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venerdì 15 marzo 2019

sulle spalle dei ragazzi

Ancora una volta i vecchi volponi hanno girato la frittata e fatto buon viso a cattivo gioco. E sì!, perché dei danni causati all'ambiente dalle fabbriche, ma più che dal progresso dall'ingordigia degli uomini che stanno a capo delle baracche di cartapesta, hanno dovuto prendersene carico i giovani!

È da qualche giorno che i mass-media coccolano la notizia della sedicenne svedese e del suo impegno a favore dell'ambiente. Greta Thunberg è riuscita a fare scendere in piazza i ragazzi di tutta l'Europa per dire basta agli inquinamenti e alla salvaguardia dell'ambiente.

sulle spalle dei ragazzi
"sulle spalle dei ragazzi"


Questa è senza alcuna ombra di dubbio una sonora sconfitta per i vecchi e per tutti noi che abbiamo permesso il degrado dell'ambiente attraverso il depauperamento delle materie prime e la loro trasformazione indiscriminata allo scopo di creare benessere e ricchezze per pochi.

Chi ci ha governato ha prestato il fianco abtorto collo. D'altronde c'era il ricatto sociale: lavoro o disoccupazione!
Ma quando l'inquinamento indiscriminato e criminale (ma remunerativo per i vertici aziendali, perché preservare e munire le fabbriche di sistemi efficaci per la depurazione e il trattamento dei fumi e delle scorie prodotte dal ciclo di lavorazione è costoso) è causa di malattie e morti a chi serve il lavoro?

Lo sapevamo tutti! Ci ha multato anche l'Europa. Eppure doveva incazzarsi una ragazzina per alzare il polverone e porre sotto i riflettori il problema ambientale che noi abbiamo fomentato giorno dopo giorno. E se lei è riuscita a smuovere le coscienze significa solo una cosa: siamo degli inetti. Inutile proporla per il nobel. Facciamo un mea culpa sentito. Pensiamo prima alle conseguenze dei nostri famelici intrecci affaristici senza lasciare che il tempo passi e demandare il problema sulle spalle delle generazioni future.  

lunedì 7 agosto 2017

Passione musica

Sal Mistico, giovane promessa del jazz.


L'altra sera, a Soverato, nella splendida marina con sullo sfondo le acque limpide e cristalline del mar jonio, Salvatore Nisticò ha suonato davanti ad una platea attenta. Appassionati e rapiti dalla sua musica, probabilmente increduli, gli ospiti si lasciavano cullare dalle note emanate dal pianoforte. Le mani di Sal accarezzavano i tasti che, docili, effondevano armonie.

Salvatore è figlio di un illustre calabrese. Un emigrato colto. Uno scienziato che, oltre ad insegnare all'Università di Roma, dirige l'ebri, centro di ricerca “Rita Levi-Montalcini Institute”. Ma non è del prof. Giuseppe Nisticò che intendo parlare.
Questo spazio è dedicato alla passione del giovane Salvatore, seguito dal maestro Claudio Colasazza fin da quando aveva cinque anni. È passato del tempo da suo primo cd. Una registrazione sostenuta dalla esperta guida del maestro Claudio e dal piglio gioiso del piccolo Sal Nistico.
Appunto, “piccolo” anagraficamente da non confondere col noto jazzista italo-americano di origini calabresi Sal  Nistico.

Salvatore Nisticò oggi ha compiuto sedici anni. Ancora giovane per “gareggiare” col suo omonimo e reggerne il confronto. È cosciente del peso che dovrebbe sopportare.
16 anni. Selezionato per il corso estivo della Berklee University di Boston tenutosi a Perugia nell'ambito di Umbria jazz. Salvatore vuole e pretende un suo spazio. Uno spazio vergine per confrontarsi anche coi jazzisti che hanno suonato col più noto Sal Nisitco e che lui ha conosciuto nelle rassegne.
Decide, quindi di apportare una leggerissima modifica al suo cognome. Trasforma, anteponendo una M, e il suo nome d'arte, adesso, è Sal Mistico. In ossequio al suo essere riflessivo, attento e appassionato della musica.

Ho ascoltato il suo ultimo cd, registrato insieme al suo maestro Claude Colasaz dal vivo. L'ho ascoltato attentamente, con gli occhi chiusi. Mi ha portato in una dimensione eterea. Giocosa e solenne nello stesso tempo. Non una disarmonia o tentennamento. Non si è lasciato intimorire dalle prestigiose presenze fra cui Esmeralda di Belgio e sir Salvador Moncada, marito della principessa Esmeralda.

