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lunedì 8 aprile 2024

Arte Spazio Fedhan Omar dal Libano in Italia

 


Finito l'amplesso ognuno ritorna in sé, si riappropria dell'area intima, impenetrabile nonostante l'interscambio emotivo consumato e si perde dietro le ali del non detto. Vicini, ancora odorosi dell'attimo fuggente appena colto ma lontani, gli amanti abbandonano i pensieri e cavalcano verso l'ignoto su sentieri differenti.

martedì 5 ottobre 2021

Calabria, con Occhiuto tutta un'altra storia?

 

La storia si ripete!

Come sempre alla fine delle scorpacciate elettorali si tenta una analisi del voto con in mente le infinite parole e le poche convincenti intenzioni dei farò.

In questa gara Occhiuto è arrivato primo.

Lui dice che da oggi, giorno 5 ottobre, inizierà a lavorare per il cambiamento della Calabria.

Ha in mente di cambiare il volto della Calabria e dare opportunità ai calabresi. (Ha detto).

Intende perseguire nella realizzazione dei progetti che furono di Jole Santelli.

Le intenzioni più significative sembrano avere una ubicazione geografica ben definita. È la stessa in cui sorge la più grande aula bunker d'Italia realizzata in soli 4-5 mesi sotto la supervisione attenta del dott. Gratteri. Una struttura all'avanguardia!

Stiamo parlando dell'area ex-sir nella piana di Lametia Terme. Nel lembo di terra che ricade nel comune di S.Pietro Lametino. Sito in cui il prof. Pino Nisticò all'epoca del suo mandato di presidente della regione Calabria diede l'input per la realizzazione del Centro agroalimentare della Calabria, con annesso una sezione decentrata del diploma universitario trasformato in laurea breve della facoltà di agraria dell'università di Reggio Calabria. Oggi fondazione Terina.




Capitai lì diversi anni addietro e la sensazione fu di trovarmi davanti a un sito industriale mai decollato e in totale abbandono coi capannoni perlopiù semidistrutti circondati dalle erbacce e, forse, ricovero per animali e gente emarginata.

Uno scenario frutto delle tentate politiche di sviluppo messe su dai governi della prima repubblica che mai presero piede in Calabria al pari del 5° centro siderurgico che avrebbe dovuto far decollare l'economia calabrese partendo dalla piana di Gioia Tauro.

Erano gli anni dei progetti politici gli anni 60 e 70 del secolo scorso! che vedevano confrontarsi diverse scuole di pensiero. Politici. Intellettuali. Artisti. Operai. Studenti. La società era pervasa dalla volontà di migliorare i destini collettivi e individuali pur nella pluralità d'intenti. Il fenomeno dei laboratori sociali vivacizzava i territori, le fabbriche e le scuole, e la visione radicale di certe idee, a volte, cozzava coi dettami di democrazie e libertà sancite nella Carta della Repubblica nei cosiddetti “anni di piombo”. Una brutta parentesi quella delle brigate violente di destra e sinistra e delle infiltrazioni strumentali delle frange dello Stato in seno alle organizzazioni criminali e antidemocratiche.

C'era fermento, non condiviso allorché si usavano metodi violenti! Passione, sì, condivisa. E coinvolgimento nelle problematiche sociali della vita reale del Paese.

Oggi sembra di vivere in una realtà ovattata in cui i dirigenti politici sono alieni e la classe imprenditoriale detta condizioni classiste a proprio favore.

La solidarietà, l'inclusione sociale, il diritto allo studio e al lavoro sono concetti astratti se intaccano l'economia e pesano sulle finanze pubbliche. Tutele scritte, sì, nella Costituzione ma non attuabili. se pesano sul bilancio dello Stato, delle regioni e dei comuni. Anche il diritto alla vita. Il diritto alla salute! La tutela dell'ambiente sono variabili dipendenti.

Sembra un paradosso ma ogni azione dedicata alla persona e all'autorealizzazione sociale sembra ritorcersi contro. E se un tempo la reazione personale e collettiva alle dissonanze del sistema delle “ambiguità” era di dialettica politica oggi l'apatia o più miseramente l'autoconservazione porta i "trombati" disillusi ad allontanarsi e allontanare da sé l'amaro calice colmo di faziose falsità.

Roberto Occhiuto è il nuovo presidente! E afferma che la Calabria è una terra straordinaria! Da oggi è al lavoro affinché lo straordinario accada... e per noi disillusi dalla farsa dei saltimbanchi rimane l'ultima spiaggia. Speranzosi contro ogni logica di potere partigiano vista la morte ideologica che insiste nelle divisioni auguriamo davvero buon lavoro! E che la storia non si ripeta!

martedì 30 marzo 2021

Dante, Pitagora e ancor prima

Dante mi perseguita da quando ero figghjolu, imberbe, e m'affacciavo alla vita studentesca.

Il motto d'allora, d'appena si metteva piede in classe tra noi studenti che non brillavamo in quanto a impegno negli studi e nemici dei secchioni, era: lasciate ogni speranza o voi ch'entrate!




Va be' Dante Alighieri è stato un uomo dai valori indiscutibili e da lui pare abbia preso origine la lingua italiana ma ci sono stati altrettanti personaggi illustri che hanno stimolato lo sviluppo delle arti, che sono alla base della civiltà e hanno spronato agli studi del pensiero critico, alla scienza, alla matematica. E che hanno favorito la crescita e il proliferare di Artisti e Scienziati!

