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giovedì 1 luglio 2010

opera d'arte o decorazione?

Abissali differenze in arte tra artigianalità manifatturiera e fare artistico:
Breve dissertazione dedicata a quanti credono nella purezza del pensiero artistico: per fare chiarezza e fugare dubbi e perplessità indotte dalla disinformazione sull’opera e il pensiero dell’artista.

Nonostante i molteplici contributi e i modelli mentali di artisti, estimatori, appassionati ricercatori, studiosi, insomma quella pletora appassionata che si lambicca il cervello attorno ai linguaggi visivi e alla loro funzione educativa e sociale, e che, attraverso le ricerche e le coraggiose proposte, ha fatto evolvere il modo d’intendere le opere d’arte anche al grande pubblico, ancora oggi c’è molta disinformazione per quanto concerne la poetica artistica della visione.

Una disinformazione, voluta da quanti intendono mantenere quell’alone di mistero che da sempre ruota attorno ai linguaggi artistici e al mondo dell’arte in genere, agli artisti e al loro lavoro, alla struttura che favorisce la diffusione e la commercializzazione delle opere d’arte.
Disinformazione che si tramuta in ignoranza e fa intendere l’opera come bene rifugio, al pari di un lingotto d’oro, un gioiello o un immobile, vanificando i messaggi lanciati nel corso dei secoli con veemenza da artisti e estimatori intellettualmente onesti. Con ciò non si vuole intendere che l’artista debba essere uno sciancato, anche lui e il suo entourage devono vivere dei proventi di un lavoro! ma è importante non fare confusione:
La sua attività è una prestazione d’opera intellettuale messa a disposizione dell'umanità e che non ha nulla a che vedere con la decorazione o le frivole copie del reale, lavori apprezzabili dal punto di vista formale se realizzati con maestria ma nulla di più!, da vendere questi ultimi, nei grandi magazzini o abbinarli a divani, mobili e piastrelle di vario genere.

(mario iannino)

lunedì 24 maggio 2010

censure e ammiccamenti non aiutano la ripresa economica e sociale italiana

Ammiccamenti e censure non aiutano a superare le difficoltà oggettive dei paesi in crisi. E neanche la melliflua accondiscendenza dei mass media che evitano analisi profonde e non pungolano i dirigenti nazionali a fare meglio il loro lavoro.

È risaputo che gli struzzi davanti al pericolo nascondono la testa nel terreno e lasciano scoperto il grosso corpo e fino ad ora, gli intellettuali ma anche semplici cittadini privi di titoli altisonanti che non assurgono agli onori della cronaca e non hanno i riflettori puntati addosso, si sono mobilitati affinché i dirigenti politici facessero meglio ma, fino ad ora, ripeto, nulla è cambiato! Anzi, in Italia si va avanti a botta di decreti e di pacchetti correlati inseriti all’ultimo minuto, quando ormai è passato in visione ai due rami del parlamento ed è presentata alla firma del capo dello stato, azione biasimata anche dal Presidente della Repubblica che ha esortato il governo a fare meglio e non ricorrere sempre alla fiducia.

Le continue critiche costruttive sembrano aver sortito a niente, vista la irremovibile posizione dei componenti il governo nazionale. Le leggi continuano ad essere calate dall’alto incuranti del malcontento generale e dal pericolo reale che questo modo d’intendere la gestione dello Stato possa aprire a una nuova ondata di cultura totalitaria, del resto già conosciuta in passato allorché un altro signore forte del carisma nazionalpopolare che la sua figura incuteva decise di “ ghe pensi mì” pensare lui a formare una nuova società retta da leggi prive di controllo collegiale, ingerenze democratiche e analisi popolari.

Con ciò non voglio lasciar intendere che il governo sia in malafede ma sottolineare che il sale delle democrazie è la libertà di pensiero suffragata dai mezzi di comunicazione di massa nonché dalla collaborazione reale dei cittadini alla gestione dello Stato.

martedì 18 maggio 2010

macerie




Non amo i miti gli eroi e neanche i santi usati per annichilire le masse. Non mi convincono i superuomini, quelli che hanno la soluzione in tasca; quelli che non accettano il confronto dialettico e usano la forza per annientare quanti si discostano dalla loro volontà.

Mi affascina, invece, la persona colta, autoironica, aperta al dialogo, al confronto, sempre pronta a mettersi in gioco, curiosa e incline al nuovo, un nuovo inteso come presupposto di crescita individuale e collettiva, sorretta dalla libertà di pensiero.