Sal ha eseguito l'introduzione e il tema principale il cui ritmo è scivolato gradualmente nelle sapienti mani del maestro Colasaz; insieme hanno estasiato il pubblico dell'Hassler Hotel con le improvvisazioni vibranti dal lirismo accattivante.

14 brani che vanno da “Round Midnight” di Thelonioues Monk a “Willow Weep for me”, passando per “oblivision” di Astor Piazzolla, “Caruso”, di Dalla, “I loves you porgy” di George Gershwin”, “goodfather”, di Nino Rota... “l'immensità” di Don Backi, qualche brano della Tosca dell'intramontabile Puccini.
Insomma, un cd da ascoltare in religioso silenzio.

martedì 18 ottobre 2016

La dittatura del mercato globale soffoca le menti

"la dittatura del mercato globale
soffoca le menti"


L'altra sera in tv ho seguito per un po' un cabarettista, simpatico, caustico ma simpatico. Il suo monologo satirico era basato sulle problematiche attuali. Fatti che ci toccano di riflesso e a volte c'investono in prima persona togliendoci il fiato. Ha chiosato sull'immigrazione, l'assenza o le limitazioni degli ammortizzatori sociali per i cittadini senza lavoro, la tutela dei giovani e dei deboli, insomma ha centrato appieno le varie anime sociali intrise di paura, incoerenza, richieste lecite e rivendicazioni a volte cariche di personalismi e qualunquismo allo stato puro.

Ha dato una bella botta ai sessantottini. Padri o nonni dei giovani in platea che sorridevano e battevano le mani. In un clima goliardico ha addossato colpe inconfutabili alla classe dirigente attuale, composta dai sessantottini, appunto! ma anche e principalmente degli antagonisti politici che rivendicano il loro impegno politico nella destra sociale, Rei di non aver voluto creare quel mondo sociale fatto di solidarietà e amore che tanto avevano predicato e per il quale hanno lottato.

domenica 10 maggio 2015

scripta manent, le parole volano

Per non perdere memoria di quello che è stato. Per ricordare. Per salvare il salvabile senza indossare vesti da inquisitori da oggi iniziamo a postare semplici ma illuminanti documenti. Tracciamo un ipotetico percorso delle buone intenzioni che hanno costellato le strade della politica e dei denari pubblici coi quali sono state lastricate e a volte realizzate positivamente.

Iniziamo con uno dei tantissimi progetti sulla legalità destinato ai giovani datato 11 dicembre 2010 ...

"i giovani costruttori di futuro"
scripta manent ...

venerdì 10 gennaio 2014

C'era una volta la Fiducia

La questione del lavoro giovanile.

L'età, il lavoro, la cultura.


Alla casa del piacere della signora Gemma, ma anche negli altri bordelli d'Italia, c'era un cartello esposto. Singolare e fantasioso se fosse esposto oggi ma non privo di attenzione verso i giovani.

Singolare perché si leggevano modalità e tariffe con annessi e connessi tipo la saponetta normale o l'acqua di colonia sborsando una piccola aggiunta ma includevano, e per quei tempi era una sciccheria, acqua e asciugamano di tela.

Fantasiosa, molto fantasiosa per i nostri giorni visto come e quanto sono tenuti in considerazione i giovani dall'attuale classe dirigente, anzi, l'attenzione verso i giovani era "premurosamente educativa". che benevolmente elargiva un occhio di riguardo ai giovanotti di primo pelo che si affacciavano per la prima volta alle gioie della vita.

Signori, l'ossimoro è servito! Traete le dovute correlazioni tra l'iniziazione all'età adulta maschilista d'un tempo che ancora grava sulla nostra cultura sociale e le possibilità d'azione contemporanee di quanti viviamo le contraddizioni sociali indotte dalla politica pilotata dai burattinai dell'alta finanza.