Ecco, per esempio mi viene in mente Pitagora! Un signore più anziano di Dante che ebbe la fantasia di studiare e diffondere la matematica e il pensiero critico logico prima ancora di Galileo. Ma Pitagora era un uomo elitario, forse, criptico che accoglieva pochi studenti e elargiva il suo tesoro intellettivo a pochi eletti e a noi del volgo ha lasciato, sempre attraverso i programmi didattici scolastici, l'impegno mnemonico della tabellina.

Vuoi mettere lo sforzo per impegnarsi a imparare la tabellina contro quell'enorme e immane esercizio mnemonico necessario per ricordare la divina commedia? 😊

Fatti non fosti x vivere come bruti... A proposito di Bruti: non è forse dalla Calabria, la terra dei bretti, governata dal re Italo, l'origine semantica del nome Italia?

E non è sempre dalla Calabria ch'è partita la cultura che ha invaso l'Italia e parte dell'Europa?

La cultura greca, la Magna Graecia, il bello classico e le sculture, le opere a cui si ispirarono gran parte degli artisti e artigiani che hanno riempito con maestria i musei, le piazze e le collezioni dei privati?

E non è sempre dal bistrattato sud che il nord “prese” il bottino di guerra, salvifico, che permise di risanare la bancarotta causata dai debiti del regno savoia con la storica unione?

E quindi uscimmo a riveder le stelle.

lunedì 21 settembre 2020

Catanzaro, pensieri vaganti

Vorrei, lo vorrei davvero con tutto me stesso. Vorrei essere convinto di trovarmi difronte a un'operazione culturale degna di nota. Pienamente convinto di osservare installazioni propositive ma rimane qualche dubbio nonostante l'impatto emotivo che alcuni pupazzi di plastica disseminati per la città di Catanzaro possano essere considerati elementi principali e indispensabili dell'arte contemporanea.


La cronaca della storia dell'arte ci ha insegnato a guardare ogni forma espressiva scaturita dal fare umano con estrema sensibilità e approcciare probabili risvolti intellettuali contestualizzando il tutto con le problematiche contingenti.


Ci hanno detto e insegnato che il territorio della cultura è situato in luoghi sublimi dell'intelletto e che la fantasia sovverte il potere precostituito, annulla il peso della materia, la dipendenza dalla quotidianità, in sintesi squinterna il lessico logico conosciuto, l'ovvio, come dice il saggio, per aprire a nuove visioni temporali, ampliare lo scibile, spingere la mente oltre gli schemi tecnicisti. Essere, insomma, in perenne ricerca non dei mercanti ma di anime mai sazie di conoscenza. Non affinità elettive perché sarebbe semplice infondere amore per l'arte nei terreni fertili ma andare alla ricerca di quella enorme moltitudine imprigionata nel quotidiano alle prese coi problemi spiccioli. Gente senza lavoro. Genitori alle prese coi problemi della scuola o del nido. Braccianti sfruttati. Studenti e laureati stretti nella morsa delle nuove forme di lavoro che devono accontentarsi del precariato sfruttato.


Gente in ansia che ha dimenticato il piacere dell'attimo fuggente racchiuso in un sorriso, in un abbraccio, non dico cosmico che sarebbe eccessivo, normale come tra amici donato senza secondi fini.


Eppure, a proposito di amicizia, in Catanzaro e nella Calabria di artisti e creativi in generale ce ne sono in abbondanza. Perché ricorrere sempre ai cliché costruiti fuori regione?

Abbiamo terreni fertili! In tutti i campi. Basta cercare con onestà intellettuale e purezza d'intenti.


Personalmente opero e quindi conosco molti creativi, grafici, pittori, scultori, scrittori, curatori e critici. Intellettuali seri. Persone che non chiedono vetrine o luci sfavillanti. Creativi che lavorano convintamente per proporre ricerche e offrire nuovi mondi anche a chi è ai margini culturali imposti dal sistema commerciale e o museale che a volte scade in perniciose retoriche di maniera o segue le mode del momento.



giovedì 14 maggio 2020

Guardando al passato progettiamo il futuro

 Un post per La presidente della Calabria Jole Santelli e Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo.

 Creatività e rinascite

Ci sono eventi che modificano attegiamenti e pensieri. Avvenimenti che rivoluzionano le quotidianità contro ogni logica e che a nulla valgono le ragioni umane.
Terremoti fisici. Pandemie. Eventi, apunto, scaturiti dalla forza della natura mettono a dura prova le convinzioni date dalla ragione agli ordinamenti sociali.

In certi casi l'azione dell'uomo ha influenzato e accentuato le catastrofi naturali altre volte no ma sempre l'uomo è chiamato a rispondere nella maniera più consona.

La dissennata cementificazione. Gli allevamenti intensivi. Le estrazioni minerarie. Le trivellazioni resi possibili dall'ingegno umano anche negli abissi degli oceani.
Tutte queste azioni hanno alterato l'ecosistema e innescato reazioni a catena.
Gli eventi drammatici si ripetono ciclicamente nei territori ad alto rischio sismico e decimano vittime.

I terremoti sono eventi che in un certo qual modo hanno segnato gli anni in Italia.
In Calabria si ricorda ancora il terribile terremoto che rase al suolo Reggio Calabria e Messina nel 1908.
E le risposte, in qualche caso strumentalizzate o suggerite da interessi emotivi legati ai luoghi, alla storia, alla geografia politica e culturale del territorio, sono divenuti interminabili lacci annodati dalle lungaggini burocratiche senza fine.