Le menti culturalmente evolute non necessariamente hanno basi nozionistiche accademiche; la loro evoluzione deriva dalla sensibilità con cui guardano il mondo; dalla creatività collegiale profusa in quanto energia vitale che invade il creato, suggerisce e trasforma pensieri e materia tradotti in opere.

Di conseguenza, le opere e le azioni umane, in sintonia a quanto esposto, dovrebbero intendersi beni comuni, punti di riferimento da cui partire per sviluppare ulteriori analisi. Ma non è così per lo stile di vita venutosi ad affinare nel corso degli anni.
Da sempre i poteri forti economicamente e politicamente hanno usato gli intellettuali e gli artisti per divulgare il pensiero dominante e magnificare la celebrazione del potere costituito suffragato dai dogmi. L’arte visiva, coi suoi abili artefici, ha consegnato ai posteri squarci di storia addomesticata. Le iconografie coinvolgenti, trasmettono ancora oggi messaggi drammatici, perentori; divulgavano alle masse quanto il condottiero fosse valoroso ma mai debole o dubbioso nell’attaccare il nemico rappresentato sempre in atteggiamenti e forme fisiognomiche depresse.
Nella narrazione visiva il pittore doveva porre al centro della finzione scenica l’eroe, magnificarne le gesta sul destriero oppure a terra sopra un cumulo di cadaveri.
È ciò che avviene anche oggi! Oggi la narrazione non è affidata ai pittori di corte ma ai mezzi di comunicazione di massa asserviti. L’informazione libera obiettiva che basa le notizie su fatti certi e le divulga senza tagli protettivi per questo o quell’amico o potentato è avversata e censurata. E poco importa se le analisi sono espresse in totale buona fede e allo scopo di rendere un servizio alla collettività. Quando si toccano i poteri economici forti la verità è un inutile dannoso optional anche se si chiama cultura, ambiente, industria, politica e congreghe di vario genere.


giovedì 29 aprile 2010

Italia, tra gossip e pensiero politico assente, chi ci guadagna?

“Non sono alla presidenza della Camera perché ho vinto un concorso o per un cadeau del premier. Non ho nessuna intenzione di dimettermi”, queste le parole di Fini a “Porta a Porta” il programma di Bruno Vespa. E, nel dichiarare che intende continuare a difendere il Parlamento, esprime certezza critica per il ricorso eccessivo ai decreti legge e al ricorso eccessivo alla fiducia che creano qualche problema, perché mette il Parlamento davanti a “prendere o lasciare”. E sull'ipotesi che l'assemblea del gruppo Pdl alla Camera possa accettare le dimissioni presentate da Italo Bocchino, ha detto con fermezza “Se il gruppo dovesse accettare le dimissioni di Bocchino o peggio sfiduciarlo... altro che partito liberale di massa. È un modo di far cadere le “teste”. Secondo le notizie giornalistiche pare che le esternazioni politiche di Fini non godano molte simpatie tra i fedelissimi di Berlusconi e che non abbiano gradito l’osservazione del presidente della camera sull’inno scritto a quattro mani da Berlusconi e Apicella. Infatti, dopo le parole di Fini a Ballarò, la trasmissione di Giovanni Floris, Berlusconi avrebbe manifestato a diversi interlocutori la sua forte perplessità. In particolare per il giudizio espresso da Fini sull'inno del Pdl "Meno male che Silvio c'e".
«è evidente che è un inno che non mi piace - aveva detto Fini - non perché non mi piace che ci sia Silvio, ma perché un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni».
E mentre tutto ciò accade, in buona pace dei sostenitori di entrambi gli schieramenti, è pronto il “lodo Alfano costituzionale”.
Lodo Alfano bis che bloccherà i magistrati sulla soglia del rinvio a giudizio, costringendoli a chiedere «immediatamente» il via libera di Camera o Senato per processare il capo dello stato, il presidente del consiglio e i ministri, imputati di reati comuni.
Lo scudo processuale dovrebbe essere presentato al senato dal capogruppo e dal vicecapo gruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello e altri senatori della maggioranza di governo nella forma di «disegno di legge costituzionale» sulla sospensione del processo nei confronti delle alte cariche dello Stato e, salvo qualche ulteriore ritocco, i contenuti confermano le anticipazioni del Sole 24 Ore del 16 aprile scorso.

