Quattro passi per le strade della città:
non ci sono parole.
scene di normale quotidiana inciviltà |
Civiltà significa rispetto per se e per gli altri. ovviamente chi non rispetta gli altri non rispetta se stesso.
non ci sono parole.
scene di normale quotidiana inciviltà |
Civiltà significa rispetto per se e per gli altri. ovviamente chi non rispetta gli altri non rispetta se stesso.
In questi giorni ho letto di un giovane londinese venuto in Calabria e della sua meraviglia appena entrato nei territori silani.
Il giovane in visita presso alcuni amici di Taverna è rimasto piacevolmente sorpreso dalla vegetazione e dal tempo sospeso tra i suoni dei boschi e le stradine strette per entrarvi. Si è meravigliato e non ha potuto fare a meno di rapportare la realtà calabrese alla sua vita londinese.
Mondi opposti.
Tra le montagne della Sila, Taverna, Catanzaro e Londra.
È un documentario che prende il via dalle differenze, tra vissuti
opposti. Tra questi due modi di vivere emerge, tra stupore e
rapimento, la considerazione imperiosa di una dicotomia voluta tra
essere e volere. Vivere una rottura mentale meravigliosa scaturita
dall'essere, passeggiare, respirare tra la riserva naturale della
Sila e ossigenare mente e corpo differentemente rispetto a qualche
ora prima quando ancora viveva nella caotica Londra.
Il rapporto
tra ciò che l'individuo vuole, ossigeno, spazi vitali, quiete,
escursioni e quello che vorrebbe accantonare: routine, stress, vita
intensa e senza tempo della metropoli è a portata di mano. Basta
poco! Basta volerlo!
Ross
Earney, questo
il nome del giovane londinese in visita agli amici di Taverna Angelo
che, con l'ausilio di Davide, Simone, Carmelo, Eugenio, è stato
l'ispiratore del documentario pubblicato qualche giorno addietro.
Ross
si
stupisce per ogni minima curva della strada immersa nella
caratteristica vegetazione della macchia mediterranea. La meraviglia
del borgo che ha dato i natali ai fratelli Preti. Tra natura e
storia. Ricchezze e miserie
Su
tutto emerge l'importanza della tutela ambientale. Tra opere mirate e
illuminate dal fare dell'uomo a tutela del patrimonio ambientale
nonostante le avidità dettate dalle cementificazioni selvagge di
certo pragmatismo.
Dopo tanto bel disquisire sulle bellezze ambientali della Calabria e sulle sue, nostre, potenziali ricchezze; dopo avere appreso della sublime catarsi avvenuta nello spirito del giovane londinese in visita, dimenticando che noi siamo i possessori del bene 24ore su 24 e che spesso, nell'immaginario collettivo suscita insofferenza per dovere percorrere angustie stradine tracciate lungo i costoni dei monti, noi, succubi di un malcelato provincialismo sogniamo Londra, New York, Brooklyn e il ponte sullo stretto per guadagnare qualche manciata di tempo e vivere nel caos delle grandi metropoli. Essere, insomma nell'inferno di un formicaio la cui ambizione strutturale verticistica porta alla visione edonistica della realtà. Una realtà distorta che impone il mantenimento nevrotico dei primati raggiunti in tutti i campi.
Arrivare prima. Viaggiare. Volare. Possedere. Bruciare il tempo e le bellezze. Fare incetta degli status simbolo non necessariamente appaganti ma che fanno rumore mediatico e interagiscono coi like.
