San Valentino quando arriva arriva.
Altan, 1980, da ""Detto tra noi", corsivi di Fortebraccio |
Come tutte le ricorrenze, puntualmente,
una volta l'anno, festeggiamo, anzi, immoliamo sull'altare del
consumismo fino a rasentarne l'immoralità se lo rapportiamo a quanto
sta succedendo proprio in queste ore nel mediterraneo, nella zona
dell'ex Jugoslavia e in Italia, il sentimento più alto di cui si
fregia l'essere umano: l'amore per l'altro.
L'ipocrisia spinge a fare gesti
plateali, vomitare parole inutili, fare leggi per tutelare animali e
uomini così da tacitare le coscienze.
In certe circostanze, e San Valentino è
uno di questi momenti, tiriamo fuori il vestito bello e lo indossiamo
convinti che i buoni propositi bastino per migliorare o correggere
errori storici.
Sospendiamo momentaneamente i rancori.
Spostiamo l'attenzione sulle positività e consideriamo solo i pregi
della persona amata fintantoché siamo giovani e innamorati. Ma la
passione non è eterna. Arriva anche il momento del disincanto. Ti
fermi. Guardi indietro e realizzi che:
Eravamo giovani. Sognavamo di cambiare
il mondo e invece siamo cambiati noi.
In politica ci siamo lasciati governare
dagli eventi. E nel privato la politica ha influito parecchio.
Ci siamo imbruttiti nel tempo, durante
e a seguito della gestione del potere esercitato dagli altri. Abbiamo
lasciato che il brutto che volevamo debellare, l'antipolitica, il
qualunquismo prendesse piede e dominasse la ragione e l'idea di
bellezza che ci ha accompagnati prima di entrare ed essere
prigionieri della spirale dei bisogni.
Negli anni 70-80 non c'erano ancora i
social network. La piazza, i circoli. Le sedi dei partiti. Questi i
luoghi del confronto. Ma anche allora c'era chi approfittava della
purezza intellettuale dei “compagni”. Attuava strategie per
scalare il potere non per migliorarlo ma per farsene carico. Usarlo,
consapevole che “il potere logora chi non ce l'ha”.
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