lunedì 24 maggio 2010

censure e ammiccamenti non aiutano la ripresa economica e sociale italiana

Ammiccamenti e censure non aiutano a superare le difficoltà oggettive dei paesi in crisi. E neanche la melliflua accondiscendenza dei mass media che evitano analisi profonde e non pungolano i dirigenti nazionali a fare meglio il loro lavoro.

È risaputo che gli struzzi davanti al pericolo nascondono la testa nel terreno e lasciano scoperto il grosso corpo e fino ad ora, gli intellettuali ma anche semplici cittadini privi di titoli altisonanti che non assurgono agli onori della cronaca e non hanno i riflettori puntati addosso, si sono mobilitati affinché i dirigenti politici facessero meglio ma, fino ad ora, ripeto, nulla è cambiato! Anzi, in Italia si va avanti a botta di decreti e di pacchetti correlati inseriti all’ultimo minuto, quando ormai è passato in visione ai due rami del parlamento ed è presentata alla firma del capo dello stato, azione biasimata anche dal Presidente della Repubblica che ha esortato il governo a fare meglio e non ricorrere sempre alla fiducia.

Le continue critiche costruttive sembrano aver sortito a niente, vista la irremovibile posizione dei componenti il governo nazionale. Le leggi continuano ad essere calate dall’alto incuranti del malcontento generale e dal pericolo reale che questo modo d’intendere la gestione dello Stato possa aprire a una nuova ondata di cultura totalitaria, del resto già conosciuta in passato allorché un altro signore forte del carisma nazionalpopolare che la sua figura incuteva decise di “ ghe pensi mì” pensare lui a formare una nuova società retta da leggi prive di controllo collegiale, ingerenze democratiche e analisi popolari.

Con ciò non voglio lasciar intendere che il governo sia in malafede ma sottolineare che il sale delle democrazie è la libertà di pensiero suffragata dai mezzi di comunicazione di massa nonché dalla collaborazione reale dei cittadini alla gestione dello Stato.

domenica 23 maggio 2010

Racconti di vita in Calabria: divagazioni tra arte, folklore, storia e contemporaneità

Racconti di vita in Calabria. 1.
Cucina mediterranea e sapori di Calabria. 
Calabria mistica .
Percorsi culturali, luoghi, paesi e artisti.

©archivio M.Iannino
Palermiti

Costumi e società.

Siamo agli inizi degli anni cinquanta in uno dei tanti centri calabresi retti esclusivamente dall’economia contadina, insomma uno di quei paesini piccoli piccoli persi tra i boschi dell’entroterra e spopolati dal miraggio economico industriale, fenomeno ammiccante che ha invogliato la gente a lasciare i campi e invadere Torino, Milano e le altre città del nord dove si sfornavano le prime 500, le prime televisioni in bianco e nero, i primi frigoriferi. Città industriali che offrivano possibilità maggiori a meccanici, muratori, operai siderurgici e tessili piuttosto che a braccianti.
Ecco, dicevo, in uno di quei paesini calabresi dove il tempo era scandito dai tocchi delle campane e dove ancora la giornata iniziava all’alba e finiva al crepuscolo per i contadini, dopo nove mesi d’attesa e un travaglio casalingo, una nuova vita rallegra la casa di una bella famigliola composta da quattro sorelle e due fratelli, ma non finisce qui. A quei tempi si diceva che il sangue è ricchezza! La gioia albergava nelle famiglie numerose cosicché, dopo due anni arrivò una sorellina.
Come nelle favole, le giornate trascorrevano, tutto sommato, tranquille. I bambini giocavano, andavano a caccia di lucertole e i grandi impegnavano il tempo a scuola e/o nei campi. L’impegno, naturalmente dipendeva dalla disponibilità economica ma anche dalla cultura del tempo. I latifondisti, i piccoli proprietari terrieri, cercavano di tesaurizzare tempo e colture, nel senso che associavano agli studi la gestione e la cura delle terre, mentre i contadini poveri vendevano le braccia di stagione in stagione.

(segue) gli anni del dopoguerra

amicizia e solidarietà: concetti e atti demodè

Quanti sapremmo corrispondere davvero la richiesta di aiuto lanciata dagli amici in difficoltà?

La domanda si è insinuata piano piano nella mia testa mentre sciacquavo la verdura. Sarà stato lo scorrere dell’acqua, l’immersione delle mani nel lavello e lo scarso coinvolgimento mentale che ha indotto la mente a girovagare tra le tante idiosincrasie contemporanee in atto; in politica, quindi i rapporti burrascosi tra i partiti e le correnti dei partiti stessi, nella quotidianità spicciola che si vive nei rapporti condominiali, nei quartieri e nei paesi.