Certo che se i quarantenni al potere dell'Italia del 2014, il giovane Letta e il burattino Matteo, con un atto di coraggio recidessero i fili che li tengono ancorati a logiche di potere economico insostenibili e mettessero in campo accortezze mirate per garantire il lavoro e lo studio dei giovani, il reinserimento dei meno giovani nelle attività sociali, molte storie di degrado non riempirebbero i giornali e non salirebbero agli onori della cronaca.

ps: allungare l'età pensionabile è il risultato della politica miope dei burocrati che si cibano di numeri ma decima le vite delle persone; risana i conti INPS e uccide la dignità degli anziani, mortifica le tutele dei lavoratori perché annulla i diritti acquisiti dei dipendenti subalterni ma mantiene intatte le pensioni d'oro e tutela la casta.

venerdì 27 gennaio 2012

le speranze dei giovani cantautori

Accadono cose che inevitabilmente s'insinuano tra i ricordi e gli affetti cari di ognuno di noi. A volte basta uno sguardo, un suono, poche note scanzonate che, pur contestando la realtà, invogliano a vivere la quotidianità appieno nonostante le contraddizioni, i dolori personali le tragedie collettive. Insomma pubblico e privato si mescolano nei testi di Stefano Rosso, Rino Gaetano, De Andrè, Dalla, De Gregori, Vasco Rossi, Luigi Tenco, Paoli, Lauzi...
Il piano bar fa sembrare il cantante meno irraggiungibile, perde l'aurea del divo e si cala nella vita comune, anche per una questione di marketing, e sta vicino ai suoi fans nelle discoteche. Attorno alle grandi star orbitano satelliti di varia natura e entità, il loro raggio d'azione sconfina principalmente nella moda ma non disdegnano gli altri filoni che il mercato globale offre.

Le canzoni popolari narrano la quotidianità, gli amori e le conseguenze che questi apportano nelle vite delle persone. Alcuni cantautori, negli anni '70, intraprendono un filone nuovo per la musica italiana. Da Rino Gaetano a Vasco Rossi passando per Fabrizio De Andrè, testi e musiche modificano la propensione alla melodia popolare. Non narrano più amori o passioni struggenti, anzi, fanno dell'ironia e la musica cambia marcia. Da greve, maestosa o struggente passa ad allegre e ritmate disarmonie.
Nascono gli urlatori, la musica beat; la batteria, le chitarre elettriche, le tastiere e cinque o sei ragazzi che suonano questi strumenti si danno nomi ironicamente provocatori che identificano la loro filosofia di vita e quindi la musica. È un fiorire di complessi musicali e di cantautori rock pop.

Ovviamente le grandi città, da Roma in su, diventano palcoscenici preferiti dei giovani anche in virtù delle sedi televisive e degli studi discografici ubicate tra Milano, Torino, Genova.
Erano gli anni della fantasia al potere. Gli anni del “mettete i fori nei vostri cannoni” e di “c'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stone”, di “Bandiera Gialla”. Anni di fermenti culturali creativi ad opera di giovani che credevano di poter cambiare la società.

mercoledì 2 febbraio 2011

è ora di smetterla! questa politica danneggia l'Italia

Basta con la guerriglia delle contrapposizioni: porta solo danni al Paese!


Siamo un popolo di guardoni! Tutti con l’occhio torvo e l’orecchio teso per conoscere nuove morbosità sulle vicende private del premier. va beh, d’accordo, lui rappresenta l’Italia anche quella che non l’ha votato, quella lontana dai suoi festini per scelta culturale o perché non se li può permettere, e quindi dovrebbe mantenere un certo decoro, non lasciare trapelare quanto elargisce alle donne da lui conosciute. Non sto a sindacare se la conoscenza è di natura sessuale, ma nella situazione contingente diventa indecoroso e offensivo per tutte le famiglie che versano in gravi disagi economici apprendere delle decina di migliaia di euro elargiti a fin di bene. Se a questo sommiamo un po’ di voyeurismo mediatico, non solo italico, è ovvio che la figura del presidente del consiglio diventi materia di macchiette satiriche.
Ok, lui ha esagerato con le manie di grandezza, ha oltrepassato la misura degli uomini politici precedenti, perché, stando alle chiacchiere di corridoio pare che anche loro, se la facessero con le mignotte (ancora la definizione di escort non era stata coniata, anzi no, era riferita a un’automobile) ha accentrato i poteri ed ha ritenuto di ergersi al di sopra di tutte le cose animate e inanimate, persino della Carta Costituzionale Repubblicana. Ma oggi, in quei due fotogrammi mandati in onda da un servizio giornalistico, la sua solitudine ha squarciato lo schermo e le impercettibili vibrazioni della testa lasciavano trasparire amarezza e costernazione.
al di là del dramma umano e dei reali motivi delle elargizioni alle giovani donne, che senza dubbio sta vivendo, credo che Berlusconi sia anche costernato per l’epilogo poco edificante della sua discesa in campo e perché no per l’impotenza di non aver potuto concludere le riforme elencate nel suo programma politico.
Certo non sta a me sindacare se giusto o sbagliato, ma un tempo, il codice cavalleresco concedeva l’onore delle armi agli sconfitti…
Berlusconi ha movimentato la politica, ha squarciato le falle esistenti, ha fatto comprendere, ove ce ne fosse stato bisogno, che la casta è forte e che i proclami preelettorali sono una farsa per accalappiare merli. Non è Berlusconi, la destra o la sinistra che non funziona. È tutto il sistema che deve essere riveduto e corretto a incominciare dal singolo cittadino, dalla sua presa di coscienza e dall’impegno costante nel sociale.

