giovedì 15 maggio 2014

Più Europa, sì grazie

Accuse, più o meno rabbiose, volano nell'area, in tv, sui giornali e nel web.
I social network sono trasformati in punti di scontro più che di condivisione o confronto tra le fazioni. Sorgono nuovi gruppi, pagine e qualche forum coi simboli dei partiti in lizza per il Parlamento Europeo.


I temi sono molteplici. Come pure le incomprensioni e le verità.
Amici (?) che s'imbeccano su teorie complottistiche che sfiorano il ridicolo.
La rabbia acceca chi sta peggio.
C'è chi incita alla ribellione, chi all'astensione. Chi vuole ritornare alla lira e chi vede nell'Europa la mamma di tutti i mali.
E mentre la giostra mediatica gira a velocità sostenuta attorno alle elezioni europee, che diventano campanello d'allarme per la tenuta del governo Renzi, gli scandali nei cantieri milanesi dell'expo2015, le fughe eccellenti, latitanti, politici indagati o in galera, emergenze rifiuti, dramma del lavoro e quant'altro, c'è ancora chi si sente in dovere di puntare il dito contro le imprese calabresi che lavorano al nord per mondarsi la coscienza.
E Renzi che fa? Nomina un uomo della Legge per controllare l'expo.
Quindi la politica non è in grado di gestire niente oppure fa finta fino a quando non è sputtanata?

No, il problema non è l'Europa. è la mentalità italiana!
E fin quando gli italiani sono tenuti sotto assedio dalle classi dirigenti che a parole si dicono progressiste e nei fatti si dimostrano asservite agli affari perché succubi del potere economico la solfa non cambia; continueremo a sentire anatemi urlati o sussurrati, comunque, all'indirizzo di Bruxelles, sempre fuori dai confini nazionali.

È vero, non si può negare l'evidenza  e dire altrimenti, alcune leggi hanno penalizzato l'Italia ma è altre sì vero che gli italiani non hanno saputo interagire con le mentalità europee.
Che dire, a proposito dei fondi europei, della marea di soldi che i nostri dirigenti non hanno saputo investire, spendere, e per questa negligenza sono stati destinati ad altri progetti sviluppati dagli Stati membri dell'Unione più accorti e evoluti dell'Italia?



mercoledì 14 maggio 2014

Renzi, quante facce

Renzi?
Ha contribuito a farmi venire l'intolleranza nei confronti della cattiva politica!


Che ci posso fare? Non ho resistito. L'impulso di spegnere la tv e mandare tutti a fanculo è stato imperativo.
Non è qualunquismo o. come piace dire a qualcuno, malpancismo populista. Molto più realisticamente, l'intolleranza allergica ai proclami dei rampanti rottamatori politici, è il conseguenziale sentimento che la cosiddetta classe dirigente ha egregiamente saputo infondere nella pubblica opinione.

Di sicuro, Renzi, non è aiutato dalla marea di affaristi che occupa gli spazi democratici della politica, ma lui non ha fatto niente per evitare le imboscate e le sabbie mobili.
C'ha messo troppe volte la faccia e l'ha persa ogni qual volta ha tentato d'imporre il suo personale pensiero.
Forse, a scanso di sorprese, l'unica promessa discutibile (questa, sì, populista a ridosso delle europee) che andrà a compimento e che si concretizza nelle famigerate 80 euro in busta paga ma non per tutti.

Amarezza e costernazione, unite all'intolleranza demagogica della vecchia politica diventano tutt'uno in Renzi e nella sua squadra.

Gli analisti più accreditati continuano ad essere critici, ed io con loro.
Ma forse c'è un errore di fondo (avida arroganza del potere?) che continua a bloccare il rinnovamento dei meandri partitici della politica in generale che ancora non è stato capito e corretto e perciò non lascia decollare le riforme vere, quelle che ci aspettiamo tutti noi del popolo, quelle riforme sancite nella Carta Costituzionale Italiana?

venerdì 9 maggio 2014

Dalla parte dei brutti

Don Memè prete mafioso?



