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martedì 22 settembre 2015

Quando la libertà di pensiero nuoce

Erri de Luca
Enrico De Luca, poeta, giornalista e scrittore, conosciuto come Erri, è un fine e attento intellettuale italiano che deve fare i conti con la legge italiana. Per lui il pm ha chiesto otto mesi di galera per avere “istigato” quelli che sono contrari alla costruzione dell'anacronistica linea ferrata tra Lisbona e Kiev a “sabotarla”. “le cesoie servono per tagliare la rete”. Aveva detto...

“Adesso sarà un processo sulle frasi che ho detto - aveva osservato De Luca all'apertura del processo, il 28 gennaio 2015. "io ho usato la parola “sabotaggio”, che è una parola nobile usata anche da Gandhi. Continuo a pensare che il Tav vada sabotato, ma sono convinto che si saboterà da solo perché non ci sono i soldi per costruirlo. Il buco del Tav sarà un 'buco interrotto', un 'bucus interruptus'".

Per sommi capi ricordiamo le motivazioni delle contestazioni: la linea passa e deturpa irrimediabilmente valli e monti nel tratto tra Lione, Torino e Novara fino a Trieste.
A nulla sono valse le proteste e gli studi di settore condotti da esperti per scavalcare le alpi e proseguire la tratta utilizzando un corridoio esistente.
Dagli studi e dalle osservazioni dei “no tav” emergono informazioni inquietanti quali perforazioni rocciose contenenti amianto o altro materiale nocivo, deviazioni fluviali, cose che arrecano danni alle colture senza apportare ricchezze, scambi di merci culturali o migliorare la mobilità e la qualità della vita ai residenti e non solo.

domenica 26 giugno 2011

Calabria, crocevia di storie

Gente del sud.

Ricordo chiaramente la sensazione di disagio che saliva quieta mentre mi accingevo a trascorrere un periodo della mia vita in luoghi sconosciuti. Luoghi che, a detta dei media, sono tutt'ora sinonimo di ‘ndrangheta, di malaffare e violenza. Se fosse dipeso da me avrei fatto volentieri a meno, e mentre preparavo le valigie immaginavo scene di sangue, aggressioni, arroganze … ma no! Ripetevo mentalmente per farmi coraggio. Eviterò i luoghi malfamati, le periferie e le persone rozze. Mi faccio i fatti miei e dopo il lavoro, una doccia e via su qualche spiaggetta dei mari del sud!, tra lo Jonio e il Tirreno c’è solo l’imbarazzo della scelta! Sì, mi faccio i fatti miei e mi godo il sole e il mare pulito della Calabria selvaggia.
©arch.M.Iannino
veduta sullo jonio