Secondo gli antichi e saggi insegnamenti la Concezione della lentezza come filosofia di vita che porta alla scoperta della bellezza è alla base dell'essere e risiede in ognuno di noi:
Stati d'animo che si possono apprendere e apprezzare solo nella visione contemplativa della lentezza del tempo che predispone l'animo alla quiete e alla valorizzazione del bello. Il tempo vissuto e assaporato attraverso i sensi, guardando con occhi nuovi il mondo, inalando l'aria, essenza vitale quale puro ossigeno rigenerante, in totale annullamento dei surrogati concettuali fuorvianti con l'immersione dei sensi si potrà camminare su sentieri illuminanti. Sorretti e illuminati dal fuoco della ragione (che sovrasta quello dei piromani ché diniego di vita) e dal bello che circonda la nostra esistenza guardiamo al futuro consapevolmente. Nulla è per sempre. sta a noi salvaguardarne le peculiarità e le opportunità dei nostri figli. preservando loro le bellezze naturali quali tutori temporali del bene comune
La campagna era tutta buona. Benevola con chi la curava! La terra dava soddisfazioni e non lasciava in sofferenza le famiglie dei contadini. I frutti copiosi dell'orto sfamavano anche i parenti e i vicini in affanno in quei tempi di magra immediatamente dopo la guerra.
Il dopoguerra lasciò rovine materiali, fisiche e mentali.
Chi viveva in campagna, delatori e traditori a parte, spie di regime che facevano la fronda miseramente, riusciva a cavarsela facendo crescere la famiglia. Col duro lavoro dei campi e le cure adeguate dovute agli animali per conservarli in buona salute anche quel duro capitolo fu chiuso.
L'appezzamento di terra attraversato dal torrente era il più fecondo. E lì crescevano le primizie di stagione.
All'alba si era già sul posto. D'altronde non era distante dalla casa. Bastavano pochi passi per arrivarci. Zappa sulle spalle e qualche sacco di stallatico sul dorso del mulo per concimare. Il meticcio trotterellava davanti a tutti, qualche canna nel campo dei fagiolini da risistemare e poi “stagliare” l'acqua.
Abbeverare i campi dava un senso di fresco anche al corpo. L'acqua s'infilava nei solchi poco alla volta; tracimava da un solco all'altro fino a completarne il percorso tracciato dalla sapienza contadina.
Sì quel quadrato di terra dava soddisfazioni! Le colture erano abbondanti e saporite. I bambini, ma anche i grandi, attendevano impazienti i frutti. I “zipangùli”, le angurie piantate e cresciute lì erano di un verde scuro intenso e la polpa era rossa fuoco densa e dal sapore indescrivibile. E poi, cetrioli, pomodori, zucchine tutti prodotti dalle qualità organolettiche alte degne dell'etichetta d'eccellenza cercata invano oggi sugli scaffali dei supermercati.
No. non è il racconto romantico tracciato sulla falsariga dei ricordi. È una realtà che vive nella memoria pulsante del tempo che fu.
E poi un maledetto giorno la vita prese una piega diversa. Amara!
Il campo devastato dall'irruenza della mandria priva di guida (il pastore si era assopito sotto un albero? O forse no... a quei tempi i dispetti erano dettati dall'invidia e dalle misere antipatie.) scatenò l'ira. Scoppiò la lite. E il cielo ebbe un altro Angelo.
Seguirono anni difficili. Qualcuno tentò matrimoni d'interesse ma non se ne fece niente. La donna, mamma di sette figli si rimboccò le maniche e prima che la famiglia si disperdesse tra matrimoni e partenze (la prima figlia, in età da marito e fidanzata, con la dote pronta da tempo: casa e corredo aspettavano solo che il padre l'accompagnasse all'altare) volle una foto.
Chiamò tutti e così come si trovavano si misero in posa.
Il fotografo arrivò al casolare di campagna. Piantò il treppiede e scomparve dietro il cappuccio nero. Fermi! Sorridete! Guardate davanti. Non muovetevi... fatto. La lampada del flash emanò fumo e s'increspò.
famiglia contadina, foto d'epoca, 1956-57 |
Nel documentario emerge in incipit il nesso, le differenze, la discrepanza e il rapporto tra la riserva naturale della Sila e la caoticità della città (Londra).
Il rapporto tra ciò che l'individuo vuole (ossigeno, spazi vitali, quiete, escursioni) e quello che vorrebbe accantonare (routine, stress, vita intensa e senza tempo della metropoli).
