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martedì 27 dicembre 2011

Generazione S

Altro che generazione S evoluta, 2.2 e cazzate simili! Generazione imbottigliata nelle cazzate dei socialnet, sincopata come gli sms, superficiale come gli spot trash. Decisamente, se dipendesse da quello che si legge sui social network che vanno per la maggiore, l'analisi complessiva sociale non può essere che impietosa! Viene fuori una fotografia allucinante se si sommano grande fratello isola dei famosi e i vari programmi demenziali che fanno il paio alle stronzate che si leggono in rete. Cose davvero demenziali! Che annebbiano la mente! E la cosa assurda è che la gara la vince chi la spara più grossa. Persino i luoghi della “cultura” sono contaminati dal sensazionalismo volgarotto. Azioni provocatorie passano per atti creativi. Gli artisti non propongono attraverso il gesto espressivo dell'anima, ma dissacrano, cercano di stimolare la reazione del pubblico che raramente arriva nei termini sperati.
Ha ragione Oliviero Toscani: questi sono anni del cazzo!
Meglio spegnere la televisione, sconnettersi dalla rete demenziale e uscire per strada! Incontrare gente! Osservare come sono cambiate le abitudini e le necessità di ognuno in seguito alla recessione economica e morale causate dal mercato economico finanziario guidato da quel 20% che detiene le ricchezze mondiali mentre la maggior parte della popolazione continua a dire stronzate e drogarsi su fb ff ecc.  
SVEGLIA!

mercoledì 27 luglio 2011

impossibile navigare con la chiavetta wind

 Una tacca due tacche tre tacche! Ecco questo è il punto ottimale per la connessione internet. Clicco su connetti. Attendo un secondo, due, tre quattro cinque minuti. Niente!
Aldo Giovanni e Giacomo sono davvero simpatici ma la wind fa cagare! La connessione è lenta e il segnale per accedere in internet una scommessa peggio dell'enalotto! Giro per casa alla ricerca del segnale perduto. finalmente trovo un residuo di vita sul davanzale della finestra che guarda il mare. Posiziono il pc. Clicco su connetti. Qualcosa si muove. Avvio il browser: la pagina web non è disponibile. Controllo la connessione internet: inesistente. Riprovo. Le tacche UMTS scompaiono e ricompaiono. Giocano a nascondino. Si affaccia la prima poi la seconda, si allineano come a formare dei gradini. Tre al massimo, poi due, uno zero... è un balletto snervante. Poi la sigla HSPA prende il posto di UMTS e ricompare una tacca. Poi di nuovo UMTS HSPA. Chi cacamentu! Per oggi la posta non la leggo. E vaffanculuuu tu a guind tutti i chiavetti internet e la tecnologia che dovrebbe semplificare la vita. sssshhh fermi tutti! ecco, ci sono... se non cade do una sbirciata nel mondo

mercoledì 6 luglio 2011

Copyright, Agcom esclude siti no profit


L'Agcom approva la delibera che ha fatto tremare i sostenitori della libertà in internet. La legge a tutela del copyright vale solo per i siti che tutto sommato hanno scopo di lucro, vale a dire, per quei siti dove ogni azione è mirata al guadagno, mentre sulla base del principio del fair use, la procedura non riguarda i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro, l'esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione. E nemmeno l'uso didattico e scientifico, la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all'opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa. Il testo esclude quindi interventi riguardo siti personali e amatoriali, distinti da fornitori di contenuto professionali.
Com'è vero che a volte si dipinge il diavolo più brutto di quanto lo è!