In qualche caso sembra che qualcuno vegli sulle azioni dell'uomo e che suggerisca soluzioni meno dolorose rispetto alla vanagloria tutta terrena che risiede nel pensiero accentratore e megalomane di certe cordate di potere. (piccola dissertazione)

C'è chi vuole ricostruire l'addove la natura ha detto no. Neppure con le dovute precauzioni dettate dalle regole antisismiche. Ingabbia case e palazzi. Negozi e chiese. Monumenti eretti dall'insipienza e dalla vanagloria effimera terrena! (e anche questa operazione potrebbe essere definita una “installazione”).
E chi razionalizzando gli eventi, spinto dalla passione creativa, per mantenere il ricordo delle storie di quanti sono passati di lì, quasi a monito, cerca altre strade. Altri luoghi per ricostruire percorsi di vita. Altri capitoli lasciati aperti per le generazioni future da riscrivere.

Luoghi in cui gli artisti sono chiamati a dare il meglio. Proporre, con la loro opera, possibili rivoli di pensieri che toccano e contaminano passato e presente, persino il futuro nell'attimo in cui riescono a realizzare l'intenzione creativa prefissata da offrire alla collettività.

Il grande cretto di Burri è una di queste.
"il grande cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia"

Idealmente Burri ha tombato. Protetto. Racchiusa in religioso silenzio la toponomastica moderna insieme alla cultura antica degli abitanti della valle del Belìce un luogo. A perenne memoria ha voluto racchiudere sotto un enorme loculo la morte. La furia distruttrice che ha sfarinato le costruzioni in calce e fango di un tempo passato ed ha messo a nudo tutti gli aspetti della morte! Per offrire immensi sguardi oltre il tramonto ai nuovi sopravvissuti. Anche quando l'azione dell'uomo non è tra le cause principali del disastro, rimane il monito suggerito dal binomio “tutela e rispetto” nell'accezione più ampia del termine.

Creatività e Ri-nascite. Non solo a Gibellina. Questo, da artista, mi sento di auspicare all'alba del nuovo regime dettato dall'emergenza "covid-19" denominato fase 2.
Dal 18 pv guarderemo il mondo con diffidenza oppure con pensieri propositivi? Riusciremo a mettere a disposizione creatività, passione per la cultura per fare decollare la Calabria, guardando oltre il confine delle nostre labili teorie? volare col pensiero laddove il sogno degli eterni bambini ha saputo ridare nuovi concetti e attrattive all'ambiente devastato dal terremoto del 1968?

La Calabria è terra antica! Accogliente. Ricca di storia. Implementiamo la ripartenza delle attività territoriali con la creatività e sommiamo alle bellezze delle spiagge, dei boschi e dei monti la storia e la ricerca del bello attraverso gli interventi degli artisti.


giovedì 9 aprile 2020

Abitare un'idea

Abitare un'idea necessita forza di volontà, ragionamento e passione.

Jan Dubuffet ne ebbe e lo dimostrò nel perseguire le sue convinzioni in merito all'arte. E per continuare nella sua ricerca convintamente abbandonò di fare arte in prima persona e dedicò tempo agli emarginati, agli esclusi della società rinchiusi nei manicomi o posti ai margini per la loro cultura e censo.


Raccolse numerosissime opere tra disegni e pitture. Diede ascolto alle persone e alle loro intime emozioni. Gli artisti atipici, etichettati nell'ormai nota e consacrata “scuola dell'arte brutta” rozza e priva di canoni estetici derivanti dalla concezione accademica del “bello” assoluto, furono un altro punto di rottura nella storia dell'arte istituzionale e commerciale.

L'arte brut continuò a fare proseliti
In architettura, secondo la treccani, il termine è applicato a un particolare uso del cemento armato (béton brut) riscontrabile in opere quali l’Unità di abitazione di Marsiglia (1948-54) di Le Corbusier. Una ripresa del termine e della sua peculiarità si diffonde in Gran Bretagna (new brutalism) nel corso degli anni 1960 e 1970. Precursori e teorici di quest’ultima tendenza sono A. e P. Smithson (scuola superiore di Hunstanton 1951-54), orientati, oltre che a una rivalutazione delle istanze funzionali e strutturali, a conferire nuovi significati formali ai materiali, deliberatamente esibiti.




Negli anni Sessanta e Settanta il disegno minimalista, in architettura, si innesta con prepotenza nel cuore di tutte le città del pianeta, o quasi.
Catanzaro è una di queste. E la costruzione della cooperativa “cassa edile” è la struttura abitativa brutalista per eccellenza. La sua struttura è semplice. Quasi spartana e il colore iniziale del cemento a faccia vista sembra cozzare con i fabbricati contigui.

La filosofia costruttiva iniziale avrebbe voluto il manufatto trascurato negli aspetti esteriori.


Sporco e pioggia. Queste le prerogative ideali dei fautori del brutalismo architettonico.
Sferzato dalle intemperie, il cemento, di un grigio povero, quindi, segnato e vissuto dal tempo e privo di tutti quei piacevoli dettagli che rendono l’architettura antica a misura d’uomo e perciò accettabile visivamente, non ebbe estimatori a flotte.


Il calcestruzzo brutalista, oggi, e gli elementi modulari minimal in cemento e ferro, sono preferiti per adempiere alle funzioni strutturali pratiche come le infrastrutture stradali, centri commerciali e negozi oppure scuole e edifici universitari, famosi sono i cubi (minimalisti, essenziali nella loro forma geometrica, privi di cemento faccia vista visibili ma estremamente funzionali e connessi coi camminamenti aerei in ferro alveolare) dell'Università della Calabria in Rende, cs.


