sabato 12 marzo 2011

attesa strategica in libia, condizionata in Giappone


Pending 保留中 ريثما

A volte è la diplomazia a suggerire prudenza, invita ad attendere momenti opportuni per compiere interventi decisivi, altre volte sono fattori contingenti a determinare tempi e modalità.

Durante l'attesa gli stati d'animo si susseguono e ognuno, in ossequio al proprio modello mentale, medita sulle possibilità d'intervento.
L'attesa, per gli umani presenta molteplici sfaccettature.
C'è chi aspetta l'amore e chi tempi migliori. C'è chi, durante l'attesa, tesse nuove amicizie; cerca nuovi soci, nuove opportunità per risolvere problemi che stanno a cuore, chi compra o vende sesso e chi acquista nuovi alleati. C'è chi si butta veemente per modificare il corso degli eventi e chi ASPETTA!
Aspetta che passi la notte della follia dei dittatori e c'è chi lotta perché cessi prima che l'attesa si trasformi in indifferenza o che l'oppressore trovi accoliti che per trenta denari vendono l'anima.
E c'è chi aspetta perché la situazione contingente lo impone! Fermo, però, nelle intenzioni di ripartire, rimettere in piedi quanto ha perduto e lavorare per sé e gli altri affinché la democrazia consolidi il sentimento di fratellanza tra i popoli e la consegni alla storia dell'umanità globalizzata su principi fondativi dell'amore universale e non sui profitti delle lobby finanziarie, delle banche e di quanti spingono a installare centrali nucleari perché convenienti.
In Giappone lo tsunami ha provocato danni tutto sommato prevedibili, compresi quelli alla centrale elettrica nucleare che, dopo Cernobyl, si credeva non dovessero più accadere e invece gli effetti devastanti si sono ripresentati grazie ai politici favorevoli che le impongono sul territorio abbagliati dal costo inferiore del Kw, secondo le loro tesi, rispetto alle tecnologie alternative sicure.

relatività: inizio e fine degli eventi terreni


Tsunami nell'oceano pacifico. Guerre sulle coste del mediterraneo. Allarme nelle diplomazie.

Poche intense immagini trasmettono emotività e analisi, denunciano follie umane dispensatrici di morte, ma anche saggezza, laddove esiste.

Inizio e fine di cicli vitali causati da eventi catastrofici prevedibili ma contro i quali non c'è nessuna via di scampo se non quella di scappare altrove. e i giapponesi lo sanno perciò non inveiscono contro terremoti o tsunami.
Nel paese del sol levante la terra è rubata al mare per dare opportunità di vita al popolo nipponico e costruire case antisismiche che nulla possono contro le onde marine alte decine di metri.

Immagini che servono per ricordare lo scippo, l'oltraggio fatto alla natura.
una volta impossessatosi della terra, l'uomo, cerca di proteggerla con dighe e per migliorare la qualità della vita negli spazi razziati si è avvale di tecnologie avanzate per costruire centrali nucleari, creare nuove forme di sostentamento, coltivare piante transgeniche, sviluppare la robotica.

mentre qualcun altro esporta morte, armi, droghe; assale popoli; distrugge pozzi di petrolio; avvelena sorgenti d'acqua.

Entrambi gli stili di pensiero fagocitano energie, avviano cicli vitali dagli epiloghi differenti.

venerdì 11 marzo 2011

Reggio Calabria, indagini su soldi comunali spesi male

L'opinione pubblica è diseducata dai sotterfugi e dalle ambiguità di chi la rappresenta. Il cattivo esempio inizia nei piccoli centri comunali per arrivare alle alte cariche dello Stato.

Molte cose sono incomprensibili ai cittadini e quando esplodono, a seguito di indagini della magistratura, i fatti, divenuti di dominio pubblico, alimentano le fantasie, i rancori di quanti stentano a vivere una vita quotidiana normale dal punto di vista economico. E il caso scoppiato a Reggio Calabria è uno di quelli che lascia sbigottiti anche perché, volente o nolente, vede coinvolto politicamente in qualità di sindaco Giuseppe Scopelliti, attuale presidente della regione Calabria.
L'interrogativo principale che tutti si pongono è: possibile che fosse all'oscuro di tutto?
D'altronde, ripercorrendo quanto emerso fino ad ora è una domanda naturale vista la caratura politica del Presidente della regione che ha letteralmente stracciato nella gara elettorale il suo avversario Loiero.
Ma rivediamo le notizie:
dall’indagine che la Procura reggina sta svolgendo sulla gestione delle casse del comune di Reggio Calabria risulta che l'architetto Bruno Labate, abbia ricevuto soldi per centinaia di migliaia di euro senza avere mai svolto alcun incarico per Palazzo San Giorgio, per tanto è iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di peculato in concorso con l’allora dirigente Orsola Fallara.

