati Falcone e Borsellino, Della Chiesa, Scopelliti, nomi eccellentissimi che sono diventati il simbolo del martirio civile; ma chi ricorda quelli delle scorte o dei tanti cittadini comuni taglieggiati quotidianamente?
Probabilmente pochi! Pochissime persone ricordano i nomi o conoscono gli imprenditori che lottano tutti i giorni o rimangono vittime ignote. Invisibili alla società perché non interessano ai media. Ma quelli diventati icone dell'antimafia sono ricercati dalle forze politiche.
Borsellino ha detto di no! Ha detto no con chiarezza a Ingroia e ha rifiutato il posto sicuro nella lista civica del magistrato motivando la sua risposta con argomentazioni che hanno fatto onore al suo reale impegno nella lotta contro le mafie. Mafie palesi che i giornalisti assegnano nomi luoghi e casati. Delinquenza comune, manovalanza e capibastone. E tutto si ferma lì. Al caso folkloristico delle lupare e dei ladri di polli che si ammazzano per la supremazia territoriale.

È confacente far diventare i drammatici fatti personali dei biglietti da visita da spendere continuamente nei talk show e aprire le porte ai giochetti della politica?

Stesso discorso vale per le quote rosa, tirate in ballo dagli strateghi per indorare la pillola e far sembrare equo e democratico il pensiero che guida le lobby presenti nei partiti per non farli sembrare tali e poter gridare inventive a quanti hanno gli occhi aperti e guardano alla gestione della cosa pubblica in maniera pragmatica.

Concludendo, i problemi attuali non sono le liste e le rappresentanze ma il pensiero che guida i partiti e le coalizioni. Le disuguaglianze create dal capitalismo e dalle ideologie antiumane attuate in nome dello spread da Monti e i partiti che lo hanno appoggiato e continuano a osannare la famigerata agenda Monti.


mercoledì 13 novembre 2013

Morte e povertà in nome della globalizzazione

Ma davvero qualcuno pensa che a Roma sono tutti incapaci? Io penso proprio di no! Lo dimostrano i non
La presidente della Camera dei deputati 
Laura Boldrini
 in visita istituzionale in Grecia incontra
il principale leader dell'opposizione
e il Presidente di Syriza Alexis Tsipras.
politici, i cittadini comuni che s'interessano d'altro quando rispondono alle domande dei giornalisti.
Chi sta in mezzo ai problemi della gente comune e li vive inizia a guardare ai battibecchi dei talk show con diffidenza. Capisce che è tutto organizzato. Capisce che i politici vanno in televisione facendo i finti tonti. Politicanti arrivati a Roma perché voluti dalle lobby e da chi avrebbe da perdere i diritti acquisiti. Cani da guardia messi lì per tutelare gli egoismi di Gentaglia col pelo sullo stomaco!

Non è uno sfogo ma l'amara considerazione di quanto sta accadendo in Italia e in Europa. Quell'Europa che non ha saputo neanche scimmiottare le Nazioni Unite d'America. Quella “Merica” solidale per statuto che è andata a salvare un suo Stato dalla bancarotta causata dagli errori noti e diffusi anche da noi che si chiamano corruzione, ingordigia, disoccupazione, egoismo.

Mi ha fatto molto male sentire la Boldrini a “Ballarò”! Assurdo quanto sta succedendo in Grecia per colpa di una classe dirigente che si è venduta anche la madre pur di ingozzarsi. Gentaglia che ha imposto ai più deboli ogni sorta di degrado. Assassini! Torturatori! Non ci sono altri modi per definire chi ha tolto la possibilità ai poveri di curarsi. Pagare mille euro per partorire in ospedale e avere il certificato medico, impedire ai diabetici di avere le medicine necessarie, lasciarli penare fino all'estremo stadio e ricoverarsi in extremis per avere amputati gli arti è disumano!

Tutto questo grazie alle politiche assurde fatte in nome di una fantomatica Europa Unita guidata dalle logiche della Germania e dagli Stati membri forti. E l'Italia, Grecia, Portogallo, Cipro ecc. non sono tra questi.

Occorre rivedere il tutto!

sabato 25 giugno 2016

Br€xit, evitare un altro flop

Br€xit. Quello che avrebbe dovuto essere e per certi aspetti sembrava un “matrimonio” tra gente civile accomunata da passioni per la pace e la convivenza solidale inizia a dimostrarsi per quello che è realmente: un agglomerato tenuto insieme dagli interessi economici e finanziari

j.c. juncker, presidente commissione eu

L'Europa, così come l'abbiamo vissuta giorno dopo giorno e crisi dopo crisi, ha dato la sensazione di essere stata lasciata in mano alle lobby che hanno tessuto accordi e curato affari. Si è dimostrata una Unione tra matrigne coalizzate per favorire il benessere ai pochi figli legittimi: banche, finanzieri, multinazionali e industrie trainanti dei settori più disparati.

mercoledì 26 ottobre 2016

Disuguaglianze sociali, ricchezza e povertà

Le uniche risposte serie ai problemi attuali che affliggono l'umanità non li dà la politica ma la chiesa!