Quant’è vero che la fantasia condiziona la realtà anche di noi calabresi cresciuti nelle città. A furia di sentire storie di cronaca nera, tutto diventa cattivo. È come un virus che penetra dentro il corpo buono e lo infetta, provocando, a volte, metastasi.
Oggi lo posso affermare con convinzione! La Calabria, non è tutto quello che si legge o si sente. La Calabria e la sua gente sono ben altro! L’ho scoperto a mie spese. Non perché abbia deliberatamente fatto delle ricerche, ma perché condizionato da un lavoro che mi ha portato a conoscere moltissimi paesini dell’interland compresi quelli che mai avrei pensato di visitare. Paesi che nell’immaginario collettivo sono covi di ‘ndranghetisti, con cantine trasformate in covi per latitanti e campagne piene d’insidie.
Ci sono anche questi!, inutile negarlo; paesi tristemente noti per faide sanguinarie tra persone dotate di un’intelligenza primitiva protese a salvaguardare i propri interessi con ogni mezzo, anche con la violenza, ma non sono per strada a dare fastidio alla gente che passa, sono attenti ai loro affari come nel resto del mondo; d’altronde, la cronaca parla di episodi efferati accaduti a Roma, Milano, New York. E che dire, allora, delle guerre economiche innescate dai poteri occulti dell’alta finanza? Di quella lobby famosa come mafia dei colletti bianchi che pur di guadagnare e fare profitti non bada a nulla? La stessa che fa transazioni d’affari con imprenditori sani e malavitosi senza battere ciglio? La seconda scelta, naturalmente, non giustifica la prima, ma è tanto per ricordare che nella società ci sono i buoni e i cattivi dappertutto!
Cosa diversa è la delinquenza comune, il bullismo, l’indifferenza, fenomeni sociali, questi, che fanno più vittime nelle grandi città piuttosto che nei paesini dove tutti si conoscono e l’ospitalità è ancora ritenuta un dovere sacro da rispettare. Ma quanti sono o saranno indotti a recarsi in quei luoghi da pressanti situazioni lavorative e quanti invece per amore di bellezza per la conoscenza? saranno le stesse che abbattono le paure perché ne va di mezzo la tranquillità economica personale e della famiglia per chi è sposato? Ecco, questo mi sono chiesto, specie dopo aver letto un articolo su Repubblica a firma di uno scrittore, noto per avere scritto un libro sulla camorra, ora sotto protezione perché ha ricevuto minacce di morte dopo averlo pubblicato e conteso dai “salotti sull’antimafia”, che titolava “Così si muore in Calabria, per la legge della terra” e intercalava, a mio avviso, quasi compiaciuto: “…ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del sud dove ci sono più pistole che forchette…”.
La mia esperienza, dicevo, è diversa. Ho conosciuto i calabresi, quelli resi “brutti” da giornalisti e scrittori di cronaca dalla penna facile; sono entrato nelle loro case; non ho trovato pistole nei cassetti delle cucine ma forchette e posate. Posate per imbandire le tavole con lo scopo di accogliere degnamente gli ospiti.
Le storie che seguono, se pur romanzate prendono spunto da esperienze reali. Incontreremo i luoghi e l’animo della gente, le diverse realtà conosciute in uno spaccato molto vicino al vero, come i paesi dell’accoglienza dove gli extracomunitari si sono insediati e convivono con i calabresi tra scorci paesaggistici d’incommensurabile bellezza.
Buona lettura.

sabato 2 maggio 2020

Affinità elettive al tempo dei social media

Richieste d'amicizia.


Le piattaforme dei social media e le sorprese goliardiche. Ecco come potremmo definire certe richieste d'amicizia che arrivano su facebook. A guardare bene le foto con occhio attento e indagatore alcune sfumature suggeriscono manipolazioni digitali accattivanti.

Profili civetta o falsi?

Alcuni, per vendere prodotti e guadagnare qualche soldo, creano dei profili civetta. Chiedono l'amicizia indistintamente e indiscriminatamente a chiunque. Spammano. Stuzzicano. E poi propongono. Lanciano l'esca lentamente. E altrettanto lentamente tirano all'amo i malcapitati e ingenui “amici virtuali”.
Anno una tattica! Non come le gentili accompagnatrici della stazione che si propongono sfacciatamente: “Andiamo?”...

Oltre agli specchietti per le allodole ci sono i profili falsi. Questi ultimi sono da ritenersi dannosi perché divulgano fake news. E hanno una strategia destabilizzante. Pericolosamente destabilizzante. Provocatoria! Loro cercano gli insoddisfatti. Quelli che non gli va bene niente e sputano veleno su chiunque. Politica. Personaggi pubblici della cultura. Artisti. Scrittori. Cantanti.

Le richieste arrivano. E quando sono suggerite da qualche amicizia virtuale che gà fa parte della cerchia sempre virtuale della piazza mediatica, le difese si allentano. Specialmente se gli account sono associati a qualche pagina d'opinione e notizie locali, in una terra dalle molteplici anime e difficoltà, la risposta non può essere che favorevole accogliente.
Ma anche queste pagine a ben vedere curano il proprio orticello.

Insomma le relazioni sociali, che avvengano nel mondo reale o virtuale, hanno una base prettamente utilitaristica: non cambia niente! Interessi economici, politici, personalistici e di tendenza sono alla base della visibilità mediatica.

Tenere caldi i contatti. Esprimere compiacimenti. Lisciare le paranoie. Coccolare. Ma mai dire ciò che si pensa davvero. Queste alcune strategie per avere un buon numero di seguaci.