Carmelo Ascone, parroco di Rosarno da trent'anni, dopo l'incursione delle jene è stato bollato come il “prete della 'ndrangheta”. Perlomeno questo è il sentimento che circola tra i curiosi e quanti inzuppano il pane nella brodaglia mediatica.

Ora, prendendo per buono il taglio televisivo delle iene, che non si sono viste in altre occasioni meritorie nella piana di Gioia Tauro e Rosarno come quando la provincia ha donato degli attrezzi agricoli alla scuola di Rosarno ed anche lì don Memè è intervenuto nella funzione della sua missione sacerdotale, è necessario ragionare sulle parole estrapolate dal servizio per comprendere davvero la realtà del reggino, della Calabria e la spettacolarizzazione dei media. Per questo rimando al servizio televisivo e chi vuole intendere intenda.

Su questa pagina buttiamo il seme del dubbio, prescindendo, se vogliamo, laicamente, dalle parole del Vangelo di Gesù che preferiva fermarsi e mangiare nelle case dei peccatori, a noi sembra che le parole che hanno fatto scandalizzare i benpensanti, e alcuni si sono persino indignati fino a pretendere la rimozione e la spretatura del parroco, le parole incriminate, dicevamo, sono quelle di “vicinanza e amicizia” nei confronti degli ultimi; la denuncia nei confronti di uno Stato assente che non produce e dà lavoro e l'accusa alla magistratura schierata ed ha osato toccare l'icona dell'antimafia don Ciotti.

Dico subito che non è compito mio vestire i panni dell'avvocato difensore. Basterebbe che tutti quelli che si sono sentiti offesi leggessero, se Cristiani, il Vangelo e s'interessassero davvero di socialità e politica allo stato puro e guardassero più in là del loro naso.!
Forse, così facendo sarebbero più inclini alla comprensione e non mi si venga a dire che la 'ndrangheta è brutta sporca e cattiva. Lo so! Ma è anche vero che la 'ndrangheta e la fame non si combattono solo a parole nei seminari, con slogan e marce, e neanche con le targhe attaccate sulle porte dei comuni. Tenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica è importante ma non determinante.

Per sconfiggere le piaghe sociali serve cultura, tanta cultura! Cultura verso gli ultimi, comprensione e vicinanza a chi soffre. Solidarietà!
L'indignazione è un sentimento riprovevole quanto inutile!

mercoledì 7 maggio 2014

Sotto il cielo, in Calabria

Altro che 'ndrangheta, sono le lobby, i potentati economici e politici con sedi dentro e fuori regione, che mortificano le intelligenze dell'Italia.


"sotto il cielo di calabria"

Riusciremo mai a scrollarci da dosso la morsa mortale degli invasori?
Il sud, e principalmente la Calabria, è ostaggio del nord dall'unificazione d'Italia. Non dico queste cose per una forma di campanilismo. Tutt'altro! E chi conosce bene la storia non fa fatica a convenirne e darmene atto.
Dapprima conquistato e poi depredato delle sue ricchezze culturali, industriali e economiche, il sud, continua ad essere sotto scacco di una perfetta banda di cinici affaristi.

La politica culturale non esiste e quella dello stato sociale è strumentalizzata e brutalizzata dai grandi centri di potere politico che affidano a piccoli individui le ramificazioni terminali. Mancano forse donne e uomini illuminati? No! Non c'è nessuna carenza intellettuale. Purtroppo le menti libere sono tenute scientificamente nell'ombra; oscurate dai mass-media o vilipese metodicamente dalle malelingue corrose dal tarlo dell'ignoranza che domina e alimenta le basse azioni dei delatori.

Nel campo della cultura, e prima ancora in politica, ai padroni del nord e del sud sono utili i servi sciocchi. Sottomessi e ubbidienti!, anche se intelligenti e pensanti. 

Qualcuno pensa che in guerra tutto sia lecito, ogni arma è ammessa pur di arrivare alla vittoria.
Ma per quale motivo si deve essere in guerra tutti i giorni e in qualsiasi campo?

È così difficile immaginare e pretendere una realtà solidale. Una società evoluta degna di questo nome che sappia fare convivere armonicamente le differenze?

Si sente spesso parlare di meritocrazia e di logica valorizzazione dei talenti. Mancano forse i contenitori o le piattaforme sociali eterogenee per i differenti ipotetici talenti?