"luci riflesse"


La politica è asservita ai mercati, alle borse, agli industriali e ai banchieri.

Niente di nuovo, dunque.
L'informazione è piena di personaggi corrucciati che spiegano come cambiare verso alle storture e alle disuguaglianze sociali scaturite dalle povertà imposte.

Nel duello americano, tra i due mali si spera nel meno peggio. Almeno lì si vota. E chiunque sarà presidente sarà espressione degli americani.

In Italia, le lobby, dopo averlo costruito e indottrinato, hanno cimposto un cavallo politico di razza alla guida del Paese. Uno stallone da esposizione. Eloquente. Persuasivo. In grado di vendere il ghiaccio agli esquimesi.

giovedì 25 agosto 2016

Lotta di classe.


Si diceva proprio così: lotta di classe! Che significava rivendicare e difendere la parità dei diritti dei cittadini. Per questo motivo non si accettavano compromessi sfavorevoli o dannosi per le classi povere. Emancipazione significava rivendicare il concetto di uguaglianza, impossessarsi del diritto allo studio, la cultura vera e rivisitare la storia mondata dalla faziosità delle classi dominanti.
Per questi motivi i rappresentanti delle classi sociali tenevano alto il tono dei rispettivi temi ideologici.
Lotta di classe, si definiva!
Non necessariamente cruenta. Ma Determinata, sì!
Poi venne il caos.  furono manipolati idee e concetti. Le lobby penetrarono scientificamente le strutture dei partiti dei lavoratori. Nelle fabbriche s'infiltrarono cellule eversive composte di persone convinte di dovere forzare la mano con la violenza.
Il psi si disgrego'. Il PCI si imborghesì a tal punto da mutare pelle e essere visto come il nemico delle classi povere che accettava fondi e sovvenzioni dagli industriali non accontentandosi più dell'autotassazione degli iscritti e dei simpatizzanti. Nonché dei rubli mandati dall'ex URSS.
L'apparato costava troppo.
L'epilogo è storia recente.

Tag: politica, opinioni, società

Catanzaro. Dirigenti del PCI sul palco durante un comizio in piazza prefettura negli anni '80
Da sinistra: Natta e Politano in primo piano

giovedì 14 gennaio 2010

Kerouac, Ginsuberg, scrittori della beat generation


Jack Kerouac, Allen Ginsberg e il movimento beat
Il sogno della generazione beat non dura a lungo e come tutti i sogni cessano al mattino. L’impatto col giorno riporta le menti all’amara realtà, alle prese con le teorie pratiche voracemente consumistiche, freddamente gestite dalle lobby di potere.
L'enorme campagna pubblicitaria condotta in America sul fenomeno beat riesce ad inflazionare il movimento stesso. Condiziona il vasto pubblico che, indottrinato, ripete i luoghi comuni del battage pubblicitario o i pregiudizi della critica conservatrice. Insomma, si evidenzia soltanto l'aspetto esteriore della vita beat. Diventa una moda la cui connotazione esteriore è ravvisabile nei capelli lunghi, barba incolta, vestiti estrosi, conseguenza sicuramente lontana dall’intenzione dei promotori.