Dunque, dopo sei mesi dalla bocciatura del primo lodo da parte della Corte costituzionale e dopo quasi un mese dall'approvazione della cosiddetta «legge ponte» sul «legittimo impedimento», il testo è nelle mani di Silvio Berlusconi.
Quanto al presidente della camera, Fini, ha rassicurato Berlusconi ricordando di non aver mai fatto dichiarazioni contro il lodo Alfano. Mentre dall'opposizione si ravvisano le perplessità dell'Udc per l'estensione dello scudo ai ministri; l'ironia del Pd per “la prima riforma che approda in parlamento dopo le dichiarazioni del premier”; la stroncatura dell'Idv, perché costringe le camere a occuparsi di leggi ad personam mentre ci sono cittadini che non riescono ad arrivare a fine mese.

Da cittadino medio, non avvezzo agli intrighi di corte, mi chiedo: Perché questo scudo giuridico? Si sono macchiati o pensano di macchiarsi la coscienza infrangendo le leggi dello Stato per risolvere i bisogni dei cittadini?

Intanto continuano le indagini al Ros dei Carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di Finanza sul sistema gelatinoso; sistema corruttivo di favori e scambi merce di ogni tipo, dal sesso alla costruzione della piscina, dal posto di lavoro alla macchina e all’acquisto di case in cambio di appalti agevolati e fatture gonfiate scoperto grazie alle intercettazioni telefoniche.
Sistema investigativo, quello delle intercettazioni ambientali, gradito ai sostenitori della legalità e della riservatezza moralmente etica, sempreché, magistrato, investigatore e giornalista, epura le mere debolezze private che nulla hanno a che fare con le indagini in corso, la libertà di pensiero o di cronaca.
Ma poiché non tutti sono deontologicamente corretti o saggi da arginare le morbosità sbandierate dai giornali che servono solo ad alzare polveroni mediatici, demenziali gossip, è d’obbligo qualche leggera modifica in merito all’utilizzo delle notizie, specie se le indagini sono in corso.

sabato 19 dicembre 2009

Bamboccioni, sindrome di Peter Pan idillio sociale o scaltri arrampicatori



È bello ritornare bambini. Interrogarsi per ogni cosa e stupirsi. Giocare con le parole, con i gesti e con i segni.
Creare uno spazio fantastico dove rifugiarsi, così da poter ritrovare l’incanto idilliaco o semplicemente la fiducia infantile che esorta a non vedere il male negli altri; un luogo schermato, che lascia fuori dal perimetro magico il frastuono mediatico dei cattivi ciarlatani.

Purtroppo, sembra che ogni concetto, azione o cosa, sia irrimediabilmente subordinato agli affari o all’arricchimento personale; all’esasperazione dell’io.

Sembra che nulla e nessuno riesca a modificare i cattivi fenomeni sociali incancrenitisi nel tessuto collettivo inculcati dall’azione corruttiva dei personaggi insigniti persino dalle alte cariche dello Stato con titoli onorifici quali cavalieri del lavoro o peggio senatori a vita.

Arrampicatori sociali scaturiti dal nulla assurgono agli onori della cronaca. Faccendieri che, arricchitisi con denaro pubblico o di dubbia provenienza, quando sottoposti a giudizio, si avvalgono della facoltà di non parlare o, peggio, vestono panni di vittime innocenti raggirate dai cattivi.

Il travestimento crea breccie nei cuori limpidi; i malfattori trovano sempre dei sostenitori ingenui che tifano e incitano alla reazione, salvo, costatare, alla luce dei fatti indagati scrupolosamente, furbesche quanto fameliche strategie  cresciute all’ombra del perbenismo di facciata che incanta e fa proseliti.

La sindrome di Peter Pan non determina malessere comune: crea sgomento generato dalla corruzione e dal disfacimento dei valori democratici, entrambi consequenziali all’atto ideologico urlato dai finti buonisti che vomitano sugli altri rancori e delazioni.

Basta sovvertire i valori!
Dalla classe dirigente ci si aspetta trasparenza e esempio etico nonché rispetto per le minoranze e per quanti non hanno voce come sancito dalla Carta Costituzionale.
Insomma:
È opportuno riappropriarsi del libero arbitrio; valutare pacatamente i suggerimenti o gli indirizzi ideologici, politici o commerciali dei leader, ma anche delle agenzie pubblicitarie che inventano placebo per guadagnare ricchezze sulle tensioni emotive di determinati nuclei sociali. Considerare serenamente se sia etico per una coppia, che non ha la grazia di vedere i frutti prolifici dell’amore, adottare un bambolotto, un animale o un bambino sfortunato. Quanti amano, veramente, intuiscono nell’immediatezza la strada giusta da seguire.

venerdì 16 ottobre 2009

Governo Centrale e regioni: disparità tra nord e sud



Perché il governo centrale non ama la Calabria?


