Catanzaro. Una proposta di pace

 

Le notizie corrono.

Specialmente nelle realtà cittadine dove una routine consolidata e calendarizzata nell'agenda dell'amministrazione comunale avulsa da qualsiasi etichetta politica mette radici.



Gli eventi stagionali e i saldi di fine stagione calano il sipario sulle attesissime sagre scialarecce popolari.

L'eco delle notizie si diffonde nelle vallate a nei rioni ai confini della città. Qualcuno parla della ritrovata socialità e ripropone l'annosa e stanca “isola pedonale” elettrizzato dalla visione delle persone accorse sul corso cittadino solitamente spento.

I tre giorni della notte piccante catanzarese ha un calendario pienissimo e si sviluppa interamente nel centro cittadino inibito al traffico alla bisogna.

Limitare la circolazione delle vetture è cosa buona, forse non necessaria ma ci sta in occasioni simili visto il piano di mobilità messo a punto dall'ufficio urbanistico.

Corso Mazzini e centro storico sono il fulcro dei siti aggreganti:

stand gastronomici, bar, antichi e nuovi punti di ristoro dove poter degustare il morzello: piatto tipico dei catanzaresi: u morzeddhu, 'na votha, era la pausa caffè di decoratori, imbianchini, fhorgiari, falegnami, insomma della pletora di artigiani catanzaresi che a metà mattinata interrompevano il lavoro per sedersi al tavolo delle osterie storiche da 'a Fregola a la zzia Angiulina...

Quella, sì, era vitalità sociale! ma il cambiamento epocale fa parte del vissuto quotidiano, del percorso storico, dalle mutate condizioni sociali derivanti dalle nuove abitudini, dalle esigenze strutturali e ambientali che accompagnano il variegato viaggio di ognuno di noi. Nostalgia a parte, i mutamenti fanno parte della vita. Sono essi stessi conseguenza delle nostre azioni ed è con questo animo che mi piace immaginare una città a misura d'uomo.

Una città aperta.

Sogno una città che non limiti o tarpi le ali a nessuno. Una città con dei contenitori sparsi sul territorio aperti alla creatività.

E tra questi contenitori le stazioni della tramvia potrebbe fare la differenza, andare oltre al concetto del calendario costrittivo per creare eventi socializzanti in progressione non limitate ad una " mostra personale" che potrebbe, comunque, essere l'apri pista di ogni appuntamento, ma, essere l'input ottimale per vivacizzare la tratta ferrata in toto. Trasformare il sito in contenitore permanente di scambi culturali i cui protagonisti sono i cittadini. Punto d'incontro per ospitare esposizioni d'arte, quindi dipinti, fotografia, videomaker, incontri letterari etc. Attingendo alle potenzialità che offre il nostro territorio per valorizzare arti, mestieri e operatori. Non una semplice "vetrina" delle vanaglorie ma quotidiana azione propellente utile per gratificare gli ingegni esistenti in città.

Una proposta di pace per ritrovarsi, crescere e vivere insieme i cambiamenti epocali dalle periferie al centro

 

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