Tempo e cielo cangianti. Nuvole. Vento. Pioggia. Sole.
Meteo inclemente per pensare alla solita, annuale, e, per alcuni,
fatidica gita fuori porta di Pasquetta.
I pensieri vagano fino a raggiungere l'ultima pasquetta fatta in
compagnia dei miei amici tra le onde dello
Jonio, colazione al
sacco, le immancabili "cuzzupe" e le pastiere adagiate
sulla sabbia del porticciolo di
Catanzaro Lido.
Tempi allegri e scanzonati. Messi in un cantuccio a riposare.
Sorpassati dalle riunioni compassate, ma non troppo, tra coppie
mature e figli a seguito.
Eravamo forse degli incoscienti a non lasciarci intimidire e
condizionare dal tempo? No, semplicemente non davamo peso alla
pioggia. E quando una cosa era in programma si rispettava la tabella
di marcia. Come quel giorno che una volta partiti per la
Sila
si aprirono le cateratte del cielo e furono tuoni e fulmini a
condizionare la meta.
Ci fermammo in una casa in costruzione, tra gli alti pini silani,
a poche decine di metri dalla strada.
I bambini erano elettrizzati. E noi ci
mettemmo a raccattare pigne asciutte e legna inservibile del
cantiere. Accendemmo il fuoco. Mettemmo su la griglia da “passeggio”.
Ed ebbe inizio il rituale.
L'odore di fumo porta con sé il calore
delle allegre compagnie. Grida gioiose e sbotti d'ilarità avvolgono
gli ambienti e tutto si trasforma in festa. Anche la giornata più
buia e piovosa è rischiarata dalle positività conviviali.
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il "pasquone" da noi è un rito che si consuma in compagnia |