Emerge quindi l'ambito sensoriale e quasi meditativo, la sintonia con sé stessi; la stretta connessione tra uomo e natura.
Si rincorrono interviste, una dopo l'altra (Gregorio Ferrari, Carmelo Sanzi, Eugenio Attanasio, Lina Rotundo) in cui si dialoga circa le tematiche del rapporto economico-ambientale, la storia sul patrimonio boschivo di Taverna, la costruzione di villaggi e alberghi, la costruzione del paese come cinema, piscine, appartamenti.
Si fa strada su tutto l'importanza della tutela ambientale, non solo in quanto patrimonio paesaggistico ma patrimonio-salute-umanità.
In video vengono ripresi in volo di un drone Parco Nazionale della Sila, parco avventura Orme nel parco, laghi Ampollino e del Passante, monte Cupone.
Si discute sull'impatto turistico evitando danni all'ambiente cercando di preservarlo e ci si domanda se rappresenti un'utopia.
In verità bisogna sviluppare l'arte del rispetto della natura che si rivela possibile cercando e trovando un equilibrio e un compromesso economico-ambientale a favore delle future generazioni, allo scopo di sferrare la tragedia climatica.
Il tutto coronato dal singolo che diventa molti in una organizzazione che si occupi del modo in cui l'ambiente viene trattato, ricercandone la preservazione, la difesa, la protezione, la salvaguardia, la tutela.
Ore 3e30. Il rumore sordo del cassonetto rompe il silenzio della notte. Anche stanotte è venuto a fare la spesa. Lo osservo dalla finestra:
è enorme! Lentamente abbatte e fa rotolare sull'asfalto il bidone dell'immondizia. A nulla valgono le catene messe a protezione dei contenitori dei rifiuti urbani.
Anche un gatto si avvicina. Non sembra spaventato. Si siede a debita distanza e attende. Il cinghiale afferra con le zanne e estrae le buste della spazzatura dal bidone. Rovista e se ne ciba. Poi passa al secondo. Non ancora sazio girovaga tra la sporcizia che ha disseminato. Intanto il gatto consuma gli avanzi. Qualche altro tonfo seguito dal sordo rumore del bidone vuoto ancorato al muro probabilmente segnala alla bestia la fine del banchetto.
Non c'è che dire: il cinghiale è un animale intelligente! Metodico e impavido. Si guarda attorno. Si sofferma nel lembo di terra tra il parcheggio e la strada. E lentamente s'incammina verso la campagna.
Anche stanotte l cinghialessa ha fatto il suo dovere nello svolgere il ruolo di animale selvatico alla ricerca di cibo per il sostentamento suo e della futura prole. Sì, perché dalla mole sembra essere incinta ...
Rumoroso e ciarliero come una pica.
Cos'è la pica? Vediamo se riesci a capirlo o ad avvicinarti. Ti do un altro suggerimento un altro nome con cui è conosciuto questo uccello, associato anche al malaugurio, in gergo dalle nostre parti è chiamato: carcarazza. Hai capito di cosa parliamo? Forse ancora non riesci a visualizzarlo: parliamo della gazza ladra che ovviamente non è la sinfonia musicata da Rossini.
La gazza ladra è un uccello molto intelligente, stanziale e combattivo. Quando lottizza un terreno non lo lascia tanto facilmente. Nidifica anche in città. Da noi, per esempio, se non lo vedi lo senti.
Hai presente quei tipi ridanciani rumorosissimi che mentre ridono emettono suoni gutturali e qualche parola strozzata? Ecco, ridono come le carcarazze, diciamo dalle nostre parti. Capisci bene l'assonanza tra i due comportamenti, quello umano di certuni e la peculiare natura verbale delle gazze ladre quando comunicano tra di loro. Secondo gli esperti dialogano, lanciano allarmi rumorosi per autodifesa e allertare lo stormo quando avvertono pericoli e le cornacchie sembra rappresentino il peggiore dei nemici. Mentre non temono affatto l'uomo.
