Verso un nuovo fallimento della Cultura, quella vera, che fa crescere le menti e cambia il mondo, grazie ai proclami demagogici pilotati dalle lobby (ma forse proprio per questo motivo a nessuno, specie alla classe politica dirigente, non interessa per niente far evolvere le coscienze attraverso piani seri, mirati al cittadino, che possano essere definiti a pieno titolo “culturali”).
“Creare una nuova cultura della cultura” questo lo scioglilingua del Coordinatore della Commissione Cultura delle Regioni, Mario Caligiuri, a Roma durante l’illustrazione dei progetti sulle nuove tecnologie applicate alla cultura. Il primo dei progetti illustrati,
“Tour dei 1000” promosso da Telecom, riguarda l'individuazione di Mille innovatori culturali presenti in tutta l'Italia, segnalati dagli assessorati Regionali alla Cultura.
"Liberliber" e "Cineama", sono alcuni dei nuovi modi fare e fruire cultura.
Il primo riguarda le biblioteche virtuali che possono contribuire in modo determinante a fronteggiare l'emergenza nazionale della lettura mentre il secondo esprime un nuovo modello partecipativo del cinema basato sui social network che rompe i grandi monopoli economici e culturali.
“La cultura diventa centrale nella società e nella vita dei cittadini, che sono posti al centro di un consapevole consumo culturale” - dice Caligiuri - “senza più distinzione tra chi produce e chi fruisce”.
Negli interventi del Coordinatore Mario Caligiuri e degli assessori regionali Massimo Buscemi (Lombardia), Caterina Miraglia (Campania), Rosa Mastrosimone (Basilicata), Silvia Godelli (Puglia), Massimo Mezzetti (Emilia-Romagna), Fabrizio Bracco (Umbria) e Sebastiano Missineo (Sicilia) e' emerso che la Commissione Cultura delle Regioni intende essere anche un luogo d’incontro e di diffusione del nuovo nel settore della cultura e costruirà un settore di promozione economica e culturale dell'Italia nel mondo.
Non c’è che dire! Davvero belle parole trasformate in programma fumoso come le parole stesse dette e ripetute a cantilena in uso nell’arte oratoria: “Una nuova cultura della cultura”.
Ma se non siamo per niente in sintonia, anzi non la conosciamo assolutamente quella vecchia, sempre che si possa parlare di vecchia e nuova cultura!
Quando ci si aggira nei terreni dell’arte della visione tout court, è da sciocchi parlare di vecchia e nuova cultura se non si ha la possibilità di sondare e supportare la realtà locale in quella che è la propria cultura. E poi, cos’è questa rincorsa smodata al nuovo! Cerchiamo di fortificare l’esistente sconosciuto ai più. Non è la prima e non sarà l’ultima volta assistere al fallimento perché spinti dall’enfasi, ma poiché si tratta di gestione pubblica della cultura e, quindi, di crescita sociale, in virtù di quanto stiamo subendo dal punto di vista mediatico, specie in questi gironi, è opportuna una pausa di riflessione per valutare forza, programmi e uomini.
Assolutamente ineccepibile l’esposizione mediatica del nostro assessore che in quanto a presenzialismo non lo batte nessuno. Forse se si fermasse un attimo, potrebbe essere catturato dalla sensibilità meno frivola e apprezzare in tutta pienezza il lento fluire del tempo, le trasformazioni, linguistiche e di pensiero dei conterranei e dei connazionali, stufi del politichese che paga nell’immediato e che serve un solo padrone piuttosto che la collettività.
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giovedì 10 febbraio 2011
mercoledì 30 maggio 2012
Enti, fondazioni, diritti d'autore, quale utilità per la cultura
m.i. prodotto c, tm, 2011 |
Per tutte le forme d'arte, ferma la
teoria del giusto compenso da elargire agli artisti per i lavori
d'intelletto prodotti, quando si parla di cultura i diritti d'autore
dovrebbero essere eliminati perchè in antitesi con la missione
creativa di chi fa arte.
In effetti i cavilli giuridici tessuti
per ottenere compensi o agevolazioni ulteriori sono d'oltraggio alla
cultura stessa specie se a esigerli sono le fondazioni. D'altro canto
è ancora più disdicevole se il tavolo della cultura è assediato da
famelici faccendieri che vestono o hanno vestito panni politici o
clericali.
E mentre al nord Italia la terra trema,
devastata dal terremoto e dall'ennesima emergenza, i capannoni cadono
e provocano morti, al centro e al sud si riscopre la culturadell'omaggio a uomini e associazioni culturali che hanno fatto parte
della storia dell'Italia.
In Calabria, è ritornato il “premio
Sila”, storico premio letterario creato dagli uomini della cultura
calabrese oltre sessant’anni fa. Siamo nel 49 quando Mauro
Leporace, Raffaele Cundari e Giacomo Mancini annunciano la nascita
del premio letterario.
A dare notizia della riesumazione del premio sono il presidente
della Banca Carime, Andrea Pisani Massamormile, il vescovo di
Cosenza, Salvatore Nunnari e il preside della facoltà di Lettere
dell'Unical Raffaele Perrelli, presidente della giuria del Premio
letterario.
Enzo Paolini, uno dei promotori della
nuova sfida intellettuale, ha sottolineato l'importanza del legame
tra il passato e il presente: “...occorre che il patrimonio
culturale rappresentato dalla storia del Premio Sila non vada perduto
anche perché certe iniziative fanno crescere il Paese più
dell'abbassamento dello spread”
La risposta di chi si crede detentore
del potere egemone non tarda ad arrivare:
La "Fondazione Giacomo Mancini".
D'altro canto, perché riesumare un
marchio sepolto da tempo? Il riscatto del meridione non può
chiamarsi in altro modo? Comunque, la giuria è già al lavoro per
individuare i premi delle due sezioni principali, quella di
letteratura e quella di economia, oltre ai premi speciali, uno dei
quali sarà assegnato a un lavoro sul meridione.
venerdì 22 marzo 2013
Sgarbi, la cultura urlata in tv
Servizio Pubblico.
Puntata scoppiettante quella di ieri
sera. Tra gli ospiti il signor “so tutto io e sono il più bravo e
acculturato d'Italia”, Vittorio Sgarbi, che tra un epiteto e
tante svolazzanti capre ignoranti ha fatto mostra della sua cultura
parlando delle nuove conoscenze acquisite dislocate tra il centro e
il nord Italia con qualche puntatina in Sicilia. E della
Calabria, nella quale, tra i tanti impegni è anche presidente
del comitato scientifico per i festeggiamenti del pittore MattiaPreti, come mai nemmeno un accenno?
Sgarbi è imprevedibile. Forse ha
programmato qualche intervento più in là, nel corso della puntata
di Santoro. Invece no. Non parla della Calabria neanche quando
cita i luoghi deturpati dalle pale eoliche, delle rotatorie o dai
ponti. Eppure, in Calabria, abbiamo a che fare con uno dei ponti più
assurdi della storia. Come altro definirlo se non assurdo quanto
ruota attorno al progetto ponte, considerando l'enorme dispendio di
denaro pubblico sperperato:
Il ponte sullo stretto che
avrebbe dovuto unificare la Calabria con la Sicilia tra Reggio
Calabria e Messina.
No, per Sgarbi la Calabria non esiste!
Se ne faccia una ragione il prof. Mario Caligiuri, assessore
regionale alla cultura.
