Tra non molto torneremo al mare.
Apprezzeremo il sole sulla pelle, l'aria salmastra che s'infrange
sugli scogli o mossa dall'elica di un motoscafo oppure solcata da una
barca a remi. Ce ne sono ancora di barche che vanno a braccia?
No, perché pare sia diventato uno
status generale quello di dimenticare le buone e salutari abitudini.
Dimenticare ogni cosa, bella o brutta. E con esse l'autostima. Mi
riferisco a quelle attitudini che abbiamo tutti, basta saperle
recuperare e coccolare, farle irrobustire con la pratica assidua e
applicarle nei piccoli e grandi problemi quotidiani.
E pare che il periodo che stiamo
vivendo, invece, ci abbia ingabbiati in una sorta di isola personale
in cui abbiamo eretto alti muri fortificati al cui interno
raccogliamo il nostro personale tesoretto delle comodità: terminali
che in gergo corrente si chiamano devices, televisori smart, pc,
telefonini!
E questa volta non è come quando
eravamo bambini che giocavamo e sognavamo di essere sulle torri di un
maniero mentre fuori imperversava la poliomielite. E neppure di
parlare coi nostri affetti lontani, amici e familiari, amati, amanti,
insomma di potere continuare a intessere relazioni a distanza
parlando e inviando messaggi quasi telepaticamente seppure
immobilizzati in un letto di ospedale.
Quelli che hanno la stessa mia età o
giù di lì sanno di cosa parlo.
Parlo di quei giochi che ci costruivamo
da noi con l'aiuto di qualche persona più grandicella, un fratello,
amico o genitore.
Della spada fatta con due legni
incrociati alla trottola improvvisata con una pigna; monopattino e
carretto rigorosamente auto costruiti e con qualche pezzo mancante e
introvabile auto prodotto.
All'epoca in cui mi riporta la memoria
non avevamo le possibilità fiorite nel tempo e neppure lo spreco
indotto dal consumismo.
C'erano negozi forniti solo del
necessario e quelli di giocattoli quasi inesistenti con poche marche
di detersivi e saponi, prodotti di bellezza risicati sugli scaffali.
E il telefono così come lo conosciamo
oggi forse era anche difficile d'immaginare! Era impensabile poter
trasmettere pensieri e parole a distanza telepaticamente. Come
avremmo voluto che ci fosse una magia che ci tenesse in contatto con
le persone care lontane
Eppure tutto ciò è diventata la
nostra contemporanea realtà. Buona o cattiva, dipende da come la si
vive.
Per moltissimi le comodità che ci
siamo date è una realtà che fa adagiare sul letto dell'ozio e per
alcuni, pochi in verità, è un aiuto, una possibilità. Un po' come
lo è stato il telecomando che a furia di stare seduti comodamente in
poltrona senza neppure alzarci per cambiare i due canali che avevamo
a disposizione in quello che fu il teatro in casa ci siamo
impoltroniti e ingrassati. E fatto aumentare i valori cattivi nel
nostro organismo.
E poi ci chiediamo come mai sono
comparse le malattie del benessere anche nelle fasce d'età
infantili.
Non è una questione estetica ma
salutistica quella che dobbiamo far dipendere dalle buone pratiche
comportamentali giornaliere per stare meglio e mantenerci in discreta
salute. E allenare la mente alla creatività è un'esigenza
fondamentale.
Usare opportunamente le nuove
tecnologie in casa sarebbe l'ideale!