Il dato allarmante nelle relazioni sociali è che ognuno pensa a sé e al proprio benessere.
La solidarietà, il bene comune, il rispetto sono concetti d’altri tempi ma nonostante ciò si assiste all’accaparramento inusitato di contatti amicali su face book e sugli altri social network.

Forse perchè poco ingombranti? perchè l'uno non dipende dall'atro nella vita reale?
In effetti, basta un klic per isolarsi e tornare ad assaporare la propria privacy.
Basta sconnettersi per lasciare tutto fuori e rintanarsi nel proprio mondo ovattato...

venerdì 21 maggio 2010

Santoro e gli altri: prendere o lasciare?

Tra i tanti problemi che gli italiani devono affrontare sen’è aggiunto uno nuovo: la firma di Santoro per un accordo di esternalizzazione milionaria dalla rai. In effetti se paragonata alla roulette russa dei disoccupati e dei licenziati che non sanno se mangiare, pagare le bollette o portare i figli dall'oculista, questa è una gatta da pelare serissima!
Non basta la pochezza di pensiero dei politici che scodellano cazzate a non finire per tenere buoni gli elettori ora ai drammi seri si associano le mongolfiere piene di nulla!

Personalmente ritengo che l’analisi debba includere relazioni e concetti più alti come la libertà di pensiero e il rispetto della persona allorché si progetta un evento cardine per la crescita collettiva. Mi spiego meglio:

Se Santoro e altri ritengono che il servizio pubblico della comunicazione e intrattenimento è ingabbiato in meccanismi faziosi e autoritari al comando dei partiti, piuttosto che andarsene o recriminare, devono lavorare affinché le cose cambino.
È un dovere morale nei confronti dei cittadini che hanno riposto la fiducia seguendo i programmi e le gesta dei vari Biagi, Santoro, Guzzanti e compagnia.
Questo è il ruolo dei personaggi pubblici!
Un ruolo assegnato dai sostenitori nell’attimo in cui decidono di seguire il programma o l’azione liberatoria  contrapposti ai vincoli autoritari imposti dalla lottizzazione del sistema.

giovedì 20 maggio 2010

basta poco


Non mi piace citare altri ma vi sono momenti in cui una canzone, un pensiero letterario, rende tangibili i concetti comuni più di mille parole.
A volte, anzi, spesso le parole disorientano e ingabbiano persone e concetti etici inalienabili in forme di non pensiero specie laddove il confronto dialettico è inteso non come una risorsa culturale e democratica ma arma politica da schierare in contrapposizione tra i gruppi di potere.

In Italia si sta rasentando l’assurdo! Si stanno scardinando le fondamenta del libero pensiero e dell’informazione partecipata.
Si sta vivendo un incubo sociale ovattato, che assomma crisi di valori spirituali politiche economiche brucianti, tutto ciò è reso indolore da connivenze che hanno come unico scopo la sottomissione dei cittadini. Si sta tentando di distruggere la democrazia e la poca misera crescita collettiva strappata con fatica tra turni massacranti e pause pranzo tra la puzza di ferro olio cemento e l’odore della libertà accresciuta con le lotte che il sapere stimola.

Ora tutto sembra perduto. La guerra tra poveri è alle porte e i macellai sociali indossano lunghi camici bianchi su volti ben tirati e dal sano bianco sorriso stampato. Capelli in ordine, ben truccati, affacciati al balcone osservano le piazze. Istigano la plebe; la incitano a scovare il nemico. Un nemico preconfezionato, rilegato ai margini della società opulenta governata dagli affari condotti da loschi affaristi che si avvalgono d’abili untori e inducono la massa all’intolleranza.

Basta poco per essere intolleranti… basta essere ignoranti.