Stamane il silenzio rotto improvvisamente dal loro sgradevolissimo concerto ha destato la mia curiosità. Lungo l'abituale percorso un gruppetto stava appollaiato su dei pali di recinzione. Sembrava facessero salotto. Qualcuna si alzava in volo e immediatamente un'altra scendeva in picchiata a prendere il posto lasciato vacante. Immortalo il momento. Mi avvicino. E tra i cespugli, una di loro, immobile e scomposta, stava a pancia in su. Celebravano il funerale? Pare di sì. Secondo gli esperti, le gazze ladre, hanno un alto senso della comunità.
La Sila dista 30/40 km dalla città.
Taverna, villaggio Palumbo, per gli appassionati della neve e degli sport connessi, rappresentano il top. E poi c'è Gambarie d'Aspromonte che serve agevolmente il reggino coi suoi impianti.
La Sila e l'Aspromonte sono luoghi d'attrazione per gli appassionati della neve ma anche per gli spazi culturali dedicati ai saperi antichi e contemporanei.
Uno tra tutti: Taverna; sarebbe arduo tracciare percorsi culturali in poche righe e rischierei di lasciare fuori qualcuno o qualcosa di estremamente importante. Qui videro l'alba i fratelli Preti; Mattia e Gregorio: Pittori. Di loro e dei percorsi artistici e ambientali in Calabria abbiamo accennato nelle pagine di questo blog. Guarda qui, qui oppure qui o cerca nel blog
E chi avrebbe mai potuto immaginare che i rifiuti domestici sarebbero diventati un problema collettivo!
Nei supermercati qualsiasi prodotto destinato alle quotidiane attività familiari ha una tara che crea fastidiosi problemi di smaltimenti individuali. Chiunque va a fare la spesa, una volta arrivato a casa e separato il prodotto commestibile dagli involucri, è tenuto a diversificare i rifiuti negli appositi contenitori: marroncino per l'umido; giallo per la plastica, la stagnola e le lattine metalliche, grigio per l'indifferenziabile, quindi barattoli con residui di pittura e materiali sporchi di vernici, scontrini, carte termiche etc; contenitore blu per la carta e verde per il vetro. Mentre i medicinali scaduti, le pile esauste le lampadine e i piccoli elettrodomestici, dovrebbero essere conferiti negli appositi contenitori posizionati nei pressi delle attività commerciali preposti alla vendita dei rispettivi prodotti: farmacie, parafarmacie e negozi di elettronica.
C'è da dire, che, per vari e disparati motivi, non sempre la differenziata è conferita in maniera corretta nei cassonetti. Vuoi per analfabetismo funzionale, demenza, ignoranza... anzianità e demenza senile. Ma queste sono scuse non accettate e contemplate dall'organizzazione raccolta e stoccaggio rsu.
E gli operatori ecologici lasciano sul posto la spazzatura con l'etichetta “non conferibile”. Perché? Perché gli addetti non la raccolgono ugualmente e poi la dividono in base agli stoccaggi indicati dal sistema? Senza contare le regole per il conferimento degli “ingombranti” e le chiamate al numero verde.
Eppure, si diceva che il metodo della raccolta “porta a porta” avrebbe migliorato la qualità della vita e avrebbe fatto guadagnare i contribuenti attraverso il ciclo produttivo e la rigenerazione dei materiali di scarto. Ma i cumuli stanno lì a testimonianza del malessere dei cittadini contribuenti.
Le società titolate alla raccolta dei rsu e le amministrazioni comunali che li incaricano del servizio dimenticano le norme sulla “tutela della salute pubblica”, l'igiene del territorio, la sanificazione dei siti adibiti alla raccolta, anzi, la demandano agli utenti, ai singoli cittadini e ai condomini. Atteggiamenti e ruoli che cozzano tra le metodiche manichei dei dipendenti delle società preposte alla raccolta dei rifiuti solidi urbani e la tutela della salute pubblica.
I disagi vissuti dai residenti si ripercuotono nella gestione amministrativa dei comuni.
