martedì 17 marzo 2015

La truffa arriva via e-mail

Ciao,

ho recentemente acquistato un metodo molto costoso per guadagnare su Internet. Il metodo funziona davvero!!!

Ora, in un giorno guadagno più denaro di quanto molti ne guadagnano in un mese.

Le mie statistiche per oggi. Ho guadagnato €570 in 40 minuti. Fico, vero?

Questo metodo funzionerà per circa 2 mesi. Io ho 2 inviti gratis; vorrei condividerne uno con te, solo non dirlo a nessun altro.”

Che cuore! Hai visto mai un amico così altruista? Mi dà l'opportunità di guadagnare 570€ in poco più di mezz'ora! E solo a me personalmente!
Però adopera il condizionale. Mi scrive “vorrei condividerne ...”. che faccio? Lo assecondo? Seguo il link o lo mando a fare in culo?
Beh, io lo lascio perdere. Lo ignoro e segno la mail come spam.

Buona giornata anche ai piccoli patetici imbroglioncelli che smanettano in internet.



lunedì 16 marzo 2015

Il valore della vita

Un uomo, solo, ma in compagnia di un dolore interiore enorme, ha scritto la parola fine.
Il dramma, maturato lentamente nella sua testa, si è consumato l'altro ieri in un paese jonico catanzarese: Montepaone.
Tra le mura di casa, ha teso una corda e … giù.
Stanco di una situazione personale creatasi nell'apatia generale di quanti dovrebbero tutelare e gstire la società civile ma seguita con attenzione morbosa e punzecchiata dal piacere voyeristico dei media ha ceduto alla umana debolezza: la depressione.

La Catanzaro civile è con Franco Caruso

Catanzaro dà il benvenuto a Franco Caruso


La libertà è un bene da proteggere.
È singolare, per non attribuire aggettivi più pesanti e diretti a quanti indossano e si nascondono dietro le maschere istituzionali, la mobilità di una città dormiente come Catanzaro tirata in ballo strumentalmente da alcune frange politicizzate ma culturalmente retrograde.

L'elenco delle disfunzioni sociali e strutturali sarebbe lungo per una città come Catanzaro e altri dovrebbero essere i problemi da risolvere nell'immediatezza ma pare che, per il coisp e qualcun altro che ha fatto della politica un lavoro come tanti, il caso eclatante sia la docenza conferita a Franco Caruso nella facoltà di sociologia all'Università cittadina Magna Grecia dagli organismi universitari preposti al reclutamento degli insegnanti.

domenica 15 marzo 2015

Oliverio, dalle parole ai fatti

Dopo lo sfacelo targato Scopelliti che, con la geniale modifica apportata alla legge regionale, è riuscito persino a fare rimanere fuori dal consiglio regionale la candidata di FI alla presidenza Wanda Ferro surclassata di misura da Mario Oliverio, siamo in zona rossa, o, forse, è più opportuno dire rosata visto l'annacquamento dei valori che contraddistinguono la sinistra al governo.

Come ben si sa, Oliverio si è insediato da qualche mese. Ha voluto fermamente le dimissioni dei dirigenti regionali (che sono rimasti comunque a comandare e prendere decisioni sui destini dei calabresi) e ha nominato una sofferta quanto minuscola giunta.

giovedì 12 marzo 2015

Caso Berlusconi Ruby, in giustizia è fatta?

Berlusconi è stato assolto.

La cassazione ha deciso che Ruby era, all'epoca dei fatti, maggiorenne e parente stretta di Mubarak e che, sempre Berlusconi, non ha approfittato del suo status telefonando alla questura per il rilascio di Ruby e farla affidare alla Minetti ?

Dimenticando la satira mondiale che all'epoca dei fatti ebbe a disposizione tanto di quel materiale di fare ridere anche gli struzzi, potrei anche dire che mi sta bene! sì. Mi sta bene questa soluzione adottata dai giudici della cassazione milanese.

domenica 8 marzo 2015

Tradizioni valoriali tra crisi sociali e austerità

Avevate le scarpe!


