Dopo la pubblicazione delle foto dei
Bronzi di Riace mascherati dalla verve visionaria del
fotografo che, secondo quanto riferito dalla
dottoressa Simonetta Bonomi, pare abbia fatto scatti non
autorizzati nella sala super tecnologica che li ospita la polemica è
scoppiata furente.
Bruneau, il fotografo, in azione |
C'è chi minimizza e chi dice che la
Calabria non li merita questi capolavori dell'antichità.
C'è chi parla di arte e chi di
schifezza mascherata da contaminazioni pop alla maniera di Warhol
giacché pare che il fotografo sia stato allievo del re delle icone
moderne serigrafate della pop art americana.
Comunque la si mette, la questione apre
spazi a dubbi di ogni genere sia dal punto di vista culturale che
commerciale e di immagine per l'intero settore della conservazione
museale.
D'altronde le passate edizioni
denominate “Intersezioni” al Parco archeologico di Borgia
hanno lo stesso sapore blasfemo. E non mi riferisco alle
imponenti installazioni dei maestri contemporanei eretti nel sito
archeologico ma alla prevaricazione del nuovo linguaggio artistico
realizzato con cementi, ferri, plastiche che, innestati tra i resti
archeologici greco-ramani, hanno violentato e non dialogato con la
storia secondo quanto era nelle intenzioni degli organizzatori.
Non intendo girare il coltello nelle
ferite della conservazione storica e della cultura che in calabria,
stando ai fatti, ha il sapore della gestione privata e anche un po'
clientelare “dell'affaire arte”, perciò condivido e sostengo con
fermezza quanto detto dalla sovraintendente ai beni culturali della
Calabria la dott.ssa Bonomi. E cioè “...il compito del museo
non è quello di fare cassa ma di fare cultura” ed in questo
caso specifico, aggiungo io, di cultura, non se ne è vista affatto!
E non per i tulle, i tanga leopardati o i pitoni fucsia, semmai, questa operazione dissacratoria ha dato qualche attimo di pubblicità all'autore degli scatti e ai bronzi.
L'oltraggio sta nella gestione univoca e personalistica degli spazi pubblici calabresi che contengono tesori inestimabili per la storia delle arti e segnano indiscutibilmente il percorso umano dei saperi.
E non per i tulle, i tanga leopardati o i pitoni fucsia, semmai, questa operazione dissacratoria ha dato qualche attimo di pubblicità all'autore degli scatti e ai bronzi.
L'oltraggio sta nella gestione univoca e personalistica degli spazi pubblici calabresi che contengono tesori inestimabili per la storia delle arti e segnano indiscutibilmente il percorso umano dei saperi.
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