La generazione del secondo dopoguerra s’identifica negli scritti di Kerouac e Ginsberg che, per le tematiche trattate, li elegge idealmente portabandiera del movimento pacifista.
I libri beat, negli anni sessanta, sono accolti dalla critica con severità e asprezza; tant’è che il successo di "Sulla strada" di Kerouac e "Urlo" di Ginsberg, è marchiato dai critici come un fenomeno di curiosità collettiva, un fatto di costume e li bollano di letteratura sgrammaticata, prosa scomposta, verbosità sterile priva di poesia innovativa.
Quando Kerouac dichiara di professare il buddismo e dedicarsi alla meditazione zen, i detrattori del movimento letterario beat riprendono a confutare l’assenza innovativa e asseriscono che l'intera faccenda beat è e rimane un fenomeno esclusivamente pubblicitario. Incuranti, Kerouac e Ginsberg continuano a scrivere e pubblicare anche scritti degli anni precedenti, quando, sconosciuti, aspettano un editore disposto a pubblicare le loro opere.
Intorno alla metà degli anni 60, arrivano in Europa e anche qui i critici assumono un atteggiamento di raffronto in riferimento alla letteratura europea.
In Europa il movimento beat è subito sminuito e ricondotto alla letteratura esistenzialista francese del secondo dopoguerra. Solo dopo qualche anno in America si sviluppa un’analisi letteraria che differenzia la Beat Generation dalla Lost Generation, rivoluzione attiva l'una e passiva l'altra. Allo scopo di spiegare il rapporto tra passività e misticismo contemplativo della religione Zen.
La prosa di Kerouac, studiata e analizzata a fondo, lascia intendere che non tiene in considerazione l'esistenza del razionale ma solo l’aspetto della realtà biologica e fisiologica. I beat non si preoccupano di distruggere mitologie o sovrastrutture mentali, rifiutano completamente il consorzio umano concepito dalla borghesia capitalista.
Nelle prime opere di Kerouac e Ginsberg si nota l’entusiasmo ai fatti quotidiani come fonte di ispirazione. Questa caratteristica differenzia gli scrittori americani dai fenomeni letterari europei basati su esperienze intellettuali o ideologiche. Da ciò, si intuisce pienamente il rifiuto della scienza intesa come arma di persuasione. Infatti, la generazione beat dichiara che con il lancio della bomba atomica si decreta la fine dei tre mostri che hanno distrutto la gioventù dei precedenti trent’anni, Freud, Marx e Einstein. Sintomatica, quindi la differenza tra certa poesia beat e le folgorazioni di Rimbaud o le illuminazioni di Blake, pur riconosciuti dai beat come gli europei più vicini alla loro poetica.
Le visioni metafisiche di Ginsberg non sono concettuali come quelle di Rimbaud ma sono deformazioni di immagini concrete, carnali, che possono andare da un semaforo ad un'insegna al neon. Anche Kerouac, considera necessario vivere la vita con passione e scrivere per la propria felicità personale. Kerouac consiglia di scrivere “con eccitazione in fretta fino ad avere i crampi in accordo alle leggi dell'orgasmo”. Si rifà in questo alla scrittura automatica, all’improvvisazione jazzistica per conferire un ritmo serrato ai suoi scritti. Le parole dello slang beat sono violente, incisive, veloci e monosillabici, carichi di tensione e potenza allusiva.
La vita di Kerouac e dei beat non finisce in rovina come quella dei dadaisti o degli espressionisti o dei surrealisti europei, ma comincia in rovina. Per i beat non c'è futuro e non c'è passato nel caos del mondo, esiste solo un istantaneo presente, inesplicabile e nemico, che solo la liberazione dalle dimensioni dello spazio e del tempo può far provvisoriamente superare. Gli elementi per superarle sono fisiologici (come l'orgasmo) o mistici (come le visioni) o passionali (come il jazz) o artificiali (come la droga). La qualità fondamentale di Kerouac e dei beat va ricercata nell'intensità emotiva, nelle immagini dense e vibranti.
La cultura Beat ha segnato l'intera generazione del secondo dopoguerra e ancora oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, è innovativa e rivoluzionaria.

venerdì 14 febbraio 2014

Matteo vs Enrico per amore di Italia

Enrico Letta è stato messo all'angolo.


L'esercito dei giovani rottamatori invade le trasmissioni televisive e le prime pagine dei giornali per inneggiare alle doti del loro capo Matteo Renzi.

Un Matteo decisionista. Determinato. Innovatore. Con lo sguardo rivolto ai bisognosi. Al lavoro. Alle aziende e alle banche.
Già ... ( quanto influisce l'azione dei poteri forti rappresentati da banche, aziende, lobby e gruppi camaleontici che si aggirano e abitano i palazzi che contano e determinano le azioni dei governi?)

Non c'è che dire. È davvero un segnale altissimo di democrazia quanto sta avvenendo in Italia: il segretario del PD, dopo avere suggerito la politica da mettere in campo al suo esponente che ricopre la carica di Capo del Governo, mentre lo assicura, lo accoppa e pretende il suo posto.

Dai primi commenti dei suoi collaboratori non risulta la benché minima innovazione nella compagine governativa. Stessi attori, e giocatori che sono l'emanazione dei partiti che sorreggono l'armata Brancaleone, dovrebbero accelerare una serie di leggi e leggine abbattendo gli ostacoli eretti da loro stessi.

Non si vede nessuna innovazione.
Sfasciare un governo che ha fatto poco per comporne un altro con gli stessi partiti sostituendo il capo dell'esecutivo non dà nessuna speranza d'innovazione possibile per quanto concerne i bisogni reali del Paese e della gente che lo abita.

Ma poi è davvero espressione del pd questo giovane Matteo?