Secondo gli studi statistici sembrerebbe di no! Per quanto concerne le arti visive persino i centri rurali sono dotati di loculi espositivi con relative fondazioni, musei pubblici e gallerie private mascherate da associazioni culturali che sembrano pendere dalla penna di pseudo intenditori. Che, proprio come si diceva qualche riga dietro, sono monopolio dei vassalli nominati dal potentato di turno.

Anche negli altri settori della cultura vigono le medesime relazioni. Sta a noi avvalerci del libero arbitrio e decidere di cambiare rotta; annullare le amicizie interessate e le mortificanti clientele.

Rompiamo le catene dell'egoismo e confrontiamoci nello spazio libero del web. FACCIAMO RETE!

Questa è un'analisi della realtà culturale, sociale e politica del sud in generale e della Calabria in particolare. Dopo decenni di pseudo gestione democratica, al saldo delle vanterie mediatiche dei sudditi della politica, il sud non ha fatto passi avanti.
Purtroppo questa è l'amara realtà!, chi intende proseguire nel cammino degli emancipatori deve cancellare dalla mente ogni pregiudizio e confrontare lealmente la sommaria analisi appena esposta con le personali nozioni cognitive predisponendosi al superamento delle logiche del branco e favorire confronti dialettici così da migliorare l'esistente. 

lunedì 5 maggio 2014

Tsipras, il kitsch mediatico contamina la sinistra

Se anche la responsabile della comunicazione della lista Tsipras scambia le elezioni europee per una campagna pubblicitari di marketing qualunque allora significa che siamo davvero messi male malissimo!

Non è una questione moralistica la mia ma un'amara constatazione della perdita dei valori della politica che ancora credevo esistesse almeno a sinistra!

E la Baccheddu non può essere definita auto ironica per essersi mostrata in bikini aggiungendo un: "Ciao. E' iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate L'Altra Europa con Tsipras".
Ma forse Paola è rimasta indietro. Pensa di essere ancora nel ventennio appena passato. In quel lasso di tempo in cui il corpo della donna faceva la differenza tra le lenzuola del limbo mediatico e i problemi reali del Paese.

Che dire... se proprio qualcuno ha voglia di vedere un bel corpo con un lato b degno di una scultura michelangiolesca ha ben altri siti dove sbirciare.

Ma basta monnezza mediatica. Parliamo di cose serie. Parliamo di Politica!

Esponete programmi, se ne avete, per migliorare il concetto di solidarietà dell'Europa e non mostrate chiappe e capelli al vento per recuperare qualche secondo di visibilità. Gli "effetti speciali", questo tipo di effetti speciali non portano ricchezze culturali e non recuperano i cittadini alla Politica.


domenica 4 maggio 2014

Personale sanitario inadeguato o stressato?

Quando il camice bianco tinge di grigia maleducazione la corsia.


Visitare gli infermi è un'azione imperativa, un'azione misericordiosa che i credenti dovrebbero fare sempre.

Ma se “visitare gli infermi” è pratica di un'opera di misericordia, sopportare le urla di qualche medico cafone cos'è?

Per amor del vero, premesso che l'orario più favorevole per le visite serali è tra le 19 e le 20, è opportuno fare dei distinguo tra l'infermiere che, dopo avere motivato l'esigenza scientifica e psicologica dei pazienti, invita educatamente i visitatori a spostarsi fuori dalle stanze e la boria della dottoressa attempata che urla di non sostare neppure nel corridoio e uscire dal reparto.

Chissà forse la dottoressa ha fatto il callo a furia di vedere malati e parenti affollare negli anni i letti dei sofferenti. Se così è allora dovrebbe prendersi una pausa. Rigenerarsi. Riflettere. E comprendere se ha ancora senso indossare un camice bianco. Stare vicino a chi soffre, curare le malattie fisiche dei pazienti e essere più attenta alle sensibilità dei congiunti in pena.

sabato 3 maggio 2014

Piero è rock, Matteo è Pinocchio

Chi è contro Pelù è in malafede.
la svendita del lavoro

Ho letto e riletto e persino guardato la clip incriminata del concertone e non ho trovato niente di fazioso in quanto ha detto Piero Pelù che, anzi, sembra una delle poche voci schierate coraggiosamente a sinistra.

