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martedì 3 giugno 2014

Manager incompetenti o scaltri fotti compagni?

Milena Gabanelli e il suo staff senz'altro avrebbero saputo far ripartire l'Italia. Quelli di Report avrebbero saputo dove mettere le mani per recuperare soldi evaporati dagli incompetenti, ma sono davvero incompetenti questi signori che stanno seduti sulle poltrone che contano?


Il “reportage” di ieri sera ha puntualmente smascherato una sequela infinita di abusi perpetrati dalla politica e dalla classe dirigente in generale nei confronti dei contribuenti.
Questa volta le indagini sono state eseguite sui fondi pensione dei professionisti.

Medici. Agenti di commercio. Psicologi. Ragionieri e persino giornalisti sono a rischio pensione.

L'inchiesta ha spulciato tra le pieghe di quello che rappresenta una grossa grassa luculliana torta dal valore di oltre 61 miliardi di euro. Ed è venuto fuori la solita gestione allegra dei soldi altrui in mano a personaggi nominati dalla politica al potere.

Presidenti di fondi che dicono di non sapere nulla e di non capire niente di movimenti e soldi ma che se ne beccano a vagonate, di soldi dei contribuenti, solo per stare sulle poltrone e dare incarichi a “tecnici” che tutto fanno tranne curare gli interessi di chi i soldi li deposita per assicurarsi la vecchiaia.

Comunque, niente di nuovo!
Questa è la società. Laddove c'è odore di soldi ci sono anche guerre sotterranee tra quanti rincorrono poltrone, incarichi e la gestione delle ricchezze di ignari contribuenti che fiduciosi depositano nelle mani di sporchi individui i propri soldi.

Occhio gente. Questa inchiesta insieme alle precedenti ci suggeriscono una cosa semplice e cioè di porre attenzione sempre quando c'è da pagare una cifra dovuta. Controllare e non delegare mai, anche nelle piccole insignificanti cifre versate per i servizi locali. Perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Almeno fino a quando non cambia questa mentalità dei fotticompagni.

martedì 15 aprile 2014

le nomine di Renzi, vecchia politica e lobby?

Nelle nomine del governo l'unico dato certo è l'azzeramento dei vecchi nomi con nomi altrettanto conosciuti, per il resto tutto rimane stagnante, come prima più di prima.
La tanto famigerata azione morigeratrice che avrebbe dovuto calmierare gli stipendi a troppi zeri dei presidenti delle aziende pubbliche, è chiaro a chiunque, si è dimostrata un'altra bufala di Renzi. Una presa per i fondelli!
Perché se come riportano i giornali, è vero che la proposta, da fare vagliare al cda, riguarda solo i presidenti (che non devono, dice Matteo, ma visti i fatti e le azioni dei super manager tesi a tutelare i propri diritti è meglio se usiamo il condizionale e diciamo non dovrebbero, superare il tetto della pur ragguardevole cifra di 238mila€ lordi all'anno), è pur vero che per gli amministratori delegati rimane valido l'accordo in vigore nel mercato libero. E cioè che possono sforare tranquillamente il tetto in barba a quanto continua a contrabandare il giovane e smaliziato Matteo Renzi.


Il cane azzanna sempre e solo lo sciancato!

I nomi che girano, tra nominati e nominandi, sono i soliti noti che fino ad oggi hanno fatto e disfatto l'Italia:

Eni: Claudio Descalzi amministratore delegato e Emma Marcegaglia presidente
Finmeccanica: Mauro Moretti amministratore delegato e Gianni De Gennaro presidente
Poste Italiane: Francesco Caio amministratore delegato e Luisa Todini presidente
Enel: Francesco Starace amministratore delegato e Patrizia Grieco presidente
Terna: Catia Bastioli verso la presidenza (attuale a.d. di Novamont, azienda novarese leader nella produzione di chimica e plastica verde), l’amministratore delegato sarà indicato dalla Cassa Depositi e Prestiti, in pole position c’è Aldo Chiarini di GdF-Suez.
Ferrovie dello Stato: l’a.d.sarà nominato nelle prossime ore, nei prossimi giorni. Non è un problema, così ha detto il sottosegretario Delrio. Forse sarà riconfermato il presidente Lamberto Cardia.