mercoledì 19 maggio 2010

il futuro della libertà, lettera aperta a Fini

Caro Fini e cari rappresentanti del governo,


è recentissima una lunga serie di interventi che voi state operando e che andranno a limitare pesantemente la fiducia dei cittadini. Non sto a fare l’elenco delle cose che avete fatto a botta di decreti e che avete imposto a noi tutti dicendo che noi lo vogliamo che noi vi chiediamo di governare. È vero, vi chiediamo di governare ma non così! Noi giovani vorremmo avere fiducia nelle istituzioni ma come si fa ad avere fiducia quando gli alti ufficiali coinvolti nelle azioni violente del G8 sono condannati e un uomo del governo come Mantovano zittisce tutti dicendo che comunque resteranno al loro posto perché hanno la fiducia del governo? E la fiducia dei cittadini, dei ragazzi che contestavano pacificamente e sono stati mandati in ospedale perché qualcuno ha ordinato la carica su persone inermi dove la mettiamo?
Come si fa a parlare di libertà quando l’informazione è imbavagliata da leggi impensabili negli Stati democratici? Leggi in discussione che mortificano la libertà d’informazione e che intimoriscono editori e giornalisti? Oppure dov’è l’uguaglianza se nelle inchieste si evince il disprezzo dell’etica da parte dei dirigenti e de rappresentanti del governo attuale e precedenti? Personaggi loschi che dovrebbero nascondersi perché hanno portato gli Italiani alla disperazione mentre elargiscono allegramente favori a parenti e amici della cricca.
Ora, caro Fini, voglio dirti, senza farla lunga, tu, anzi lei è venuto a Catanzaro a presentare il suo libro in un momento poco opportuno. Un momento in cui state obbligando la gente alla fame.
Sa una cosa? Tempo fa mi ha seccato molto vedere che mentre noi soffriamo la crisi altri possono permettersi il lusso di buttare 30.000 euro di carburante per andare a ancorare lo yacht in Sardegna.
Per concludere, se davvero volete cambiare le cose dovete iniziare da qui, dovete evitare che i ricchi diventino più ricchi e i poveri sempre più morti di fame perché la vita è sacra e non si può sprecare per l’egocentricità o l’ignavia di chi governa male.

Avevo comprato il suo libro con l’intenzione di leggerlo ma l’ho subito chiuso quando ho letto degli auguri per un “compleanno specialissimo”, della sindrome di Peter Pan e dell’inattività di alcuni giovani che magari, aggiungo io, non appena prendono coscienza gli vengono tarpate le ali con sistemi autoritari.
C’è troppa demagogia e autocelebrazione nei metodi di chi ci sta governando. Noi ragazzi vorremmo più partecipazione e meno imposizioni.
È crollato il muro di Berlino ma ancora altri peggiori muri mentali devono essere abbattuti. Muri eretti da voi. E se davvero voi grandi volete darci esempi di democrazia e uguaglianza dovete abbatterli subito, senza tentennamenti e patetici incendi di muri di cartone.

Distiniti saluti, Silvia da Catanzaro.

martedì 18 maggio 2010

macerie




Non amo i miti gli eroi e neanche i santi usati per annichilire le masse. Non mi convincono i superuomini, quelli che hanno la soluzione in tasca; quelli che non accettano il confronto dialettico e usano la forza per annientare quanti si discostano dalla loro volontà.

Mi affascina, invece, la persona colta, autoironica, aperta al dialogo, al confronto, sempre pronta a mettersi in gioco, curiosa e incline al nuovo, un nuovo inteso come presupposto di crescita individuale e collettiva, sorretta dalla libertà di pensiero.

Le menti culturalmente evolute non necessariamente hanno basi nozionistiche accademiche; la loro evoluzione deriva dalla sensibilità con cui guardano il mondo; dalla creatività collegiale profusa in quanto energia vitale che invade il creato, suggerisce e trasforma pensieri e materia tradotti in opere.

Di conseguenza, le opere e le azioni umane, in sintonia a quanto esposto, dovrebbero intendersi beni comuni, punti di riferimento da cui partire per sviluppare ulteriori analisi. Ma non è così per lo stile di vita venutosi ad affinare nel corso degli anni.
Da sempre i poteri forti economicamente e politicamente hanno usato gli intellettuali e gli artisti per divulgare il pensiero dominante e magnificare la celebrazione del potere costituito suffragato dai dogmi. L’arte visiva, coi suoi abili artefici, ha consegnato ai posteri squarci di storia addomesticata. Le iconografie coinvolgenti, trasmettono ancora oggi messaggi drammatici, perentori; divulgavano alle masse quanto il condottiero fosse valoroso ma mai debole o dubbioso nell’attaccare il nemico rappresentato sempre in atteggiamenti e forme fisiognomiche depresse.
Nella narrazione visiva il pittore doveva porre al centro della finzione scenica l’eroe, magnificarne le gesta sul destriero oppure a terra sopra un cumulo di cadaveri.
È ciò che avviene anche oggi! Oggi la narrazione non è affidata ai pittori di corte ma ai mezzi di comunicazione di massa asserviti. L’informazione libera obiettiva che basa le notizie su fatti certi e le divulga senza tagli protettivi per questo o quell’amico o potentato è avversata e censurata. E poco importa se le analisi sono espresse in totale buona fede e allo scopo di rendere un servizio alla collettività. Quando si toccano i poteri economici forti la verità è un inutile dannoso optional anche se si chiama cultura, ambiente, industria, politica e congreghe di vario genere.