Nel 1980 i moduli prefabbricati dei pannelli in calcestruzzo sigillarono il palazzo, a completamento delle singole strutture abitative degli appartamenti della cooperativa cassa edile in Catanzaro, nel quartiere corvo.


L'ospedale; il cremlino; e tanti altri nomignoli furono appioppati al palazzo sempre con una nota di disapprovazione estetica.
La forma, secondo il concetto estetico comune, prevaleva e prevale ancora, sulla sostanza.

Io sono orgoglioso di abitare un'idea minimalista che guarda al sodo da quel lontano 1980 ma con una particolare attenzione alle contaminazioni cromatiche tese a sottolineare linee e volumi senza alterarne la filosofia iniziale.


sabato 28 settembre 2019

Fari della Calabria, magia di un luogo

La complessa e affascinante origine orografica fa della Calabria un posto magico: monti, valli, colline e prati ubertosi baciati dal sole si prestano a innumerevoli letture di storie vere o presunte. La fantasia percorre e sorvola gli ostacoli con serena lentezza aiutata dalla bellezza dei luoghi.
 La sua conformazione è da sempre la peculiare bellezza di questa lingua di terra che diede origine a storie di miti e leggende. Favole che sconfinano spesso con la realtà e fanno grande il nome “Calabria”.
Briganti, uomini d’onore, contadini, latifondisti, sfruttatori e sfruttati, artisti, letterati, gente comune, intellettuali, filosofi, patrioti, cerchiobottisti … gente che puoi trovare ovunque ma che qui, marchiati a fuoco da nomee ataviche e folcloristiche incutono terrore o, bene che vada, sono osservati con sospetto dai forestieri, cioè, da chi non conosce davvero l’anima dei calabresi. D'altronde la cronaca ama diffondere notizie dal sapore aspro che toccano lo stomaco, infastidiscono e inducono alla reazione rabbiosa, tant’è che uno “scrittore” scrisse: “… apri i cassetti della cucina dei calabresi e trovi solo coltelli…”. Per certa letteratura la Calabria e i calabresi sono sporchi brutti e cattivi…
 ma:
C’era un tempo in cui i calabresi, più corretto dire i bretti, erano costretti ad osservare il mare per proteggersi e preservare i raccolti ottenuti col duro lavoro nei campi da tutta la famiglia, donne e bambini compresi. Sì, dalle continue scorribande piratesche dei popoli africani che s’affacciavano sul mediterraneo i bretti dovevano pur proteggersi!
I greci non furono da meno, e anche se qui fondarono la “Magna Graecia” e riuscirono a creare nell’Italia meridionale, tra Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia una colonia in cui trasferirono culture artigianali e saperi sconosciuti prima, furono pur sempre degli invasori.
Da contadini e pescatori, il popolo bruzio, contaminato, divenne artigiano, mercante, guerriero. E servì, volente o nolente la “magna graecia”, i bizantini, i romani, gli spagnoli etc.
I promontori lungo le coste divennero luoghi privilegiati d’osservazione. Sorsero torri di guardia, dette “cavallare” perché presidiate da uomini a cavallo, pronti a correre e dare l’allarme in tempo debito per consentire ai paesani di nascondersi, correre nei boschi e sfuggire a tristi destini di schiavitù di saraceni e pirati provenienti dal mare.
Passata la paura degli invasori iniziò l’era dei mercanti. Le navi solcavano il mare jonio e il mare tirreno per approdare sulle coste calabre cariche di mercanzie che scambiavano con olio, vino, formaggi e altri derivati. Nonché ortaggi e grano prodotti sui declivi e nei pascoli calabresi dalle donne e dagli uomini forgiati dal sole e dal tempo trascorso a lavorare sui campi.
A quel punto, in tempo di pace e scambi tra i popoli, fu necessario rendere l’approdo agevole ai viandanti, creare un punto visivo luminoso per evitare, come narrò Omero nella sua Odissea, che le navi dei mercanti facessero la fine dell’impavido Ulisse costretto a fare i conti oltre che con i personaggi mitologici anche con la furia del mare, gli scogli sommersi e le scogliere non segnate nelle mappe nautiche o invisibili di notte. Costruirono i fari. Dapprima i faristi appiccavano dei grandi fuochi nella notte per segnalare la terra ferma che si presentava improvvisa ai naviganti. E col tempo, a passo con le scoperte scientifiche, i fari cambiarono aspetto e tecnologie. La legna fu soppiantata da altri combustibili e le fiamme prodotte, cioè la luce fu irradiata lontana da lenti e cristalli.
Il fascio di luce che taglia il nero della notte, simile ad una mano tesa, accompagna e riceve i viandanti. Li accoglie sulla terra ferma. Terra di storia e cultura: la Calabria!, è luogo di migrazioni forzate e volute. Gente che conosce il sapore della fame. Fame di conoscenza. Gente caparbia che quando crede in un sogno lo porta a compimento costi quel che costi!
Tutto questo e altro si trova nel lavoro di Ivan Comi; filmati, foto, narrazione
Ecco, Ivan Comi ha presentato alla libreria ubik in Catanzaro Lido un documentario sui fari della Calabria, frutto di un lavoro durato tre anni tra terra, fondali incontaminati e cielo terso. Il percorso storico si fa didattico e traccia un itinerario accattivante sul ruolo del faro posto a indicare l’approdo sicuro ai marinai che si trovano al largo dello jonio o del tirreno.
I ragazzi delle scuole elementari e sua figlia Nicole, testimoni e attori del docu-film, hanno potuto sognare seguendo la rotta ideale tracciata da Ivan che inanella di nuova luce il territorio impervio a picco sui mari del mediterraneo.
Ripercorrere i siti dei fari della Calabria e magnificare in uno spazio atemporale le intenzioni dei contemporanei visitatori senza dimenticare le storie di chi ancora li cura con passione: i faristi e la capitaneria di porto preposta, è un’idea creativa accattivante degna di essere condivisa