I magistrati reggini inoltre hanno fatto perquisire la sua casa romana e l’ufficio di Roma dove lavora come capo della delegazione della Regione Calabria, per conto del Presidente Giuseppe Scopelliti.

Le notizie, diffuse stamattina sul Quotidiano della Calabria, a firma del giornalista Giuseppe Baldessarro raccontano che l'architetto, assistito dal suo legale Pasquale Foti, è stato sentito dalla procura reggina e avrebbe ammesso alcune responsabilità precise.
L’architetto Labate ha ricevuto su mandato del comune un pagamento di 180 mila euro nell’agosto scorso giustificato ufficialmente per una consulenza relativa alla riqualificazione dei depuratori di Ravagnese e Gallico. Ma sarebbe stato lo stesso Labate a dichiarare di non aver svolto alcuna consulenza, arrivando a dirsi pronto a restituire il denaro. La Procura sta indagando poi su altri pagamenti (per circa 360 mila euro) in relazione a presunte prestazioni professionali per opere pubbliche, forse mai realizzate.

Altra notizia importante dell’articolo di Baldessarro è che i magistrati hanno accertato che Orsola Fallara si era auto liquidata una cifra non inferiore a 530 mila euro per aver partecipato come componente della Commissione Tributaria in rappresentanza del Comune, giacché dirigente del settore Finanze.

In tutta questa storia chi ne ha fatto le spese è la povera Orsola Fallara che, distrutta dall'intera vicenda, ha ingerito dell'acido muriatico che le ha bruciato l'apparato digerente e dopo una straziante agonia è deceduta.

Al di là delle responsabilità civili o penali, in simili casi, non vi sono parole o lacrime che possano giustificare la scomparsa di una persona. Non c'è errore umano che possa essere rettificato dalla morte neanche se chi ha sbagliato lo ha fatto di sua spontanea volontà o è stato “indirizzato” da fattori contingenti.

giustizia, indagini saranno decise dalla politica

È una riforma attesa dai cittadini! La sinistra la smetta... così si esprime Claudio Leone esponente pdl in merito alla riforma presentata dal governo Berlusconi sulla giustizia.

A dire il vero i cittadini seri non è che fossero in chissà quale stato d'attesa per quanto attiene ai proclami elettoralistici del mondo politico italiano. Ai cittadini sarebbe bastata un poco di tranquillità, cosa assurda e impensabile per i rappresentanti del popolo sovrano che vanno a ruota libera e fanno a gara a chi la spara più grossa. Ma torniamo al tema sulla giustizia.

Sempre da cittadino, dico che non è consono ad un presidente del consiglio aprire l'incontro con la stampa sventolando un disegno con il simbolo della giustizia che prima pende da una parte e dopo si equilibra. Non è consono neanche sentire dalla viva voce del premier “... i pm devono bussare col cappello in mano alla porta dell'ufficio del giudice...” e per concludere, che i pm, le indagini e le priorità dipendono dal ministro della giustizia, quindi dalla politica.

Non serve alcun commento. Basta pensare che se questa modifica fosse già in atto nella cosiddetta prima repubblica i magistrati non avrebbero potuto indagare su politici e dirigenti di partiti che intascavano tangenti e porre fine al malcostume che si era instaurato. Non ci sarebbe la possibilità d'indagare persone in odore di mafia perché solitamente grandi elettori che spostano un cospicuo numero di voti su politici che li assecondano negli affari.

Piuttosto i cittadini avrebbero gradito un piano strategico per snellire i processi e tutto l'iter giudiziario magari attraverso l'implementazione dei meccanismi giudiziali, assunzione di personale, ammodernamento delle macchine.