Hasta la vista! Ma solo di persona! A tu x tu. Senza filtri e maschere.
Sia ben chiaro: non con chiunque! Vi suggerisce qualcosa la frase: affinità elettive? Ecco! Proprio così.

mercoledì 13 gennaio 2010

utopie generazionali: beat generation e la forza dell'amore



Quando si parla di Beat Generation la memoria storica corre in America e localizza il movimento giovanile in due sedi, New York e la Baia di San Francisco. In entrambi i luoghi, il fervore creativo rinnovò i linguaggi artistici della pittura, della scrittura, della musica e dei linguaggi in genere compreso l’abbigliamento; il tutto contaminato dalla filosofia di vita che spinge gli uomini all’amore universale e che lega i popoli alla madre terra. L'atmosfera solare e naturistica della West Coast, e quindi di San Francisco, contribuì a stemperare gli spiriti inquieti degli scrittori beat di New York e molti, soggiogati dalla natura selvaggia della California, si convertirono al Buddismo. San Francisco beneficiò della loro presenza; anche la scena musicale dal sapore acido degli anni sessanta nata con Ken Kesey's è frutto della cultura beat. La città di San Francisco divenne la Times Square della prima generazione beat e la mitica libreria "City Lights bookstore" di Lawrence Ferlinghetti è ancora all'angolo fra Broadway e Columbus. Più a sud troviamo Monterey, Carmel-by-the-Sea e la costa montuosa nota come Big Sur, qui, nel 1961, Jack Kerouac trascorse un’estate intera immerso nella solitudine della meditazione.

sabato 20 febbraio 2010

social network, navigatori, scrittori... e altro


Social network. Lo dice la parola stessa: è uno spazio virtuale in cui si allacciano relazioni sociali; si discute, s’interagisce e si scambiano opinioni in rete. Quindi, alla base c’è la volontà, di chi s’iscrive alla piattaforma sociale, di scambiare messaggi con gli altri iscritti.

Sui SN si trova di tutto dalla notizia interessante dal punto di vista culturale, musicale, artistico, tecnologico ecc., alla battuta effimera, disarmante e liberatoria che fa smettere la maschera di grigiore, stampo medio borghese, a quei signori costretti a vestire, per esigenze di servizio, nella vita reale.

È una realtà complessa lo spazio del social net, composta di entità impalpabili ma veri che vivono una vita strutturata secondo canoni culturali singolari e ognuno dà quello che ritiene opportuno dare al momento della discussione.
Si passa dal serio al faceto repentinamente con assoluta libertà forse perché protetti dall’anonimato o perché lontani fisicamente dalle altre persone in rete.
Senz’altro, molti si sentirebbero inibiti a fare le stesse battute in circostanze diverse date le distanze geografiche e fisiche esistenti dal vivo.

Per caso ho letto un post, su un log, non che mi avesse suscitato chissà quale interesse culturale, ma con ‘sto chiaro di luna ideologico, basato sull’assenza totale del rispetto delle regole, nel leggere una voce analoga alla mia, ho sentito la necessità di dare immediato consenso. Ho cliccato sul bottoncino e… dopo qualche giorno non trovo il feed.

Va bèh che la prudenza non è mai troppa… ma sai bene che la piattaforma o la stanza del social net è un luogo sicuro che offre l’opportunità di fare nuove conoscenze; interagire con l’altro e eventualmente ripristinare la privacy coi relativi strumenti.
Allora, mi chiedo: perché hai messo sul tuo blog il bottoncino del SN in cui entrambi chiattiamo e poi, senza neanche due righe di ringraziamento per l’interesse dimostrato e relative scuse, hai disatteso l’iscrizione? Timidezza? … s/elettività?

venerdì 24 aprile 2020

Siamo tutti nello stato borderline

Parole.

Vuote e inutili parole. Dannose e fuorvianti le parole scritte o sussurrate, persino urlate nei canali mediatici sui quali discutono e discutiamo. Anche i sentimenti sono scaduti a puro esercizio di retorica.

Ci si indigna per le esternazioni di uno sclerotico volutamente reazionario che non sa fare funzionare l'intelletto nel verso giusto però non perdoniamo a familiari e amici, conoscenti e vicini di casa le futili incomprensioni che possono nascere durante il cammino comune. E, cosa ancora più assurda e indecorosa: lasciarsi abbindolare dai mercenari della parola. Oratori e scrittori abili. Conoscitori delle trame e dei segreti delle fragilità umane. Venditori di fumo che sanno come toccare le corde degli idioti; dei frustrati.