D'altronde cosa ha detto? Ha detto che c'è bisogno di lavoro dignitoso e ben pagato! E chi avrebbe dovuto reagire a muso duro contro queste parole? Avrebbero dovuto reagire quelli che portano le aziende fuori dall'Italia perché pagano meno la mano d'opera e sfruttano gli aiuti della comunità europea a loro vantaggio e non per creare benessere nelle popolazioni sottosviluppate.

Da questa vicenda viene fuori tanta rabbia a sinistra quanto a destra che non è ideologica ma affaristica. Vogliamo dirla tutta? 'sti cazzi di 80 euro sono una presa per il culo anche se infondono un minimo di fiducia temporanea nel ceto medio.
Per uscire dai guai economici ci vogliono iniezioni da cavallo! Scelte coraggiose e se necessario imposizioni laddove gli affari economici governano la politica e la produttività.

La smettessero, Renzi e la sua squadretta di saccentini, di fare proclami e promettere riforme fasulle.
Siamo nel mese di maggio e ancora nessuna delle promesse che Renzi ha fatto è stata mantenuta, dopo lo storico #staiserenoenrico e l'immediato colpo di mano al vertice.

E che dire dell'arrogante supponenza renziana? Ma anche a destra il trasformismo è prassi!
Per concludere, questa classe dirigente non può rappresentarci in Europa!

Ha ragione Philippe Daverio (e quanti sono coscienti dell'ignoranza che veste la gran parte dei politici italiani) quando afferma che prima di mandare chicchessia nei luoghi preposti al governo della vita pubblica è necessario sottoporre i candidati a dei test di cultura generale ed essere certi che non siano stati “allevati” coi dogmi dei partiti e non essere sotto scacco di lobby o interessi privati.


venerdì 2 maggio 2014

Piero Pelù le canta a Renzi


"Vi chiedo un minuto di silenzio da dedicare a chi è morto sul lavoro - ha esordito il rocker toscano Piero Pelù sul palco del San Giovanni- a chi è ricattato per il lavoro, ai lavoratori della cultura, che solo in Italia non dà da mangiare, ai disoccupati, ai lavoratori di Piombino, di Porto Marghera, dell'Ilva di Taranto, del Sulcis. Un minuto per Mancini, il poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire nella Terra dei Fuochi i veleni che venivano interrati. Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo il lavoro".

Piero Pelù


Piero Pelù ha criticato anche le spese della Difesa:

"Gli F35 rubano soldi alla scuola e agli ospedali. Io gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi". E poi su Renzi: è "il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli: deve capire che in Italia abbiamo un nemico interno, la disoccupazione, la corruzione, il voto di scambio, la mafia, la 'ndrangheta, la camorra. La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi".

Un messaggio forte, schietto, lanciato dal palco in piazza S.Giovanni in Roma davanti ad una platea di oltre settecentomila persone che ha raggiunto picchi di un milione secondo gli organizzatori della festa del primo maggio, che, come sempre, passata l'euforia della baldoria festaiola, cadono nel vuoto, ritornano ad essere parole, purtroppo, perché Renzi e chi l'ha messo lì, continuerà a sviluppare il progetto politico che tutela chi sta bene e benone, promettendo, nel frattempo paradisi a quanti stiamo male per tenerci buoni.

A qualcuno potrà venire in mente che Pelù lo abbia fatto per marketing o per tenere calda la piazza e chissà per quanti altri motivi. L'unica cosa certa è che l'ha detto! Ha dato voce alla disperazione della gente comune che da tantissimo tempo chiede cambiamenti veri ma che si è sempre vista presa per il culo dalle facce di bronzo che assediano le istituzioni, eletti e non eletti dal popolo.

giovedì 1 maggio 2014

Onestà e fascino del lavoro in Calabria

DONNE E MOTORI, GIOIE E DOLORI.


Nella vita l'esperienza conta! L'esperienza fa capire e apprezzare le sfumature delle persone in relazione ai luoghi. E quando meno te lo aspetti vedi crollare certezze e teorie surrogate e costruite da sensazioni fuorvianti basate sulle posizioni geografiche, o peggio sul colore della pelle e sulle differenti culture.