ivan comi, presentazione documentarioc/o la libreria ubik di cz lido: i fari della calabria

domenica 19 agosto 2018

L'Associazione Sal Nistico promuove talenti

Migrazioni.


Partiamo dal presupposto che nessuno andrebbe via dalla propria terra se avesse la possibilità di crescere in armonia con la bellezza delle donne e degli uomini che hanno tracciato la storia e quindi la cultura tout court dei luoghi natii.

Alcuni vanno via dai propri paesi per necessità, si integrano nel tessuto sociale d'accoglienza, studiano e alimentano le proprie passioni fino a farle assurgere, coi linguaggi sublimi e universali dell'arte, a simboli di armonia e bellezza universale.

Altri scelgono di viaggiare per toccare con mano esperienze di vita differenti. E le differenze, anche le più insignificanti, sia nel primo che nel secondo caso alimentano i pensieri creativi e fortificano le menti “curiose”.
Le opportunità non mancano!

Ma ci deve essere qualcuno a ricordare la bellezza e farsene paladino nella propria e altrui realtà sociali e culturali.

La Calabria ha partorito figli che sono dovuti emigrare per necessità e non solo.
Ne ho conosciuti molti personalmente e alcuni per elezione per avere amato la loro arte. Tra questi Domingo Notaro, mio compaesano, costretto a varcare l'oceano da bambino insieme alla famiglia e approdare in Argentina dove “Domenico” si trasforma in “Domingo”.
Notaro lì espanse la sua sensibilità artistica e trasformò l'angoscia dell'abbandono forzato in poesia. Pittore, scultore, poeta, Domingo continua a farsi chiamare così. Il suo nome è un tatuaggio che gli è rimasto impresso nell'animo e che forse gli brucia ancora oggi dentro. Domingo oggi vive a Roma. Ha esposto a Parigi, Bruxelles ed al Metropolitan Art Space di Tokio, ma non dimentica il suo paese d'origine: Palermiti dove ritorna ogni anno per trascorrere l'estate.

Sal Nistico, virtuoso del sax e stimato jazzista, nasce a NY nel '38 da una famiglia calabrese costretta a migrare negli states.
Nella nuova realtà sociale il cognome Nisticò perde l'accento. Sal Nistico conosce musicisti eccezionali e suona insieme a loro in locali divenuti templi del jazz.
Salvatore, alla nascita, in ossequio alla tradizione in uso nelle famiglie calabresi “rinnova il nonno paterno” prendendone il nome ed è la prima generazione nata oltre oceano, a NY, ma con radici saldamente ancorate al territorio delle preserre calabre e precisamente a Cardinale. D'altronde niente è definitivamente scritto e immutabile nei destini degli uomini. La vita riserva sorprese. Sal si trasferisce in Europa. Conosce Rachel Gould e la sposa. Vive a Berna fino alla sua morte avvenuta nel 1991.

In questi giorni, per opera del prof. Pino Nisticò, originario anche lui di Cardinale, accademico, ex presidente della regione Calabria, già parlamentare italiano e europeo e attuale presidente dell'EBRI, è stata costituita la “Sal Nistico International Jazz Association” con lo scopo di ricordare l'eclettica figura di Salvatore Nistico quale originale e versatile sassofonista bianco capace di passare dal rhythm and blues alle sonorità della bebop e big band con forti componenti e ispirazioni afroamericane.

Due artisti diversi per quanto concerne l'indirizzo espressivo.
Ma la cultura, l'arte in tutte le sue accezioni, in sintesi, voglio intendere che la bellezza non ha bandiere e confini e che la sua universalità è patrimonio della collettività intera. Anche se i luoghi a volte diventano sprono per le menti creative e le aiutano ad abbandonare ipotetiche pastoie mentali ad osare e volare alto. Il risultato finale, il lavoro degli artisti appartiene a tutte le genti del mondo.

Nel peregrinare umano può succedere che la sofferenza fisica e lo struggimento interiore, quando mediate dai linguaggi sublimi dell'arte, siano elevati a poetiche superlative e diventino, pur nella loro astrazione, riferimenti concreti, cibo intellettivo per i sofisti, sublimi prodotti simili a laiche preghiere indirizzate al tempio dell'amore e dell'arte.
Perché tutto ciò accada è necessario meditare, studiare, lavorare incessantemente.

mercoledì 14 giugno 2017

Calabria, Arte e politica del territorio

Tra manufatti archeologici e contemporanei a ben guardare, la Bellezza della Catanzaro colta e propositiva è in pericolo!

Mi spiego meglio.

Il parco della biodiversità prende il posto della selva che una volta era spazio didattico per gli studenti della scuola agraria catanzarese. Fino a quando, Michele Traversa, presidente della provincia di Catanzaro, non attuò un progetto studiato da un gruppo di giovani architetti catanzaresi, così ricordano alcuni.