La cultura è importante! E questo
nessuno lo mette in dubbio. Anzi, da calabrese rivendico il ruolo che
la Calabria deve occupare nel sistema Italia. Un ruolo importante, di
primo piano vista la storia. Ma la cultura è sensibilità cognitiva,
per intenderci, è considerazione dell'atto creativo in ogni sua
accezione.
Fare espressivo da contestualizzare, non
nel momento storico testimone tra committente e artigiano-artista,
né tanto meno dalla riuscita formale dell'atto espressivo scaturito
da una commissione ma, nell'attimo temporale in cui il lavoro è
citato. Ovviamente, i Maestri che hanno fatto la storia dell'arte e
che troviamo nei musei rimangono pietre miliari, testimoni del loro
tempo tramandato ma manipolato (come dice qualcuno: la storia la
scrive chi vince).
E i titoli, le lauree, beh, quelle
mettiamole da parte, perché, citando Sgarbi e chiedendo scusa a un
animale che fa di necessità virtù, di capre, titolate, il mondo è
pieno.
lunedì 16 aprile 2012
mille opere al rogo, performance estrema per l'arte contemporanea
uno scorcio del CAM di Casoria, NA |
“Mille opere d'arte bruceranno nei
prossimi giorni per richiamare l'attenzione del ministro della
cultura Ornaghi”.
Questo l'annuncio provocatorio del
direttore del Cam, il museo d'arte Contemporanea di Casoria, Antonio
Manfredi.
''Smetterò quando verranno qui
Ornaghi, il presidente della commissione cultura UE Doris Pack e il
governatore della Campania Caldoro. Non chiedo soldi, solo
attenzione''.
“L’azione avrà inizio martedì 17
aprile 2012 alle ore 18.00 con la distruzione dell’opera pittorica
di un’artista francese collegata via Skype con il museo al momento
dell’azione, seguiranno le opere di Ast avamposto sociale oltre che
culturale, e fino a quando un’azione concreta non verrà messa in
atto per salvaguardare questa realtà, attraverso l’individuazione
da parte della Regione Campania di uno spazio consono alla collezione
internazionale del CAM e di fondi adeguati alla sua gestione, noi
continueremo a bruciare le opere della collezione permanente del
museo CAM.
In quanto centro di una rete internazionale ci facciamo capofila di un’azione di protesta allargata con l’appoggio degli artisti europei che vivono le stesse problematiche economiche. Nei propri studi, alcuni artisti internazionali bruceranno a loro volta le proprie opere per una rivoluzione globale della cultura”.
In quanto centro di una rete internazionale ci facciamo capofila di un’azione di protesta allargata con l’appoggio degli artisti europei che vivono le stesse problematiche economiche. Nei propri studi, alcuni artisti internazionali bruceranno a loro volta le proprie opere per una rivoluzione globale della cultura”.
DOMANI, QUINDI! Sarà vero? Avrà, il
nostro amico e gli artisti associati, il coraggio di distruggere mille opere o è solo un escamotage pubblicitario? Certo, come performance può risultare
originale anche se già altri artisti lo hanno fatto.
Personalmente penso che non è
distruggendo una o mille opere più o meno valide artisticamente che
si risolve il problema. Da sempre nei momenti di crisi economica gli
artisti e la cultura in genere sono i primi a soffrire per le
ristrettezze imposte dalle politiche economiche dei governi e dei
privati. D'altronde cosa è l'arte nel pensiero contemporaneo se non
una fonte di lucro che si assomma nei piccoli e grandi capitali?
Non lo dico io ma la storia. E la
storia insegna anche che ogni azione espletata a favore della cultura
presto o tardi genera frutti.
in bocca al lupo!
in bocca al lupo!
venerdì 24 luglio 2020
le Pecore abbaiano?
Nell'estate del covid, la fantasia muove flotte (ignoranti) su derive popolari.
È una girandola
di sagre. Eventi. Incontri. Pièces teatrali. Spettacoli
folkloristici e piazze semipiene sponsorizzate da comuni, assessorati
vari e imprenditori.
Dirigenti politici e aziendali che vorrebbero vedere i propri paesi e i locali dell'accoglienza, quindi hotel, bar e ristoranti pieni di avventori. Strategie di marketing, frutto di sforzi mirati, appunto, per attrarre persone in quanto fruitori e consumatori portatori di economia di un sistema sociale basato sul consumo.
Dirigenti politici e aziendali che vorrebbero vedere i propri paesi e i locali dell'accoglienza, quindi hotel, bar e ristoranti pieni di avventori. Strategie di marketing, frutto di sforzi mirati, appunto, per attrarre persone in quanto fruitori e consumatori portatori di economia di un sistema sociale basato sul consumo.
Le strategie
adottate dai promotori per attrarre consumatori sono, a volte stravaganti;
le più svariate e fantasiose risultano essere quelle che creano
movimenti di massa importanti. Non conta la qualità intellettuale delle
persone che si recano a visitare un sito o che partecipano ad un
evento culturale consciamente: l'importante è l'affluenza in massa alla chiamata: portare fisicità e soldi.
Fare girare
l'economia!
La presenza
indistinta è meglio di quella mirata che ricerca per una propria
esigenza culturale i luoghi della cultura italiana.
Gli Uffizi. I
musei. Le pinacoteche. I parchi archeologici. Fino ad arrivare alle
manifestazioni d'interesse periferiche organizzate nelle piazze
d'Italia.
I cervelli vuoti
non hanno pensieri costruttivi. Copiano e incollano. Scimmiottano il
o la leader. Seguono i selfie dell'influencer che li ha pilotati lì.
Il loro unico pensiero è farsi uno scatto nel medesimo punto del
leader del web del quale conoscono tutto. E lo, la imitano.
Così è il
branco acefalo.
E da qui nasce la
brillante idea di qualche amministratore pubblico che per attrarre
gente in branco pensa di invitare e mettere in vetrina il o la
pastora del momento.
27% di affluenze in più dopo i selfie agli uffizi.
Titolano,
con enfasi, i giornali!
Quante
teste vuote.
Cosicché
populisti senza ritegno e senza cultura si muovono e vanno ad
agganciare influencer che riescono a pilotare copiosi greggi in
luoghi attrattivi storici o con un enorme retaggio paesaggistico spesso
delicato e da tutelare dall'orda di vandali ignoranti.
Assessori alla cultura che non distinguono il trash dalla ricerca artistica e confondono, volutamente, il mestiere creativo con la sottocultura della narrazione emotiva.
E' sufficiente catturare i cittadini elettori, acchiapparli alla pancia con un bella figurazione ben eseguita per intascare il consenso popolare. E tra una sagra della soppressata o del morzello, allietare le serate con canti e balli, fare esibire in piazza cantanti e bande locali sempre con un occhio attento ai seguaci che questi portano in dote.
Assessori alla cultura che non distinguono il trash dalla ricerca artistica e confondono, volutamente, il mestiere creativo con la sottocultura della narrazione emotiva.
E' sufficiente catturare i cittadini elettori, acchiapparli alla pancia con un bella figurazione ben eseguita per intascare il consenso popolare. E tra una sagra della soppressata o del morzello, allietare le serate con canti e balli, fare esibire in piazza cantanti e bande locali sempre con un occhio attento ai seguaci che questi portano in dote.