Il tempo darà ragione. Non un tempo lontano. Già dalle prime mosse capiremo se è dotato di buoni propositi oppure è il solito fantoccio messo lì da qualcuno che pensa a tutelare interessi privati mascherandoli con emergenze pubbliche tenendo sotto ricatto un Paese intero.

domenica 17 aprile 2016

Per la Vita


Ho esercitato il mio diritto di voto con l'intima intenzione di preservare la democrazia, anche se oggi appare minima e pilotata dagli interessi economici dei gruppi infiltrati nelle maglie del potere politico.


Anche se il referendum, questo referendum, è, ai miei occhi, una farsa.
Ha ragione Napolitano nel dire che è irrilevante la consultazione per abrogare un qualcosa che non preserva l'ambiente e non impone niente alle società estrattive se non annullare l'automatismo delle proroghe degli impianti già in funzione.

Una buona politica avrebbe dovuto imporre e pretendere tassativi piani di smaltimento dei rifiuti. Conoscerne gli stoccaggi, il tragitto completo e i siti di smaltimento. In poche parole: avrebbe dovuto tutelare l'ambiente e i cittadini di oggi e di domani.

lunedì 10 febbraio 2014

Svizzera, vincono i sì, prigionieri della paura

La Svizzera si barrica e chiude le frontiere. Stop ai frontalieri e alla libera circolazione.


Vince la paura.

La crisi economica ha scassinato le ultime barricate ideologiche. La paura di restare senza lavoro in casa propria ha indotto gli elvetici (non è la prima volta) ad indire un referendum sulle immigrazioni nel loro territorio. E disattendendo gli accordi europei sulla libera circolazione dei cittadini negli stati membri lasciano passare l'isolamento nazionale.

I più agguerriti sono nel Canton Ticino, quello, per capirci, di lingua italiana, che riceve quotidianamente 59310 lavoratori frontalieri italiani per lo più provenienti dal varesotto e, guarda un po', questa volta a protestare è la lega nord. “Gli svizzeri fanno i loro interessi accogliendo le imprese italiane e i nostri capitali, salvo poi chiudere la porta in faccia ai nostri frontalieri quando la crisi comincia a farsi sentire fra i lavoratori d’oltreconfine – dice il senatore Stefano Candiani– Il problema è che il nostro governo non sa e non vuole fare altrettanto, tutelando veramente le migliaia di lavoratori delle province di confine”.

Matteo Salvini, il nuovo segretario della lega lancia un cinguettio e giura battaglia: “presto un referendum anche in Italia”.

La guerra tra i poveri di cervello è iniziata da un bel po' tanto è vero che ce li siamo trovati al governo in Italia e grazie alla loro enorme ignorante supponenza stiamo ancora pagandone lo scotto.

In Italia siamo alle prese con la legge Bossi/Fini e col famigerato “porcellum” di Calderoli.

E fin quando non cambia la mentalità degli italiani che guardano al proprio ombelico come se fosse il centro del mondo e degli europeisti forzati dalla paura di perdere le ricchezze territoriali perché invasi dalle orde barbariche sottosviluppate e affamate dalle lobby affaristiche mondiali, fino a quando non ci sarà emancipazione culturale e accettazione fraterna dell'altro, la paura farà da padrona e guiderà le azioni bieche del nostro vivere, per dogmi, la quotidianità.

sabato 28 febbraio 2015

Sanità, Calabria chiama Renzi

SANITÀ: CHE CASINO!


A memoria d'uomo è la prima volta che vediamo scendere in piazza medici e personale sanitario per gridare rivendicazioni sacrosante alla classe politica.

Una buona fetta di manifestanti è schierata con il presidente Mario Oliverio. Chiedono con fermezza che venga affidata a lui la gestione commissariale della sanità.

Già, il commissariamento del comparto sanità in Calabria è in atto da divesre legislature ed è sempre stato affidato al presidente della regione salvo negli ultimi mesi quando la Lorenzin, ministro della salute del governo di Matteo Renzi, mandò l'ex generale della finanza in pensione Pezzi.

Inutile addentrarsi nelle questioni politiche, anche perché verrebbe da dire: e Renzi?, dov'è il suo decisionismo? Perché non impone al ministro di darsi una mossa e scendere in Calabria come ha fatto in campagna elettorale? O più semplicemente perché, visto che è nelle sue prerogative, non conferisce l'incarico a Mario Oliverio?

Cosa c'è dietro il “pacchetto”salute in realtà? Cosa si nasconde agli occhi di noi comuni cittadini?