Adesso è un giardino botanico, grazie a lui! Con ampi spazi curati in cui vi sono giochi per bambini e opere d'arte di noti artisti contemporanei.
E fin qui niente di cattivo, anzi.
Gli spazi si prestano ad accogliere prodotti dell'intelletto e altro.

Possiamo addivenire, in sintesi, che il luogo, data l'affluenza variegata dei visitatori, è un'ottima vetrina.
Chi fa jogging o passeggia coi bambini, il cane, oppure è lì da turista apprezza il paesaggio e l'arredo. L'affluenza giornaliera è considerevole!
Quindi, quale vetrina migliore per veicolare Bellezza e pensieri positivi?

Recentemente una barriera s'impone lungo il percorso. È un muro di sacchi che ospita “il giardino delle muse silenti”. Secondo le intenzioni degli organizzatori questa trincea dovrebbe indurre i visitatori a recarsi nelle altre aree interessate dall'evento artistico: marca, musmi e scolacium il parco archeologico di Roccelletta di Borgia, nei pressi di Catanzaro lido.



Non me ne vogliano gli organizzatori dell'evento.
Il suggerimento può andare bene per il musmi che si trova nella medesima area all'interno del parco cittadino, e forse anche per il marca situato giù all'imbocco del ponte Morandi, ma risulta improbabile, data la distanza e la poca entusiastica voglia di esplorare i resti della magna graecia degli abituali avventori, di una discesa scientificamente mirata a Scolacium.

Scolacium è un'area mitologica in antitesi con i modernismi forzati e fuorvianti d'improbabili installazioni pilotate e anche con le passeggiate di mamme e nonni con prole o cani al seguito.

Il parco della Roccelletta dovrebbe vivere di luce propria come accade per Pompei o Roma, con il turismo culturale che prende d'assalto i Fori Imperiali, e il Colosseo.

In Calabria c'è la stessa atmosfera che si vive nella Valle dei Templi ad Agrigento.
Nel parco archeologico la matrice è analoga; ci sono tracce della storia greca, bizantina e romana, tutte civiltà che invasero e imposero nuove conoscenze e stili di vita! C'è Pathos. C'è mitologia.

Antico e moderno sono mondi differenti che possono interagire culturalmente, e che, con le dovute cautele citazionistiche, simili a due rette parallele, potenziali binari della macchina definita 'accoglienza culturale' di un territorio storicamente ricco di mitologica bellezza, tempi storici che possono fare la differenza e creare anche quel benessere agognato e sbandierato dalla politica.
Progetti che non si possono improvvisare e nemmeno programmare a spizzichi e bottoni secondo personalissime convinzioni.

Detto ciò, si apprezza il tentativo e il coinvolgimento di quanti hanno preso parte alla realizzazione dell'attuale progetto.

sabato 6 agosto 2016

Squillace, incontro tra gotico e contemporaneo


È stata una vera scoperta! La chiesetta gotica dai portali in tufo e dai muri in pietra viva saldata a secco secondo gli antichi canoni edilizi. Squillace si nutre di storia!  L'antico Castello dei Borgia, il convento, la cattedrale, il centro studi su Cassiodoro ristrutturati o in fase di ristrutturazione, fondi permettendo, in sintonia storica e protetti per mantenere il giusto decoro li conoscevo ma la chiesa di Santa Maria della pietà, no. È grazie a Mario Naccarato, amico artista catanzarese, se mi incammino alla volta di Squillace e scopro questa autentica perla gotica.
La strada è tortuosa ma agevole. Raggiungo il centro storico in pochi minuti.
Bella piazzetta antistante lo striscione indica la mostra d'arte contemporanea dal significativo titolo: Integrazioni.
Sono completamente rapito dal tema trattato e dalla location in cui le opere sono state allocate:
l'integrazione poetica è avvenuta. Al di là delle aspettative.
Integrazioni stilistiche, poetiche, storiche, religiose e culturali si assommano. Interagiscono sui muri butterati dal tempo e dalla incuria, sanati dalla creatività di Mario Naccarato.
Da non perdere!
In cultura, calabria, arte, società, artisti in calabria
(Mario Iannino)

lunedì 4 luglio 2016

La Calabria e il turismo, vocazione naturale

Nella scala dei bisogni e dei valori ai primi posti, per la stragrande maggioranza, c'è la valorizzazione estetica del corpo, il benessere fisico, il godimento e, negli ultimi gradini, un po' di cultura e bellezza interiore quando la cultura stessa non è trattata come un fattore snob che eleva dalla massa.


Il cibo, quale mero strumento di sostentamento, lascia il passo allo stuzzichino. È di moda l'apericena: un aperitivo composto da tanti piccoli spiluccamenti che sostituisce la cena. Oppure il frullatone con gelato e poi di corsa a stordirsi in discoteca come atto conclusivo sublime del piacere edonistico.

L'estetica del corpo è in crescente considerazione e le strutture termali, le spa, godono della massima attenzione di un alto numero di persone in continua crescita.

mercoledì 27 gennaio 2016

Censura di Stato, il braghettone è tornato

Credevo fosse una bufala costruita da qualche buontempone per scherzare sulla falsa morale che fa da corazza a tutti noi. Impossibile, mi dicevo: non siamo più nel 1500 quando fu decisa la censura del “Giudizio Universale”, l'affresco che Michelangelo fece per abbellire la Cappella Sistina. E invece si è dimostrata una assurda quanto stupida verità. Il braghettone è risorto! E per non urtare la “sensibilità” del presidente iraniano in visita a Roma, uno o più?, zelanti ignorantoni, han fatto inscatolare le statue nude dei Musei capitolini.