La formazione dell’attuale governo Berlusconi è composta di 61 membri inclusa la nuova istituzione del Ministro del Turismo e di 5 viceministri già sottosegretari, 22 ministri (12 con portafoglio, 10 senza) 5 viceministri, e 33 sottosegretari.
Dalla Campania in giù non c’è nessun esponente di rilievo nell’esecutivo della Repubblica che possa perorare con forza cause legate alla realtà meridionale e quindi salvaguardare gli interessi istituzionali del sud a eccezione della Sicilia, che pare si voglia dotare di un improbabile cordone ombelicale fatto di parole nonostante la pericolosità geofisica dell’area interessata alla costruzione del ponte sullo stretto. Di fatto, sembra che non ci sia nulla di rilevante nell’agenda del governo nazionale che serva a rilanciare l’economia delle regioni meridionali.
Ciononostante assistiamo a deliranti teorie secessioniste urlate da esponenti politici, che rivestono importanti cariche istituzionali, interessati a curare il proprio bacino elettorale con slogan populisti e interventi infrastrutturali mirati a valorizzare il territorio d’appartenenza (tav e sue propaggini finanziate con denaro pubblico e quindi anche col contributo dei cittadini del sud, il tutto documentato da Riccardo Jacona nella trasmissione “presadiretta”). Considerato che i cittadini hanno disapprovato “il progetto alta velocità ferroviaria” sia con il governo di destra che di sinistra, si desume che la volontà del popolo non è sovrana, salvo poi, quando alcuni esponenti di governo si ricordano di essere stati eletti dal popolo e chiamano in causa l’elettorato o incitano i seguaci alla piazza.

Noi Calabresi costatiamo che ancora una volta Cristo si è fermato a Eboli.
Auspichiamo quindi la formazione di un governo democratico che tuteli tutto il territorio nazionale e non una parte in armonia con le esigenze reali delle variegate realtà geografiche.

venerdì 7 agosto 2009

Arte, importanza del non-metodo



L’esperienza fin qui accumulata mi suggerisce di continuare nella ricerca del “non-metodo” per quanto concerne il fare come azione gratificante dell’uomo. Per “non-metodo” intendo l’assenza assoluta di programmi aprioristici così come intesi nelle scuole di pensiero, siano esse istituzionali, private o diversamente definite.
La creatività è in netta relazione col gioco. Il gesto gratuito è privo di coercizioni e chi lo pratica non ha paura di sbagliare o fare brutte figure. Spesso si ha pudore ad esternare i propri sentimenti e la timidezza è, conseguenzialmente, mascherata con atteggiamenti arroganti quando si è posti davanti a teorie prestabilite che non lasciano margini di errore. Infatti, chi ha problemi relazionali si chiude al nuovo; evita di interagire ed assume arie di distaccato disimpegno nelle azioni che richiedono padronanza di abilità manuali o corporee.
Pertanto, ritengo poco indicato parlare di arte terapia assecondando i criteri clinici o psicoscientifici. La terapia presuppone un percorso clinico atto a guarire secondo metodiche scientifiche il paziente. Ciò è possibile con alcuni soggetti che potremmo definire “remissivi”. Nel senso che partecipano ad incontri indottrinanti da spettatori accondiscendenti che sperano, attraverso l’acquisizione delle tecniche, di realizzare qualcosa di apprezzabile. Vogliono il riscatto sociale e pertanto sono disposti a studiare pedissequamente pur di arrivare alla meta prefissata.
Il disagio sociale latente, mascherato da timidezza, spocchiosità o superficialità, è rimosso attraverso il coinvolgimento attivo, rimuovendo, dove necessita, ruoli e programmi.
Ogni individuo è un caso a sé; con le sue personalissime idee, giuste o sbagliate che siano non ha rilevanza. È rilevante, invece, saper canalizzare le energie, stimolare al dialogo, alla gestualità giocosa del fare o all’acquisizione delle tecniche scientifiche. Così facendo, il muro di ostilità e d’incomprensione si sgretola passo dopo passo; ogni qualvolta si supera un ostacolo l’autostima cresce e il discente si appropria del bagaglio tecnico attraverso il gioco sperimentale della ricerca. Ricerca di materiali da assemblare; di linguaggi espressivi e di metodo.
mario iannino

sabato 25 luglio 2009

dal gioco all'arte, artigianalità e comunicazione visiva



dal gioco all'arte, artigianalità e comunicazione visiva nel fare giocoso (2 parte)