No! decisamente si rimane fermi al palo delle buone intenzioni che lasciano spazio alla vacuità intellettuale di chi ha partorito disfunzioni piuttosto che appianarle.

giovedì 10 marzo 2011

denunce a IL FATTO per il giallo sull'età di Ruby



Il servizio giornalistico televisivo fa vedere una signora di spalle, vestita e coperta come le donne marocchine. Secondo quanto traducono e dicono i giornalisti, pare sia una dipendente dell'anagrafe del piccolo paese dov'è nata Ruby.
La signora dice di essere stata contattata da due misteriosi italiani il 7 febbraio scorso
e che hanno tentato di convincerla a modificare la data di nascita sui documenti della giovane Ruby.
la funzionaria rifiuta l'ingente quantità di denaro per non finire nei guai.

Dopo la ricostruzione del tentativo di corruzione pubblicata da il Fatto Quotidiano e il racconto della donna, il presidente Berlusconi ha dato mandato ai suoi difensori e depositare una specifica denuncia all'autorità giudiziaria perché accerti la veridicità o meno della vicenda narrata da “Il Fatto Quotidiano”.
“Si ritiene, infatti, che in ogni caso si tratti di vicenda che tenda surrettiziamente a danneggiare gravemente il presidente Berlusconi che è totalmente estraneo ad ogni eventuale illecito comportamento”. Questo, il pensiero dei legali del premier, Piero Longo e Niccolò Ghedini, divulgato in una nota.

La data di nascita della ragazza marocchina è il fulcro dell'intera vicenda e, all'impossibilità di sapere con certezza quale sia quella vera, i legali di Berlusconi hanno fatto più volte riferimento per sostenere la tesi difensiva. Eppure Ruby, nella sua testimonianza, ha sostenuto che il premier e la Minetti sapessero la sua età e che, come lei stessa ha ripetuto, all'epoca dei fatti era minorenne. Stessa cosa ripetono i genitori che l'avevano affidata ai servizi sociali proprio perché si trattava di minorenne fuggita di casa.

Ma, la maggior parte dei cittadini contestano la condotta poco consona alla carica di premier ricoperta e all'abuso di potere esercitato nella vicenda, come divulgato dai mass media. Secondo una prassi comune nelle società evolute, i cittadini non cercano appigli giuridici, anzi disdegnano i cavilli costruiti per togliere dall'impaccio un uomo che volente o nolente ha i riflettori delle diplomazie mondiali puntati addosso.

soldi per cambiare data nascita in Marocco a Ruby?


Ci sono notizie che suscitano reazioni differenti in chi le ascolta; alcune sono talmente categoriche da lasciare esterrefatti, altre invitano la satira a ricamare storielle dal sapore surreale ma vere, alla Cetto La Qualunque, tanto per intenderci. ma sulla notizia odierna c'è ben poco da ridere, semmai porsi un interrogativo al quale si dà una risposta immediata:

se alcuni personaggi sono così scaltri da insultare l'intelligenza umana, e potenti al punto di poter comprare pezzi di Stati amici o consenzienti come possiamo pensare che stiano lì tra gli scranni di Montecitorio per tutelare gli interessi dei cittadini?

Almeno la smettessero di riproporre favole o commedie alla “Marchese del Grillo” e non si riempissero la bocca con “il popolo vuole! Io rappresento il popolo. Abbiamo vinto le elezioni e governiamo.” appunto, Governate! Agite per il bene di tutti! nel rispetto delle leggi dello Stato.

mercoledì 9 marzo 2011

salvatore scalzo, il rottamatore della sinistra catanzarese

"Informazioni di base:
Biografia: Salvatore Scalzo, Nato a Catanzaro il 29/09/83

Posizione professionale attuale (dal 1 aprile 2009): Agente temporaneo nella DG Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione EuropeaFormazione:2010 - ... : Università di TorinoDottorato in Scienza politica e relazioni internazionaliAree di interesse: Implementazione delle politiche Europee, governance locale, Europeizzazione delle amministrazioni nazionali e locali. 2007-2008: Università di MaastrichtMaster MA “Analysing Europe” "

Questa la carta d’identità dell’ennesimo candidato a sindaco di Catanzaro per il centro sinistra.

Qualcuno parla di rottamazione della vecchia guardia. Di contrapposizione giovanile contro chi si crede già seduto sulla poltrona di sindaco della città.
Insomma, nessuna novità rilevante nel modo di intendere la politica e quindi la gestione della cosa pubblica in Calabria.
Demagogia! Solo questo sanno fare gli strateghi del vecchio mondo e, pur sapendo di sbagliare nella scelta perché strategicamente sbagliata, continuano a illudersi e illudere con giochetti di parole: “rottamazione; giovani talenti; contrapposizione forte; ecc.”. Come se venissero da Marte!
Tanto per incominciare, qual è il programma di quest’emerito, volenteroso guerriero pronto ad immolarsi per la gestione di una città difficile, nonché preparato ragazzo che molti sentono e vedono per la prima volta? Chi lo affianca? Come contrasta l’esperienza politica degli avversari? Quali le frecce nella sua faretra?