Intanto la sanità è allo sbando e non esercita il ruolo sociale che le è proprio. Attorno la questione sanità gli animi si accendono. C'è chi imputa a “Tonineddhu Gentili”, affettuosamente così evocato in gergo reggino da un signore in una tivvù locale, la colpa del casino che si è sviluppato. Secondo il signore in questione è Gentile, il senatore, a pressare sulla Lorenzin perché vuole un suo uomo o donna nella funzione di commissario pur essendo. L'NcD, perdente di brutto all'ultima tornata elettorale.
D'altronde i casi di mala gestione sono stati documentati dalla Corte dei Conti e dagli organi di Governo. Tra tutte le assurdità basti ricordare il nuovo centro per il cuore di Reggio Calabria, costruito e assemblato con macchinari all'avanguardia ma, inutilizzabile per mancanza di personale.

 esempio di apparati inutilizzabili per mancanza di personale
 ai riuniti di reggio calabria 

mercoledì 10 gennaio 2018

Bla bla bla

 Presidenti candidati sappiate che:

È comprensibile che il ruolo di chi governa sia quello di spegnere gli incendi appiccati da chi vuole cavalcare i malcontenti e trasmettere tranquillità a quanti stanno messi male, ai vecchi e nuovi poveri, ai malpancisti di mestiere. È comprensibile ma non ammissibile che si parli degli obiettivi raggiunti per il solo motivo del mantenere la quiete sociale mentre nel paese la gente continua a stentare per arrivare a fine mese. ma questo problema strettamente economico la classe dirigente non lo sa o non gli appartiene


Pagare le bollette in tempo è un gioco di magia. E quando si è riusciti a farlo ecco che arriva un altro imprevisto. Una rottura in casa. Un problema con la macchina. Senza contare i problemi di salute che non mancano mai.

L'istat, secondo Gentiloni e compagni, conferma il più alto numero di occupati da 40 anni ma non parla delle tutele annullate e perdute dei lavoratori. La corsa all'emancipazione è stata minata dalle decisioni di una politica asservita ai poteri dei mercati e dei mercanti di braccia e cervelli.

Le lobby hanno vinto! Il malaffare ha vinto.
Inutile parlare della politica come servizio. Chi si mette in politica è guidato da chi lo mette al potere per governare gli eventi sociali. Assoggettare le menti fino ad appiattirle su questioni futili e depistarle dal vero senso degli andamenti sociali ed economici.
Sarà un caso che da qualche tempo gli imprenditori fanno il bello e il cattivo tempo? Per ultimo (e qui sembra che anch'io cada nel tranello delle notizie stupide) la decisione del governo di fare pagare ai consumatori le buste bio dei reparti ortofrutta dei supermercati.
Da uno a cinque centesimi per ogni busta che, se si è fortunati, arriva appena in tempo dal negozio a casa, tanto che sono delicate e inconsistenti. Anche volendo è impossibile usarle per la spazzatura!

Ma torniamo a parlare di lavoro. Il lavoro che non c'è o che se c'è è sottopagato persino dallo Stato stesso. Basta guardare alle vertenze dei lavoratori prestati ai comuni, i cosiddetti lsu o lpu. Lavoratori socialmente utili o di pubblica utilità (a trovare definizioni mirate siam davvero bravi) che fanno di tutto nella pubblica amministrazione ma che sono sottopagati e sfruttati dagli enti che attingono ai loro servigi.

L'allarme lanciato più volte dal Santo Padre Papa Francesco è serio. Stiamo assistendo all'oscurantismo sociale più sconcertante proprio quando si pensava di essere usciti dal buio fortificato dall'ignoranza. Inutile parlare di cervelli in fuga. O pensare di eliminare le tasse universitarie. Erigere muri. Militarizzare i confini. Armare eserciti. ...

mercoledì 13 ottobre 2010

quanto perde la rai senza Annozero?

Che vi sia un braccio di ferro in atto tra il dg della rai Masi e Santoro non vi sono dubbi. Ora non voglio sindacare chi ha torto o ragione ma la decisione disciplinare applicata da Masi poiché alto dirigente dell’azienda televisiva pubblica italiana che si regge con i soldi degli abbonati e con la pubblicità ha un sapore di stampo autoritario.
Io sono il capo e decido chi va in onda e chi no. Chi sanzionare e chi no!

Tutte le aziende, le grandi aziende serie degne di questo nome, hanno un contratto aziendale e in tutti gli accordi esiste sempre la possibilità d’impugnare la sanzione disciplinare da parte del dipendente prima ancora che parti la punizione. Qua, invece rasenta la dittatura dei gerarchi e a nulla valgono le prese di posizione degli utenti e del resto dei componenti il cda. Che dire? È paradossale! È un comportamento insensato che, tra le altre possibilità procura aggravi economici alla rai se dovesse far saltare ben due puntate di “Annozero”.