Il conferimento dei rsu, continuando nel giro vizioso, producono falle e dispendi collettivi laddove non esiste il riciclo virtuoso e sostenibile che fa diventare, appunto, i rifiuti una risorsa e quindi nuova fonte di ricchezza.
Il disagio, associato agli atti vandalici e alle scorribande degli animali randagi, è tangibile specialmente nelle periferie.
Cinghiali e altri animali randagi giustificano lo scempio?
Questa sembra l'azione indolente di alcuni, si spera pochi, soggetti privi di buon senso e scarsamente sensibili al rispetto altrui totalmente digiuni di quella materia che un tempo si studiava nelle scuole: l'educazione civica.
Si potrebbe pensare, se fosse solo mirato a adottare espedienti contro la ricerca di cibo degli animali randagi a delle barriere fisiche, cioè di proteggere i bidoni della differenziata con dei gabbioni in ferro, insomma dei contenitori robusti a tal punto da arginare la furia dei morsi della fame degli animali che si muovono di notte alla ricerca di cibo.
I cinghiali sembrano essere un alibi per gli strafottenti!
Demenza a parte, perché si deve mettere in conto qualche dubbio su chi non riesce a distinguere la tipologia di differenziata e chi invece se ne fotte.
I presupposti per propendere che spesso il degrado ambientale a cui assistiamo quotidianamente sia il frutto di qualche strafottente è visibile dal conferimento selvaggio dei rifiuti lasciati nei bidoni di diverso colore. Cartoni, polistirolo, carte, umido, non differenziabile e ingombranti gettati alla rinfusa allo scopo di pulire casa e disfarsi delle scorie in uno spazio altro. Come se l'inquinamento e la sporcizia non riguardassero e non toccassero sé stessi. I vicini? I passanti? “A nu parmu do culu meu duva tocca tocca!”. Questo sembra dire l'incivile che si disfa delle scorie da lui prodotte incurante delle esigenze altrui.
Di colpo sopra le nostre teste una nuvola nera oscura ancora di più il cielo. Il gracidare nevrotico accompagna i battiti d'ali dello stormo che si apre fino a coprire le minacciose nuvole.
Il maltempo ha già mietuto vittime e i danni non si quantificano facilmente.
La natura è una valida alleata se tenuta nella giusta considerazione ma di questo ne parleremo in seguito. Al momento è impressionante lo stormo di corvi che vola sopra le nostre teste mi rammenta il celebre dipinto di Van Gogh. I presagi funesti. La tensione emotiva del forte contrasto cromatico dei corvi sul campo di grano dipinto da Vincet nei giorni che precedettero la sua morte.
I corvi sono ritenuti per antonomasia uccelli del malaugurio. Poverini! Sono ritenuti alla stregua del gatto nero forieri di cattive notizie e disastri. Dimentichiamo, però, che il fare dell'uomo è spesso il vero disastro. E chi è causa del suo mal pianga sé stesso!
I corvi, come gli altri uccelli e animali ci indicano che la tempesta sta per arrivare. La sentono nell'aria. Sono un campanello d'allarme. E se l'uomo non ha deturpato l'ambiente non ha di ché preoccuparsi. Deve solo prendere atto dell'imminente acquazzone e stare al riparo aspettando che cessi. Magari andando col pensiero a chi non ha un tetto adeguato sulla testa. Ai barboni che popolano le città e ai senzatetto, ai nuovi e vecchi poveri costretti nelle baraccopoli. Agli ultimi!
Caccia al cinghiale. (non col fucile).
Selvaggina grossa in città. Ieri sera intorno alle 20 e trenta si è fatto rivedere. Nel cortile/parcheggio tra macchine e bidoni della differenziata il nostro amico si è sfamato. Non ha usato troppo le buone maniere, d'altronde è cugino del maiale.
ph Maria Riccelli |
Quel cugino dal quale traiamo saporite provviste e che in alcune zone della Calabria ne hanno fatto prodotti di eccellenza.