lunedì 4 luglio 2011

in Italia rischio censura nel web



©arch.M.Iannino
mario iannino 2011, prodotto ©
Leggo della furbata dell’Agcom e del tentativo di voler oscurare siti a tutela del copyright. La cosa si fa interessante e seria, visto che anche Richard Stallman, l’hacker americano e guru della rete libera che progetta e diffonde software libero è allarmato e grida no alla censura!, ed esorta gli italiani a vigilare. Ecco cosa risponde in merito al giornalista di Repubblica: “Molti commentatori italiani sostengono che la delibera Agcom potrebbe essere usata in questo modo, ben oltre i suoi intenti espliciti. Ma non è possibile orientare il filtro dei contenuti solo su siti che davvero violano il copyright?
"Non credo sia possibile evitare il rischio censura, contro siti innocenti, come ho detto prima. Ma anche se fosse possibile, sarebbe sbagliato. Perché si ostacolerebbero gli utenti che vogliono condividere contenuti".

E il diritto a condividere è più importante della protezione del copyright?
"Rifiuto l'espressione "protezione del copyright", associato a quello che l'industria sta facendo adesso. Il copyright dovrebbe servire a proteggere l'arte e gli artisti. Il sistema attuale, invece, fa gli interessi solo degli editori e fa arrivare briciole alla quasi totalità degli artisti. Io propongo un sistema che finanzi gli artisti direttamente, in base alla loro popolarità, con le tasse provenienti per esempio dall'equo compenso (applicate su hard disk, cd vuoti e altri supporti di memorizzazione e poi versate all'industria.)".

Perciò, leggo tutto ciò che c’è sul web. Mi documento sulla famigerata delibera dell’Agcom. E sì, qualche dubbio sorge specie sul potere assoluto di oscurare blog e siti dietro segnalazioni o denunce per lesa pubblicazione protetta da copyright da parte di qualcuno. Quasi tutti adducono motivazioni verosimili, peccato che anche loro, i giornali importanti che gridano allo scandalo e alla libertà, concludano, anzi sigillano gli articoli con tanto di ©. alla faccia della libertà e della condivisione democratica:

“L'interesse delle lobby del copyright è evidente. Ma di Mediaset? E' solo quello di tutelare il proprio diritto d'autore sul web (ha denunciato in passato Google per video su YouTube, del resto)?
«Non solo. Lo scopo è forgiare il web in modo simile al mercato che loro conoscono e depotenziandone la minaccia al loro business. Hanno fatto così anche con la delibera sulle web tv».
Che farete se la delibera passa così com'è?
«Faremo ricorso al Tar del Lazio. Se necessario a Bruxelles, ma crediamo che il Tar bloccherà la delibera, che secondo molti esperti è illegittima, poiché viola diritti fondamentali del cittadino. Ma visto che ci sono forti interessi del Presidente del Consiglio a far passare quelle norme, il governo potrebbe intervenire direttamente con un decreto, in caso di blocco al Tar».
© RIPRODUZIONE RISERVATA”

venerdì 4 febbraio 2011

blogger, chi è, che fa?

Il blogger è: opinionista anomalo, giornalista in erba o scrittore atipico?


Il diritto di critica, o meglio, la possibilità di poter ragionare sull’operato dei personaggi pubblici, pur rimanendo nella sfera delle analisi personali, libertà garantita dall’articolo 21 della Costituzione italiana, è a tutti gli effetti, una pratica valutativa.

Come già dibattuto e chiarito anche dalla Cassazione Penale, i blog non sono da ritenersi prodotti editoriali anche se chi scrive applica il diritto di critica, ciò non toglie che oltre alle opinioni, sui blog, vi sono notizie circostanziate, che non discostano molto dall’informazione giornalistica, anzi, spesso sono dei pezzi scritti con estremo riguardo, attenti a non ledere la sensibilità di chi legge e di chi si trova nelle condizioni, a volte suo malgrado, di essere “analizzato”.