Questo episodio la dice lunga sulla gestione, tutt’altro che aziendalistica, di dirigenti e personaggi designati dai partiti o da lobby. Di certo, la loro presenza non serve a gestire al meglio il bene e le ricchezze comuni.

domenica 1 novembre 2020

dad? Ha ragione Azzolina

Silenzio! Facciamo silenzio e ascoltiamo il passato. Ricordiamo le scelte di chi ha governato e di chi è stato all'opposizione ed ha consentito i tagli alla viabilità nazionale i tagli alla sanità le privatizzazioni e la vendita dei beni demaniali.


La situazione emergenziale del momento non è figlia del covid19.


La chiusura delle attività che possono incrementare i contagi e l'isolamento interpersonale è un'esigenza dettata dalle scelte assassine imposte nel passato dalle classi dirigenti.

Scelte operate dalla politica in funzione dell'economia nazionale che guardava alla ricchezza privata supportata dalle lobby che bivaccavano e condizionavano il transatlantico.


Ora siamo in un cul de sac. E per salvare il salvabile è necessario chiudere le porte di casa. Lavorare da remoto e studiare da remoto. Sempreché si ha la disponibilità economica per risiedere in una casa super connessa.

Una casa servita da banda ultra veloce in cui ogni componente familiare ha a disposizione un terminale idoneo alla videoconferenza.

Purtroppo non tutti hanno queste possibilità e anche se ormai quasi tutte le società di telefonia offrono per 10€ un pacchetto tutto compreso tra giga, telefonate e messaggini di certo non si può seguire una lezione su uno schermo di pochissimi centimetri quadrati.

Ho avuto modo di osservare la didattica a distanza in quest'ultima chiusura delle scuole cittadine a causa del contagio covid e posso assicurare che è stata un'esperienza devastante:

segnale a intermittenza, immagini e parole in sintonia con l'imminente illuminazione dell'albero di Natale e bambini che andavano in paranoia, altri annoiati che decidevano di spegnere la connessione. Link fantasmi e connessioni inesistenti affidate a personale che non è preparato per la didattica a distanza.


Ha ragione la Azzolina!


Le lezioni devono essere svolte in presenza! Lezioni frontali e contatto umano se pur distanziato e con le dovute precauzioni ma in aula!


E che questa emergenza rimanga impressa nella mente di tutti. Che sia maestra per le presenti e future decisioni quando si intende imporre , anzi, anteporre il profitto economico dei singoli e della nazione al benessere sociale.

sabato 3 maggio 2014

Piero è rock, Matteo è Pinocchio

Chi è contro Pelù è in malafede.
la svendita del lavoro

Ho letto e riletto e persino guardato la clip incriminata del concertone e non ho trovato niente di fazioso in quanto ha detto Piero Pelù che, anzi, sembra una delle poche voci schierate coraggiosamente a sinistra.

D'altronde cosa ha detto? Ha detto che c'è bisogno di lavoro dignitoso e ben pagato! E chi avrebbe dovuto reagire a muso duro contro queste parole? Avrebbero dovuto reagire quelli che portano le aziende fuori dall'Italia perché pagano meno la mano d'opera e sfruttano gli aiuti della comunità europea a loro vantaggio e non per creare benessere nelle popolazioni sottosviluppate.

Da questa vicenda viene fuori tanta rabbia a sinistra quanto a destra che non è ideologica ma affaristica. Vogliamo dirla tutta? 'sti cazzi di 80 euro sono una presa per il culo anche se infondono un minimo di fiducia temporanea nel ceto medio.
Per uscire dai guai economici ci vogliono iniezioni da cavallo! Scelte coraggiose e se necessario imposizioni laddove gli affari economici governano la politica e la produttività.

La smettessero, Renzi e la sua squadretta di saccentini, di fare proclami e promettere riforme fasulle.
Siamo nel mese di maggio e ancora nessuna delle promesse che Renzi ha fatto è stata mantenuta, dopo lo storico #staiserenoenrico e l'immediato colpo di mano al vertice.

E che dire dell'arrogante supponenza renziana? Ma anche a destra il trasformismo è prassi!
Per concludere, questa classe dirigente non può rappresentarci in Europa!

Ha ragione Philippe Daverio (e quanti sono coscienti dell'ignoranza che veste la gran parte dei politici italiani) quando afferma che prima di mandare chicchessia nei luoghi preposti al governo della vita pubblica è necessario sottoporre i candidati a dei test di cultura generale ed essere certi che non siano stati “allevati” coi dogmi dei partiti e non essere sotto scacco di lobby o interessi privati.


mercoledì 13 luglio 2022

Le cannule di mister P

 

La violenza fa paura. La guerra è un abominio!


Ci sono circa 30 conflitti sparsi nel mondo ma quello che più ci tocca da vicino ed è documentato con ogni dovizia di particolari riguarda l'invasione di Putin in Ucraina.