E se
invece questo modello risultasse una prima mossa vincente? Un escamotage utile per
avvicinare le masse alla cultura? Al bello! …
Se
questo 27% ha messo piede per la prima volta nelle sale degli Uffizi
spinto dalla frivolezza effimera del social dopo lo scatto della
influencer e non dalla consapevolezza di di emanciparsi e nutrirsi di storia, quindi conoscenza, beh, allora rimane un episodio inutile, una scoreggia.
Comunque la si pensi, questo modello propagandistico rimane un'ottima vittoria dell'effimero e di quanti
stanno nel retro pensiero della cultura usa e getta.
Le pecore belano seguendo il pastore rispondendo ubbidienti ai suoi versi
Le pecore belano seguendo il pastore rispondendo ubbidienti ai suoi versi
lunedì 3 dicembre 2012
da Monicelli a Nannarella: rivoluzione!
Primarie? No grazie! meglio passione e cultura per una rivoluzione che risvegli le coscienze.
La voglia di cambiamento si vede solo
nelle facce sofferenti dei pensionati, dei cassintegrati e dei nuovi
poveri che pur lavorando non riescono a tenere a posto le spese di
casa.
I partiti hanno deluso. I sindacati
hanno deluso. Il Vaticano ha deluso! Gli altri organismi che
assediano lo Stato non li nomino perché è inutile. Chiamo in causa
questi tre soggetti perché, secondo quanto hanno sempre cianciato, la
loro vocazione li avrebbe dovuti spronare per far migliorare la
condizione sociale degli ultimi, i poveri, i deboli senza bandiere.
Invece l'evidenza è sotto gli occhi di tutti e mostra povertà
materiali e spirituali che mai avremmo pensato di toccare.
E chi altri avrebbe dovuto vigilare per
evitare la caduta catastrofica se non i guardiani dei deboli?
Non è successo! Pare che anche i
guardiani si siano visti e curati gli affari propri. E la puntata di
Report di ieri ha scoperchiato un altro bel pentolone colmo di
privilegi per la casta dei politici e i suoi amici im/prenditori.
C'è una sola manovra da fare e
certamente non riguarda l'alta finanza, il lavoro, o peggio
l'intrusione di nuove tasse che servirebbero solo a gonfiare le
tasche già piene dei soliti lestofanti di professione ben inseriti
nei posti di comando. L'unica manovra da fare nell'immediatezza è
quella sulla cultura! La cultura visionaria predicata da Gesù Cristo
con la parola e l'esempio. La cultura dei filosofi laici che mettono
al centro l'uomo e non la materia.
Ecco perché la colpa maggiore la do ai
partiti di sinistra che accettano mazzette chiamate finanziamento
privato ai partiti dalle grandi aziende. Do colpa ai sindacati perché
anche loro si sono assoggettati alle logiche del potere economico e
commerciale produttivo e ceduto su punti qualificanti
dell'organizzazione del lavoro peggiorando così la qualità della
vita in fabbrica e fuori come successo all'ILVA di Taranto, Porto
Marghera, Bagnoli.
Bersani fa finta di non capire e
insieme ai dirigenti del PD gongola con la farsa delle primarie.
Anche il PdL pare che debba farle non appena si saranno chiariti i
ruoli e chi comanda.
Oggi è il turno del movimento cinque
stelle. Nel blog di Grillo ci sono date orari e modalità per votare
i candidati.
Pare che anche Nannarella, la nonnetta
combattiva nota per come tratta i politici davanti a Monte Citorio.
Destra e sinistra, secondo le
opportunità o le scempiaggini che fanno, sono apostrofati
energicamente da questa nonnina combattiva che, dopo avere strappato
la tessera del PCI nel 1991, adesso, con i suoi venerabili 98 anni,
pare voglia dare fiducia al movimento di Grillo.
Nannarella, col suo piglio simpatico,
come riporta una nota sul blog di Beppe Grillo afferma seccamente:
"Nun me faccio grandi illusioni
eh, ma speramo de mannà via tutti sti delinguenti e de vedé quarche
cambiamento pe' la povera ggente! Stavorta ce vojo ariprovà a cambià
le cose cor voto, altrimenti ce resta solo a rivoluzzione!".
In un'Italia senza dignità ci vuole solo la rivoluzione (cit. Mario Monicelli)
In un'Italia senza dignità ci vuole solo la rivoluzione (cit. Mario Monicelli)
sabato 24 maggio 2014
Spazio artisti in Calabria, Vincenzo Trapasso
Bello! Sintesi perfetta! Armonia ed
equilibrio allo stato puro...
le parole mi escono spontanee davanti
al lavoro appeso alla parete. L'odore acre dello smalto nero
punzecchia il naso. “Scusa ma devo finire sennò sgocciola!” dice
Enzo.
E mentre lui continua a spennellare
parliamo delle sensazioni intime che le poetiche della visione ci
trasmettono e della gratificazione finale provata davanti all'opera
finita.
Vincenzo Trapasso è un artista
catanzarese. Uomo sensibile e provato dalla vita, trova, da vero
artista, energia dalla e con la pittura in quanto momento catartico
dell'esistente.
I suoi lavori, soggettivizzati dal suo
personalissimo percorso artistico, sono la testimonianza di una
volontà ferrea che lo induce ad osare e andare oltre il dato visibile della
figurazione.
Detto ciò, non intendo tessere le lodi
qui, oggi, semmai scriverò in un secondo momento su questo blog del
percorso artistico di Enzo e della nostra amicizia nata agli inizi
degli anni '70. Adesso non è il caso. D'altronde la sua
biografia è ben nota agli addetti ai lavori.
Adesso ritengo costruttivo accennare
per sommi capi alla pertinente importanza dell'Arte in Calabria e nel
mondo; alla sua valorizzazione e alla potenza innovatrice che sprigiona specialmente in tutte le persone sensibili che conferiscono
ai linguaggi poetici della visione quel ruolo preventivamente
catartico relegato in spazi onirici in cui allocare elettivamente
anime dalle differenti cromie.
Purtroppo, la Calabria è una realtà poliedrica. Difficile. Misteriosamente accattivante, simile alle energie creative racchiuse nelle gestualità propositive condensanti, rafforzative dei linguaggi verbali del popolo mediterraneo che, concretizzatesi in opere, anziché trovare spazi idonei alla loro valorizzazione cozzano contro muri di gomma eretti dell'establishment. Una sorta di trincea che non lascia passare gli “estranei” e quanti potrebbero minare il potere acquisito dopo estenuanti servili attese e relativi sacrifici intellettualmente discutibili.
Purtroppo, la Calabria è una realtà poliedrica. Difficile. Misteriosamente accattivante, simile alle energie creative racchiuse nelle gestualità propositive condensanti, rafforzative dei linguaggi verbali del popolo mediterraneo che, concretizzatesi in opere, anziché trovare spazi idonei alla loro valorizzazione cozzano contro muri di gomma eretti dell'establishment. Una sorta di trincea che non lascia passare gli “estranei” e quanti potrebbero minare il potere acquisito dopo estenuanti servili attese e relativi sacrifici intellettualmente discutibili.