Solo chi è in sintonia con la città, chi ha dimostrato carisma; chi ha saputo tessere accordi con le correnti sommerse e navigato i fiumi carsici dei poteri cittadini e nazionali riuscirà nell’impresa.

Questo non significa che nessuno deve gareggiare, ma che non può essere paracadutato all’ultimo minuto un emerito sconosciuto e fare da cavia sacrificale in un agone politico colmo di marpioni dopo che i personaggi più accreditati si sono defilati.

Ma poi, cos’è che non va in Michele Traversa? Non ha forse lavorato bene fin’ora?
Se così è, allora, cosa importa al cittadino che tutti i giorni deve scansare le buche, bere acqua sporca, dannarsi l’anima per il verde maltenuto, le zanzare, i topi, aspettare per ore le corse dei mezzi pubblici, insomma, quel cittadino, ragazza o ragazzo, anziano, disabile alle prese con i problemi che tutti conosciamo, se vince la destra o la sinistra? L’importante è che chi governa lo faccia nel rispetto della cittadinanza tutta e che sappia gestire onestamente la pubblica amministrazione senza circondarsi di parenti e amici, ingozzarsi e curare solo tornaconti personali gabbando gli sprovveduti e gl’ingenui che hanno dato fiducia. D'altronde, il tempo è galantuomo…

martedì 8 marzo 2011

dalla parte delle donne, sempre

aore12

Il mio augurio va alle donne VERE, quelle che si dedicano al lavoro, alla famiglia, ai figli, quelle che combattono con tutte le loro forze contro un mondo dominato dalle apparenze. Anche a quelle donne che trovano sempre il sorriso malgrado tutto e a quelle che pur cadendo hanno il coraggio di rialzarsi sempre. Noi siamo la forza di tutto, altro che sesso debole. Tanti auguri :) Valentina

Ecco! Davanti a frasi simili, per altro ovvie, se vogliamo, non si può rimanere in silenzio. Per forza di cose si deve dare risalto, parlare del ruolo delle donne, specie di quelle che lavorano dietro le quinte; quelle che non avranno mai i riflettori puntati addosso e che neanche li cercano.

Quelle donne che sanno benissimo che la vita vera non è fatta di volgarità oscene sbandierate ai quattro venti; perché la realtà della donna e degli uomini degni di considerazione è fatta di lealtà, amore per la vita che fa crescere la famiglia e superare le avversità.

Non è retorica ricordare il ruolo di primo piano che tutte le donne hanno nella famiglia.
Le donne vere questo ruolo non lo rifiutano; non lo rinnegano o barattano per rincorrere chissà quale fantasma di pseudo liberazione. La vera emancipazione della donna e dell'uomo consiste nel crescere i figli secondo sani principi, la vera libertà è amore, non scontro, a prescindere, con l'altro sesso.
Sono fiero che una ragazza d'oggi scriva pensieri simili in contrapposizione, questo sì!, delle olgiatine, delle Ruby e contro il malcostume imperante. Questo significa che nulla è perduto! e che ancora la battaglia contro il malcostume è aperta anche alla possibilità di vittoria per quanti credono nel valore della bellezza interiore.

Ecco, la frase d'augurio, letta su fb, trascritta in corsivo come introduzione al post mi ha dato la spinta per scrivere, altrimenti ne avrei fatto a meno. Anche perché in questo giorno le frasi di rito e le celebrazioni a favore delle donne domani stesso saranno disattese e dimenticate.

Ll'8 marzo non è una festa folkloristica ma...

lunedì 7 marzo 2011

la legge è uguale per tutti

aore12
v.u. Cz, sanziona v.u. altro comune per sosta vietata (prossimità di curva)

Quando è guerra, è guerra per tutti!, rispose la nonnetta della barzelletta al ragazzo che l'apostrofò sbalordito quando la vide in fila con le giovani donne.

Ma nella realtà, e in tutt'altre situazioni, le persone ligie al dovere non fanno distinzioni e applicano la legge senza guardare in faccia nessuno. Perché la legge è uguale per tutti!

