venerdì 12 luglio 2019

Cenacolo in riva al mare

Deriva della ragione pura e nuove barbarie.

Alcune considerazioni a margine della presentazione del libro di Filippo Veltri dal titolo “Calabria silente”. Edito da Rubbettino.


n. fiorita, f. veltri, n. belcaro
Mentre i relatori parlano mi tornano alla mente gli anni giovanili della passione politica. Incontri, assemblee... analisi.
 Sì, era passione pura la nostra! Sentimento che spingeva al superamento delle diversità e al livellamento dei problemi sociali non solo per me ma per una miriade di ragazzi che credevamo nel cambiamento epocale: l'alienazione dei privilegi dei pochi a favore della moltitudine costretta a vivere ai margini della sottocultura dei potenti. Poveri e ignoranti che ringraziavano i “padroni” pure per le briciole ricevute come se fosse un dono inaspettato e immeritato, che lui, il padrone del momento, magnanimamente, donava ai meritevoli.

La storia si ripete.
Ci s'interrogava, ieri come oggi, sul perché di certi atteggiamenti sociali e sulle distrazioni di massa studiate scientificamente dagli strateghi della politica per dare in pasto alle masse un nemico e iniziare una di quelle battaglie fratricide e tra poveri.

Il fermento sociale di ieri non esiste più. Non esistono i grandi movimenti di massa. I movimenti studenteschi e dei lavoratori. Non esistono i maestri di vita che fungevano da faro dei partiti che si ritenevano vicini al popolo. Non esiste più il salario garantito nelle grandi industrie. Non c'è più il turnover perché non ci sono le grandi aziende pubbliche o private bisognose di forza lavoro.

Esistono nuove povertà: intellettuali e materiali. Cercare i colpevoli è superfluo.
Il depistaggio mediatico ha nuovi maestri e nuovi allievi da scolarizzare.
La massa ha bisogni impellenti da soddisfare; la gente non ha la testa e neanche la voglia di stare ad ascoltare e intervenire su questioni ritenute di lana caprina, inconcludenti e ripetitivi.

L'apatia o la distanza dai centri di potere politico e decisionale diventano vanto degli stolti che fanno il paio con l'arrogante grido: “fuori i migranti! Affondiamoli a mare.”
Con molte probabilità la delusione si è accumulata nel tempo. La rabbia fa pronunciare qualsiasi nefandezza.

Che ne è stato del lavoro dei Padri costituzionalisti, che ne è stato dello statuto dei lavoratori? Del diritto allo studio, al lavoro? E all'accoglienza?...
Gli uomini e le donne, quelli che un tempo erano i riferimenti sociali non hanno saputo mantenere il legame fiduciario col popolo?

La cultura, quella dai principi sani, quella che induce alla ragione, alla meditazione pacate dei fenomeni sociali sembra seppellita, annullata nella vita di tutti i giorni.

Per queste cose c'è la piazza mediatica. Sui social, nell'area virtuale, forse trincerati dietro l'anonimato e nascosti dal nik name, i freni inibitori cadono, ci si lascia andare. Lo sfogo liberatorio è terapeutico per le frustrazioni subite dall'assurdo ordine imposto dai poteri economici e sociali.

Sulle piattaforme l'individuo esiste se ha dei seguaci; è potente quanto più like collezione. E se per raggiungere ciò deve urlare cazzate lo fa. Poco importa chi ferisce o ammazza. Dietro al computer, l'influencer, si sente potente, invincibile. È un divo! Il nuovo cesare, declinato anche al femminile, esalta o abbatte i suoi cortigiani.
I rumori mediatici si amplificano e alimentano like dopo like i post. Rimbalzano con le condivisioni degli ignoranti. E dopo tanto parlare le energie calano. E sì, è una fatica enorme stare dietro ai numerosi follower s, dare loro soddisfazione, condividerne gli umori... alimentare le fobie...

Ecco, forse è questo il motivo del silenzio nella vita reale di tutti i giorni, caro Filippo.
Io auguro, per i nostri figli e per i giovani, che la storia non finisca come tu concludi citando i titoli dei tuoi libri: dopo la Calabria dolente la Calabria silente: poi resta poco.

