l'attesa

Lo sguardo si perde oltre i vetri. In lontananza la vecchia antenna rai posizionata sul monte di Tiriolo e più in là la vasta distesa di pale eoliche. 

Il silenzio è interrotto dai rumori elettronici di qualche gioco. Qualche ragazzo starà impegnando l'attesa? Il suono è insistente. Sembra di essere in una vecchia sala giochi o in qualche bar al tempo in cui spopolavano i flipper.

Ding diring driiing troc troc tring.... . È insopportabile! automaticamente lo sguardo va alla fonte del rumore:

Chi sta giocando non è un adolescente ma una signora adulta! Qualcuno fa notare che hanno inventato anche gli auricolari oltre al telefono. Ma la signora imperterrita prosegue a giocare. Smette solo per prendere parte alla discussione:

C'è quello quello molto importante come si chiama mi sfugge quello che ha fatto le inchieste vai e notta... wainot. Si guaienotta -ripete sornione il signore col pancione- why not!

la signora del videogoco sembra trovare grande motivazione e s'intromette decisa nella discussione:

Quello che mò è sindaco di Napoli. De magistris! Suggerisce qualcuno. Sì sì proprio lui che pare si voglia candidare. Mò finisce il secondo mandato a Napoli e quindi è libero. Sì è già stato fatto fuori un prima volta qui a Catanzaro mò vedrai che sarà la seconda volta. No no lui non si fa fottere di nuovo. È un uomo di legge! E saprà fare pulizia insieme a Gratteri.

L'attesa è lunga. Nel corridoio trasformato per esigenza in sala d'attesa i pazienti iniziano a scambiare sensazioni e previsioni in base alle rispettive conoscenze e aspettative di soluzione della questione “regionali”. Nomi, liste e propensioni di voto. Poi, confessano i loro peccati inerenti lo stato di salute che li ha costretti là. Le confessioni pubbliche diventano catartiche e leniscono, almeno per il momento, dolori e pene. Parlano dello stile di vita. In pochi ammettono le proprie colpe. Gli abusi di gola e gli alimentinno che li ha aiutati a cadere ed essere vittime delle patologie genetiche silenti.

Non fanno mea culpa. No! la colpa è sempre di qualcosa altro o di qualcun altro se si trovano in quella situazione di declino fisico. “la mamma che li vezzeggia o li ha vezzeggiati; le frittelle a cui non puoi dire no! I dolci; le torte delle ricorrenze che tanto arrivano una sola volta l'anno e così via”.

Sarà l'età, il cibo, i veleni usati nell'agricoltura, le plastiche, le multinazionali che intrigano e pensano solo a fare profitti?, che li ha portati lì e a fare lunghe file davanti agli sportelli della sanità pubblica e ai medici specialisti? Bha?

Dalle pecche personali a quelle della sanità pubblica il passo è breve! Siamo all'impietosa analisi populista (questa volta è d'obbligo) che si arena sull'annoso problema in cui versa la società e, quindi, alla crisi dei valori della politica e, guarda caso, riguardano solo ed esclusivamente gli altri; quelli che governano! Quelli che gestiscono il potere; la sanità e le sorti delle persone...



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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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