"torre cavallara, cz sud" |
Catanzaro. In attesa del 12 giugno, data che vedrà in tarda ora l'insediamento del nuovo organigramma politico a palazzo de nobili, si scaldano i motori. Si intrecciano accordi. Non si disdegnano neppure i tanto vituperati saltimbanchi della politica pur di raggiungere e indossare la fascia tricolore.
Abbiamo il sindaco “giardiniere” che vuole fare di Catanzaro una città giardino. Con tutti ma senza inciuci. Salvo poi vedere, spulciando tra i candidati, una sorta di restyling, ché la composizione dei salvatori della patria non si discosta molto dalla formazione precedente.
Insomma:
Si tocca il polso della politichicchia. E, nostro malgrado, ascoltiamo i rispettivi punti di vista che purtroppo rimangono invariati. Siamo testimoni in/colpevoli? Cittadini apatici, assuefatti e ormai succubi della cattiva gestione amministrativa e sociale? L'ignavia sembra padroneggiare il gregge.
D'altronde la realtà delle periferie, la qualità della vita, i servizi obsoleti, salvo qualche leggero cenno di miglioramento apprezzabile in centro città e nella marina ( se però ignoriamo che Catanzaro è tutta un divieto generalizzato quasi priva di parcheggi liberi...) emotivamente speranzosi, ci si lascia andare a aspettative corredate da promesse mai mantenute, chissà perché, sempre imputabili a quelli del campo avverso e alle giunte precedenti.
La realtà oggettiva attuale fotografa una gestione della cosa pubblica scadente. Un fare della politica ch'è conseguenza limitante e limitativa di azioni paragonabili alla lista delle lavandaie attanagliate dalle esigenze immediate, quotidiane e, che per il modo di fare condizionato, scade in deprimenti accuse, omissioni e incoerenze politiche imperdonabili come se chi si è seduto nel consiglio comunale non avesse strumenti democratici per contestare e ovviare a errori o sviste della maggioranza. Come se l'opposizione fosse prigioniera di chissà qualche potenza oscura e perciò impossibilitata nell'emendare proposte e fare espletare bene il mandato elettorale anche a quanti distratti dai problemi immediati sottovalutava il futuro. Perché la politica, quella sana, guarda lontano, in divenire; il resto, l'immediato è un esercizio di normale amministrazione.
Personalmente, mi aspetto, dalla politica, che faccia propria la questione sociale delle realtà periferiche nei fatti, che sia sensibile ai bisogni di tutti ,attenta sì all'immediato ma che sappia programmare principalmente la serenità, l'armonia tra il centro e le periferie fisiche e culturali esistenti in città.
... non sempre le minacce e i nemici arrivano dal mare, si allevano anche serpi in seno.
Pemmò aspettamu.
Guardamu; e mentre osserviamo l'evoluzione delle forze politiche scese in campo, i veti imposti dalle segreterie attendiamo le mosse degli altri schieramenti pronti a scendere in campo sperando in un estremo atto di nobiltà di pensiero della Politica seria. E non cavalli di Troia
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