Qual'è il confine tra opera d'arte e oggetto estetico? E come si cataloga il fare giocoso dell'uomo?
Quanti si occupano di storia degli stili, senz'altro, non faranno fatica a dare una risposta secca; anche chi fa "arte" potrebbe dare una definizione personale di ciò che intende per creazione artistica; ma, partendo dal presupposto che quanto attiene alla gestualità creativa è, principalmente, dialogo intimista, rivisitazione estetica e intellettuale da parte di quanti giocano con la figurazione tout court, è interessante capire, non tanto le intenzioni iniziali del gioco ma fin dove il giocatore intende spingere l'azione. La sperimentazione è sinonimo di gioco. Giochi di audaci azzardi, accoppiamenti materici, grafici, di segni comuni che, inseriti in un contesto inusuale, producono e suggeriscono nuove alchimie linguistiche. Le componenti alfanumeriche, caricate di nuove valenze espressive e estrapolate dall'usuale compito, assumono e conferiscono allo spazio ludico ricreativo connotazioni camaleontiche: numeri e lettere occupano spazi che la razionalità concettuale solitamente assegna a ben altri elementi figurali e, di volta in volta, suggeriscono, associano, sviluppano, si trasformano nell'immediata realtà visiva di chi si presta al gioco creativo. I segni, suggeriti dalla natura e rivisitati dall'uomo vestono poliedrici panni, che dismettono o rinnovano all'occorrenza; assecondano la verve di quanti, attori o spettatori, giocano con i significati, si lasciano catturare dalle connotazioni volumetriche, cromatiche e linguistiche.
Per il momento lascio agli altri il cruccio di chiarire ed etichettare, inserire, citando stili e artisti, il fare ri/creativo nella sfera delle attività umane.
Mario Iannino

venerdì 24 luglio 2009

oggetto estetico, rivisitazione, alchimie visive


Qual'è il confine tra opera d'arte e oggetto estetico? E come si cataloga il fare giocoso dell'uomo?
Quanti si occupano di storia degli stili, senz'altro, non faranno fatica a dare una risposta secca; anche chi fa "arte" potrebbe dare una definizione personale di ciò che intende per creazione artistica; ma, partendo dal presupposto che quanto attiene alla gestualità creativa è, principalmente, dialogo intimista, rivisitazione estetica e intellettuale da parte di quanti giocano con la figurazione tout court, è interessante capire, non tanto le intenzioni iniziali del gioco ma fin dove il giocatore intende spingere l'azione. La sperimentazione è sinonimo di gioco. Giochi di audaci azzardi, accoppiamenti materici, grafici di segni comuni che, inseriti in un contesto inusuale, producono e suggeriscono nuove alchimie linguistiche.
Segni alfanumerici inseriti come a voler sottoliniare una presenza fisica nella realtà quotidiana riportano alla mente contaminazioni già sviluppate nel campo dell'arte; e, il gioco continua.
mario iannino

lunedì 29 giugno 2009

Calabria fuori, percorso politico di F. Politano



©archivio M.Iannino
Di tanto in tanto risistemo la libreria: è piacevole aprire i testi che ho letto. Alcuni hanno la forza di attrarmi ancora: apro a caso e leggo; e dopo le prime righe ricomincio dall'inizio come se li leggessi per la prima volta; altri, mi stimolano a continuare nella lettura già dall’introduzione: in entrambi i casi, mi riportano con la memoria nei momenti in cui entrarono a far parte della mia vita.
È proprio per questa manìa che oggi mi ritrovo tra le mani “Calabria Fuori, al governo di una regione difficile”; M.P. edizioni; Roma, 1991.

Calabria Fuori ripercorre gli anni del primo governo regionale di sinistra nella regione calabrese.
Il libro, curato da Nuccio Marullo, raccoglie temi e dibattiti di Franco Politano databili tra la fine del 1986 e l'inizio degli anni '90, anni in cui fu possibile costruire una giunta regionale alternativa ai gruppi politici che l’avevano guidata per 18 anni, grazie al lavoro politico di Franco Politano e Guido Rhodio, rispettivamente vice presidente e presidente della giunta regionale.