Qualcuno afferma che il blog sia una sorta di diario on line. E questa, a mio avviso, è una forma riduttiva per togliere di torno un problema nuovo che la lobby della comunicazione si trova ad affrontare. E Current n’è la conferma. Current nella sua informazione usa spesso fonti inusuali, fuori dei canali istituzionali, tant’è che i servizi sono curati e spediti da blogger di tutto il mondo e grazie a loro si conosce l’altro volto della realtà. Una realtà sottaciuta dai sistemi di comunicazione e dai mass media consacrati è l'importanza che hanno assunto i nuovi media. Non a caso, anche in Egitto la prima censura del regime di Mubarak ha riguardato internet.
L’oscuramento delle telecomunicazioni di nuova generazione isola popoli e lascia ai regimi totalitari la libertà di sedare con la violenza i malumori degli oppressi e di quanti cercano la democrazia.
Quindi, per concludere:
Blogger  o giornalista?
C’è una sorta di contraddittorietà nelle valutazioni degli albi stilati e composti da persone che usano l’ingegno. Che sia giunto il momento di alienare le corporazioni e dare spazio agli ingegni?
Giacché quanti scrivono sui blog spassionatamente con gli occhi e la mente rivolte al sociale sono animati da gratuiti impulsi altrimenti denominati scrittori, opinionisti, narratori e cronisti dall'autonomia incondizionata  perché liberi da contratti e legami trasversali imposti da potentati politici o economici? semplicemente, di fatto, il blogger è testimone del tempo!

sabato 8 gennaio 2011

facebook e la superficialità nel web

Ho letto una massima di Padre Pio.

Parla delle distese dorate sconfinate di enormi campi di grano maturo lucenti al sole. descrive le spighe civettuole che s’innalzano allegre sopra le sorelle curve, appesantite dal carico dei semi, curve, appunto, perché produttive.
E mi sono saltate alla mente le facce spaccone della vanagloria degli ultimi tempi. Gente arrogante; infida; sorridente; falsamente accomodante o accondiscendente. Gente ignorante e gente scolarizzata imbevuta di nozioni e di tecnica più che di cultura vera; quella cultura, per intenderci, praticata dai vecchi saggi o da quanti hanno sudato in fucina.

Spighe civettuole che ballano al vento. Civettuole e pettegole come la gente che fa della delazione l’arma preferita per annientare i rivali incuranti se con le loro cattiverie liberate al vento uccidono le libertà e il lavoro altrui e provoca regressione sociale.
Per questa gente non conta la verità ma la vittoria.
Peccato.
Peccato perché fino a quando la saggezza non sarà ascoltata e condivisa dai più, la fabbrica del fango non smetterà di insudiciare la bellezza dei puri; specie dei bambini, verso i quali, noi tutti, abbiamo responsabilità etiche ben definite.

Allo stato attuale la melma contamina e sommerge ogni cosa. Specie laddove c’è la necessità di apparire e primeggiare; e, Facebook è uno di questi luoghi. Face book è una piazza mediatica assurda dove ognuno balla da solo, propone la propria mercanzia, si affilia e pensa di interagire con gli amici veri o virtuali, per accorgersi, infine, di essere usato e soggiogato dal sistema che lui stesso ha contribuito a gonfiare.
Allora, che fare, come concludere l'analisi?
Vi sono varie possibilità di conclusione ma quella che al momento sembra la più appropriata consiste nel ritornare a coltivare i contatti umani reali, stringersi in abbracci corporali veri, sentire il profumo, il calore di chi ti sta davanti! litigare, sorridere e guardarsi negli occhi... anche se, con parametri e approcci culturali differenti, il social network può trasformarsi ed essere un luogo d'incontro importante. propositivo.

venerdì 3 dicembre 2010

WikiLeaks: verità destabilizzanti o gossip?

Tendenzialmente sono favorevole alla libertà di pensiero e di stampa, per questo motivo ho dato immediatamente credito e appoggiato la libertà d’espressione nel web. Però, qualcosa nella vicenda Wikileaks non è convincente. Ha il sentore del gossip e dell’affare in generale, specie se si analizzano i numeri. Ma vediamo di capirci qualcosa spulciando in rete:

A partire dallo scorso 28 novembre l'organizzazione della quale Assange è a capo ha iniziato a pubblicare 251.287 cablogrammi (cables) diplomatici provenienti dalla intranet del Dipartimento di Stato Usa. Si tratta di documenti che stanno mettendo in grande imbarazzo i leader mondiali e Wikileaks si è accordata con alcune testate internazionali per l'esclusiva e quindi stanno pubblicando in modo autonomo le informazioni ricevute: si tratta di “the guardian, der spiegel, the new york times, el pais e le monde”.

