È il caos!
Non bastano le disgrazie impreviste e devastanti che cambiano i destini degli uomini. E neppure i lutti naturali per farci rivedere gli atteggiamenti stupidi che mettiamo in campo per approcciare le giornate. Nella maggior parte dei casi ci comportiamo come se la vita non dovesse finire mai. Al momento ci sentiamo immortali. Accumuliamo beni per assicurare il presente e il futuro. Ci preoccupiamo del benessere fisico ma non facciamo il benché minimo sforzo per coltivare i valori veri e essenziali dello stare bene con gli altri. Il cosiddetto bene psicofisico collettivo è spesso dissociato dalle priorità individuali. E poi, basta un niente per gettarci nell'angoscia causata dall'incertezza e dalla caducità imposta dagli eventi. Basta un virus sviluppatosi naturalmente o in vitro, sfuggito di mano alla sapienza umana per rimettere in gioco ogni certezza.
Dalla notte dei tempi le pandemie e ogni altro evento sovrumano sfugge al nostro volere ma, quello che è peggio, schifosamente peggio del disastro causato dall'ineluttabile a cui non dobbiamo arrenderci, è la feccia immonda che, sfuggita alla morsa degli eventi ma non alla attenta analisi degli onesti, lucra peggio degli avvoltoi che si avventano sui poveri resti degli esseri umani sfiancati dall'attuale irrazionale momento storico.
I personaggi in questione infettano il buono che c'è in ognuno di noi insinuando dubbi e pregiudizi. Seminano falsità!
Il riferimento è a quelle persone che lucrano cinicamente sulle disgrazie altrui approfittando dell'ignoranza dei semplici e vendono fumo a caro prezzo.
Penso al mondo della politica come a quello della cultura in generale.
Mondi differenti ma correlati. Realtà affollate da molteplici personalità dalle convinzioni spesso contrapposte suffragate da futili analisi fuorvianti.
E il momento storico attuale è la sintesi perfetta della volubilità umana. Le contraddizioni si sprecano. Incoerenze che dimostriamo persino nei desideri più insignificanti l'insoddisfazione che ci domina ogni istante. E Salvatore, un ambulante perennemente brillo, disinibito dal vino, ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia.
"Patate e cipolle".
Ricordo che anni addietro, Salvatore da Decollatura, girava per le vie della città col suo motocarro. La scelta non era tanta. Proponeva una o al massimo due varietà di mercanzia. Era un personaggio! Che ininterrottamente gridava: “patati, cipolle. Cipolle patati. Ahjiu i patati e voliti i cipuddhj, ahjiu i cipuddhj e voliti i patati”.
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