Quel poco suona sinistro.
Spero, invece, che a vincere sia ancora una volta la ragione pura. E che la volontà di quanti credono nella bontà culturale sappia rompere i muri di silenzio che fanno bene solo a chi li ha eretti narcotizzando le menti coi selfie e i proclami d'altri tempi.

giovedì 11 luglio 2019

E' la nostra casa

Ambiente: Salutismo o lassismo?

Fa notizia il fenomeno del cambiamento climatico? Interessa a qualcuno davvero? Fa paura? riesce a terrorizzare dopo il primo allarmante disastro?

Sembrerebbe di no! Fin quando sono i soliti megafoni a diffondere la notizia e a fare la conta sulle conseguenze dei disastri causati dalle perturbazioni climatiche pare che sia i fatti che la conta dei danni siano minimi.
Eppure è da un bel po' d'anni che si parla dell'inquinamento ambientale.

Mari invasi dalle plastiche. Terreni che custodiscono agghiaccianti segreti radioattivi (anche i mari sono diventati la tomba di navi affondate con carichi tossici): costa di meno smaltire così i rifiuti e fanno guadagnare di più.

E pensare che i salutisti pensano che un buon piatto di verdura coltivata in pieno campo sia meglio della carne allevata intensivamente con antibiotici e tutto quello che consegue.
Stessa cosa per i pesci freschi. Chissà quanta porcheria ingeriamo inconsapevolmente.

Gli allevamenti sono sotto assedio. Le scorie tossiche tombate rilasciano pergolato e altri elementi di sicuro poco salutari e contaminano la terra in cui si piantano lattughe, cavoli, grano e quant'altro serve in tavola. Ovviamente la stessa cosa vale per la frutta, il latte, le uova e ogni derivato.
Senza pensare alla trasformazione industriale degli alimenti.


Acqua. Biscotti, merendine, succhi di frutta, caffè, vino, pane, ... .

Allarmismo? No! Realtà da riconsiderare. Atteggiamenti da rivedere con un minimo di etica e rispetto per la natura.
Ben vengano i ragazzi che contestano l'inquinamento e i movimenti che li appoggiano. Ma, purtroppo, ricordiamo che non sono loro al potere. E chi decide sembra essere distratto dopo lo scoop iniziale del polverone sollevato dalla ragazzina svedese Greta o da quella cinese.
Servirebbe, serve una presa di posizione razionale e totalizzante dappertutto. Rivedere i metodi consumistici e le modalità degli approvvigionamenti che la grande distribuzione impone, invertirne la rotta così da garantire la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti anche laddove c'è esclusione.

venerdì 5 luglio 2019

Attenti alle truffe

Non c'è alcun ritegno. Pur di fare qualche contratto e accaparrarsi un cliente alcuni operatori dei call center sono disposti a qualsiasi “strategia”. Dal falso al terrorismo psicologico! Questi poveri ragazzi sono disposti alle più basse strategie machiavelliche pur di raggiungere gli obiettivi imposti. Sono costretti oppure è una decisione presa in autonomia?
Truffa o scherzo maldestro?
Ecco il fatto quotidiano:

Squilla il telefono e una voce di donna, dall'italiano stentato con chiaro accento d'oltre confine, mi avverte che TIM dal prossimo mese di agosto aumenterà la bolletta di 5€ mensili perché ha migliorato alcuni servizi nella mia zona.
Possibile? Come può tim di punto in bianco aumentare unilateralmente la bolletta? -chiedo-
Maria, questo il nome dell'ipotetica operatrice tim che sta dall'altro capo del telefono, aggiunge:
può comunque recedere dal contratto senza alcuna penalità o costi aggiuntivi qualora non è intenzionato a accettare.

La telefonata puzza! Non sembra in linea con la strategia di una azienda seria. Per sincerarmi chiamo il 187. e ne ho conferma.