Non si tratta di dialettica o confronto
alla pari. Quando si parla di arte visiva si ha la sensazione di parlare al vento. Sembra di essere in un campo di battaglia, perennemente in guerra. E' qualcosa simile all'ostracismo. sentimento nefasto che, non solo in Calabria, domina il campo della cultura al pari se non peggio di biechi affari. D'altronde si è visto come la cultura è trasformata in mangiatoia dagli operatori scaltri. E pensare che, appunto, in quei remoti anni '70 l'arte, la cultura la immaginavamo al riparo dalle meschinità. Per noi rappresentava l'area in cui ogni azione
doveva essere valutata e finalizzata in funzione dell'emancipazione collettiva. Azione sinergica, quest'ultima, che potrebbe apportare nella collettività profitti inimmaginabili, quantificabili in immensi tesori economico-culturali. Insomma, una vecchia storia di fantastica frontiera fatta di beni immateriali e profitti economici, se surrogata da sincere personalità esperte e imparziali, lontane dalle logiche dei poteri o sottomesse alle leggi delle cricche infestanti, lobby nocive per la Cultura.
lunedì 16 giugno 2014
L'Arte e le Scienze sono libere?
Lettera a Matteo Renzi.
Carissimo Matteo, hai detto “se qualcosa non va scrivetemi”.
L'hai detto ai ragazzi della scuola di
Treviso ma credo che l'invito sia rivolto a chiunque data la tua
carica istituzionale. Perciò ti prendo alla lettera e ti scrivo
quello che secondo il mio modesto parere dovrebbe essere modificato nei
meccanismi farraginosi della filiera culturale italiana.
Forte dell'esperienza maturata nel
mondo del lavoro, nel campo dell'arte e della cultura, tra incarichi e collaborazioni con enti pubblici e privati; nel mondo del
no profit, nell'università della Calabria nel ruolo di docente e nella quotidiana costante ricerca tematica sulle gestualità creative dei popoli, logica vorrebbe che una risorsa così strutturata venisse spesa con
congruità. Ma non è così. e non è neanche questo l'argomento che intendo trattare.
Nonostante gli effetti prodotti dal venticello sussurrato e poi
urlato dalle malelingue, che agiscono nell'ombra per mantenere
piccole fette di potere.
Produrre e stimolare bellezza
nell'arte e con l'arte mantenendo profili alti sembra faccia male a qualcuno in Calabria e anche altrove.
L'arte, quando la cultura è dominata dalle lobby, diventa un'astrazione lontana e chi è inviso ai centri di potere locali è tagliato fuori dalle logiche spartitorie che uniscono senza battere ciglio cavalli di razza, scalpitanti puledri, somari, buoi e vacche.
L'arte, quando la cultura è dominata dalle lobby, diventa un'astrazione lontana e chi è inviso ai centri di potere locali è tagliato fuori dalle logiche spartitorie che uniscono senza battere ciglio cavalli di razza, scalpitanti puledri, somari, buoi e vacche.
Il lavoro della
persona osteggiata, se pur pregevole, non è mai presente in un museo, nelle biennali e
persino nelle sagre di paese, appannaggi di vanagloriosi signorotti che forti dei titoli accademici pensano di determinare chi è artista, chi fa arte e chi è un mezzo deficiente esaltato.
E pensare che “l'arte e le scienze
sono libere e libero ne è l'insegnamento...”
Nonostante tutto sogno e spero
fortemente in un futuro migliore. Un futuro in cui, al centro dei
sogni e della Politica, ci sia come interesse primario il valore
sacro della vita. Bellezza e cultura della vita e, per dirla con Seneca, un luogo dove formare il cittadino all'arte del vivere.
Per questo auspico interventi mirati nella scelta di quanti dovranno in futuro promuovere l'arte e la cultura in Italia. Quindi tecnici, curatori, critici d'arte e procuratori dinamici che sappiano investigare e cogliere la creatività laddove c'è.
domenica 13 febbraio 2011
le performance di Vittorio Sgarbi
prossimamente: Sgarbi e l’happening delle donne che amano Silvio.
Nell’Italia democratica, in virtù della pluralità e della enorme pazienza degli italiani impegnati seriamente nei campi del lavoro, della cultura e dell’arte, che rifuggono platee facili o scorciatoie artificiose come la mercificazione del corpo, magari reso ancora più bello e attraente dal silicone e dal bisturi del chirurgo plastico, c’è spazio per tutti, anche per le provocazioni studiate e urlate strategicamente nei talk show, nei tg o nelle trasmissioni spazzatura, ottimi trampolini di lancio per le olgiatine (belle ragazze in difficoltà che per uscirne si sacrificavano a fronte di cospicui guadagni con uomini facoltosi) prima della carriera politica, secondo quanto emerso dall’indignazione corale degli italiani, per acquisire visibilità alcuni personaggi hanno fatto e continuano a fare tutto ciò che ritengono favorevole alla loro ascesa.
E non solo. Ormai da qualche decennio, i telespettatori che pagano il canone rai e quanti s’interessano di cultura e arte, sono costretti a subire un personaggio singolare che ha fatto della violenza verbale uno stile mediatico ben remunerato, asservito e pronto al mutuo soccorso di chi foraggia con incarichi ad hoc il suo ruolo di cavalier servente.
Eppure è persona colta, di quella cultura nozionistica pallosa, trita e ritrita ancorata a schemi passati ma che per lui è, ancora oggi, l’unica forma d’arte ammissibile che denota potenzialità artistiche nei contemporanei.
Insomma un urlatore che ama lo scontro verbale.
Forse è per questo suo modello mentale che Sgarbi, visto il successo delle manifestazioni odierne, si fa accompagnatore delle “nobildonne” e, simile al cicisbeo settecentesco, propone una "contromanifestazione" festosa dedicata all’amore e invita le donne che amano Berlusconi a scendere in piazza, suffragato dalla ministra dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, che mette nero su bianco il suo personalissimo pensiero sulle manifestazioni delle donne che oggi si sono trovate numerose come non mai nelle piazze per contestare l’imbarbarimento della cultura e della politica, come "minoritarie e radical-chic".
E ancora dalla Daniela Santanché. Che accusa le manifestanti di volere alimentare l'odio delle donne contro altre donne, una sorta di "Eva contro Eva".
Sgarbi, me lo immagino, novello cicisbeo che apre il corteo della "contromanifestazione" di donne che amano Berlusconi. da un lato la ministra dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, e dall’altro Daniela Sntanchè seguita dalla Minetti e poi giù giù con Ruby, e tutte le papygirl.
… ma quanto sono ignorante! Un critico d'arte e tante artiste che si radunano in un luogo pubblico si chiama happening!
lunedì 4 luglio 2016
La Calabria e il turismo, vocazione naturale
Nella scala dei bisogni e dei valori ai
primi posti, per la stragrande maggioranza, c'è la valorizzazione
estetica del corpo, il benessere fisico, il godimento e, negli ultimi
gradini, un po' di cultura e bellezza interiore quando la cultura
stessa non è trattata come un fattore snob che eleva dalla massa.
Il cibo, quale mero strumento di
sostentamento, lascia il passo allo stuzzichino. È di moda
l'apericena: un aperitivo composto da tanti piccoli spiluccamenti che
sostituisce la cena. Oppure il frullatone con gelato e poi di corsa a
stordirsi in discoteca come atto conclusivo sublime del piacere
edonistico.
L'estetica del corpo è in crescente
considerazione e le strutture termali, le spa, godono della massima
attenzione di un alto numero di persone in continua crescita.
lunedì 10 marzo 2014
Sorrentino, un genio! la Grande Bellezza, un'opera d'arte!