E tutti siamo tenuti a rispettarla!

mediterraneo, rotta di migranti

storie di vita in Calabria©

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Ci vediamo al Blanca! Ssi va bbe’ sciao… Risponde la ragazza mentre sale sul motorino e parte nella direzione opposta a quella imboccata dal ragazzo. La stradina è stretta e le macchine parcheggiate ai bordi la rendono ancora più angusta. Le case arroccate sul pendio sembrano dover cadere da un momento all’altro; invece sono saldamente ancorate nella roccia della costa e dominano in tutta sicurezza il mare. Quel mare limpido che fu teatro di innumerevoli storie, vere e fantasiose, in cui giacciono chissà quanti tesori. Ma ai ragazzi non importa nulla dei ritrovamenti archeologici, dei percorsi culturali e dei bronzi di Riace, dei Greci e delle loro colonie erette nella terra brutia. La scuola è finita e loro sono in vacanza! Sospendono Virgilio, Omero e Seneca. Cassiodoro e Ovidio, per vivere all’insegna della spensieratezza assoluta, privilegiando, quantomeno all’inizio della stagione, percorsi affrancati da obblighi intellettuali.
Il sole picchia sulla spiaggia deserta e gli ombrelloni sonnecchiano scossi da leggeri aliti di vento. Anche l’uomo seduto sotto l’unico ombrellone aperto sonnecchia. Il bagnino chiude le sdraio vuote e le poggia di fianco l’un l’altra, le allinea diligentemente seguendo uno schema predefinito che non si scosta minimamente dagli altri insediamenti balneari limitrofi. Se non fosse per la varietà di colore, che distingue gli insediamenti l’uno dall’altro, sembrerebbe di essere in un unico stabilimento balneare chilometrico.
Ma, quanto prima anche qui sarà la stessa cosa –dice la signora all’amica- pare che una società del nord abbia messo gli occhi su questo posto e poi, addio spiaggia libera! Neanche questo metro quadrato di spiaggia ci lasceranno! – E accende l’ennesima sigaretta con stizza- Ha lineamenti ben disegnati la signora petulante: naso piccolo, occhi leggermente a mandorla, capelli curati… Il reggiseno copre appena i capezzoli irti, anzi sembra che siano loro a puntellare la stoffa sottile memori di un antico pudore.
Il corpo, color ambra, vive attimi propri: con estrema delicatezza, le dita delle mani ben curate tirano giù le spalline del reggiseno, infilano tra i glutei il microscopico slip e ungono con un intruglio arancione quella parte di territorio intimo appena scoperto. Più in là, poco discosti, due fanciulli giocano sulla battigia. Il maschietto lancia pietre nell’acqua, la ragazzina impasta della sabbia fine, l’appallottola e tenta d’infilargliela nel costume. Tra urla e risate cadono in acqua. Gli schizzi infastidiscono le due bagnanti che atterrite irrigidiscono i muscoli.
Noo i capelli nooo ho fatto cinque ore di fila dal parrucchiere nooo basta! Samantha! Thomas! Smettetela!, basta ho detto basta!, non schizzateeee! Se v’acchiappo… Buon giorno Cavaliere! Ragazzi!, smettetela che bagnate il Cavaliere…
Ma il Cavaliere, per tutta risposta, alza la mano e prosegue. È taciturno oggi il Cavaliere! Solitamente scambia convenevoli, racconta qualche aneddoto; invece, oggi, cammina lentamente sulla battigia con la testa bassa. Immerso nei suoi pensieri osserva i suoi piedi comparire e scomparire nei giochi d’acqua e sabbia. L’orma dura un attimo. L’abbraccio molle dell’acqua avvolge i piedi, cancella i segni e rilassa i nervi. Il moto è simile alle nenie tribali propiziatorie, quando, in cerchio, le tribù danzano seguendo lo sciacquio del bastone della pioggia agitato dagli sciamani sulla terra arida dell’Africa. Sì, lui è stato anche in Africa. L’odore acre dei carri impregnati del sudore di uomini e animali è una sensazione ricorrente. Gli ritorna alla mente spesso, specie quando vede alcune scene in tv; ma ora, quell’odore acre e pungente gli penetra davvero nelle narici.


