“ … e i ragazzi come stanno?” - “Alessandro dipinge. È diventato più bravo di me!...”. Sono passati alcuni anni dalle nostre abituali frequentazioni. Passavo spesso dallo studio di via arcivescovado nei pressi del duomo di Catanzaro. Giovanni Marziano e Enzo Toraldo, avevano gli studi di pittura uno di seguito all'altro, entrambi punti fissi d'incontro per quegli anni giovanili. Incontri, a volte fugaci, giusto il tempo di un saluto, spesso, però, momenti di lunghi dialoghi e silenzi trascorsi a osservare dipinti e scambiare impressioni.
"G. Marziano. pittura a olio su tela; ritratto di Massimiliano. -part.-" |
Giovanni lo incrociai per la prima volta sotto casa, in via fratelli Plutino, abitavamo nello stesso palazzo per cui divenni amico di Guglielmo, suo fratello e mio coetaneo con il quale trascorrevamo del tempo a parlare sotto il portone dopo avere espletato l'impegno delle lezioni, e in seguito, amico suo allorché lo vidi uscire per strada con una tela dipinta. Usava colori piatti, puliti dal tratto ancora “acerbo”.
Giovanni amava la figurazione e si impegnò a scoprirne trucchi e tecniche pittoriche. Fu maestro elementare apprezzato e amato ma i suoi ritagli di tempo l'impegnava per apprendere e padroneggiare i segreti della pittura.
La sua caparbietà lo portò a governarne il gesto grafico e cromatico. Le sue pitture sono testimonianze di spaccati di vita contemporanea. I vicoletti cittadini, i vecchi portoni, le logge, i germogli spontanei della natura indomita che fa capolino tra le crepe dei muri della Catanzaro vecchia, gli interni domestici e ogni traccia traslata in pittura da Giovanni in ogni singola tela emana, a modo suo, profumo d'intimità. Pennellate decise, velature, atmosfere cromie composite rimandano a evocazioni, suggeriscono qualcosa d'indefinito che vive dentro ognuno di noi. Vicissitudini atemporali che, nonostante le acquisizioni tecniche digitali ormai invadenti e perciò visivamente inquinanti, rafforzano il valore del tempo e avvolgono in un'aurea poetica l'attimo colto dallo sguardo creativo del pittore.
Ciao Giovanni, questo, purtroppo, il mio ultimo saluto affidato ad un post. Fai buon viaggio. La notizia della tua dipartita mi ha scosso e fatto riaffiorare ricordi indelebili. Ricordo il tuo parlare suadente, retaggio, forse, del tuo mestiere di pedagogista. la sigaretta accesa e la battuta sagace pronta...
Mi rammarica non averti potuto dare l'ultimo abbraccio personalmente nello studio dove hai tenuto lezioni di pittura fino all'ultimo e dove, parlando del più e del meno, qualche anno addietro mi hai fatto notare che avevamo entrambi la stessa suoneria: “il mondo che vorrei” di Vasco, quando siamo stati interrotti da una telefonata in arrivo sul mio numero.
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