Sono dispacci inviati da 274 ambasciate, consolati e missioni diplomatiche statunitensi ubicate in varie parti del mondo. I documenti si riferiscono agli ultimi 3 anni ma possono risalire fino al 1966. I più recenti risalgono al febbraio 2010. Su 251.287 documenti, 15.652 sono classificati come segreti.
Sul sito di WL finora ne sono stati pubblicati una minima parte e gli altri sono programmati per i prossimi mesi. La documentazione in questione, disponibile sulla rete di comunicazione interna del ministero della Difesa Usa, poteva essere consultata da 3 milioni di persone, soprattutto militari.

Secondo i militari Usa, all'origine della fuga di notizie ci sarebbe un soldato americano, B. M., 22 anni, che si sarebbe vantato online con un hacker di aver sottratto i materiali e ora sotto processo.
Ma torniamo all’analisi:
Il quotidiano britannico Guardian ha messo a punto una mappa interattiva assieme a una serie di articoli e a una selezione dei documenti suddivisi per paese, regione e persona, visionabili anche in ordine cronologico. Der Spiegel, una mappa interattiva consultabile per data; mentre la mappa dello spagnolo El Pais evidenzia il numero di documenti pubblicati relativi a ogni singolo paese; The New York Times ha una sezione con documenti dai quali ha eliminato alcuni nomi per proteggere la sicurezza di diplomatici o la privacy di privati cittadini e Le Monde ha messo online una sezione dedicata ai documenti di Wikileaks.

Secondo Wikileaks e il Guardian, i dispacci provenienti dall’ambasciata americana a Roma sono 2890: 1271 non riservati, 1364 confidenziali, 255 segreti. Alcuni già accessibili su Wikileaks e nei principali siti di informazione che hanno ottenuto l’esclusiva.

Tralasciando l’affare che ruota attorno all’esclusiva con le testate giornalistiche, (o forse è proprio questo il punto?) perché hanno iniziato a far circolare i dispacci confidenziali, per altro già noti, e non sono andati subito alla crema? Vale a dire quelle notizie, se esistono, che fanno tremare le gambe di chi ha commesso illeciti e crimini contro l’umanità?

1271 non riservati, 1364 confidenziali, 255 segreti: questi i numeri dell’ambasciata americana a Roma. Troppo rumore mediatico per spazzatura priva di valore reale.

nuovo indirizzo per Wikileaks

Il dominio è stato ucciso dagli Stati Uniti, scrive Wikileaks sulla sua pagina Twitter. E dopo circa sei ore di bleck out, ecco l'indirizzo diretto IP http://213.251.145.96/ o www.wikileaks.ch .
Il provider che forniva il dominio wikileaks.org, EveryDNS.net, ha reso noto, in una dichiarazione, di aver interrotto la fornitura del dominio a Wikileaks.org alle 22 di ieri, ora della costa orientale americana, per avere violato la clausola che afferma “il membro non deve interferire con l'utilizzo o la fruizione del servizio da parte di un altro membro o con l'utilizzo e la fruizione di servizi simili da parte di un altro soggetto”. Sempre secondo la nota diramata, l'interferenza sorge dal fatto che wikileaks.org è diventato l'obiettivo di numerosi e diffusi attacchi di rifiuto di servizio (DDOS). Questi attacchi hanno minacciato e potrebbero minacciare in futuro la stabilità dell'infrastruttura di EveryDNS.net, che premette l'accesso a quasi 500.000 altri siti web.