"Bronzi di Riace" guerrieri, bronzi del IV-V sec. a.c.

Eppure nasciamo nudi! D'altronde, le antiche scuole artigiane greche davano il meglio del bello artistico nella raffigurazione plastica di magnifici corpi, maschili e femminili. Policleto il vecchio impresse il bello e lo diffuse assommando parti scultoree nella sua fucina e pare che i bronzi di Riace, i guerrieri custoditi nel museo di Reggio Calabria, siano usciti da lì.

Noi siamo il risultato storico della cultura magno-greca, latina, etrusca e autoctona. Va bene dimostrare ospitalità e rispetto per gli ospiti ma nascondere e annullare la propria cultura anziché sorreggerla convintamente dimostra tutt'altro!

Dimostra che ci vergogniamo dei nostri risultati estetici e culturali se, davanti alla rappresentazione plastica della sensualità erotica o meno dei soggetti scolpiti dagli artigiani o dagli artisti scevri da tabù e dogmi religiosi, poniamo schermi per occultare la storia e non offendere chi ha radici diverse.

Consideriamo, piuttosto, che se un ipotetico quanto improbabile “Creatore” avesse, nel suo pensiero onnisciente, ritenuto oscena la nudità, con la sua onnipotenza ci avrebbe dotato di braghe e camicie fin dalla nascita e non avrebbe permesso che fossimo il frutto di qualche copula amorosa (anche queste azioni, per alcuni, sono ritenute peccaminose e punibili).

Stando alle cronache, sappiamo indignarci più per un nudo che per i genocidi, le guerre politiche o di religione, gli omicidi di Stato; le impiccagioni e le pene di morte contemplate e inflitte in alcuni Stati, compreso quello retto dall'illustre ospite in questione.

mercoledì 18 febbraio 2015

Occhiuto e l'operazione Alarico

L'operazione “Alarico” che nelle intenzioni del sindaco di Cosenza Occhiuto, avrebbe dovuto essere volano di sviluppo culturale per la città bruzia si è dimostrato essere, invece, un boomerang che, nella fase di ritorno, ha colpito e devastato l'amministrazione comunale cosentina nella figura più alta e rappresentativa, appunto, il sindaco, l'architetto Mario Occhiuto.
progetto per il museo di Alarico

Cosenza ha, comunque, il suo attimo di esposizione mediatica. Della vicenda ha parlato persino il Corriere della Sera, il Times, e altri quotidiani nazionali ma non in positivo, specialmente quando hanno visto l'immagine di Himmler sulla brochure destinata alla bit di Milano.

La città ha speso un bel tesoretto per montare la giostra su Alarico il saccheggiatore e sul tedesco nazista Himmler che, nella certezza di trovare il tesoro, frutto dei saccheggi di guerra su Roma e nella stessa Cosenza, scandagliò col beneplacito di Hitler il Busento ma senza trovare, niente nella forsennata intenzione nazista di invadere l'Italia meridionale!

Mario Occhiuto ha allestito mostre d'arte contemporanea; impegnato attori e teatranti per ricostruire la storia ma non gli è venuto in mente di spendere i soldi su qualche altra figura culturalmente più evoluta. Eppure, Cosenza ha ben altri padri che senz'altro tengono alto il nome della Calabria tutta meglio dei sanguinari invasori.
Perché mai si è impuntato su un barbaro che ha dato fondo a tutta la sua cattiveria depredando e stuprando la dotta Cosenza?

Se se proprio è importante pensare alla storia e a qualche figlio di Calabria per fare bella figura e attrarre turismo culturale mi viene in testa la figura di Bernardino Telesio. Tanto per citarne uno. Ma forse la filosofia, il pensiero non è allettante quanto l'azione eroica. La guerra, i condottieri.

Sarà per questo che il sindaco di Cosenza ha concentrato fondi e attenzioni su una figura guerrafondaia scesa in Calabria con le armi per soggiogarla e calpestarla a suo piacimento?

Sia chiaro. Non è campanilismo. Ma, non sarebbe stato meglio valorizzare ciò che veramente fa bene alla Calabria? I suoi figli migliori. La storia, invasori compresi, contestualizzando e relegando nello spazio che meritano filosofi, patrioti, artisti, uomini e donne di cultura e, perché no, politici?
Piuttosto che immaginare fiumane di visitatori sulle rive del Busento inutilmente sventrato?

Che sia frutto inconscio di reminiscenze scolastiche sfociate nell'attività professionale dell'architetto in questione prestato da qualche anno alla politica?

Unico dato concreto rimane il progetto del Museo dedicato ad Alarico per volontà del sindaco.

martedì 27 gennaio 2015

Appunti ritrovati

Da una lezione frontale ad Arcavacata tra gli allievi del corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dell'Università della Calabria.

Il ruolo dell’arte nella formazione culturale dei popoli

correva l'anno



giovedì 22 gennaio 2015

26 Biennale di Venezia occorre nuovo alito

Cari Matteo Renzi e Dario Franceschini,

Dario Franceschini e Matteo Renzi
potrei motivare questo mio messaggio con un'infinità di osservazioni politiche, sociologiche, culturali circa le emarginazioni cui sono costrette le periferie. Ma non lo faccio perché lo ritengo un esercizio inutile. Perciò vengo subito al sodo:

da noi si dice che il sole scalda chi vede! Ebbene, io personalmente faccio ricerca nel campo delle arti visive da oltre quaranta anni. Questo non significa che quello che faccio in arte raccolga consensi popolari eclatanti, si sa i grandi numeri li fa la decorazione melensa.
La mia è pura e semplice passione. È confronto dialettico con la materia, il colore e i vari medium.
La mercificazione dell'arte non mi interessa. Men che meno il successo espositivo mediatico.