Un tempo si chiamava “arte dell'arrangiarsi”. Ma era una pratica singolare attuata da qualche povero cristo per sbarcare il lunario. Magari per portare la pagnotta a casa... oggi è una misera sceneggiata di personaggi nascosti dietro l'anonimo punto telefonico de localizzato oltre confine. Se si tratta di uno scherzo non lo so. So solo che ieri l'altro ho ricevuto una telefonata per passare ad altro operatore con delle offerte vantaggiose. E, guarda caso, sempre da una vocina analoga per accento e dizione.

giovedì 4 luglio 2019

Sere d'estate

Nelle giornate assolate le donne preferivano stare sedute sull'uscio di casa, al fresco, sotto i portici che adornavano le entrate della maggior parte delle abitazioni, e chiacchierare. La più anziana, ritenuta la saggia del paese, donna Peppina, questo il suo nome aveva il dono di sapere ascoltare. E quando era richiesta espressamente la sua visione delle cose parlava. Si esprimeva alla maniera del paese. Accompagnava alle parole i gesti usando metafore comuni comprensibili a chiunque.

Donna Peppina sapeva decifrare anche i sogni oltre ai segni della natura. Sapeva anche togliere il malocchio. E questa è la preghiera che m'insegnò la notte del Santo Natale:

“Nostro Signore d'Eggittu venìa.
'na parma d'olivu a li mani portava;
a portava supra l'ataru pe' fara a Santa Benedizziona:

fhora malocchjiu da casa mia ...”.

Preghiera che, sapendo di non riuscire ad imparare a memoria in una notte così solenne, scrissi e ripetei fino a memorizzarla.
L'esorcismo contro la cattiveria e l'invidia non poteva e non può essere divulgato e appreso fuori dai tempi sacri che sono il SS Natale e la SS Pasqua. E non tutti possono esserne depositari.

A quel tempo ero piccola ma m'incuriosiva quell'andirivieni da casa di mia nonna. Le comari del paese entravano col solito cerimoniale e un pacco di zucchero o caffè in dono: “è permessu? Cummara Peppina vi disturbamu? No cummà chi diciti. Siti a patruna! Trasiti trasiti.”.
Guardavo e assistevo ai riti della saggezza popolare. E m'incantavo ai racconti dei sogni delle comari e alla loro decifrazione che la nonna faceva con saggia disinvoltura. Dava concreti suggerimenti agli accadimenti inusuali carichi di simboli profetici avvenuti durante il giorno durante il lavoro nei campi e rincuorava le comari. Le rasserenava. Ma dava anche consigli comportamentali e buone maniere.

domenica 30 giugno 2019

Mattley fa qualcosa!!!

biechi personaggi in tv 

Muttley è un cane poco fedele dalla risata infida e arcigna che non sta a pensarci su troppo quando c'è di mezzo il proprio interesse. E, dopo avere ottenuto ciò che vuole sogghigna.
Dik Dasterli è il suo degno padrone, detto anche il bieco barone, dai pochi, anzi, assenti scrupoli.

Erano oltre 30 anni che non vedevo in tv questo cartone animato. È stata davvero una piacevole sorpresa rivedere i personaggi sempre in corsa macchinando tranelli per arrivare primi al traguardo.

Nuova veste grafica. Nuovi e più nitidi colori. Ma dalle storie analoghe a quelle di trent'anni fa.

La storia si ripete. E le metafore, anche se vestono i panni dei cartoni animati, pure. Ricordano con una sorta di ironica leggerezza i percorsi della vita. Gli affanni. I trucchi. I sotterfugi più infidi usati dalle cattive persone per arrivare al loro traguardo.

Mattley fa qualcosa!!! gridava in preda al panico Dik Dasterli quando rimaneva vittima dei propri inganni. ma lui, il cane infido sogghignava. Una risata tra il sadico e l'opportunista che la diceva lunga: "intanto mi salvo io..." il resto alla prossima storia.

lunedì 24 giugno 2019

Catanzaro, pineta Giovino e lungomare

Al di là delle intenzioni personali. Opportunismi a parte. Guardo all'operazione “Giovino” e quindi alla riqualificazione della pineta e del nuovo lungomare di Catanzaro Lido con positività.


Quella parte di costa lasciata alla mercé di chiunque per troppo tempo adesso ha un valore urbanistico ben definito. La pineta è arredata di cassonetti per la differenziata; vi sono tracciati delimitati da steccati che conducono a zone adibite per il ristoro, sosta e picnic. E di fronte, lato mare, ovviamente una miriade di stabilimenti balneari.

