Zingari, rom, sinti e gli altri.
Il fenomeno “migratorio” delle tribù zingare, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, interessa l’intera Europa. Di sicuro, l’opinione pubblica conosce due aspetti caratteriali delle genti di etnia zingara: i Rom, stanziali, che hanno deciso di fermarsi definitivamente in un luogo e convivere con gl’indigeni, e i Sinti, nomadi per eccellenza. Entrambe le realtà hanno codici etici affini alla cultura etnica d’appartenenza. Unico dato comune è riscontrabile nella sacralità della famiglia che vede l’uomo come capo indiscusso e gli anziani custodi di saggezza. Alla donna, in quanto madre, oltre alla cura della famiglia è assegnato il compito che oggi chiamiamo pr, public relation, vale a dire il contatto con l’esterno, cioè procacciare il sostentamento quotidiano con l’accattonaggio, la divinazione e anche i furti.
Secondo una antica leggenda zingara, il popolo nomade è “giustificato da Dio” e rubare non è peccato da quando uno zingaro rubò il quarto chiodo che serviva per la crocefissione di Gesù.
Ma, leggende a parte, i vari governi, nel tempo hanno adottato politiche differenti nei confronti della gente nomade. Nei loro confronti, si nutre diffidenza e a volte odio, raramente comprensione.
Ovviamente, parlare d’integrazione diventa una questione di lana caprina, visti i risultati ottenuti dopo anni di continui tentativi da parte dei municipi interessati al problema.
La storia del popolo zingaro è costellata di espedienti, piccoli furti, commerci di bestiame fino a qualche anno addietro, lavori artigianali per tirare a campare in libertà e mantenere le proprie tradizioni culturali, disdegnando la proprietà privata dei nonzingari, e il tentativo, per i rom, d’inserirsi nella società.
Nel 1987 la Calabria va incontro alle esigenze degli zingari accampati nelle periferie urbane e in sintonia con la Carta Istituzionale della Repubblica si dota di una legge mirata all’inserimento sociale degli zingari, a firma dell’allora assessore alla cultura e ai servizi sociali Rosario Olivo.
Oggi, in Francia, il governo Sarkosi, assecondando le proteste e l’intolleranza dei francesi attua una sorta di esodo volontario fornendo un biglietto di sola andata e una quota procapite ai nomadi che, giurano di ritornare perché meglio la precarietà francese che gli stenti e la fame dei luoghi d’origine.
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