La cronaca sul campo testimonia distruzioni assurde che vivono di teorie antistoriche giustificate da cause teoremi politico-territoriali in cui trovano ampi spazi gli interessi economici e religiosi autoreferenziali.

Morti e distruzione occupano gran parte dei notiziari. Immagini di persone comuni, gente semplice che vive del proprio lavoro piangono sui resti delle macerie e tra la cenere delle derrate alimentari bombardate dalla perfidia putiniana.


E mentre le nazioni europee che dipendono dal gas sovietico corrono ai ripari Alcuni esponenti della politica dimostrano stupore per la chiusura dei gasdotti mascherata da “manutenzione impianti”. È come nascondersi dietro un dito come lo è stato con la grande Z bianca vergata sui carriarmati in marcia verso l'Ucraina. Forse, politici, manager e giornalisti stavano sulla luna quando Putin ha dichiarato guerra all'Ucraina non disdegnando qualche minaccia in direzione dei paesi intenzionati ad appoggiare Zalesnky e il popolo ucraino? ritorsione legittima in sintonia col pensiero bellicoso del despota!

Quando è guerra è guerra per tutti! Disse la vecchietta. Ma non per i nostri strateghi della politica.



Le cause dei conflitti dipendono da politiche territoriali manichee oppure da questioni economiche, quindi dalle ricchezze dei territori e, per ultimo ma estremamente manipolatorio, dal proselitismo religioso usato come arma psicologica dal potere temporale di autarchie.


Nel teatro infuocato dai conflitti l'Africa è un focolaio perennemente acceso.

Siria, Turchia, Egitto, Sudan; Etiopia. Shael: Niger, Bukina Faso, Mali. E in Asia; in lembi di territori che soffrono la fame per altri motivi come nel Myanmar!, gli abitanti sono costretti sotto il giogo di un qualche dittatorucolo da 4 soldi. La guerra in-civile miete vittime tra i manifestanti... annulla vite e sogni.

E poi come dimenticare gli appoggi esterni delle grandi potenze nazionaliste e delle lobby fameliche che nascondono la bramosia dietro bandiere e presidenti pupazzo ostaggi delle mire espansionistiche di diaboliche trame

domenica 8 novembre 2020

Il Generale Inutile

Dopo il ciclone che ha travolto il commissario, generale Cotticelli, voluto dal governo centrale per controllare e magari risanare l'enorme voragine che si è creata nel tempo nel comparto sanità in Calabria, ho spulciato tra le news e pare che il m5s sia stato sempre attento nel fare le pulci ai vari tavoli ministeriali organizzati appositamente.


Tra commissioni varie di “antimafia”, bilancio pubblico, spese sanitarie e salate parcelle ai privati, qualcuno dei deputati 5s dice di avere scritto un libro nero circostanziato sul caso Calabria.


E qui corre l'obbligo di porre una domanda semplice:

essendo il movimento 5 stelle una forza importante e decisiva del governo Conte perché non si è imposta in tempo debito nei meccanismi sanciti dalla Costituzione per evitare lo sfacelo del comparto sanità in Calabria mettendo le prove certe nelle mani del ministro della sanità, di Conte e per conoscenza in quelle del Presidente Mattarella?


I dubbi sono sollevati da tempo.


L'ultimo tavolo che prende il nome “Adduci” dalla funzionaria del ministero della salute che avrebbe dovuto supervisionare e gestirne il corretto funzionamento, pare, sempre secondo il pensiero m5s, che non abbia ottenuto il risultato sperato.

Nei fatti, scandali e rabbia a parte:

La Calabria, I CALABRESI!, continuano ad essere beffati dalle lobby di potere che vedono i cittadini come fonti inesauribili di profitti.


Encomiabili, gli intenti dei cinquestelle, ma devono essere più determinati e incisivi nel porre le denunce!

Devono lavorare per evitare le “Marie” fuori campo che gridano tardivi proseliti “...ti ho detto di andare preparato...” affiancati da finti servili “uscieri” buoni per tutte le stagioni.


Le magagne definite “strategie politiche” depistano le coscienze dei cittadini comuni. Imbruttiscono!

E chissà che non abbia ragione Grillo quando dice che la democrazia diretta è migliore...

sabato 12 marzo 2011

attesa strategica in libia, condizionata in Giappone


Pending 保留中 ريثما

A volte è la diplomazia a suggerire prudenza, invita ad attendere momenti opportuni per compiere interventi decisivi, altre volte sono fattori contingenti a determinare tempi e modalità.