La 'Ndujia di Spilinga e dintorni, capicolli pepati e dolci, salumi essiccati, guanciale, pancetta e prosciutti affumicati oggi sono leccornie mentre un tempo garantivano la sopravvivenza delle famiglie povere che, nonostante gli affanni riuscivano ad allevare il maiale e coltivare la terra.
Oggi gli allevamenti intensivi stanno producendo effetti collaterali all'ambiente devastando clima, qualità dell'aria, delle colture e, consequenzialmente, la vita.
Non è più una esigenza primaria nella catena alimentare ma un enorme giro d'affari.
E se pensassimo di regimentare il fenomeno seriamente per trarne un sostentamento intelligente?
Le possibilità intellettive e tecniche non mancano.
Pioviggina. A dispetto delle previsioni meteo le nuvole si addensano all'orizzonte e qualche goccia cade. Osservando bene il cielo non dovrebbe durare molto. Ma si sa le tempeste a ciel sereno sono le peggiori. In un attimo le piogge devastano raccolti gonfiano torrenti e inondano le cementificazioni selvagge.
La continua ossessiva lista della spesa cui gli amministratori sono chiamati a osservare spesso provoca incurie per mancanza di fondi.
I pochi soldi in bilancio dei comuni non bastano mai anche se i contribuenti pagano salatissime bollette comunali che nel loro insieme dissanguano le famiglie.
In ogni bolletta, gas, luce, tari, acqua, imu ci sono accise e ammennicoli varie che gonfiano il dovuto reale che vanno a implementare le casse comunali e regionali, nonché statali. Persino nella tassa di proprietà delle automobili c'è una quota destinata al servizio sanitario nazionale ma la parte più cospicua va nelle casse regionali.
Nel valzer delle tasse i legislatori hanno pensato a ogni minimo problema sociale e i cittadini siamo tenuti a osservare se vogliamo concorrere secondo le nostre possibilità al bene comune.
Già il bene comune...
se usciamo dai centri urbani sembra che tutti i sindaci siano ossessionati dallo stesso problema: il bilancio delle casse comunali, e per questo lasciano alla provvidenza le urbanizzazioni primarie, quindi le manutenzioni del suolo e la regimentazione delle acque.
"torrente fiumarella, catanzaro, corvo" |
Inondazioni, cataclismi improvvisi visto quanto accaduto e accade sotto questo cielo possono colpire in qualsiasi momento e a qualsiasi latitudine. Che facciamo aspettiamo ancora caro sindaco Abramo e cari assessore regionale al territorio e presidenti delle bonifiche tutte?
Dopo la visita del cinghiale, sui rifiuti planano piccioni e gazze ladre.
I cassonetti della raccolta dei rifiuti domestici sono diventati il supermarket degli animali selvatici.
La periferia di Catanzaro, per la marginalità che gli amministratori locali dimostrano, rischia di cadere in uno stato d'irreversibilità sanitaria.
L'incuria è sotto gli occhi di chiunque è costretto a viverci e di quanti transitano per le vie del corvo e viale isonzo.
Il dato più inquietante non sono i cinghiali che si avvicinano di notte in cerca di cibo e distruggono i cassonetti e neanche i colombi che cagano bombe.
Il dato più allarmante, visto che si avvicina il tempo delle grandi e inaspettate piogge, è il letto della fiumarella.
La fiumarella che affianca viale isonzo è un torrente dai margini abbastanza larghi proprio per il suo carattere torrentizio. E come ogni torrente in un attimo si gonfia d'acqua e detriti.
Attualmente, anzi da diverso tempo ormai, enormi alberi e maestosi canneti svettano incontrollati verso il cielo, invadono il letto del torrente e, come se non bastasse, per alcuni è diventata una discarica dove gettano di tutto: gomme usate, climatizzatori, ombrelloni e quant'altro.
" immagine della fiumarella, post del 2019" |
L'incuria è evidente! Se non si programma con urgenza e si avvia una seria manutenzione alle prossime piogge viale isonzo sarà l'appendice navigabile della fiumarella quale naturale sbocco.
"milano3" |
Cz, ponte morandi, visto da sotto |
Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...