Intanto Wikileaks pare abbia trovato sede in un bunker dentro una montagna svedese. Il server che ospita il sito di Julian Assange è situato in un bunker della guerra fredda ed ha sistemi di continuità provenienti da un sottomarino atomico.
Il sito di Julian Assange è stato oscurato da Amazon.Com e anche Tableau Software, dopo la pubblicazione dei dispacci delle ambasciate Usa nel mondo.
Secondo Assange le decisioni sono state prese per le specifiche pressioni del senatore statunitense Joe Lieberman, presidente della Commissione del Senato Usa sulla sicurezza nazionale.
Le compagnie hanno spiegato che Wikileaks non ha rispettato i termini del contratto circa l'uso «responsabile» dello strumento offertogli.

mercoledì 1 dicembre 2010

mandato di cattura internazionale per Assange

Mandato di cattura internazionale contro il fondatore di wikileaks. Dalle parole ai fatti. L’America ordina all’interpol di catturare Assange.

il Pentagono non scherza e mobilita il leggendario ''Mudge'', al secolo Peter Zatko, schierato in campo della Difesa, per fermare la fuga di notizie riservate dagli archivi statunitensi e bloccare Wikileaks.
''E' un tipo molto brillante'', ha detto di lui Assange, rispondendo a una domanda di Andy Greenberg. ''Mudge'', 40 anni americano, e' uno dei membri storici del gruppo L0pht, fondato a Boston nel 1992. ''Possiamo spegnere tutto il web mondiale in 30 minuti'', dissero i sette componenti storici del gruppo in una audizione del Congresso americano nel 1998.

Duro anche il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini: ''bisogna catturarlo e interrogarlo per capire che gioco fa e per capire chi c'e' dietro di lui''.

Ma perché l’America, Nazione democratica e liberale per eccellenza, la cui bandiera è tatuata nella mente dell’immaginario collettivo mondiale, si comporta come uno stato totalitario?
È forse un male snidare i cattivi dirigenti nazionali?
Se guardiamo alla storia politica ed economica americana sembrerebbe di no! Allora perché Assange fa tanta paura? D’altronde le prime indiscrezioni non lasciano trapelare nessuna novità. Wikileaks ha pubblicato notizie note, diramate persino da rai1.

Quindi? … o forse ci sono nascosti ben altri scheletri negli armadi istituzionali dei vari stati che sulla carta sono per la democrazia e la sovranità popolare?

giovedì 17 giugno 2010

italiani: masochisti o distratti?

E mentre sui social network monta la gara dello sdegno per alcune modifiche sostanziali alle leggi dello Stato i sostenitori dei decreti legge continuano imperterriti a motivarne la bontà civile e democratica delle leggi in esame. Vediamo di rinfrescare la memoria:
al primo posto la manovra economica che taglia in maniera assolutamente partigiana i fondi alla ricerca, alla scuola, allo studio, alla cultura! Ma non taglia gli eccessi della politica, i privilegi dei parlamentari e dei senatori della Repubblica Italiana.

Al secondo posto, non per importanza ma per una questione logistica di declamazione, il discussissimo ddl definito da tutti i soggetti democratici e persino dall’osce "legge bavaglio" che cosi commenta in una nota di Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea) per la libertà dei media, “Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia” ha dichiarato, aggiungendo che “i giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile.