Mi è stato detto che sono stato
sintetico, quasi criptico nel post sulla grande bellezza. Ecco
allora qualche considerazione più articolata ma sempre sintetica
perché, come si suol dire, chi ha sensibilità e cultura non ha
bisogno di stimoli ulteriori, eppoi, per gli altri, inutile perdere
tempo, è risaputo: non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire!
I trailer della “Grande Bellezza”
mandati sui media hanno fatto vedere un mezzo esercito di personaggi
mondani impegnati a stordirsi sullo sfondo di una città ch'è
scrigno di storia e cultura dei popoli.
Il popolo del web. I giornalisti
professionisti, i critici e gli opinionisti free, voglio dare loro un alibi, si
sono lasciati deviare dal decadentismo mondano filmato nei diversi
quadri del film e, appunto, mandato sui media a mo' di spot, e lì
sono rimasti incollati mentalmente.
Sorrentino è stato geniale! Ha
condensato flora e fauna romana. Vitelloni contemporanei. Borghesia
annoiata. Intellettuali e Attricette d'assalto. Cardinali che sembra
abbiano dimenticato il vangelo e intendono cogliere l'apogeo scenico
mondano dettando ricette. Imbucati. Nobili decaduti. Politici e donne
nevrotiche, falsamente autolesioniste, convinte di fare arte
mistificando la sacralità della vita. Personaggi che evocano tempi
ideologicamente andati. E su tutti il disincantato Jep Gambardella,
scrittore in stand-by, giornalista mondano che tiene il filo della
matassa artistica sorrentiniana.
Nichilisti e parvenu si alternano.
Quanti hanno sensibilità e cultura
adeguata, non si sono lasciati catturare dalle frivolezze che pur
fanno parte del vissuto umano. Non tutti, grazia a Dio, abbiamo
paraocchi o necessità dell'esistenza di maestri, eroi o guru per
comprendere il bello.
Molti, troppi basano le loro certezze
sulle fattezze esteriori e siccome l'animo, la cultura come pure la
sensibilità non si manifesta agli stolti, per questi, è inutile
insistere o lasciarsi andare ad interminabili argomentazioni per far
comprendere loro che:
Trasformare poeticamente episodi di
decadentismo sociale e proporli coi linguaggi consoni è Arte.
È arte!, la falce e martello
ritagliata sul pube rosso della performer piuttosto che la sua corsa
contro il muro di gommapiuma e i retroscena posticci di una infanzia
violata. È arte sublime l'immagine della nana che si staglia sui
bicchieri vuoti e semivuoti della notte appena trascorsa. Il suo
sarcasmo. E la verità che svolazza sullo schermo dietro ogni singola
scena.
sabato 9 giugno 2012
RAI, dopo le lottizzazioni dei partiti le nomine di Monti
A parte i molti dubbi che rimangono in piedi e considerando l'azione dei partiti di maggioranza che continueranno a condizionare le scelte dell'azienda pubblica è davvero credibile che la nomina di due tecnici senz'altro bravissimi ma dedicati fin ora ad altro mestiere visto le provenienze che può salvare la RAI?
Per Carlo Marroni del sole 24 ore la nomina di Tarantola e Gubitosi è “un'azione rivoluzionaria per la politica italiana e segna uno spartiacque decisivo nella vita nazionale. Una scelta forte e coraggiosa del premier Monti, fuori dal recinto delle spartizioni tra partiti che solo tre giorni fa hanno dato sull'assegnazione delle poltrone uno spettacolo tutt'altro che esemplare.
Monti sorprende tutti (?) e designa alla guida dell'azienda due tecnici veri, conosciuti soprattutto in campo economico e finanziario. Il messaggio che sottende queste nomine è che la Rai deve prima di tutto tornare ad essere una vera azienda, quindi con conti in ordine e gestione in equilibrio, piani di investimento lungimiranti e indebitamento sostenibile. Insomma, costi e ricavi devono tornare ad essere una seria cartina di tornasole, perché solo con una buona gestione si può continuare a produrre cultura, informazione e intrattenimento.
brrrr... brividi lungo la schiena....
Ma se è proprio a causa dei conti squinternati delle banche che hanno pensato esclusivamente a fare cassa e per colpa dei
banchieri famelici che ci troviamo in piena recessione economica!
Senza contare le guerre intestine accese nei vari campi dell'economia, della comunicazione e della cosiddetta cultura!
Già, cultura... e la cultura della vita? quella che dovrebbe promuovere il rispetto delle persone può essere condizionata da freddi conteggi numerici che quantificano profitti per pochi?
Senza contare le guerre intestine accese nei vari campi dell'economia, della comunicazione e della cosiddetta cultura!
Già, cultura... e la cultura della vita? quella che dovrebbe promuovere il rispetto delle persone può essere condizionata da freddi conteggi numerici che quantificano profitti per pochi?
Ma cerchiamo di conoscere i due
salvatori del servizio pubblico:
Anna Maria Tarantola è uno dei massimi
esperti di vigilanza bancaria, che, secondo quanto riportato dal
“sole 24” rispetta le regole coniugate con la sana gestione.
Il suo nome era circolato con
insistenza nei giorni in cui si doveva scegliere il successore di
Mario Draghi alla banca d'Italia, poi la scelta cadde su Ignazio
Visco, ma nessuno aveva messo in dubbio che non fosse una candidatura
autorevole.
Perciò, la sua nomina segnala un
aspetto freddo che non ha nulla a che vedere con la gestione di una
fucina massmediatica come la RAI. E ancora una volta il Governo torna
a pescare i suoi tecnici dentro la Banca d'Italia che conferma il suo
ruolo di primaria riserva della Repubblica. Perchè non farlo nel
campo delle professioni?
Luigi Gubitosi è uno stimato uomo
d'azienda, che ha dato prova di valore in Italia e sui mercati
internazionali. Sempre secondo il quotidiano di confindustria, perché
ha diretto la finanza della Fiat, (e a tal proposito abbiamo visto
come Marchionne ha trattato l'Italia e gli Italiani dopo che la fiat
ha preso soldi per oltre 50 anni dallo Stato) ma non è finita qui!
Gubitosi ha guidato per anni la Wind. Finanza e telecomunicazioni,
(e anche qui ci sarebbe di chè parlare). Queste caratteristiche,
secondo il ragionamento dei tecnici che basano tutta l'esistenza sui
numeri, sono i campi dove c'è più necessità di intervenire in Rai:
razionalizzazione delle spese e delle risorse da una parte, sviluppo
di nuove tecnologie e connessioni dall'altro.
Insomma, dalla padella nelle braci!
Unica speranza: trovare le braci consumate. Perchè a questo punto
non si sa chi è più pericoloso, se il sistema delle lottizzazioni
dei partiti o il freddo calcolo delle entrate e delle uscite.
...ma forse non tutto è perduto! chissà! forse proprio in funzione dei guadagni qualcuno si ricorderà di Santoro e la sua banda che oltre a fare un ottimo share faceva anche incetta di sponsor pubblicità e quindi soldini per mamma rai.
Forse si potrebbe anche supporre il ritorno di Guzzanti Luttazzi Grillo e dei discepoli di Biagi...
...ma forse non tutto è perduto! chissà! forse proprio in funzione dei guadagni qualcuno si ricorderà di Santoro e la sua banda che oltre a fare un ottimo share faceva anche incetta di sponsor pubblicità e quindi soldini per mamma rai.
