"Con la maglietta bagnata e con la testa alta finisco questa partita."
Così si esprime Giuseppe Scopelliti
davanti ai giornalisti dopo la condanna a sei anni di carcere e
l'interdizione perpetua dai pubblici uffici inflitta dal tribunale di
Reggio Calabria a conclusione della sentenza sul caso
“Fallara”.
Le dimissioni di Scopelliti da
Presidente della regione Calabria chiude anzitempo la legislatura
e richiamano alle urne gli elettori calabresi che probabilmente
esprimeranno il loro voto regionale in concomitanza con le prossime
europee 2014 del 25 maggio.
Con le dimissioni Scopelliti ha
dimostrato buon senso. Ha reagito da uomo politico serio che rispetta
la magistratura e le sentenze sfavorevoli.
Certo è un macigno enorme quello che
gli si abbatte addosso sul finire della legislatura.
A parte il dramma personale e
familiare, del quale Scopelliti non lascia trapelare nulla, il
presidente dimissionario volge le sue attenzioni alla Calabria e ai
calabresi. E lancia un monito alla sinistra e a quella parte di
politica che usa “altri mezzi” per eliminare gli ostacoli quando
non riesce a sconfiggere gli avversari col voto democratico nelle urne e prima ancora con l'esempio della buona pratica politica.
Sembra risentire un vecchio refrain col
quale Berlusconi ha stancato ma che Scopelliti ha rivalutato pur
denunciandone l'uso.
Certo sarebbe stato gratificante per la
parte del mondo politico avverso che si dice di sinistra vederlo
defenestrato dai mezzi della politica attiva e da una attenta quanto
efficace azione di contrasto sociale immediato in seno all'assise
comunale di Reggio Calabria. Laddove, appunto, è nato il famigerato
“modello” del quale è stato vittima insieme alla sfortunata
collaboratrice e ai collaboratori che a sua detta sono stati
infedeli.
Comunque voi la pensiate, per me,
l'intera vicenda con relativa sentenza finale, anche se lascia altri
gradi di giudizio ai condannati per ricorrere e fare valere le
proprie ragioni e scoprire altre verità, è una sconfitta che
brucia sulla testa dei calabresi.
In sintesi, nessuno degli eletti e
nessuno partito politico ha saputo o voluto fare politica con e per
il territorio.
Ancora una volta è stato demandato ad
un arbitro terzo la decisione di cosa è giusto e cosa sbagliato in
politica e, quindi, nelle azioni di un amministratore pubblico messo
a governare un territorio non da un concorso ma dai suffragi dei
cittadini. e questa azione si traduce ancora una volta in sconfitta per la politica e quanti credono nei valori insiti dell'azione stessa.
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