Durante l'attesa gli stati d'animo si susseguono e ognuno, in ossequio al proprio modello mentale, medita sulle possibilità d'intervento.
L'attesa, per gli umani presenta molteplici sfaccettature.
C'è chi aspetta l'amore e chi tempi migliori. C'è chi, durante l'attesa, tesse nuove amicizie; cerca nuovi soci, nuove opportunità per risolvere problemi che stanno a cuore, chi compra o vende sesso e chi acquista nuovi alleati. C'è chi si butta veemente per modificare il corso degli eventi e chi ASPETTA!
Aspetta che passi la notte della follia dei dittatori e c'è chi lotta perché cessi prima che l'attesa si trasformi in indifferenza o che l'oppressore trovi accoliti che per trenta denari vendono l'anima.
E c'è chi aspetta perché la situazione contingente lo impone! Fermo, però, nelle intenzioni di ripartire, rimettere in piedi quanto ha perduto e lavorare per sé e gli altri affinché la democrazia consolidi il sentimento di fratellanza tra i popoli e la consegni alla storia dell'umanità globalizzata su principi fondativi dell'amore universale e non sui profitti delle lobby finanziarie, delle banche e di quanti spingono a installare centrali nucleari perché convenienti.
In Giappone lo tsunami ha provocato danni tutto sommato prevedibili, compresi quelli alla centrale elettrica nucleare che, dopo Cernobyl, si credeva non dovessero più accadere e invece gli effetti devastanti si sono ripresentati grazie ai politici favorevoli che le impongono sul territorio abbagliati dal costo inferiore del Kw, secondo le loro tesi, rispetto alle tecnologie alternative sicure.

mercoledì 19 ottobre 2011

dirigenti nazionali incapaci fuori, prima che...

Vergogna! Questa la risposta alla domanda di Giovanni Floris del professore di teologia Vito Mancuso, sullo stato socioculturale e politico in italia attualmente.

Domanda rivolta a tutti gli ospiti presenti in trasmissione.
L’opinione del teologo fa sobbalzare il ministro Sacconi che, per estrema difesa tira in ballo, strumentalizzandola, la vicenda di Eluana Englaro e quindi la posizione assunta dal giornale “repubblica” sul quale scrive Mancuso e Giovannini anch’egli ospite di Floris.

Ieri sera Floris ha condotto una delle tante puntate chiarificatrici sullo stato di salute della politica in Italia.
Ballarò, ancora una volta si dimostra attenta alle questioni italiane mettendo a confronto le varie anime dirigenziali della politica, della notizia e della cultura operanti in Italia con uno sguardo attento su quello che pensano di noi all’estero attraverso le voci di osservatori americani, spagnoli, tedeschi, inglesi e italiani all’estero.

La vergogna mista all’impotenza sono sentimenti comuni che tutti i cittadini italiani esternano ovunque: al bar, per strada, sui blog, sui giornali e quando ne hanno l’opportunità in televisione.

Ma l’estrema difesa dei dirigenti nazionali asserviti alle lobby di potere non ha confini e non conosce pudore; fa diventare paonazzi di rabbia chiunque, principalmente quanti hanno dato loro fiducia.
Allora cercano capri espiatori esterni per disorientare i cittadini e indurli a facili conclusioni ma non gli analisti attenti, come è avvenuto sul corteo degli indignati a Roma nonostante si sia visto chiaramente persino in televisione quali sono state le forze messe in campo dai vertici dell'ordine pubblico: ragazzini inesperti che non sapevano far funzionare i lanciarazzi per sparare i lacrimogeni! Non avevano l’esperienza necessaria per fronteggiare gl’infiltrati addestrati alla guerriglia urbana.

Per tutta risposta, Maroni, anziché dotare le forze dell'ordine degli strumenti necessari, fondi compresi, dice:

e c'è anche chi suggerisce di far pagare una tassa preventiva ai manifestanti per tutelare le città da ipotetici danneggiamenti. in quanto a fantasia, dobbiamo ammetterlo non ci batte nessuno! 

venerdì 28 marzo 2014

Barak a Roma per una politica americana

Ci hanno voluto stupire con effetti speciali e pacche sulle spalle.




Due leader a confronto: il giovane rampante Matteo Renzi e il navigato Barak Obama presidente dell'America e premio nobel preventivo per la pace.

Roma è stata blindata per accogliere il presidente degli stati uniti d'america.
Al suo secondo e ultimo mandato Barak è corso in aiuto del suo delfino Matteo che dice di rifarsi a lui per traghettare l'Italia fuori dalla crisi.

Si può fare se usciamo dalle teorie e dal giogo delle lobby economiche che coltivano e impongono Logiche che affamano e bruciano i popoli.
Si può fare se la classe politica non è corrotta e invece di indebitare le nazioni con acquisti bellici tipo gli f35 americani che tra l'altro sono difettosi, investe in operazioni socialmente utili quali il lavoro e la dignità che questi conferisce, la cultura che serve per fare evolvere le menti.

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