Nella sua forma attuale, il disegno di legge contraddice gli indirizzi dell’Osce, in particolare quando proibisce l’utilizzo di diverse fonti e materiali confidenziali che potrebbero rivelarsi necessari per un giornalismo d’inchiesta al servizio della democrazia”. Ecco perché da più voci è definita legge bavaglio; perché di fatto imbavaglia la libertà d’espressione e di conoscenza. Vieta la pubblicazione di fatti inerenti la gestione della cosa pubblica di personaggi invischiati in affari poco chiari. Non sapremmo delle malefatte arbitrarie di pezzi dello stato malati, vedi le aggressioni e le falsità per nascondere le prove di colpevolezza di alti dirigenti al g8 di Genova; le morti brutali di giovani nelle carceri come Cucchi, non sapremmo della cricca che specula sulle disgrazie e sui grandi eventi italiani se non dopo che questi abbiano, di fatto, avuto il tempo di completare l’opera d’espoliazione.
E intanto, tra disoccupazione, incertezza lavorativa per i giovani, disagi nel comparto sanità, blocco degli stipendi, raggiri sulle liquidazioni, scarsissimo potere d’acquisto per l’esiguità economica delle famiglie aumenta la tensione sociale mentre le solite facce di bronzo continuano ad ammiccare sorridenti che no che va tutto bene e che è giusto così perché gli elettori vogliono che il governo faccia queste riforme! Bèh, chi non conosce gl’italiani certamente dirà che siamo un popolo di masochisti…

lunedì 17 maggio 2010

navigando nel web

Strane cose accadono sui social network
Le persone stringono amicizia con negozi, strutture alberghiere, formano fan club di personaggi pubblici noti e meno noti; gruppi del cazzeggio e gruppi seri, culturali; cugini, fratelli genitori e figli di colpo sono stretti nella morsa affettuosa dell’amicizia come se si vedessero per la prima volta. E poi ci sono le strette amicali di massa: hai stretto amicizia con Tonino Fiocchettino e altri 54 persone.
Alcuni, contaminati dalle scorie invisibili che svolazzano nelle polveri sottili della rete, infettati dalle statistiche, fanno incetta di contatti in maniera maniacale. Chiedono l’amicizia anche alle mosche che si poggiano per sbaglio sul PC. L’assioma è: io esisto e valgo solo se raggiungo i 1000 5000 contatti. A questo punto l’ego è gratificato e la personalità del navigatore assume colore e splendore, fa la ruota si pavoneggia e gongola salvo poi cadere nello sconforto appena qualcuno supera di gran lunga il monte premi di vite acquisite.
Gli amici non servono a sollevare il Q.I., il morale e per confrontarsi ma a espandere la propria personalità, avere un peso sociale tanto più grande quanto più numerosi sono gli amici in rete.

Alcuni, secondo notizie diramate anche dai giornali, vendono pacchetti di contatti ad aziende o personaggi pubblici, rubano identità a ignari navigatori, tesserano chiunque per formare la claque.

Dal punto di vista sociologico, il fenomeno è facilmente spiegabile:
Internet è “il giocattolo” che accomuna le solitudini. Fa sentire meno soli gli introversi e importanti gli estroversi. Insomma, il web determina il peso specifico di politici show man cantanti cabarettisti giornalisti e uomini comuni che finalmente hanno la possibilità di esprimersi liberamente…

courtesy, m.iannino, polimaterico 2005, resti d'affiches

domenica 16 agosto 2009

social forum e gradimento popolare: share e supremazia condivisa


Attraverso i social forum c’è l’opportunità di far conoscere le proprie opinioni agli utenti del web. La pubblicazione dei post o degli articoli delle testate giornalistiche presuppongono l’avvio di un confronto tra chi pubblica, suggerisce o sostiene una certa notizia.
Il confronto dialettico serve ad entrambi ma anche al terzo che legge per capire, analizzare e correggere eventuali incomprensioni. A maggior ragione, se chi opta per il no, in caso di voto, si nasconde dietro l’anonimato, il lettore anonimo dovrebbe motivare il disappunto scaturito dalla lettura per fugare eventuali strumentalizzazioni partigiane da parte di quanti hanno mire poco edificanti.
Internet dà l’opportunità a chiunque di esprimere le proprie opinioni e la prerogativa democratica del mezzo di comunicazione di massa non è quella di scimmiottare il mercato delle notizie con le regole del gradimento popolare ruffiano, bensì quella di poter esternare in maniera genuina sane opinioni, se pur contrastanti, comunque, atte a dichiarare differenti concetti culturali, politiche, religiose.

martedì 16 giugno 2009

le solitudini del web


Le solitudini del web: blog, facebook e social network sono intasati dalle notizie.

