La propagazione delle energie non è buona o cattiva. Buono o cattivo è l'uso che se ne fa. Sta alla buona volontà degli uomini che hanno il difficile compito di guidare altri a sapere discernere il bene dal male e dare le giuste linee guida sociali affinché tutto proceda per il meglio.
La storia insegna che non sempre le scelte operate dai dirigenti nazionali e dagli statisti sono risultate idonee a migliorare il benessere collettivo.
E, di volta in volta, i giovani, spinti dall'entusiasmo che alimenta i sogni e la bellezza delle idee, si mobilitano, contestano il sistema, ma, spesso, la reazione di chi dovrebbe ascoltare e mediare accordi con le parti sociali dissenzienti non è democraticamente aperta.
Le reazioni della politica nei confronti dei dissenzienti sono determinate da fattori sociali contingenti disconosciuti dalla massa oltre che dal pensiero culturale di chi governa.
La mancanza di dialogo e, quindi, l'assenza d'interlocuzione tra cittadini e rappresentanti dello Stato rispetto a un dato problema, determina incomprensioni e a volte, quando l'allarme sociale raggiunge livelli eccessivi, lo scontro.
Nulla di nuovo, quindi. È un assioma ineluttabile; che, stando ai fatti recenti si ripete a discapito della società mondiale intera, vedi il disastro nucleare in Giappone per quanto concerne l'arroganza decisionale del potere politico ed economico che ha imposto le centrali nucleari, nonostante Chernobyl;
le guerre in Africa, ultima quella scaturita dalla pazzia sanguinaria dei Gheddafi;
la distribuzione anomala della ricchezza che vede come conseguenza logica il proliferare di nuove povertà e flussi enormi d'immigrati che a loro volta risvegliano vecchie paure tra i ceti medi e nella piccola borghesia che ancora resiste.
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