Sì avevamo le scarpe, consumate … rotte, ormai. -risposi all'ospite che osservava incuriosito e commentava la foto sulla scrivania. Va be', stavate meglio di me e di tanti che non ce l'avevamo per niente. Ma eravate di lutto? Chi era morto? Mio padre. Risposi secco. E mi sovvenne alla mente Maria, la figlia di zia Rosina che faceva la sarta e insegnava a tagliare, cucire e risistemare gli abiti vecchi alle ragazze del paese. L'attività sartoriale e la propensione all'insegnamento che svolgeva al piano terra della casa le valse il titolo di “maistra”, maestra. Lei cuciva di sana pianta, risvoltava e aggiustava i vestiti ai paesani. E ovviamente anche a noi. Riusciva a dare nuova vita alle stoffe. Trasformava magistralmente cappotti, giacche, pantaloni, camicie e gonne.
Fu lei che cucì e riadattò i vestiti neri e i nastrini da tenere sui risvolti del bavero delle giacche per il tempo necessario alla celebrazione del lutto familiare.

sabato 7 marzo 2015

Eroica quotidianità al femminile

Donne coraggiose


La vita è una ruota, diceva mia madre.
La vita, appunto, coi suoi alti e bassi impone scelte immediate. Scelte, a volte dolorose ma necessarie per sopravvivere.

Con la morte nel cuore, mia madre si trovava ad un bivio, doveva decidere se accettare una nuova proposta di matrimonio oppure darsi da fare. Mettersi in gioco. Indossare i pantaloni per amore dei figli e trovare un lavoro. Uno qualsiasi purché onesto e dignitoso.
Lei riteneva inopportuno risposarsi. “Sono ancora feconda, -diceva argomentando il suo diniego in famiglia e al pretendente- e poi, che ne so che tipo di persona mi metto in casa! E se dovesse maltrattare i miei figli? no. Ho promesso a Vincenzo che sarebbe stato il primo e l'ultimo e così è!
Era consapevole degli ostacoli che avrebbe dovuto superare ma non si scoraggiò. Lei, una donna sola, ancora giovane, in un mondo di uomini avrebbe dovuto lottare e lo fece!

venerdì 6 marzo 2015

Calabria, tra alti e bassi

Come eravamo.


LA FAMIGLIA TIPO.

Diventa quasi un obbligo, per i calabresi, ricordare il nome del padre attraverso il figlio. Rinnovare il nonno paterno chiamando il primo figlio maschio col suo nome e il secondo con quello materno, è una tradizione che ancora oggi qualcuno rispetta.

Nonno Carlo ebbe quattro figli. Tre donne e un maschio. Inutile dire che il maschio era il centro delle sue attenzioni e quando morì in guerra soffrì moltissimo. Ma non lo fece vedere. Non era dignitoso per un uomo maturo piangere o dimostrarsi tenero.
Fiore, questo il nome del maschio, rinnovava la memoria del padre. Rosina si portava dietro il ricordo della mamma e poi c'era Angiola Peppina e Gesa che rinnovavano, in ordine di tempo, la nonna materna e la zia paterna.

giovedì 5 marzo 2015

Nonno Carlo

Sul comò, in camera da letto, mia madre aveva raggruppato le foto dei nonni e degli zii. Il centrino ricamato li raccoglieva in una sorta di spazio dedicato alla preghiera e al ricordo.
Il fratello di mamma, in divisa, morì non so dove in guerra, lasciando la giovane moglie e il figlioletto soli.

Quando la guerra finì, il governo italiano promosse accordi politici con gli Stati ricchi di materie prime ma povere di maestranze. Ebbe inizio il primo grande esodo. Francia, Germania, Svizzera, Americhe, Argentina, Brasile e anche il nord Italia furono mete dei nostri padri e nonni.