Guido Rhodio ricorda così quegli anni: "Per me, Franco è stato più che un amico un fratello carissimo, in cui ho sempre ammirato e apprezzato, pur nella diversità delle posizioni politiche, doti impareggiabili di umanità e di generosità, oltre che lungimiranti elaborazioni e comportamenti politici.
Ho avuto Franco compagno e collaboratore prestigioso e prezioso come Vice Presidente nelle due Giunte di solidarietà regionale, da me presiedute, all’inizio dei difficili anni Novanta, a servizio di un progetto di riscatto, di progresso e di unità della Calabria, per taluni versi incompreso e per altri caparbiamente osteggiato per la spinta innovativa che esso imprimeva alla nostra povera e tormentata Regione, perché tra l’altro anticipava collaborazioni e tempi, divenuti ora usuali e scontati.
Per questa intuizione e per questo avveniristico progetto, Franco ha pagato prezzi altissimi e dolorosissimi sul piano politico e sul piano umano, che restano imperdonabili per quanti con grettezza e miopia, ma anche per meschini interessi personali, glieli hanno procurati."
È proprio la Calabria, terra bistrattata dai media e dal palcoscenico nazionale, che diventa laboratorio politico per una probabile sinistra di governo.
Franco è stato, come si diceva un tempo, un uomo di partito; cresciuto politicamente, appunto, nella scuola del partito comunista.
Quando lo conobbi nel 1980, il segretario nazionale era Enrico Berlinguer e, lui, Franco non era quell’uomo mangiabambini che ci s’aspettava, come tutti i vecchi comunisti, naturalmente.

Franco Politano era un uomo gioviale e preferiva attenersi ad analisi pacate piuttosto che a concetti astratti. Ma, ormai è un capitolo chiuso: lui, non c’è più. Rimane, comunque il suo lavoro:
Oggi, a distanza di tantissimi anni, a livello nazionale si tenta di far decollare una formula politica di sinistra già sperimentata in Calabria. Purtroppo, le beghe interne continuano a dividere uomini e idee; frammentano e dissipano intelligenze, propositi e intenti; insomma vanificano la possibilità di una comunione d'intenti protesa a migliorare menti e società solidali, dimenticando che:
Non è il cielo sotto cui vivi che si deve cambiare ma l’animo umano. (Seneca)


(contributo di Mario Iannino)

domenica 21 giugno 2009

non c'è doppio fondo nella valigia dell'arte

courtesy ©mario iannino


Non c’è doppio fondo nella valigia dell’arte.* Eppure, i “conoscitori” dell’arte, come li appellano gl’inglesi, tentano di dare diverse interpretazioni.

Chiunque si occupi di storia degli stili sa quanto sia utile pensare secondo classi morfologiche. Non c’è nulla di male!, è importante, però, non confondere il modello con la cosa; poiché spesso accade, che, nella volontà di stabilire un’esperienza artistica chiara e ordinata, si ripulisce l’opera d’arte fino a trasformarla in oggetto estetico.

Tanto per chiarire: Le Corbusier intendeva la casa come una “machine a vivre”; allo stesso modo, i critici d’arte vedono il “quadro”, la “cosa” artistica come una “machine à sentir”, catalogata e catalogabile in correnti per avvalorare tesi e fattori economici.

Le “grandi pulizie dell’arte”, operate dagli artisti, consumato il primo momento di enfasi riformista, tornano a galleggiare nel putridume della banalità concettuale dei media.

E' confortante sentirsi dire che non c’è nulla di male, che è pura forma o sentire puro dell’artista, di fronte ad un’opera che potrebbe turbare il godimento collettivo o singolo; che non conta niente; appunto!

In simili termini, l’operazione è epurata da qualsiasi intenzione culturale o riformista.
Entra a far parte di quella artigianalità alta, pacifica e confortante per le qualità tesaurizzanti intrinseche.
È puro oggetto di ricchezza materiale!

Nella “Repubblica” di Platone, l’arte e gli artisti sono considerati un pericolo, una minaccia per l’ordine costituito, quindi, soggetti a censura.

Platone sapeva bene che cos’è l’arte; quali poteri porta l’immaginazione.

L’estrema tranquillità con cui oggi guardiamo le opere d’arte conferma quella morte dell’arte annunciata da Hegel.
L’arte, coperta da inutili onori, è stata posta nella zona ornamentale dei bisogni umani secondari.

