domenica 22 agosto 2010
Quaresima e Ramadan: due mondi che avvicinano
Quaresima e Ramadan: momenti di religiosità alta che aiutano a riflettere sulla vita di tutti i giorni.
Fa caldo! Sorseggio la birra ghiacciata senza trovare sollievo alla calura. La spiaggia è rovente. Il mare sporco invita a non entrare in acqua. Osservo le macchie variegate di piccoli atolli composti da erba, legna, carte, bottiglie di plastica ondeggiare fino a una cinquantina di metri dalla riva.
I cubetti di ghiaccio si sciolgono presto. Bevo e sudo sotto l’ombrellone. Un venditore ambulante, simpatico, che parla un italiano stentato, mi si ferma davanti. Gli offro un po’ di birra. Lui ringrazia e rifiuta: ha iniziato il ramadan e per un mese, dall’alba al tramonto, non può ingerire niente.
Ecco, mi dico: io non potrei mai essere musulmano! E come me tanti che si reputano cristiani. Noi occidentali non sappiamo più affrontare i sacrifici corporali. Non riusciremmo mai a stare senza bere e mangiare per una giornata intera. Camminare sotto il sole carichi di mercanzie. Mangiare un po’ di verdura o della frutta, bere acqua e ringraziare la provvidenza per essere riusciti a vivere e concludere un'altra giornata della nostra vita terrena, dopo le 19,00. Eppure, loro, i musulmani, osservano, quest’anno dal 13 agosto al 13 settembre, la legge del ramadan, vale a dire “il Digiuno” dall’alba al tramonto, qualcosa di analogo alla nostra quaresima che suggerisce di ricordare il martirio di Gesù con 40 giorni di preghiere e come penitenza l’astensione dal mangiare carne almeno al venerdì.
Religione a parte, noi occidentali siamo troppo presi dalle comodità terrene e siamo terrorizzati dalle difficoltà economiche, della perdita del lavoro e della posizione sociale.
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