Gentaglia che intesse rapporti d'affari con chiunque. Indistintamente! Purché ne tragga profitto.

Non me la prendo con chi, sofferente per la miseria economica o intellettuale, si trova in stato di bisogno attanagliato dalla povertà vecchia e nuova scaturita fresca dalle abitudini ultime e dalle imposizioni adottate, gioco forza, dall'emergenza coronavirus.

Me la prendo con chi ha facoltà di intendere e poter fare qualcosa per arginare la deriva culturale a cui sembriamo essere destinati e non muove un dito. Non un cenno. Neanche un'alzata di sopracciglia! E lascia che soggetti immondi manovrino trasmissioni televisive dai grandi ascolti in funzione dello share.

La funzione socializzante educativa manca.


Abbiamo sotterrato sotto spesse croste di egoismo l'empatia, ove mai ce ne fosse stata in alcuni. Abbiamo corazzato le menti. Le abbiamo rese forti. Voliamo materialmente in poche ore da una parte all'altra del globo e ancor più con le immagini e le parole.
Per ottenere ciò abbiamo eliminato le zavorre. Abbiamo reciso i legami affettivi... e queste sono le conseguenze:
presidenti di nazioni importanti che si arrogano diritti impensabili per le democrazie evolute e “suggeriscono” oscenità agli scienziati...

ciarlatani che consegnano ai servi sciocchi del potere e alla propria vanagloria di megalomani i destini degli ultimi

giovedì 11 settembre 2014

L'arcivescovo non vuole interferenze per il 23

SCONFINAMENTI, RELIGIOSITÀ E POLITICA IN CALABRIA


Sembrava fatta. Il tar, tribunale amministrativo regionale, con una sentenza obbliga la politica a definire una data per le elezioni regionali clabresi. La politica, nella persona del presidente regionale facente funzioni Antonella Stasi, indice le elezioni per il 23 novembre. La chiesa, nella persona dell'arcivescovo di Cosenza e Bisignano Salvatore Nunnari, scrive una lettera alla politica per evitare le elezioni il 23 perché nella stessa data è prevista la canonizzazione del beato Nicola Saggio.

Riepilogando: tre poteri decidono, con criteri e spunti diversi, quando gli elettori della Calabria possono scegliere chi mettere alla guida della regione.

Si può capire e condividere la decisione del Tar che, in seguito all'immobilismo dei politici presenti nell'alta assise regionale, impone di ripristinare un istituto democratico.
Si possono anche intuire e non condividere le motivazioni dei politici che vorrebbero concludere la legislatura. Ma la lettera e le motivazioni dell'arcivescovo lasciano interdetti. Hanno il sapore della beffa in una regione martoriata dalla sottocultura imposta dalle lobby.

Forse, al titolare della curia sfugge un piccolo particolare che non sfugge certamente alle entità superiori.

Senz'altro, il già Beato Nicola, dall'alto della sua Saggezza, comprenderà i drammi provocati dall'assenza di una classe politica adeguata che fa da palo alle crisi di costume, sociale, religiosa, e, nel caso fosse confermata la data del 23, se ne farà una ragione. Giustificherà l'eventuale assenza dei calabresi a Roma e sicuramente pregherà affinché cessi il malcostume nella terra resa famosa dalla letteratura fantasiosa di scrittori e giornalisti d'assalto.

venerdì 4 febbraio 2011

blogger, chi è, che fa?

Il blogger è: opinionista anomalo, giornalista in erba o scrittore atipico?


Il diritto di critica, o meglio, la possibilità di poter ragionare sull’operato dei personaggi pubblici, pur rimanendo nella sfera delle analisi personali, libertà garantita dall’articolo 21 della Costituzione italiana, è a tutti gli effetti, una pratica valutativa.

Come già dibattuto e chiarito anche dalla Cassazione Penale, i blog non sono da ritenersi prodotti editoriali anche se chi scrive applica il diritto di critica, ciò non toglie che oltre alle opinioni, sui blog, vi sono notizie circostanziate, che non discostano molto dall’informazione giornalistica, anzi, spesso sono dei pezzi scritti con estremo riguardo, attenti a non ledere la sensibilità di chi legge e di chi si trova nelle condizioni, a volte suo malgrado, di essere “analizzato”.