La domanda è questa: come fare per interloquire col mondo della cultura e far sì che il lavoro serio e onesto possa diventare vicolo per le nuove generazioni ( ma anche per le vecchie non avvezze a determinate rivisitazioni linguistiche) fin tanto che vige il monopolio, azzarderei, lobbistico, viste le scelte che si fanno per le manifestazioni nazionali importanti?

Possibile che una vetrina importante qual è la Biennale di Venezia non possa accogliere e confrontare nuove poetiche scaturite in Calabria o nelle altre regioni italiane sconosciute ai media e a quanti gestiscono l'affare cultura?

Forse che la biennale di Venezia scarseggia in “esploratori” coraggiosi (non dico stacanovisti, basta scorrere le pagine web e ci si imbatte spesso in qualche blog) che ricercano, moto proprio, per amore dell'arte, autori indipendenti, solitari e privi di sponsor?

In sintesi, la vita mi ha fatto svegliare di brutto. Ho capito che la realtà è totalmente diversa dai sogni giovanili e che il colpo di fortuna non esiste. Non esiste neanche il cosiddetto mecenate puro.

Credo, però, che esistano, invece, le segnalazioni poste con onestà intellettuale; accolte e visionate con lungimiranza da quanti preposti dalla politica per determinate funzioni.

p.s.
Casualmente ho appreso della presenza in Catanzaro di Vincenzo Trione, curatore del padiglione Italia per la 26ma biennale di Venezia, designato da te Dario.
Ecco, secondo le notizie, lo hai designato in base ad un curriculum, quindi al suo impegno culturale e al suo lavoro. L'ho visionato anch'io e non fa una piega … ma chi guarderà il mio lavoro e quello di tantissimi altri artisti che ben potrebbero rappresentare i fermenti culturali vivi nelle regioni italiane?

sabato 24 maggio 2014

Spazio artisti in Calabria, Vincenzo Trapasso

Bello! Sintesi perfetta! Armonia ed equilibrio allo stato puro...

le parole mi escono spontanee davanti al lavoro appeso alla parete. L'odore acre dello smalto nero punzecchia il naso. “Scusa ma devo finire sennò sgocciola!” dice Enzo.


E mentre lui continua a spennellare parliamo delle sensazioni intime che le poetiche della visione ci trasmettono e della gratificazione finale provata davanti all'opera finita.

Vincenzo Trapasso è un artista catanzarese. Uomo sensibile e provato dalla vita, trova, da vero artista, energia dalla e con la pittura in quanto momento catartico dell'esistente.
I suoi lavori, soggettivizzati dal suo personalissimo percorso artistico, sono la testimonianza di una volontà ferrea che lo induce ad osare e andare oltre il dato visibile della figurazione.
Detto ciò, non intendo tessere le lodi qui, oggi, semmai scriverò in un secondo momento su questo blog del percorso artistico di Enzo e della nostra amicizia nata agli inizi degli anni '70. Adesso non è il caso. D'altronde la sua biografia è ben nota agli addetti ai lavori.


Adesso ritengo costruttivo accennare per sommi capi alla pertinente importanza dell'Arte in Calabria e nel mondo; alla sua valorizzazione e alla potenza innovatrice che sprigiona specialmente in tutte le persone sensibili che conferiscono ai linguaggi poetici della visione quel ruolo preventivamente catartico relegato in spazi onirici in cui allocare elettivamente anime dalle differenti cromie.

Purtroppo, la Calabria è una realtà poliedrica. Difficile. Misteriosamente accattivante, simile alle energie creative racchiuse nelle gestualità propositive condensanti, rafforzative dei linguaggi verbali del popolo mediterraneo che, concretizzatesi in opere, anziché trovare spazi idonei alla loro valorizzazione cozzano contro muri di gomma eretti dell'establishment. Una sorta di trincea che non lascia passare gli “estranei” e quanti potrebbero minare il potere acquisito dopo estenuanti servili attese e relativi sacrifici intellettualmente discutibili.

Non si tratta di dialettica o confronto alla pari. Quando si parla di arte visiva si ha la sensazione di parlare al vento. Sembra di essere in un campo di battaglia, perennemente in guerra. E' qualcosa simile all'ostracismo. sentimento nefasto che, non solo in Calabria, domina il campo della cultura al pari se non peggio di biechi affari. D'altronde si è visto come la cultura è trasformata in mangiatoia dagli operatori scaltri. E pensare che, appunto, in quei remoti anni '70 l'arte, la cultura la immaginavamo al riparo dalle meschinità. Per noi rappresentava l'area in cui ogni azione doveva essere valutata e finalizzata in funzione dell'emancipazione collettiva. Azione sinergica, quest'ultima, che potrebbe apportare nella collettività profitti inimmaginabili, quantificabili in immensi tesori economico-culturali. Insomma, una vecchia storia di  fantastica frontiera fatta di beni immateriali e profitti economici, se surrogata da sincere personalità esperte e imparziali, lontane dalle logiche dei poteri o sottomesse alle leggi delle cricche infestanti, lobby nocive per la Cultura.

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