Forse si potrebbe anche supporre il ritorno di Guzzanti Luttazzi Grillo e dei discepoli di Biagi...
domenica 5 dicembre 2010
mass media, trash e volgarità per aumentare lo share
L’accanimento dei mezzi di comunicazione di massa sulla notizia, la diffusione metodica e l’aggiornamento fobico, specie se i fatti trattano argomenti morbosi, quali, violenze, scandali, omicidi, vedi la telenovela che “zio Michele” sta tenendo in piedi da diversi mesi, senz’altro fa aumentare le vendite e incrementa lo share e diseduca le masse.
Basta poco per fomentare la gente all’odio xenofobo; all’insofferenza per il diverso, sia esso malato psichico, deforme, di etnia diversa, di religione diversa, di sesso diverso o gay.
La mancanza di cultura feconda i terreni scialbi e lì fanno proseliti i grandi uomini. quelli che hanno la soluzione immediata: esecuzione sommaria a chi sbaglia ma di contro non fanno nulla per evitare l’errore e prevenirlo.
Democrazia significa convivere pacificamente, rispettare le minoranze, altrimenti si finisce a lottare e guerreggiare con chiunque la pensi differentemente da noi. Come è successo in padania da quando un tipo ha rispolverato il mito della razza e ha aggiunto il sole delle alpi per riportare in auge un’ideologia egoista già conosciuta nei tempi passati.
La paura nasce e si amplifica nell’ignoranza, sobilla le menti deboli, assoggetta e modella uomini e popoli. E per evitare che ciò accada c’è bisogno di divulgare cultura! Perché la cultura, il sapere, i confronti aiutano a crescere e a smascherare gl’imbonitori.
Per concludere: se i mass media la smettessero con le trasmissioni di notizie trash sarebbe già un punto a favore della cultura e un buon viatico per il risveglio delle coscienze.
Basta con le fantasie di zio Michele, della figlia e della moglie. Una ragazzina non c’è più. È stata assassinata! Ora tocca alla magistratura eseguire indagini e scoprire i colpevoli. A noi resta solo la possibilità, per chi crede nell’aldilà, di sussurrare qualche preghiera. Ai giornalisti condurre inchieste serie e narrare i fatti senza indugiare, compiacenti, su certi particolari inutili.
Basta poco per fomentare la gente all’odio xenofobo; all’insofferenza per il diverso, sia esso malato psichico, deforme, di etnia diversa, di religione diversa, di sesso diverso o gay.
La mancanza di cultura feconda i terreni scialbi e lì fanno proseliti i grandi uomini. quelli che hanno la soluzione immediata: esecuzione sommaria a chi sbaglia ma di contro non fanno nulla per evitare l’errore e prevenirlo.
Democrazia significa convivere pacificamente, rispettare le minoranze, altrimenti si finisce a lottare e guerreggiare con chiunque la pensi differentemente da noi. Come è successo in padania da quando un tipo ha rispolverato il mito della razza e ha aggiunto il sole delle alpi per riportare in auge un’ideologia egoista già conosciuta nei tempi passati.
La paura nasce e si amplifica nell’ignoranza, sobilla le menti deboli, assoggetta e modella uomini e popoli. E per evitare che ciò accada c’è bisogno di divulgare cultura! Perché la cultura, il sapere, i confronti aiutano a crescere e a smascherare gl’imbonitori.
Per concludere: se i mass media la smettessero con le trasmissioni di notizie trash sarebbe già un punto a favore della cultura e un buon viatico per il risveglio delle coscienze.
Basta con le fantasie di zio Michele, della figlia e della moglie. Una ragazzina non c’è più. È stata assassinata! Ora tocca alla magistratura eseguire indagini e scoprire i colpevoli. A noi resta solo la possibilità, per chi crede nell’aldilà, di sussurrare qualche preghiera. Ai giornalisti condurre inchieste serie e narrare i fatti senza indugiare, compiacenti, su certi particolari inutili.
giovedì 22 agosto 2013
Calabria, sulle tracce dei padri
"l'isola" Tropea |
Quando
si immette nel mercato degli affari un prodotto targato cultura il
risultato può essere rischioso, di sicuro incerto.
Le
crisi economiche e la sete di guadagni intaccano le coscienze, le
minano e, quindi, piuttosto che pensare al profitto intellettuale
dello spirito e alla ricaduta in termini di crescita interiore per
tutti, le menti pragmatiche valutano il risultato economico
immediato. Come biasimarle!
Non
è un mistero, d'altronde, il giro di denaro pubblico e privato
investito in sagre, mostre, riscoperte di numi storici consacrati
nell'olimpo dell'arte, ma, raramente, purtroppo, per divulgare il lavoro dei nostri artisti contemporanei.
In
Calabria le garanzie e le occasioni per spendersi e incentivare i
progetti culturali non mancano! Esse sono parte integrante del
territorio.
Le
radici sono forti. E la cultura è tutt'uno, anzi conservata e
protetta nel territorio e nel mare solcato da Greci, Spagnoli,
Turchi.
Un
territorio tormentato da fenomeni sismici e da invasioni
storicizzate.
Quanto
oggi appare non è altro che il risultato delle secolari vicende
naturali e umane sopportate dall'antica terra dei Bretti.
E
se da un lato i terremoti, gli alluvioni hanno spianato o inghiottito
montagne e civiltà, dall'altro il vento incessante ha affinato le
residue strutture architettoniche edificate nei secoli dagli invasori
e rimaste in piedi.
Fantasmi
architettonici di duemila anni e oltre narrano del passaggio di
popoli, quindi, culture e civiltà che hanno insediato colonie e
invaso il territorio calabrese dalle coste all'entroterra.
Da
costa a costa, dal mar Jonio al Tirreno è tutto un pullulare di
“ricordi storici”, alcuni scoperti e altri in paziente attesa
dormono nelle acque e nelle campagne o, peggio, lasciate all'incuria.
Non
sempre, purtroppo, siamo stati attenti costruttori di storia; accorti
ricercatori del passaggio degli avi e conservatori di civiltà.
Gli
anni tra il 1950 e 1970 sono stati i peggiori. I borghi contadini,
abbandonati dalle popolazioni abbagliate da miraggio industriale,
subirono un significativo calo demografico.
L'effetto
migratorio da sud a nord spopolò interi paesi.
E,
poi il ritorno dei nuovi migranti, con negli occhi l'opulenza di
schemi abitativi più consoni allo status raggiunto, diede il colpo
di grazia a tradizioni e cultura.
Orde
pronte a investire in frenetiche costruzioni hanno contaminato e
eroso territori ubertosi, coste suggestive e siti archeologici.
In
quegli anni, impreparati a gestire una improvvisa ricchezza
materiale, i silenzi assensi e le concessioni fecero scempio del
passato.
Ma,
da qualche anno, la cultura della memoria pare abbia fatto breccia e
tentato di recuperare il passato attraverso mostre, divulgazioni di
archeologie umane e territoriali, quali mestieri, percorsi, siti;
alcuni sostengono che sia per curiosità o orgoglio d'appartenenza.
Personalmente mi piace e voglio pensare che sia il frutto di una
sorta di sincero amore per la natura unica e selvaggia della
Calabria, la storia dei singoli, l'antidoto al consumismo, alla
nevrosi che induce al possesso, all'accumulo di beni, spesso sono
sottratti alla collettività.
Perché,
è risaputo, la memoria, nell'evocare sentimenti d'appartenenza ad un
territorio e alla sua storia rende migliori.