Qualcuno sta allerta per paura dei soliti furbetti attenti a fare business disattendendo la salvaguardia dell'ambiente e il rispetto delle regole civili.
Un po' di sana attenzione non guasta. Perché è risaputo: c'è sempre chi guarda solo al proprio ombelico piuttosto che agli interessi della collettività. Non per questo si deve guardare con diffidenza ogni intenzione “politica” che tiene sotto i riflettori l'area “Giovino”.
Ragioniamo sulla bellezza, sui benefici e sulle probabilità d'azione delle persone per bene, operatori turistici e avventori:
vuoi mettere la soddisfazione dei fruitori che trovano refrigerio all'ombra della macchia mediterranea e s'inebriano davanti alla visione di un bel paesaggio manutenuto nel rispetto e per la tutela paesistica o stare immobili per l'angoscia di qualche ipotetico predatore d'assalto?

L'accoglienza è uno dei piatti forti dei calabresi! La ristorazione, sia essa cucina tradizionale o meno, è degna compagna del territorio che chiunque avrà modo di assaporare difficilmente non la ricorderà con un pizzico di golosità. I luoghi, poi, sono scenari da vivere appieno. La storia, la cultura tout court, è la stella cometa che indica la strada e porta questa nostra terra al primo posto

sabato 22 giugno 2019

Breve video "Medea" portata in scena dal Teatro di Calabria A. Tieri.

Video estrapolato dal  tardo pomeriggio di ieri, 21 giugno 2019, in cui al museo MARCA di Catanzaro, c’è stata la variazione sul mito di Medea (di Euripide come di Alvaro).

Il video in questione espone un tema di rilievo: l’amore che muove una donna maga, senza più magia, e il suo uomo dapprima visto come eroe e successivamente come nullità di sentimenti.

Sono poche parole,quelle del video,  antiche parole, ma che celano l’andamento quasi ripetitivo e intramontabile dell’universo tutto: l’amore che, seppur fuggevole, tormentato e terminabile, in realtà viene ricordato e si rivela quasi come una preghiera dannata nel tempo, nei secoli.

In questo breve seppur intenso esempio si racchiude il lavoro del Teatro Di Calabria A. Tieri di Catanzaro, un quadro emozionale che dona sempre quella sfaccettatura in più, quella sfumatura di colore che la volta prima non eri riuscita a cogliere.

Perché questo è davvero il teatro: coinvolgimento, come direbbe il maestro Camilleri “persona e personaggio si sono  finalmente riuniti” e io questo nel teatro di Calabria lo ritrovo ogni volta. E ogni volta anche avendo già visto una performance, ci vedo del nuovo non colto la volta prima.

Grazie al professor Gigi La Rosa, al maestro Aldo Conforto, alla mia splendida amica “Medea” ( persona e personaggio si unisce come un perfetto abito) Mariarita Albanese, Salvatore Venuto, Marta Parise, Anna Maria Corea, Alessandra Macchioni, alla dottoressa Anna Melania Corrado;  ai miei colleghi dello staff e a chi rende possibile il sogno reale del TdC. 
                                                                                                                    Manuela Iannino.

Mariarita Albanese, Salvatore Venuto, Anna Maria Corea, Alessandra Macchioni e Marta Parise.
Manuela Iannino foto©



Anna Maria Corea, Alessandra Macchioni, Marta Parise e Mariarita Albanese
Manuela Iannino video©

venerdì 14 giugno 2019

Calabria tra storia e poesia

LA COLLINA DELLE GINESTRE.


Il vecchio casino di caccia sta lì da forse più di cent’anni su un dirupo roccioso coperto da fichi d’india e domina quieto la costa jonica.
È il luogo incantato che ho sempre sognato ed ora sono lì come qualche estate fa quando capitai per caso. Ricordo, girovagavo senza meta e di colpo l’orizzonte si aprì davanti a me. Inaspettato come un pugno allo stomaco ricevuto senza motivo. Dimenticai di colpo la fatica e la sete. Non pensai ai mille interrogativi che mi infiammavano il cervello. Guardai semplicemente. Sgranai gli occhi e bevvi quel paradiso della natura. … E mi vestii di poesia!


