venerdì 24 aprile 2015

Calabria era meglio quando si stava peggio

Avrei potuto evitare e me lo sarei evitato volentieri scrivere quanto segue ma ritengo opportuno esporre in totale libertà il pensiero comune a quanti non hanno voce o possibilità di dialogare con le istituzioni regionali appena insediate. Il fare dei nuovi invasori è allucinante. Perennemente super impegnati a sbrigare problemi logistici, con fare cattedratico, guardano dall'alto in basso e forse anche con diffidenza chi rivolge loro quesiti dopo avere pazientemente fatto ore di anticamera davanti a porte sbarrate. 
la nuova classe dirigente sembra abbia dimenticato un piccolo particolare e cioè che la Regione Calabria è per definizione, che tra l'altro hanno coniato loro stessi, "la casa dei calabresi".
ma andiamo nel merito:


Non amo le autocelebrazioni e men che meno gli uomini soli al potere specialmente in politica, campo in cui la pluralità, oltre che essere l'espressione più alta della democrazia, dovrebbe tradurre il lavoro corale politico in atto concreto teso a favorire l'emancipazione culturale e prestare i saperi al servizio della collettività. Servizio al quale si è chiamati per gestire il bene comune.

Ma i rapporti interpersonali, si sa, sono molto complessi. E, il bene interiore, le positività di chi dirige la politica e la società produttiva non sempre sono sulla rotta giusta.
C'è sempre qualcuno che vorrebbe dell'altro. E se questo “altro” si traduce in un ulteriore benessere personale diverso nella sostanza e nella qualità dell'esigenza di chi soffre diventa legittimo egoismo. La legittimazione dei poteri consolidati e l'asservimento sono costanti incrementali tra quanti tagliati fuori dal lavoro e depredati della dignità di persone con autonomia di pensiero scendono in lotta per tutelare il proprio illusorio benessere e poco importa se a pagarne le spese sono gli ultimi.

In Calabria e al sud in generale siamo abituati a certe distorsioni che rasentano l'imbecillità. Eppure continuiamo a fare finta di niente. Chiudiamo gli occhi per non vedere le incongruenze della politica e gli orecchi per non sentire le grida di aiuto di quanti stanno male sempre per colpa delle decisioni dei comandanti di turno insediati a palazzo Alemanni e nelle varie sedi dei poteri regionali.
Eppure questo nuovo presidente, diventato velocemente vecchio nel giro di 5 mesi per non avere saputo o voluto portare quel vento di novità tanto declamato in campagna elettorale, ma forse è un caso come le sue iniziali anagrafiche Oliverio Gerardo Mario (ogiemme, che riportano all'acronimo dei prodotti geneticamente modificati) e ce lo auspichiamo che ancora non sia uscito dal seminato.
Tra un giro di valzer, un tavolo tecnico, anzi più di uno, e mille proclami ci accorgiamo che nulla è cambiato. Chi ha portato la calabria allo sfascio continua a guidare importanti uffici.
Va bene, dirà qualcuno con più pazienza di chi sta male o in posizione scomoda, ma non possiamo nascondere che da cinque mesi la Calabria è ferma al palo per i motivi futili che conosciamo. E le risposte tardano ad arrivare.
Nel frattempo OGM perde credibilità e consensi. Anche i giovani si sono ricreduti sulla bontà di certe promesse. Qualcuno si dice amaramente pentito per avere dato fiducia a questa infruttuosa squadra che si è dimostrata attenta nel gestire il potere alla vecchia maniera.

Intanto Cinque mesi sono passati, e nulla è migliorato. vuoi vedere che era meglio quando si stava peggio?

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