(mario iannino)

*B. Croce; Estetica, 1958, p.39

sabato 20 giugno 2009

sospesi tra spirito e materia, l'arte di governare


L'arte di governare

Gestire la sopravvivenza della specie, migliorarne i comportamenti; erudire, innalzare gli standard cognitivi delle popolazioni diventano concetti eversivi nella repubblica dei pagliacci. Sia ben chiaro: non del pagliaccio circense che fa arte e gioca con le debolezze umane; ma di tutti quegli individui amorfi che compongono la massa acefala; quella quantità roboante che inneggia il leader a prescindere, come diceva la buon'anima del grandissimo Antonio De Curtis in arte Totò.

Governare è analizzare i bisogni del paese e risolverli; abbattere ostacoli fisici e mentali; dare buoni esempi di rettitudine comportamentale; non prestare il fianco ai delatori, che, in quanto tali, non aspettano altro!

Nei ricordi degli Anziani si riscontra un dato caratterizzante dei costumi di un tempo: la miseria, la fame, la povertà rendeva la famiglia, cresciuta con sani principi, solidale. Il cibo, se pur poco, veniva diviso in parti eque tra tutti i componenti. Il culto della vita era esteso anche ai prodotti della natura, agli animali: a tutto ciò che fa ecosistema e concorre al sostentamento equo-solidale.

giovedì 18 giugno 2009

connettività limitata o assente, dicotomia esistenziale


Quando il computer non riesce a dialogare col modem e quindi a connettersi alla rete, l'operatore rimane isolato. L'internauta è, di fatto, tagliato fuori dal web. Non male!, qualcuno dirà, c'è pur sempre la vita reale; qui vi è l'opportunità di dialoghi interpersonali immediati. Confronti schietti e reali che consentono di guardare diritto negli occhi l'interlocutore. Anche se l'isolamento mentale che avvolge totalmente alcuni soggetti è ancora più frustrante e opprimente della mancata connessione ad internet...
Forse è proprio questo il motivo che rende propensi al dialogo intimista da inviare ad un ipotetico interlocutore piuttosto che sottoporsi al dialogo tra sordi nel mondo reale. D'altronde i fatti parlano chiari:
ore 10 e 34, il parco è semideserto.
Ci saranno almeno 28 29 gradi; dice un signore anziano mentre si asciuga la fronte.
Sì, afferma l'altro seduto sulla stessa panchina.
vedete è tutto uno schifo! -sbotta- avrebbero dovuto pulire ed ancora non hanno finito. Non hanno voglia di lavorare, altrochè... -rafforza l'altro-
...l'altro giorno stavo andando a Catanzaro Lido e c'era una fila interminabile: mi sono messo a destra come per andare all'aereoporto e poi zum a sinistra! glielo messo in quel posto a tutti... Sì se non fai così ti mettono sotto... devi farti furbo.. e poi tutti sti stranieri senza Dio... quando c'era Lui ste cose non si vedevano, ci vuole polso!...
I discorsi si perdono in mille analisi ma la conclusione è sempre la stessa:
Io sono il centro del mondo, l'altro non esiste.
Perchè, perchè l'uomo ha perso la ragione? quali meccanismi sono scattati? Cosa non ha funzionato nelle democrazie e nella trasmissione dei saperi? Forse ha influito l'esaltazione dell'immagine esteriore? La consacrazione della forza; la ricchezza economica? l'uso indiscriminato e distorto dei mezzi di comunicazione di massa? Possiamo elencare e riempire pagine e pagine, fare mille congetture, purtroppo siamo vittime e carnefici, cospiratori, agitatori, consumatori pilotati all'esaltazione dell'effimero.

venerdì 12 giugno 2009

garantismo, totalitarismo, anarchia: le anime italiane



Il garantismo, il totalitarismo, l’anarchia…

Lo stato di diritto basato sulle garanzie costituzionali intese come tutela della libertà civile e individuale, che nel contempo limita eventuali arbitri del potere pubblico nei confronti dei cittadini, è il pilastro delle democrazie.

Ancor meglio è la forma di governo basata sull’autonomia e la libertà degli uomini; individui emancipati che rispettano le libertà altrui (Anarchia).

Entrambe le linee di pensiero sono contrapposte al totalitarismo del partito unico che detta le linee guida per governare e disciplinare i rapporti sociali specie quelli economici.

In Italia, le anime democratiche sono cresciute; si sono formate grazie al sostegno dello stato di diritto. La pluralità d’intenti ha reso gli Italiani attenti, solidali, creativi, curiosi, pedanti… e sciocchi. Si sono lasciati imbrigliare in due grandi partiti ricattati da opportunismi che antepongono il profitto alla crescita delle coscienze.