mercoledì 23 settembre 2009

Noam Chomsky, i figli dei fiori e la guerra del vietnam



Noam Chomsky, filosofo e teorico della comunicazione, professore emerito di linguistica all’Institute of Techonology del Massachusetts, sostiene che Kennedy ordinò di bombardare il Vietnam del Nord già nel 1962, camuffando i bombardieri coinvolti nell’azione di guerra con insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense.

 Inoltre accusò Kennedy di aver autorizzato l'uso del napalm assieme ad altri programmi bellici per piegare la resistenza attraverso la distruzione delle coltivazioni vietnamite. Mentre altri sostengono che il reale coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam avvenne nel 1964 come reazione al bombardamento del Brinks hotel.

Ad avvalorare la tesi di Chomsky l’elaborazione della “teoria del dominio” presentata dal giovane senatore John F. Kennedy ad una riunione dell’ American Friend of Vietnam, in cui, teorizzava: “il Vietnam rappresenta la pietra angolare del mondo libero nel sud est asiatico, la chiave di volta, il tappo che chiude il buco della diga nel caso che la marea rossa del comunismo inondi il Vietnam, un paese che si trova lungo una linea che unisce Birmania, India, Giappone, Filippine. Laos e Cambogia”

L’intenzione americana, stando ai fatti appena descritti, fu di inserirsi nella politica interna sudvietnamita così da eliminare gli elementi sovversivi presenti nel sud e creare un movimento secessionista dotato di armi americane. Eliminato il nord gli USA sarebbero stati le sentinelle del confine cinese pronti ad arginare l’ondata del comunismo in Asia.
È inutile aggiungere che le intenzioni furono disattese e che l’azione di politica estera esportò morte e distruzione fratricide anche attraverso l’esasperazione delle differenti culture territoriali religiose, politiche e etniche operate da leader fantocci
I giovani pacifisti di quegli anni, coniano slogan contro la guerra per esaltare i loro ideali di pace e libertà; quali: "Mettete dei fiori nei vostri cannoni" e "Fate l'amore, non la guerra". I “figli dei fiori” o hippy si distinguono dalla massa. Vestono panni allegri; vivacissime stoffe decorate con motivi floreali e sfoggiano fiori sul viso e sulle mani; inizia a vedersi qualcosa di nuovo a S. Francisco e anche nelle città europee.
L’amore per la pace e la libertà li porta a teorizzare la comunione dei beni, la vita sociale e l’educazione dei giovani in una sorta di famiglia allargata: la comune. Nelle comuni dei “figli dei fiori” non esiste la proprietà privata. Il movimento hippy scuote l'opinione pubblica e molti registi dedicano pellicole. Lo stile di vita hippy influenza anche la musica popolare con il rock psichedelico in quanto linguaggio dei giovani. Nasce la beat generation che teorizza la rivoluzione sessuale; fa uso di stupefacenti e allucinogeni (lsd e cannabis) per esplorare stati di coscienza alternativi. La rivoluzione dei figli dei fiori culmina sulla costa occidentale degli US al festival di Woodstock nel ’69.
La diversità culturale e religiosa abbracciata dagli hippy, la filosofia orientale e l'elemento spirituale raggiungono il vasto pubblico dell’era dell’acquario: “quando la luna entrerà nella settima casa e giove si allineerà con marte sarà la pace a guidare i pianeti e sarà l’amore a dirigere le stelle”.
Ma, Fernanda Pivano, esponente italiana della beat generation, che sognava insieme ai poeti americani la rivoluzione dei fiori, nell'antologia "L'altra America" del 1971, si chiede dove sono finiti i fiori visto il rapido cambiamento culturale all'indomani del sessantotto.

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