La carretta del mare si è spiaggiata all’alba. Oltre la piccola duna, alla foce del Beltrame, pochi stracci abbandonati testimoniano il passaggio furtivo dei profughi. E, tra le povere cose disseminate sulla spiaggia un pezzo di legno, grossolanamente sbozzato, attira la sua attenzione. Lo raccatta. Lo rigira tra le mani mentre ne valuta la consistenza: è pesante! Le linee degli occhi e della faccia sono incavate ad eccezione del naso e delle grossa labbra che sbalzano di poco. Uno scudo a forma di uovo istoriato protegge il corpo.
Gli alti tigli sfiorati dal vento agitano lievemente i rami; le foglie vibrano; i tronchi flessibili ma fermi sembrano cullare pensieri antichi nell’azzurro del cielo. La scenografia avvolgente dello spettacolare teatro naturale accoglie creature libere, chiassose. Il coro degli uccelli, delle cicale e dei grilli è infastidito da un miagolio sommesso. Non segue il ritmo naturale del coro: è un linguaggio a sé, estraneo e lontanissimo dalle spensierate melodie agresti. Il cavaliere tende l’orecchio; s’avvicina alla fonte e, oltre il cespuglio, un fagottino di stracci bagnati sussulta affianco al corpo inanimato di un adulto.

Il cucciolo d’uomo piange! Accasciato, il piccolo, stringe la testa dell’anziano naufrago. Gli accarezza il volto mentre ricompone i capelli stopposi che lo ricoprivano. Non può fare altro! È impotente davanti allo scempio di vite disseminate tra le misere cose che possedevano. Rivolge lo sguardo verso il nuovo arrivato: rivoli di lacrime solcano le sue gote paffute. Ha occhi celesti; riccioli neri e pelle d’alabastro il piccolo naufrago.
Il cavaliere urla verso la spiaggia il suo grido d’aiuto. In pochi attimi, i bagnanti diventano spettatori attoniti di quel che resta di un esodo della speranza.
Povero piccolo chissà chi sono i genitori. Vieni vieni …andiamo… no no …portate un po’ d’acqua… chiamate l’ambulanza… il 113.
Nel parapiglia generale, il bambino passa di braccio in braccio. Le signore lo coccolano nel tentativo di calmarlo. Lui si dimena. È terrorizzato! Non vuole abbandonare la sua gente, i suoi cari lì su una terra sconosciuta.
La figlia di un venditore ambulante, uno dei tanti che percorrono le spiagge per qualche centesimo, anche lei con la cassettina di ninnoli, dice qualcosa e sorride al piccolo naufrago. Il bimbo si calma. La signora, sollevata, allenta la presa, lo lascia con la bimba e va a curiosare altrove.
Gli ululati delle sirene si fanno sempre più distinte. Il suono diventa pungente e,in una nuvola di polvere, appare una macchina del pronto intervento.
Gli uomini della polizia si danno subito da fare: allontanano i curiosi e transennano con del nastro bianco e rosso la zona.
Il cavaliere è il primo ad essere sentito dalle forze dell’ordine. Arriva anche l’ambulanza. I sanitari constatano amaramente che non c’è più nulla da fare e lo trasmettono alla sala operativa. No no aspettate, interviene una ragazza, c’è un bambino… Dov’è il bambino? Il bambino dagli occhi celesti color cielo con quei riccioli neri, la pelle d’alabastro… dov’è?

Spiaggia di Caminia, ore 18,30
La ragazza col motorino, quella dell’inizio, ricordate?, è puntuale: parcheggia e s’incammina verso la piazzetta.
Al bar del Blanca, seduti sotto un gazebo, alcuni ragazzi cazzeggiano. Il mega schermo trasmette musica life.
Ei ragà come ve bbutta oggi stò a pezzi non ho chiuso occhi mi madre che rompe che devo dormì de giorno a solita piattola che ppalle ‘ste mamme. Baci baci smack smack… lo avete saputo che hanno riaperto il Tempio di Atlantide? Nooo daveru Allora tutti al Tempio stanotte…
Però, quanto so’ affettuosi ‘sti ragazzi èh? –commenta un’anziana signora che osserva la scena dal suo terrazzino- e poi dicono che non hanno valori che i ragazzi hanno perso ogni voglia di vivere e pensano solo a divertirsi nelle discoteche. Guarda con quanto affetto si salutano, si abbracciano con trasporto… Nonna nun stà a dì fregniaccee tu manco li conosci…
Sul mega schermo del Blanca un’edizione straordinaria del telegiornale interrompe l’esibizione del cantante: coppie di anziani salvati in extremis dalla morte… …proiettili all’uranio impoverito e l’uso di utensili contaminati la causa delle morti sospette nella missione di pace… Le immagini del disastro sono più eloquenti delle parole del bravo cronista: ammassi di mattoni, ferri contorti, mobili maciullati in bilico sui solai dimezzati e, tra le macerie, ragazzi sporchi che raccattano qualcosa di utile.
Ragazzi di ogni età, se ancora si possono definire ragazzi quando sono costretti a guadagnarsi la vita come delle persone adulte, scavano tra le macerie in cerca di cibo e che non esitano ad arraffare generi di qualsiasi tipo da barattare.
La macchina da presa circoscrive l’inquadratura; zumma su un esserino piccolo, scalzo, che saltella tra le macerie: si ferma e scava. L’operatore indugia con la telecamera su di lui: fa un primo piano. L’esserino, si volta, si passa il dorso della mano sugli occhi e spalanca due spicchi di cielo color celeste. Sorride all’operatore e continua a scavare in cerca di qualcosa, per lui importante.