Qualcuno afferma che il blog sia una sorta di diario on line. E questa, a mio avviso, è una forma riduttiva per togliere di torno un problema nuovo che la lobby della comunicazione si trova ad affrontare. E Current n’è la conferma. Current nella sua informazione usa spesso fonti inusuali, fuori dei canali istituzionali, tant’è che i servizi sono curati e spediti da blogger di tutto il mondo e grazie a loro si conosce l’altro volto della realtà. Una realtà sottaciuta dai sistemi di comunicazione e dai mass media consacrati è l'importanza che hanno assunto i nuovi media. Non a caso, anche in Egitto la prima censura del regime di Mubarak ha riguardato internet.
L’oscuramento delle telecomunicazioni di nuova generazione isola popoli e lascia ai regimi totalitari la libertà di sedare con la violenza i malumori degli oppressi e di quanti cercano la democrazia.
Quindi, per concludere:
Blogger  o giornalista?
C’è una sorta di contraddittorietà nelle valutazioni degli albi stilati e composti da persone che usano l’ingegno. Che sia giunto il momento di alienare le corporazioni e dare spazio agli ingegni?
Giacché quanti scrivono sui blog spassionatamente con gli occhi e la mente rivolte al sociale sono animati da gratuiti impulsi altrimenti denominati scrittori, opinionisti, narratori e cronisti dall'autonomia incondizionata  perché liberi da contratti e legami trasversali imposti da potentati politici o economici? semplicemente, di fatto, il blogger è testimone del tempo!

sabato 18 luglio 2020

vetrine a pagamento

La nano gloria offerta e venduta sul web, spese di spedizione incluse.

D'accordo, ognuno si procaccia da vivere come meglio può! 

Pittori. Scultori. Scrittori. Musici. Attori

Persone con un’elevata sensibilità sono spesso gabbati da uno stuolo di arraffoni privi di sensibilità e scrupoli. Eterni bambini danneggiati dai copioni che rubano le idee altrui e le millantano come proprie.

Persone che si fidano. Persone che vivono le loro favole come se fosse la realtà. Persone che sognano. Persone che costruiscono mondi incantati pieni di pathos. E che pensano, la maggior parte di loro, di non potere essere le vittime sacrificali del mercimonio che ruota attorno al mercato dell’arte.


Attenti al lupo. Il lupo esiste!

E la cronaca ce lo narra continuamente.
Spesso accade, ed a me è accaduto, di essere contattato, lusingato, paragonato e accostato indegnamente a qualche Maestro che ha fatto la storia dell’arte. E dopo le belle parole arriva il conto nudo e crudo: minimo 500€ per le spese di segreteria.

Ma può essere presa di mira impunemente la categoria “degli artisti” o presunti tali da una cerchia di pseudo "lavoratori culturali" che, millanta successi, se pur effimeri nelle more di un mercato lottizzato?
Insieme ai nomi di emeriti sconosciuti ecco spuntare quelli di personalità di una certa caratura che collaborano al progetto, a volte a loro insaputa. E che, per accalappiare sprovveduti e ingenui appassionati di poetica e arte, vendono speranze a tanto al rigo.

Parola scritta e pensieri tracciati sulle superficie attraggono artisti in erba e curatori d’assalto. Se poi si aggiunge un premio in denaro o l’esposizione dei migliori lavori a firma del critico del momento il gioco è fatto!

Va beh è una proposta, minimizza qualcuno, e come tale può essere accettata o declinata.

 Forse che il pittore intenzionato a esporre i propri lavori in una galleria qualsiasi non paga già una quota per il locale, una per il cocktail, una per gli inviti e, infine, chi è fortunato e vende qualche lavoro, ingoia la ciliegina con tutto il nocciolo della percentuale sulle vendite, che in altri contesti è definita “pizzo o mazzetta del tot% sul venduto. Senza contare le altre spese che il pittore deve affrontare per comprare il materiale necessario per dipingere, allestire e trasportare i lavori dallo studio alla galleria.

Detto ciò, è logico pensare che, chi tenta di vivere col frutto del proprio ingegno, artista o pittore che sia, neofita o no è il più vessato dei lavoratori e che, oltre alla fatica tecnica e concettuale, deve sopportare, se vuole campare, una serie di “parassiti della parola prezzolata”?

È un campo minato quello della pittura

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