Dissacratori e dissacrati, gli Italiani; vittime e carnefici di satire mirate:
Accuse. Ingiurie, specie verso i poteri precostituiti e i detentori spocchiosi di verità effimere che, in quanto tali, pagano nel breve termine ma determinano la morte delle coscienze.

Gl’imbrigliamenti partitici sono pericolosi per la democrazia specie se questi spingono all’annientamento delle pluralità di pensiero. Le minoranze, il diverso, l’altro è sinonimo di risorsa, confronto e crescita. …peccato che gli attori principali, quelli che guidano i calessi, fanno finta di non saperlo. O forse non lo sanno davvero?!

mercoledì 10 giugno 2009

scorie dannose in rete, il kitsch invade il web


Dare un taglio. Staccare la spina. Aprirsi al mondo. Sorridere!

Il blog non deve essere considerato uno sfogatoio o una finestra per dire al mondo la propria opinione.

No!, non và bene!

Chi entra vuole vedere notizie leggere; che lo facciano evadere dalla brutalità quotidiana; proprio per questo i palinsesti e i mass media in genere curano il lato frivolo dell’umano sfogo. Fabbricano isole e persone secondo target consolidati e tra una lite e l’altra, senza considerare gli sproloqui nei confessionali, alimentano la corsa al consumo.
Indirizzano all’accumulazione ingorda; ma per accumulare c’è bisogno di spazio fisico oltre che alla reale necessità del bene acquisito.

L’indottrinamento all’uso distorto dei bisogni causa ingordigie che inducono a fagocitare indistintamente generi di ogni natura: macchine, oggetti, utensili, mobili, indumenti, insomma beni che determinano lo status symbol di persone e siti in barba a quanti hanno meditato; studiato; analizzato il vero motivo per cui l’uomo è qui e non altrove.

Tagliando corto:
il disfacimento dei valori è consequenziale all’uso distorto dei bisogni. Non mi riferisco a valori e bisogni astratti! Mi riferisco alle necessità quotidiane di quelle persone che sopravvivono alla fame e all’indigenza. Alle persone che ostentano qualità diverse per essere considerate.

Qualcuno può contestare questa analisi?
Allora, se come penso, la risposta è: no! Come è possibile fare finta di niente e sprecare il tempo e lo spazio web per futilità?
Preferisco le analisi. La contestazione lecita; specie se serve a riconsiderare la realtà e condurla, possibilmente senza cedere alla demonizzazione degli eventi, negli ambiti del vivere civile eliminando buona parte di materie superflue o dannosamente inutili “suggerite dall’imperante mal costume diffuso”.
Io lo faccio e tu?

domenica 26 aprile 2009

perchè schierarsi?

Perché schierarsi? È obbligatorio parlare di fazioni politiche e litigare?
Sarebbe opportuno ragionare insieme, valutare coralmente ogni possibile soluzione e governare dignitosamente gli uomini che vivono sulla terra.
Invece, quotidianamente siamo attori e spettatori di litigi continui: negli uffici, al supermercato, per le strade, nelle riunioni condominiali… non si capisce il perché?
Gli studiosi strizzacervelli, i sociologi spiegano che siamo vittime dello stress. Secondo le loro analisi, la vita di noi contemporanei è incasinata da false ideologie.
Ricordo un libro letto volentieri da ragazzo il cui titolo la dice tutta: avere o essere?
Erich Fromm asserisce che la modalità esistenziale dell’avere, incentrata sulla brama di possesso di oggetti e potere, quindi avidità, spreco, è contraria alla caratteristica esistenziale dell’essere perché questa propensione è basata sull’amore, gioia di condividere con l’altro ogni cosa; attività, queste,autenticamente produttive e creative.
D'altronde, i grandi Maestri di vita rivolgevano i loro pensieri e le azioni al bene comune. Da Gesù a Buddha. Ma, forse non ci sarebbe bisogno di scomodare figure così mistiche per vivere la quotidianità. Basterebbe un po’ di buon senso, diciamo pure di egoismo dato che temiamo le sofferenze e la morte. Invece, l’uomo nella sua immensa cazzonaggine sembra votato al sadomasochismo.
L’uomo contemporaneo è un alienato; manipolato dai mezzi di comunicazione di massa, dai governi; continuamente esposto a rischi di conflitti nucleari è psicologicamente depresso; isolato; angosciato e conseguenzialmente preda d’impulsi distruttivi.

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