Calabria

Calabria:
sole, mare, cultura.

Impronte greche,
normanne, bizantine,
romane, spagnole,
turche
marocchine senegalesi
hanno
colonizzato, depredato
arricchito.


Manufatti, saperi.
Ulisse, Pitagora, Cassiodoro, Filottete…

I Bronzi di Riace
Il tempio di Hera Lacinia
Kroton, Scolacium, Lametia, Sibari, Locri, Mileto …

Leggi
esperienze,
violenza, assedi e rivolte
lotte.

Calabria!
Forziere di saperi, storia
energie!

Cultura da divulgare

(m. iannino)

lunedì 17 maggio 2010

navigando nel web

Strane cose accadono sui social network
Le persone stringono amicizia con negozi, strutture alberghiere, formano fan club di personaggi pubblici noti e meno noti; gruppi del cazzeggio e gruppi seri, culturali; cugini, fratelli genitori e figli di colpo sono stretti nella morsa affettuosa dell’amicizia come se si vedessero per la prima volta. E poi ci sono le strette amicali di massa: hai stretto amicizia con Tonino Fiocchettino e altri 54 persone.
Alcuni, contaminati dalle scorie invisibili che svolazzano nelle polveri sottili della rete, infettati dalle statistiche, fanno incetta di contatti in maniera maniacale. Chiedono l’amicizia anche alle mosche che si poggiano per sbaglio sul PC. L’assioma è: io esisto e valgo solo se raggiungo i 1000 5000 contatti. A questo punto l’ego è gratificato e la personalità del navigatore assume colore e splendore, fa la ruota si pavoneggia e gongola salvo poi cadere nello sconforto appena qualcuno supera di gran lunga il monte premi di vite acquisite.
Gli amici non servono a sollevare il Q.I., il morale e per confrontarsi ma a espandere la propria personalità, avere un peso sociale tanto più grande quanto più numerosi sono gli amici in rete.

Alcuni, secondo notizie diramate anche dai giornali, vendono pacchetti di contatti ad aziende o personaggi pubblici, rubano identità a ignari navigatori, tesserano chiunque per formare la claque.

Dal punto di vista sociologico, il fenomeno è facilmente spiegabile:
Internet è “il giocattolo” che accomuna le solitudini. Fa sentire meno soli gli introversi e importanti gli estroversi. Insomma, il web determina il peso specifico di politici show man cantanti cabarettisti giornalisti e uomini comuni che finalmente hanno la possibilità di esprimersi liberamente…

courtesy, m.iannino, polimaterico 2005, resti d'affiches

contro la guerra, per la vita!

La vita non è un film. Eppure la gente si comporta come se lo fosse. Crede che alla fine possa uscire dal set e tornare alla vita normale ma non è così! Gli errori si pagano. E la guerra è uno degli assurdi errori in cui la stupidità umana ricade spesso. Si ricorre alla guerra per imporre volontà differenti a uomini diversi. Salvo poi, scoprire grazie al lavoro delle persone oneste, che i conflitti sono maturati a causa di episodi e interessi non tanto nobili. Nel gioco al massacro sono morti e continuano a perdere la vita ragazzi, donne e bambini innocenti.

Questo devono rimproverarsi i signori della guerra e non inneggiare agli alti valori di pace e giustizia per ingraziarsi il consenso della popolazione. Giustizia è lasciar vivere i popoli in armonia ai rispettivi valori etici e pace è armarsi di dialogo costruttivo per difendere fermamente, da uomini, le proprie famiglie, il territorio, lo Stato!

Dispiace tantissimo apprendere della morte di ragazzi in “missione”. Ma missione di ché se da diversi anni si trovano a fronteggiare armi in pugno i nativi afghani senza riuscire a trovare la via per la pace? Ma possibile che non si riesca a capire che ogni popolo ha la sua evoluzione? E che i dissidi interni devono essere superati secondo parametri consoni alla propria cultura?

Ecco, il ruolo delle “civiltà più evolute”, e visto che noi ci riteniamo tali, il nostro ruolo sarebbe quello di arbitro. Un arbitro attento che sappia fermare il gioco quando veramente si rischia il collasso democratico e non che dà l’avvio a interminabili, sanguinose, guerre preventive.

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