C'era una volta
Come tutte le favole anche questa inizia così:Ci salveremo?
C'era una volta. Iniziano sempre così le favole per bambini. Oggi però voglio raccontarvi una storia contemporanea, anzi più che una storia una realtà, un modello di vita che si vive nelle campagne calabresi e non solo calabresi.
Insomma uno spaccato di vita che la sorte regala ancora a pochi fortunati e sono altrettanto poche le persone che l'apprezzano per quel ch'è: una fortuna! Specialmente nell'era del virus che costringe in casa gli abitanti delle città e dei paesi.
Lontano dalle ansie e dall'inquinamento cittadino. Tra il silenzio interrotto dai cinguettii e dal vento che trasporta odori della natura. Il gorgoglio dell'acqua cristallina è una nenia che muta quando incontra e accarezza gli ostacoli. L'alveo del fiume in questo periodo è quasi asciutto. Ma, nonostante l'acqua bassa a ogni passo gli zoccoli dell'asino s'inabissano. L'uomo che cammina al suo fianco ha stivali alti fino al ginocchio e non alza completamente i piedi. Il suo passo è lento, forse accarezza il fondale con le grosse suole per evitare rovinosi inciampi.
E, in una delle ceste legate sui fianchi del somaro, un bimbo, o forse una bimba?, non so, dal bel visino sfoggia un sorriso da fare invidia. Lunghi riccioli biondi incorniciano il viso. E anche se cadono davanti agli occhi non molla la presa. È eccitato, visibilmente felice per quella passeggiata; altro che giro alle giostre. Le sue manine serrano il bordo della cesta che si muove al ritmo del ciuco.
E mentre noi siamo costretti, diseducati, prigionieri delle comodità, o attratti dalla moda del momento dal suv per viaggiare in città e, mai per esplorare la natura il suo fuoristrada ha un cuore che batte al ritmo della vita e lo trasporta nel tour più accattivante: da casa ai campi e viceversa finché il sole splende.
estratto dal portale medico della colonscopia |
Nel bene e nel male. Si dice!
Ma non sempre le promesse recitate insieme ai voti di onestà, comprensione e complicità giurati per la vita nel giorno più adrenalìnico di quanti coronano il loro sogno d'amore, davanti al sacerdote se credenti o al rappresentante del governo se atei, sono mantenuti.
I valori della coppia, un tempo, erano custoditi e difesi caparbiamente contro ogni punto di vista contrario alla propria etica. E le donne, sempre, paladine indomite e custodi degli affetti e delle regole familiari. Una volta era così, appunto. Vuoi per pudore o per convinzione ma la donna, in special modo, era l'eroina che s'immolava per il bene della famiglia. Instancabile, accudiva i figli, il marito e governava la casa senza battere ciglio. E se ancora in vita accudiva anche genitori e suoceri. Super eroine che non necessariamente avevano bisogno degli integratori vitaminici per svolgere la mansione di regine della casa e del focolaio. Ruolo non eccessivamente ambito dalle nuove generazioni. E per nuove generazioni intendo anche una buona percentuale delle donne nate negli anni '50 e '60 fino ad arrivare ai nostri giorni.
Per questa fascia d'età pur avendola vissuta probabilmente è come parlare di una parentesi della preistoria e se dovessimo iniziare un dialogo con le ragazze dei decenni a venire, quindi anni '70 in poi, dovremmo iniziare tipo così: c'era una volta l'angelo del focolare …
Difficile trovare una donna tenace e altruista spinta dall'amore per il congiunto o per i parenti più prossimi in sofferenza come nei momenti spensierati in cui hanno vissuto e superato insieme attimi di feste, compleanni, gite, vacanze e anche qualche imprevisto! Decisa fermamente ad accoglierli e accudirli come meritano e come recitano i criteri del vivere civile rispettando i deboli con la volontà di porgere affetto e comprensione per lenirne malattie e affanni ora che sono vecchi e ammalati.
L'Italia è diventata la terra delle badanti! La Calabria non fa eccezioni.
E quando non si trovano persone a cui affidare i vecchi deboli indifesi inutili genitori e congiunti tra cui mogli o mariti a seconda delle situazioni, si ricorre a quel luogo chiamato un tempo OSPIZIO.
Il tempo è il lessico muta, oggi li chiamiamo case di cura ma cambia ben poco! vuoi mettere il benessere psicofisico del derelitto che vive gli ultimi giorni in casa propria rispetto al suo trasferimento coatto in una anonima casa di cura?