Baastaaaa!!! Basta con queste stronzate vogliamo musicaaa cambiate canale buuuuu –urlano i ragazzi-


Inizia ad imbrunire ed il cielo si carica di nuvole. Qualche goccia cade violenta sul coro di voci. – niente paura ragà è il solito acquazzone estivo mò passa.
Gli ultimi bagnanti raccattano gli asciugamani e corrono verso la tettoia del lido. La pioggia cade violenta. Qualcuno corre a rifugiarsi in macchina.
Povera gente! Pensa se piove anche da loro: danni su danni. Il tempo a volte è inclemente. Quando la butta non risparmia nessuno; se c’è un riparo a disposizione ti copri altrimenti…
D'altronde, non è la natura a provocare le guerre, al massimo ti provoca un terremoto, ma anche le scosse sismiche si possono prevenire: basta un po’ di buon senso e onestà nel programmare e costruire gli insediamenti urbani…
Ricordo il terremoto di Reggio Calabria del 1908, più che un ricordo vero e proprio è un sogno. –dice un signore avanti negli anni- mio padre me ne parlava spesso. Reggio e Messina sono zone a rischio e lì devono stare molto attenti! Mio padre era un giovanotto a quei tempi e aiutò i suoi paesani, qualcuno lo ospitò anche. Quello che lo angustiava, e me lo ripeteva spesso, era di non essere riuscito a salvare un ragazzino piccolo. Lui, papà, sentì una vocina leggera leggera provenire da sotto un cumulo di macerie; si diedero da fare in molti ma quando lo liberarono…: era maciullato!, solo la faccia aveva intatta, neanche un graffio: gli occhi aperti, sereni, di un colore celeste brillante con dei riccioli neri che gli incorniciavano un viso bianco e roseo, sembrava di porcellana tanto era bello…
Il cielo è cupo. Le nuvole hanno rovesciato il fardello d’acqua ma ancora stanno lì, stazionano sulle colline del golfo di Squillace. Ai ragazzi poco importa!, hanno deciso di trascorrere la notte al people; la discoteca è a pochi minuti da Caminia; 10 km, direzione Catanzaro. Oppure al cafè solaire sul lungomare di Soverato.
non piove più da qualche ora: le famiglie sono rientrate nelle rispettive case e i ragazzi continuano a valutare come e dove trascorrere la notte. Organizzano le macchine, l’ora e il luogo dell’incontro. Mezzanotte: ci sono tutti tranne Sabry. Jenny le manda un sms. Passano i minuti. Sabry arriva con un ritardo di un’ora abbondante. ‘Si cazzi dovrebbero ‘ncomare per legge tutti i genitori che rompono i coglioni!, perché non stai a casa dove vai con chi sei? uffa che rottura. Allora!, si và? tutti in macchina viaaa…
Il falò illumina la spiaggia. Le pigne raccolte nella vicina pineta scoppiettano. Frizzanti palline di fuoco brillano per pochi attimi, danzano nel buio e poi si spengono cadendo.
Cori stonati imbrogliano le parole originali del testo.
Risate, miste ad acuti urli in falsetto coprono le corde della chitarra. Qualcuno fuma. Aspira e passa la sigaretta. L'odore dolciastro si spande nell'aria. Qualcuno tossisce, qualcun'altro ride. Alcuni si rincorrono. Sbocciano alcuni amori. Baci appassionati, scambiati senza remore davanti agli amici inclementi che esternano ilarità giocosa e chiassosi fischi d'incitazione.