Nonno Carlo, mi raccontò mia madre, partì per le Americhe in cerca di fortuna ancor prima. Lui, come si diceva una volta, era un benestante prima che maestro di musica e in paese lo rispettavano tutti.
Anche le figlie erano rispettate e, raccontava mia madre, che anche lei, se pur ancora ragazzina, a quel tempo era ossequiata e siccome era d'uso tra i paesani togliersi il cappello in segno di saluto anche in assenza degli ospiti, lei sorrideva all'inutilità degli inchini fatti all'aria e al niente dagli uomini rimasti in paese. Ma questi erano gli usi e i costumi dell'epoca di mio nonno.

Purtroppo oltre al rispetto, generato dalla cultura ossequiosa e sacrale legata alla terra, non c'era nient'altro in quel paesino di quattro case e una chiesa. La crisi toccò proprietari terrieri, latifondisti e artigiani.

La terra non dava più i frutti necessari per il sostentamento delle famiglie numerose e gli artigiani non avevano committenze. Cosicché, gli uomini in forze raccolsero nelle valigie di cartone gli effetti personali e partirono verso nuovi mondi, certi di alleviare la fame e la miseria dei congiunti suffragati dagli accordi politici post-bellici tra il governo italiano e gli Stati in via di sviluppo; così ebbe inizio il primo grande esodo.

(Segue)
(ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale)

La signora del pane

Strettamente personale.

Se non fosse per le macchine che s'incontrano (poche a dire il vero) per le strade del piccolo paese dell'entroterra calabrese, la sensazione è quella di vivere un fermo immagine in un luogo senza tempo dove la semplicità dei costumi regna sovrana.
Almeno questa è la sensazione che vivo. Salta ai miei occhi la sobrietà e la praticità delle donne infagottate con indumenti pratici. Gli stessi che usano in casa vanno bene anche per uscire. Le donne sembrano prive di rimmel, rossetto o altro, tranne le ragazze giovani che vestono i leggings e, appena, un filo di matita sugli occhi.

Siamo mentalmente ma non geograficamente ben lontani dalle piazze affollate. Qui le donne s'incrociano e chiacchierano davanti al piccolo negozietto della strada principale. sussurrano di fatti quotidiani e dei piccoli acciacchi personali o degli anziani genitori che curano, vivono con loro o abitano nelle vicinanze.

Altro che grandi magazzini o impersonali mega super centri commerciali dove facilmente si perde l'orientamento e si fatica a rintracciare la macchina. Qua basta scansare le strisce verticali in plastica della tenda contro le mosche, scavalcare il gradino e sei subito dentro a tu per tu con la signora del pane che si muove abilmente nel piccolo budello che divide il banco espositore dalla scaffalatura del pane.
Un metro e mezzo per due, ad occhio e croce. Il banco contiene qualche pizzella, dei saccottini alla cioccolata e dei taralli in quantità limitate.

Quant'è? Chiede la cliente. Du'e vvinti. (due euro e venti centesimi).
In un clima surreale, la commerciante tende la mano, alza un foglio di carta sottile di colore beige, uno di quelli che si avvolge il pane, e allinea le monete sul ripiano della cassa aperta.

Diciti … (dite)
Due pizzelle, separate, due panini e un pane casareccio ben cotto.

Voliti chissu bellu atu? (volete questo che è bello alto?). Sì va bene. Grazie. Quant'è?
Quattru e sessanta. (4€ e 60 cet.).
E qui subentra la poesia visiva:
Porgo alla signora una banconota da cinquanta euro. La poggia sul banco. Scosta il grembiule. Sgancia due spille da balia e apre la tasca della gonna protetta dal grembiule. Estrae due banconote da venti euro, poi si gira verso la cassa, prende da uno scomparto la banconota da cinque euro e infine solleva il foglio di carta e raccatta le monete.

Eccuvi! (ecco a voi, il resto è sottinteso).





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