E' la soluzione più semplice! scrollarsi dai fardelli, dagli impicci è questione di un attimo. E una volta là, un ultimo sforzo: Ci svincoliamo dalla stretta dell'ormai debole mano e andiamo via senza voltarci.
Addio!
C’era una volta la fotografia.
La transizione tra analogico e digitale è stata una
mutazione consapevole nei costumi e nelle comunicazioni?
Chi ha una certa età ricorda la macchina fotografica manuale e semiautomatica. Il rituale del rullino, il flash, l’esposizione, il soggetto, lo sviluppo in camera oscura e la stampa.
Raramente lo faccio.
Scorro la pagina e vedo un post. Per l'esattezza una foto in cui sono ritratte persone a me note e care e tra loro una figura che ricordo con affetto: il mio compare Girò, il cui vero nome era Vincenzo Barbieri di Torre di Ruggiero ma tutti chiamavano “compare girò” perché sempre in giro sulla sua moto guzzi. O forse su una motocicletta gilera?, per la Calabria
Di lui ho tanti ricordi, un carissimo ricordo in particolare legato alla mia infanzia mi sovviene ogni volta che ascolto musica o, meglio, un messaggio vocale.
È stato lui a farmi conoscere il registratore a nastro. Lo portò in casa mia durante i festeggiamenti in onore alla Madonna, Maria SS della Luce, protettrice del mio paese natìo: Palermiti. Per l'occasione c'era imbandita una tavola lunghissima e attorno la mia numerosa famiglia pranzava con spirito di devozione.
Il magnetofono era affascinante. Magico per certi aspetti. Parlavi e potevi riascoltare la tua voce nell'immediatezza, cantavi, sospiravi, soffiavi facevi rumori strani e riascoltavi dall'altoparlante inserito nel coperchio dell'apparecchio i suoni riprodotti con qualche leggera sfumatura. La tecnica era ai primordi. Non c'era la regolazione dei toni bassi e alti, tutte sofisticate diavolerie tecnologiche che prenderanno piede nel futuro con l'evoluzione della tecnica e, quindi, con l'inserimento dello stadio equalizzatore nei sistemi hi-tech.
Io ero attratto da quell'aggeggio magico.
Eravamo negli anni '60.
E ogni volta che scorro l'album di famiglia rivivo quei momenti.
Torno bambino. Divento ragazzo. Prima comunione. Cresima. Il collegio. Primi amori. Scottature. Delusioni che fortificano. Insomma, come tutti, superati gli 'anta, accumulo ancora esperienze e, grazie alle persone incontrate lungo il cammino, tra alti e bassi, sono ancora qua.
Un carissimo e fraterno abbraccio cosmico.
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"attimi di vita contadina" foto Ledda/Veltri "I braccianti in Calabria" 1983 |
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veduta sullo jonio |
di mario iannino
C'era una volta. Così iniziano le favole. Oggi, però, voglio parlare di uno spaccato di vita reale, non romanzata, forse un po', quel tanto che basta per riandare con la mente indietro nel tempo. Un'era non giurassica e neppure molto lontana, quando i valori, prima che sacramenti impartiti dagli officianti e dalle leggi, erano questioni morali cresciuti e alimentati con il latte materno. E le azioni, gravidi d'empatia forgiavano le menti di sentimenti sentiti quotidianamente. Esempi Granitici. Tenacemente vividi. Sentinelle che sapevano come squarciare le ragnatele intessute dal tarlo dubbioso e passare oltre. Camminare insieme, mano nella mano per alimentare la fiaccola e dissipare le ombre scaturite dalle inconsistenti gelosie patologiche che minano l'unione tra due persone e indiriźare i propri passi verso l'altare coerente dell'eterno: finché morte non separi, e anche oltre, rendendo l'unione un evento unico e indissolubile.
Ecco, la storia che segue è testimonianza di una unione singolare ma non unica per le generazioni di quei tempi.
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"Nodi indissolubili. t.m. m.iannino" |
Una storia d’amore desueta per i tempi che viviamo. Appunto! Una favola
d’altri tempi, potremmo dire. Un’esperienza intima non sbandierata e messa a
nudo sui social senza ritegno, enfatizzata per magnificare rapporti di qualche
mese e, bene che vada, di qualche anno.
La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...