Ora, non intendo annoiarvi con la solita riflessione sui soldi che girano in simili ambienti. Voglio, invece, ricordare che le enfatizzate e strombazzate imprese dei manager pagati con i soldi dei contribuenti hanno sì risanato i conti in rosso delle aziende in elenco come ferrovie dello stato guidate dal capostazione compagno Moretti ma chi ha pagato i sacrifici sono stati i lavoratori dipendenti, quelli a stipendio fisso e con la spada di Damocle sulla testa dalle fattezze ben note che, per usare un eufemismo, stanno sotto la dicitura "rami secchi"  e quindi da eliminare. Definizioni inoppugnabili ai quali seguono (sono seguiti) licenziamenti e privatizzazioni. Ed è per questo che le ferrovie dello stato e le relative maestranze sono state tranciate e ridotte ai minimi termini in tutto il territorio italiano dall'ex super manager che pretende il suo sudato stipendio per intero.

No signori così non va! Questo vostro modo di intendere la cosa pubblica ha allontanato già i cittadini dalla classe politica e manageriale e sta continuando a farlo. Non è semplice questione di lotta di classe come si diceva un tempo. È pura e semplice sopravvivenza civile. Ma di questo vi renderete conto alle imminenti elezioni.

mercoledì 21 novembre 2012

i nuovi schiavi

Europa, urge rivedere la cultura del mercato del lavoro

Un operaio fiat in Serbia guadagna 300 euro al mese!

Così a detto Tabacci (uno dei magnifici 5 contendenti delle primarie del centro sinistra) durante la trasmissione di Ballarò, in riferimento alla crisi del lavoro in Italia che, secondo lui, dovrebbe essere rapportata all'Europa e non circoscritta entro i confini nazionali.
Di contro, essere alla guida della Fiat ha fruttato a Marchionne circa 17 milioni di euro, per quanto riguarda l'anno scorso, cifra che richiama le retribuzioni dei top manager e che si può contabilizzare così: una quota fissa pari a 2,24 milioni di euro, 12 milioni per le stock grant e le stock option, vale a dire le azioni della società cedute gratuitamente e periodicamente ai dipendenti di alto livello.
A questi importi si aggiungono altri 2,55 milioni entrati nelle tasche di Marchionne perché presidente di Fiat Industial, società del Lingotto che opera nel settore dei camion e dei mezzi agricoli. Sommando le varie entrate si arriva a una cifra da capogiro nettamente superiore a quella percepita nel 2010, con un aumento del 42% sebbene non si tratti solamente di denaro liquido perché gran parte dei compensi sono azioni e bonus non spendibili nell'immediato.
Tornando agli operai fiat serbi, nello specifico, dello stabilimento Fiat di Kragujevac (Serbia centrale), dove si produce la nuova 500L, ove ce ne fosse bisogno è opportuno dire che non sono soddisfatti del nuovo orario di lavoro - quattro giorni per turni di dieci ore - e neanche dell'ammontare del salario.
I rappresentanti del sindacato interno, dopo un incontro con la direzione dell'impianto (Fas, Fiat Automobili Serbija), pare abbiano ottenuto la promesso di aumenti delle paghe che allo stato attuale oscillano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (283-300 euro) al mese. La cifra, appunto, ricordata da Tabacci.
Come riferito dai media a Belgrado, per ora sarà aumentata del 25% la paga di novembre per tutti quegli operai che hanno fatto lavoro straordinario, - quattro ore il venerdì - necessari per mantenere fede alla richiesta del nuovo modello di 500L sul mercato europeo.
La settimana lavorativa di quattro giorni (lunedì, martedì, mercoledì, giovedì) per dieci ore di attività e' stata introdotta dalla direzione di Fiat Srbija in via sperimentale nella fabbrica di Kragujevac.
Il tutto si commenta da sé. E fin quando si darà ragione al profitto e alla speculazione ad ogni costo, mortificando la cultura del lavoro, i poveri gli sfruttati e gli sfruttatori continueranno ad esserci checché ne dicano i magnifici cinque del centro sinistra accompagnati dai 10 colleghi del centro destra impegnati nelle primarie politiche di un'Italia flagellata da più fattori.

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