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Agnello al forno calabrese |
Per le feste di Pasqua in Calabria rimangono salde le tradizioni
religiose e culinarie. Nei paesi i fedeli si preparano per la
processione. Catanzaro esprime la religiosità e la passione di
Cristo con la “naca”, si suonano le “troccole” per le strade
e i “vattienti sanguinano a Nocera Tirinese. Processioni e visite
ai sepolcri, ma anche dolci, cuzzupe, nepitelle, agnello in tegame:
'a tigana o tijana, e a capureddha.
Il sacrificio dell'agnello pasquale è un rituale antico. Noi
mangiamo l'agnello di Cristo.
Un tempo la carne era un lusso riservato ai benestanti mentre il
ceto medio o povero doveva aspettare le feste per potersi permettere
un pezzo di capra, pecora o agnello. Non si buttava niente! Anche la
testa dell'agnello si metteva nel forno tra gli altri pezzi di carne
insieme alle patate e ai piselli e carciofi. Il tutto spolverato con
abbondante mollica aromatizzata.
Non era e non è inteso, in base al rituale, il pranzo pasquale un
atto barbaro. Noi siamo onnivori, tra l'altro. E nutrire il corpo con
la carne oltre alla verdura, latte, latticini e frutta è nella
nostra cultura.
Ora, voglio dire, alcuni decidono di non mangiare carne, essere
vegani o altro, ben per loro, ma non possono scandalizzarsi o gridare
sdegnose parole contro chi non la pensa come loro e continua a
amntenre alta la tradizione popolare. D'altronde gli allevamenti
servono a sfamare l'uomo e la sua prole.
Buon pranzo e che tutti abbiano cibo da mangiare ogni giorno.