Il ventaglio è ampio; s’inizia col post intimista, quello, tanto per intenderci che sciorina i panni sporchi al mondo intero ma (che non confideremmo, noi, tutti navigatori anonimi della rete) mai ad un amico reale.

Poi il post poetico in cui si dà ampio sfogo alle tensioni emotive, in primis: l’amore privato; personale e struggente: passione da imporre in armonia col proprio ego; quindi l’amore per il prossimo, quello che muove il mondo sociale, che abbraccia politica e ambiente fin quando si è giovani idealisti…

Infine, ed è la cosa che più tira: sesso droga e rock&roll, per citare una frase fatta.

Tutto ciò non dispiace!, anzi, la pluralità di pensieri esercita un’azione corroborante; vivacizza la rete ed ognuno torva l’anima gemella, il gruppo virtuale con affinità elettive confacenti al proprio sentire.

Ma c’è anche “il lupo solitario”, quello che disdegna i workshop mascherati di beneficenza o cultura; raduni preconfezionati, laddove, bande di specialisti mettono bei fiocchetti rosa, azzurri e arancione a operazioni prettamente economiche: come si può parlare di “industria culturale intesa come business, rilancio e sviluppo dell’economia nel no profit” mantenendo le stesse leggi che hanno condotto le famiglie e le singole persone alla povertà?

Fintantoché, l’economia mondiale determina le condizioni di vita dell’intero globo terrestre nei termini vissuti dai ceti medi, è pura demagogia!

L’Arte, la Cultura, le Operazioni Culturali servono a far evolvere le Menti!, e, se dalle azioni propositive anzidette scaturisce ricchezza, benessere nell'accezione ampia del termine, per tutti, che ben venga! significa che si è lavorato bene.

mercoledì 10 giugno 2009

scorie dannose in rete, il kitsch invade il web


Dare un taglio. Staccare la spina. Aprirsi al mondo. Sorridere!

Il blog non deve essere considerato uno sfogatoio o una finestra per dire al mondo la propria opinione.

No!, non và bene!

Chi entra vuole vedere notizie leggere; che lo facciano evadere dalla brutalità quotidiana; proprio per questo i palinsesti e i mass media in genere curano il lato frivolo dell’umano sfogo. Fabbricano isole e persone secondo target consolidati e tra una lite e l’altra, senza considerare gli sproloqui nei confessionali, alimentano la corsa al consumo.
Indirizzano all’accumulazione ingorda; ma per accumulare c’è bisogno di spazio fisico oltre che alla reale necessità del bene acquisito.

L’indottrinamento all’uso distorto dei bisogni causa ingordigie che inducono a fagocitare indistintamente generi di ogni natura: macchine, oggetti, utensili, mobili, indumenti, insomma beni che determinano lo status symbol di persone e siti in barba a quanti hanno meditato; studiato; analizzato il vero motivo per cui l’uomo è qui e non altrove.

Tagliando corto:
il disfacimento dei valori è consequenziale all’uso distorto dei bisogni. Non mi riferisco a valori e bisogni astratti! Mi riferisco alle necessità quotidiane di quelle persone che sopravvivono alla fame e all’indigenza. Alle persone che ostentano qualità diverse per essere considerate.

Qualcuno può contestare questa analisi?
Allora, se come penso, la risposta è: no! Come è possibile fare finta di niente e sprecare il tempo e lo spazio web per futilità?
Preferisco le analisi. La contestazione lecita; specie se serve a riconsiderare la realtà e condurla, possibilmente senza cedere alla demonizzazione degli eventi, negli ambiti del vivere civile eliminando buona parte di materie superflue o dannosamente inutili “suggerite dall’imperante mal costume diffuso”.
Io lo faccio e tu?

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