La luna piena si riflette nelle acque calme dello jonio. La sua luce pallida rischiara qualcosa. Lentamente la macchia si fa più nitida: sembra una barca! No è un gommone grande. No è una zattera, sì una zattera alla deriva. Ma c'è qualcuno là sopra. Guardate si buttano in acqua. Improvviso, un faro illumina la zona. Nessuno può sfuggire. I mezzi della capitaneria di porto controllano i clandestini. Uomini e donne, bambini e qualche anziano vengono issati a bordo delle motovedette mentre un elicottero perlustra dall'alto. I naufraghi sono spossati. Ringraziano e chiedono aiuto in un italiano stentato. Il capitano chiede notizie. Nessuno capisce o sa dare risposte. Non si conoscono gli scafisti; forse sono nascosti tra i naufraghi oppure sono scappati dopo averli trainati fin sotto la costa. Trasmette il tenente per radio. La solita storia!
Sguardi carichi di paura invocano aiuto; si rivolgono speranzosi ai salvatori. Le madri stringono a sé i bambini e le poche cose di proprietà. Gli uomini sono dall'altra parte, con gli anziani e osservano. Osservano guardinghi ma fiduciosi.
Il capitano ha l'ordine di non farli sbarcare fino a nuovo ordine. Ma loro non lo sanno. Sperano che le loro sofferenze siano alla fine. Hanno bisogno di cure fisiche e morali. Ma nella loro estrema dignità, aspettano silenziosi.
Passano le ore. Le fiamme del falò sono basse. I ragazzi guardano in direzione dei naufraghi. Anche loro aspettano di vederli da vicino; aiutarli a scendere. Parte della comitiva organizza l'accoglienza procurando beni di prima necessità: acqua, pane, biscotti, latte, chiesti e donati dai commercianti in attività vicini allo sbarco. Hanno raccolto un bel po' di roba e aspettano.
L'aurora li trova tutti lì, naufraghi e soccorritori. Fermi nello stesso punto. I ragazzi sulla spiaggia attizzano il falò: il freddo della notte si è fatto sentire; sono stanchi ma non vanno a casa. Parlano, si scambiano opinioni:
Chissà poverini quanto avranno sofferto... ma quale sofferto!, quelli vengono qua a rompere le palle a noi, mio padre dice che da quando ci sono loro non funziona più nulla: il commercio non tira perché loro offrono roba che fa cagare a pochi centesimi e la gente pur di risparmiare se la compra; li trovi dappertutto nei cantieri edili, nei campi a raccogliere pomodori... Sì è vero!, ma sai quanto sono pagati? Lavorano 10, 12 ore per neanche venti euro al giorno! Sono impiegati nei lavori più umili e faticosi. I nostri imprenditori li trattano come trattavano noi Italiani all'estero. Ho sentito storie di emigranti che hanno sofferto ogni tipo di vessazioni in Svizzera, Germania, America, Argentina e persino in Brasile. Il dopoguerra è stato un periodo triste per i nostri padri, come lo è oggi per questi poveri cristi che non hanno di che sfamarsi.
Il sole inizia a scaldare l'aria. Qualcuno desiste:
Sciiao ragà vado a casa che sennò chi li sente i miei fatemi sapere, ci sentiamo... ssì vabbè sciaoo.
Intorno alle 9, la spiaggia si anima: famiglie che scendono a mare e ambulanze pronte per eventuali emergenze.
Il battello si muove. Il comandante ha ricevuto l'ordine di accompagnare i clandestini nel centro di accoglienza di S. Anna, nei pressi di Crotone. La notizia si sparge a macchia d'olio. I profughi confabulano. Il più anziano chiede chiarimenti. Qualche giovane si butta in mare; molti lo seguono. L'acqua ribolle sotto gli occhi attoniti delle donne e dei bambini rimasti sul battello.
Il comandate parla al megafono: tranquilli! State tranquilli! Vi accompagniamo in un centro di prima accoglienza. Non sarete rimandati indietro. State tranquilli. Salite sulle scialuppe! I più forti riescono ad arrivare a terra; e lì, in braccio alle forze dell'ordine che, prestate le prime cure, sono radunati sui pullman diretti a Crotone.

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