L’odore dei fiori di ginestra, lo ricordo come se fosse adesso, era intenso. Ma quello era niente rispetto al cocktail di aromi che susseguirono prima che vedessi il salto del cielo.  Ad un certo momento, poco prima che l’immensità si aprisse davanti ai miei occhi e mi vestisse di luce, avvertì una leggera brezza iodata. L’odore del mare a cinque seicento metri d’altezza sorprende! Corrobora e stupisce. Si stupisce avvertire la presenza del mare in piena campagna. E quegli odori inusuali che si combinavano piacevolmente non finivano di stupirmi. Anche l’odore della resina arrivava a stuzzicare le mie narici.
Dove mi trovo?
Oggi sento la necessità di evadere dalla quotidianità. Faccio un salto nella mia favola! là dove mi sembra di essere nello stesso tempo in mezzo al mare e al centro della terra ferma. Da lassù lo sguardo domina il mare, i polmoni si riempiono di iodio condito dal profumo delle ginestre e dalla fragranza dei pini marini.
E poi scendere con lo sguardo lungo il pendio fino a raggiungere gli scogli di Cassiodoro. Tra i resti delle vasche progettate dal monaco squillacese e
 Tuffarsi nelle acque fresche cristalline mosse da una leggera corrente che esalta le innumerevoli cangianti sfumature dove un tempo i monaci si dedicavano alla preghiera, alla meditazione e allo studio. È qui che è sorta la prima università mediterranea: l’università Vivariense fondata dal senatore Flavio Augusto Cassiodoro quando lasciò la politica per dedicarsi alla meditazione e gettare ponti dialoganti tra le diverse religioni e culture del mediterraneo.

sabato 1 giugno 2019

QUANDO LA SINISTRA DIMENTICA

I braccianti in Calabria è una raccolta di fotografie scattate in Calabria tra il 1970 e il 1980 da Ledda e Veltri. Foto rigorosamente in bianco e nero.

La raccolta con la prefazione di Saverio Di Bella e la collaborazione di Quirino Ledda, all'epoca consigliere regionale del pci e vicepresidente della regione Calabria, e Filippo Veltri, giornalista de “l'Unità “, insieme con la passione della fotografia testimoniano il fervore politico nonché spaccati di vita quotidiana nelle campagne e nei paesi calabresi.

Dieci anni di lotte dei braccianti, dei forestali, dei giovani e delle donne per una Calabria diversa. Si legge in quarta di copertina.
Immagini che testimoniano grandi mobilitazioni unitarie ma anche momenti di vita familiare contadina e operaia. Dieci anni di storia sono raccontati per immagini e testimoniano la crisi economica e sociale della regione che avrebbe dovuto essere parte attiva della “questione meridionale”. Una regione che non seppe utilizzare le risorse e rinascere dalle proprie ceneri a nuova vita.
A spulciare oggi quelle 94 pagine sembra che tutte le sofferenze patite dai lavoratori e le proposte d'intenti urlate nei cortei e nelle piazze dai leader politici e di categoria siano stati vani.


Siamo caduti nell'ennesima barbarie culturale.
A sentire i nuovi leader politici pare che le maestranze, la mano d'opera in generale, non copra un ruolo importante nell'economia nazionale e globale. Negli schemi mentali dei politici e delle lobbie c'è al primo posto l'azienda e gli imprenditori coi rispettivi investimenti. Sarà per questo che a Taranto si continua a morire?

La cosa strana e inaccettabile per quanti hanno seguito e combattuto le ingiustizie sociali sta nella nuova linea dei dirigenti del pd, cioè di quelli che avrebbero dovuto essere il “nuovo” del partito di sinistra in Italia legato ai sovietici. Un partito laico e poliedrico che, oltre alle tutele dei cittadini avrebbe dovuto inglobare le necessità degli imprenditori. Non più muri tra i due sistemi, niente barricate frapposte tra lavoratori e padroni ma proficue collaborazioni per il bene comune.
Dopo la caduta del muro di Berlino la cortina di ferro e la guerra fredda tra usa e urss, in Italia e nel resto d'Europa necessita rinnovare le menti, espandere le risorse sociali, economiche e culturali senza però dimenticare i tantissimi martiri caduti sulla strada delle conquiste sociali per la tutela dei lavoratori.

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