Nella dichiarazione difensiva, il presidente della regione chiarisce anche il costo dello spot: appena 50mila euro e senza altri aggravi per commissioni ad agenzie intermediarie.
Quello che forse sfugge è che la contestazione non nasce dall’animazione dei bronzi ma dal contenuto, dall’azione cui sono chiamati a fare i bronzi, secondo le idee dei giovani creativi ideatori dello spot.
Certo, la Gioconda non invita a ingerire roba adulterata e neanche il David suggerisce di ridursi a sedentari mangioni con le relative conseguenze. Mentre il “nostro” spot sembra indurre a disertare i luoghi della cultura quasi fossero siti ovattati di noia mortale. Eppure, specie i reggini, hanno alzato barricate e divieti contro chi voleva portare altrove le sculture greche o clonarle. Come mai, non si è pensato di valorizzare i siti archeologici e il territorio calabrese attraverso le eccellenze esistenti sottovalutate anche dai calabresi stessi? Corre l’obbligo segnalare che nello spot s’intravedono per pochissimi attimi due scorci paesaggistici non tanto belli, che, a differenza degli spot citati dal presidente Scopelliti, non suscitano curiosità, sarcasmo o tenerezza nell’utente finale, tali da catturalo o, quantomeno a riflettere su un'ipotetica vacanza in Calabria.
Ecco, Presidente, non è una critica a oltranza fatta con spirito nichilista, ma un’analisi scevra da condizionamenti partigiane per probabili futuri spot incentrati sulle bellezze della nostra terra. Perché non sempre è valido il motto: "in bene o in male, l'importante è che se ne parli!".
Altra reazione avrebbero suscitato i guerrieri se coinvolti in azioni connaturate alle loro origini... anche se non necessariamente nella veste di eroi, super machi o gay.
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