Anche
se si tratta di un lavorio discontinuo e faticoso, a volte persino
impercettibile, non solo in Calabria ma in tutta Italia, il viaggio
intrapreso, se pur lento, lascia lezioni indelebili specie nelle
giovani menti che, con spensierata allegria, si gettano fiduciosi
nella ricerca delle proprie origini. Assaporano e godono di antiche
nenie; canzoni folk accompagnate dal suono della lira calabrese,
delle zampogne e delle ciaramelle. Le tarantelle sembrano rivivere
gli antichi fasti delle feste patronali e degli avvenimenti familiari
importanti come le promesse di matrimonio, le nascite e i battesimi.
domenica 26 maggio 2013
troppi studenti, tornare a Università d'élite, echi di Eco
L’intervento di Umberto Eco, pardon, la “lectio magistralis”
all'università spagnola di Burgos, dove il semiologo e scrittore nostrano si è
recato per ricevere una laurea honoris causa in storia medioevale, non è una
provocazione ma ben di più.
Come considerare le sue parole in un momento in cui si
chiede più cultura e diffusione dei saperi in contrapposizione ai piani
politici dei governi europei che tagliano ricerca e diritto allo studio in
virtù di ipotetiche leggi di ingegneria economico-finanziaria che tutelano solo
ed esclusivamente i grandi capitali?
E come giustifica il pluriinsignito prof la fuga dei
cervelli, la mancanza di lavoro, l’affossamento della cultura solidale oltre
che scientifica; la teatralità e l’esposizione mediatica dei baroni universitari
che lasciano svolgere le lezioni al codazzo di studenti chiamati a ruolo di
assistenti?
E che dire delle “vacanze” dai ricevimenti e dal timor
panico che incutono certi “educatori” manichei?
Ma pare che queste tematiche non interessino al nostro prof.
Secondo lui, “l’eccesso di studenti ostacola l’attività
accademica e conduce alla crisi dell’università” e non altri fattori.
Come dire: teniamo i figli a casa o mandiamoli nei campi a
cesellar zolle anche se non c’è nessun bisogno. Ma teniamoli lontani dai prof
impegnati in conferenze e intenti incassare lauree onorifiche. Baroni che
cederanno lo scettro a una ristretta élite di privilegiati quando la gotta o il
rincoglionimento li renderà incapaci di muoversi.
D'altronde l’auspicio di Eco è che “l’accademia torni ad
essere per una certa élite, proprio come accadeva nella sua migliore epoca”.
Ma stimo troppo lo scrittore de “il nome della rosa” che in
virtù del suo racconto ambientato tra le mura di un monastero e grazie al
cognome di uno dei personaggi , Jorge de Burgos, ha ricevuto la laurea, per
chiudere cosi sbrigativamente la faccenda.
Penso, piuttosto, che forse i media hanno, come al solito,
strumentalizzato il pensiero del noto semiologo. Hanno estrapolato le frasi più
insidiose per innescare la lite, catalizzare l’attenzione su qualche nuovo
prodotto editoriale o iniziare la filippica ideologica sulla necessità alta di
una cultura mirata all'emancipazione collettiva dei popoli.
No, forse mi sbaglio!
Se è vero quanto riportato dai media, Lui, vuole detenere il
“potere” della cultura. Mantenere il suo status di docente insigne.
Status che, sempre secondo lui (come riportato dai mass media), è insidiato dai nuovi mezzi
di comunicazione di massa. In special modo della rete, il web, che, sempre
secondo il parere del semiologo riportato dai giornali on line, “la rete, come strumento di consultazione
inibisce il lavoro degli insegnanti e porta a
un mutamento per quanto riguarda il legame tra docenti e studenti”.
Insomma per il prof con internet si può accedere a molte
informazioni che in parte sostituiscono il lavoro dei docenti.
sabato 4 settembre 2010
per Mario Caligiuri, Assessore alla cultura, nominato da Scopelliti
Carissimo Mario,
Conosco il tuo impegno e la caparbietà nel portare avanti validi progetti culturali, grazie ai quali la Calabria trarrà senz’altro giovamento, come Soveria Mannelli, d’altronde, che hai amministrato saggiamente con passione e un bel po’ d’inventiva per tanti anni.
È inutile ricordare le arretratezze storiche della nostra bellissima regione ma permettimi di dire che l’unico grande artista contemporaneo riconosciuto nell’olimpo dell’arte e, cosa di non poco conto dal punto di vista economico, dal mercato che ruota attorno ai prodotti artistici, è il Maestro Mimmo Rotella, scomparso qualche anno addietro; comunque, poco conosciuto e valorizzato in vita dal grande pubblico e dalle realtà culturali nostrane.
Perché ti ricordo questo figlio di Calabria? Perché ritengo che ci siano altri talenti da valorizzare. Diamo la possibilità a quanti possono aiutare la Calabria, farla diventare meta di turismo culturale e, perché no, attraverso il lavoro aggiungere carisma a una terra già carica di cultura ellenica, magnogreca e romanica.
Gli eventi in programma sono per la maggior parte eventi espositivi importati, composti di pacchetti preconfezionati di artisti conosciuti solo dagli addetti ai lavori che emarginano e mortificano ulteriormente le intelligenze locali. Ciò comporta il depauperamento delle nostre risorse, giacché non vi è un ritorno economico/culturale per la Calabria. D'altronde i numeri parlano chiaro, attorno ai grandi eventi finora realizzati non c’è partecipazione attiva e conseguenzialmente non esiste indotto che arricchisca le strutture alberghiere e ristorative.
Si sa, la cultura non paga nell’immediatezza, però, se la volontà politica spiana la strada con i mezzi a lei confacenti e forma una scuderia artistica calabrese, senz’altro, questa, sarà volano propulsore di ricchezze intellettuali e materiali per i calabresi.
Sono sicuro che grazie alla tua sensibilità e lungimiranza, si possono invertire gli ordini dei fattori attraverso proficui scambi culturali così da dare precisi segnali ai giovani, agli artisti e a quanti sono costretti di tentare la ventura altrove. È quasi come l’emigrazione sanitaria che spinge all’esterofilia.
Ribadisco: la tendenza si può invertire solo con l’aiuto di una politica culturale regionale tesa a scoprire e valorizzare talenti, giacché il territorio è privo di quella classe cosiddetta “illuminata” propensa a spendere risorse private nel mercato della cultura, salvo poi, investire cospicui capitali in prodotti di artigianato artistico suggerito dai mercanti.
Un caro saluto.
lunedì 1 ottobre 2012
Carmine Abate e la rivincita dei nuovi migranti
Se Carmine Abate non avesse vinto il Campiello, oggi,
sarebbe gradito ospite del presidente della giunta regionale calabrese?
Risposta scontata: NO!
Questo è il modello adottato dai dirigenti politici che
amano navigare nei mari calmi dell’orgoglio campanilistico facile e perciò puntano
sui cavalli affermati che si sono fatte le ossa e guadagnata la fama fuori dalla
terra d’origine.
Vincitori di niente se fossero rimasti in loco non per demeriti ma per l’assenza di una classe dirigente lungimirante al servizio dei cittadini e della cultura.
In Calabria l’ostracismo nasce con la vita stessa e si mitiga solo affiliandosi a qualcuno o qualcosa. Qui non conta la sensibilità, l’onestà intellettuale, la cultura del bene comune.