Premetto che per evitare malintesi, volutamente, mantengo l'anonimato mio e delle persone che sono parte integrante della vicenda.

Una vicenda inverosimile, nella quale, la casualità e gli eventi hanno fatto sì che rivedessi schemi mentali precostituiti dettati dalle sovrastrutture e condizionate, appunto, dall'ubicazione logistica di certi mestieri e dalla “pigrizia”.
In virtù dell'adagio che recita “moglie e buoi dei paesi tuoi”, quando si ha l'opportunità di trovare una persona conosciuta che espleta un servizio d'impresa soddisfacente nelle vicinanze è da sciocchi affidarsi a mani estranee (e qui subentra la pigrizia) specie se lontana chilometri.

Ma veniamo ai fatti:

La donna, va be', me la sono cresciuta, come si suol dire ma la macchina l'ho comprata!
In base alle mie esigenze ho preso una fiat!, che mi ha dato problemi fin da subito e nessuno ha saputo eliminare.
Una perdita minima che ha finito di tingere il motore e l'asfalto del parcheggio di nero.
Si è pensato al gocciolamento di qualche paraolio, una cuffia, una guarnizione ma niente!
Lo stillicidio è riuscito a provocare danni economici e avversità nei confronti dell'auto che, gioco forza, vista la crisi contingente, sono costretto a tenere e manutenere se voglio muovermi.
E tra i tanti impicci il motorino d'avviamento stenta a farla partire. Cosicché faccio intervenire l'elettrauto che lo ripara ma esce da sotto il ponte di un bel colorito bruno.
“Dovete vedere la perdita”. Mi dice. “La perdita si è infiltrata nel motorino d'avviamento e l'ha fatto sfiammare”. Risultato: 100 euro la prima volta e 60€ la volta successiva.
Urge l'ennesimo consulto dal meccanico il quale mi manda dal pompista. Il pompista cambia le cannule degli iniettori e parto.
Arrivo a destinazione. Mi fermo e la puzza di nafta m'investe. Apro il cofano motore e vedo la perdita. E mò che faccio? Non posso pregiudicare daccapo il motorino d'avviamento né perdere tutta 'sta nafta. Dico tra me. E interpello un paesano.

C'è un bravo meccanico qua vicino. È lì a quella casa gialla. Si chiama Natale. È bravo e onesto.

Ci vado. Ed è grazie a lui se finalmente non c'è più l'odiosa perdita.
Una sciocchezza!, che, sfuggita ai meccanici fiat, quando la macchina era in garanzia e pure dopo, non è sfuggita alla paziente diagnostica professionale di un giovane meccanico di paese.

Un meccanico degno di questo nome, come lo è stato Vito il pompista che ha smontato l'iniettore e riparato alla modica cifra di 10€, casi unici, forse, visto che ormai nella maggior parte delle officine non si riparano più i pezzi rotti perché si perde tempo e si guadagna poco ma si sostituiscono perché si fa presto e si guadagna di più.

Ma in Calabria, laddove meno te lo aspetti, è possibile riscoprire e vivere valori che sembrano oscurati del tempo e dalla contemporaneità globalizzante soggiogata dal potere economico e dal profitto immediato degli imprenditori egoisti che fuggono o delocalizzano all'estero saperi e profitti.

1° Maggio: necrologio al Lavoro

Alla luce dei fatti e nello stato in cui versiamo ha ancora senso mantenere in vita la macchina maestosa e farraginosa che magnifica e enfatizza la festa dei lavoratori? Le lotte dei lavoratori sostenute negli anni per l'emancipazione culturale e contro lo sfruttamento?
Hanno ancora senso le parole della Camusso?
da Pellizza da Volpedo "liquefazioni"


Più che una festa beneaugurante, un anniversario gioioso, un momento d'incontro per riflettere e trovare nuove strade, i fatti collocano il primo maggio, specialmente questo 1° maggio e tutto il baraccone fatto di canti, balli e inni tra i necrologi della post-politica dello spread dominato dalle agenzie di rating.

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