Chi si sente fuori luogo; démodé; insomma, superato dalla commistione di stili nelle arti?
Quanti amano vedere una bella pittura
che odora di pigmenti oleosi? È importante il supporto, la tecnica o
l'estro dell'artista?
In letteratura è difficile imbattersi
in scrittori all'altezza dei grandi classici. E sarebbe riduttivo per
i contemporanei sforzarsi di esserlo.
Anche in pittura è anacronistico
“perdere tempo” per lisciare una tela con colori e pennelli con
setole morbide per tirare fuori figure che, al massimo del godimento
visivo, fanno esclamare: è fedele come una fotografia!
Oggi, gli artisti, si avvaglono di
elementi strutturali globalizzanti. Pittura, stampa, fotografia,
video, installazioni, scrittura, segni, gesti, riti arcaici
incontrano il contemporaneo. Si sovrappongono. Sedimentano.
Propongono immediate visioni. Non per questo prive di messaggi
culturali alti.
L'arte 2.2 è infinita,
versatile. Si presta alla narrazione epica e quotidiana. È
facilmente adattabile per le nature morte, i ritratti e la
paesaggistica tradizionale. Consente commistioni tra antico e moderno
in un battibaleno. Sovrappone trasparenze. Inserisce testi, numeri,
immagini sequenziali. Insomma i nuovi mezzi, se pur costosi, per la
verità, alleviano e accorciano i tempi di lavorazione creativa nulla
togliendo alla valenza artistica dell'artista.
Ovviamente, alla base del lavoro e
della ricerca artistica deve esserci la cultura segnica come scelta,
perseguita e scandagliata da quanti intendono esprimersi con i
linguaggi della contemporaneità.
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