Forse per la durezza della vita stessa che porta a lottare fin dai primi giorni di vita sociale. L’arma più usata è la delazione, a seguire, la supponente derisione nei confronti dei rivali. Insomma una guerra continua per la sopravvivenza.
Per questi motivi, a volte, andare via è sinonimo di opportunità.
Lo è stato per il maestro Mimmo Rotella e molti altri contemporanei costretti a portare la loro persona altrove per vari motivi, esplicitati poeticamente ne “Il canto dei nuovi emigranti” di Franco Costabile, anche lui calabrese di Sambiase trapiantato a Roma.
Vincitori di niente se fossero rimasti in loco non per demeriti ma per l’assenza di una classe dirigente lungimirante al servizio dei cittadini e della cultura.
In Calabria l’ostracismo nasce con la vita stessa e si mitiga solo affiliandosi a qualcuno o qualcosa. Qui non conta la sensibilità, l’onestà intellettuale, la cultura del bene comune.
Forse per la durezza della vita stessa che porta a lottare fin dai primi giorni di vita sociale. L’arma più usata è la delazione, a seguire, la supponente derisione nei confronti dei rivali. Insomma una guerra continua per la sopravvivenza.
Per questi motivi, a volte, andare via è sinonimo di opportunità.
Lo è stato per il maestro Mimmo Rotella e molti altri contemporanei costretti a portare la loro persona altrove per vari motivi, esplicitati poeticamente ne “Il canto dei nuovi emigranti” di Franco Costabile, anche lui calabrese di Sambiase trapiantato a Roma.
mercoledì 18 luglio 2012
Calabria e Sicilia, stesso destino?
Purtroppo, in Calabria, per alcuni, la
parola cultura è un fonema astratto da riempire, contaminare e
surrogare linguisticamente con citazioni trofei e medaglie naif.
Le contaminazioni pacchiane,
“caldamente appoggiate da qualcuno”, stando a quanto divulgato
dai media, anche quest'anno andranno ad invadere l'area del Parco
Archeologico di Roccelletta di Borgia, col benestare della
compiaciuta Wanda Ferro, presidente della provincia di Catanzaro e
dei tecnici che gestiscono il MARCA.
E poiché il Bel Paese è un luogo di
amici, (cosa che Vittorio Sgarbi ha capito benissimo tant'è che la
sua biennale veneziana del 2011, dal titolo chiarificatore “l'arte
non è cosa nostra”, che sommava alla artigianalità più o meno
eccelsa e qualche sprazzo di creatività alla vanagloria dei
raccomandati e dei loro padrini, è stata una mossa da ascrivere ad
un grande artista DADA).
La raccomandazione in Italia è come
l'ossigeno, chi non ce l'ha se la cerca! E non fa niente se ad
emergere è una rapa, tanto meglio, si presterà senza remore a
operazioni rampanti! Purché ci siano fama e denari!
Venghino siori e siore venghino:
“Dopo il successo ottenuto al Grand
Palais di Parigi in occasione di Monumenta 2012 (oltre 300 mila
spettatori), Daniel Buren approda al Parco Archeologico di Scolacium
come protagonista di Intersezioni 2012. L'attesa rassegna, giunta
alla settima edizione, tra gli appuntamenti culturali più importanti
della stagione estiva, si caratterizza quest'anno per l'inedito
progetto del maestro francese che ha voluto intervenire all'interno
del Parco di Scolacium con cinque grandiose installazioni concepite
specificatamente per il luogo consentendone una rinnovata lettura.”
E non finisce qui!
“Come nelle precedenti edizioni, il
progetto continua al museo MARCA di Catanzaro sotto la cura di
Alberto Fiz, Direttore Artistico del MARCA.”
martedì 5 ottobre 2010
Mattia Preti o i contemporanei in Calabria?
M. Preti, S. Giovanni con autoritratto |
Tra flussi e riflussi, la storia si ripete a dispetto delle aspettative di rinnovamento enunciate dai programmi politici e culturali: comitati scientifici, mostre museali e vecchiume consacrato da tempo, che, stando ai fatti, nulla apportano in termini di affluenze e ricchezza nel tessuto economico imprenditoriale territoriale, e quanto già fatto nel passato lo dimostra, sono riproposte ciclicamente.
La mostra sui fratelli Preti, Mattia e Gregorio, con Francesco Cozza, altro pittore del ‘600, realizzata con il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, in calendario nel 2009, tra Roma e Catanzaro ancora aleggia nelle atmosfere del San Giovanni.
Eppure, l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, oggi ha ripresentato all’esecutivo regionale calabrese, che ha deliberato la costituzione del comitato scientifico per le celebrazioni del Quarto Centenario (2013) della nascita di Mattia Preti, appunto, l’ennesima celebrazione a un mondo mummificato mentre l’arte è in fermento, propone, sviluppa e dissacra scientificamente vecchi teoremi.
Teorie e pratiche pittoriche, quelle del Preti, indubbiamente, consacrate dalla storia dell’arte, che fanno testo e illuminano le menti ma, e questo è il suggerimento, è necessario guardare alla contemporaneità e al futuro; ai giovani! Divulgare i linguaggi artistici contemporanei, fare crescere le nuove generazioni e coinvolgerle in progetti possibili che diano fiducia e guardino al futuro pur con un occhio al passato.
Nelle intenzioni di Mario Caligiuri, il comitato deve lavorare affinché la cultura mondiale s’interessi alla figura di Mattia Preti e valorizzi la ricchezza dell’intero patrimonio culturale della regione Calabria. E se invece puntasse sui contemporanei e li aiutasse a entrare nel mercato?
Con un comitato così si partirebbe senz’altro in pole position.
Vittorio Sgarbi, presidente,
Guglielmo De Giovanni Centelles, Accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere, Nicola Spinosa, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Napoletano; Maurizio Marini, storico dell'arte; Alessandro Zuccari, docente universitario della Sapienza; Luigi Tassoni, professore a Pe'cs in Ungheria; Paolo Arrigoni, collaboratore del Ministero per i beni Culturali; John Spike, critico d'arte; Mario Buhagiar, professore di Storia dell'Arte all'università di Malta; Domenico Romano Carratelli, Coordinatore degli Assessorati alla Cultura della Conferenza delle Regioni; Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici; Alessandra Anselmi e Giovanna Capitelli professoresse dell'Università della Calabria; Giuseppe Valentino, Direttore del Museo di Taverna e Giuseppe Mantella, maestro di restaurato e conservazione di opere d'arte.
venerdì 22 luglio 2016
Torbide trasparenze
L'ambigua, mercenaria visibilità dei sottoboschi mediatici.
In cultura, spettacolo, politica e politica degli spettacoli.
Rapito dalla bellezza e fottuto da chi si è cucito addosso vestiti di enfatiche parole.
Vestiti leggeri, trasparenti, eleganti simili alle ali delle mosche (che pur essendo insetti schifosamente fastidiose posseggono un loro perché).
Ne ho incontrati tanti e credo di non
essere il solo ad avere inciampato in personaggi ambigui che hanno
fatto della bellezza il regno delle bugie.
Dottorini e infermieri della politica.
Professorini della cultura. Televenditori di sogni per ogni stagione.
Esserini fastidiosi che svolazzano
disinvoltamente dalla merda al miele ogni qualvolta, la merda o il
miele, anche se opposti tra loro in quanto a finezza, gusto, qualità
organolettiche e nobiltà d'estrazione, donano loro ricchezze e
visibilità.
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